COLBACHINI Daciano
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Padova 31.10.1893 / Padova 13.04.1982
1912. Atletica Leggera. Eliminato Semifinale 110 hs
1920. Atletica Leggera. Eliminato Semifinale 110 hs
Proveniente da una nota famiglia di produttori di campane fin dalla metà del Settecento[1], si appassiona presto all’atletica, iscrivendosi all’Associazione Ginnastica e Sport di Padova. Si dedica alla corsa ad ostacoli, specialità da poco regolamentata a dovere in Italia[2], e dimostra subito le sue qualità. Nel 1910 è secondo nel Campionato Veneto dei 110 hs, vinto poi l’anno seguente (quando è primo anche nel triplo), appena una settimana prima di sorprendere tutti ai tricolori quando, sulla pista in pozzolana dello Stadio dei Parioli a Roma, supera il ben più quotato Pagani, aggiudicandosi il suo primo titolo nazionale. Colbachini affina la tecnica, diventando un precursore della specialità sia nel migliorare il passaggio dell’ostacolo sia nel percorrere i famosi tre passi tra un ostacolo e l’altro. Sfruttando la sua velocità di base, si cimenta tra l’altro anche nel salto in lungo, ottenendo nel 1911 la miglior prestazione stagionale in Italia, con 6,52m, misura tuttavia favorita dall’utilizzo della pedana elastica come ancora si è soliti fare nei primi anni ’10 (poi questa tecnica cadrà presto in disuso). Nel 1912, tesserato per il Club Sportivo Padovano e pur mantenendo la partenza in piedi, porta il primato italiano dei 110 hs a 16”1/5 (a Montecarlo dove è primo pure in un’anomala staffetta 3x300) e riconquista il titolo italiano nella gara che vale anche come selezione per i Giochi di Stoccolma. Inoltre prova anche altre specialità: salta 1,70m in alto e 6,20m in lungo mentre nel triplo ottiene 12,45m. Atleta dunque completo e di alto livello, risulta tra i migliori azzurri della spedizione atletica in terra di Svezia dove, rispetto ad altri, almeno migliora il suo personale, nonostante l’avvicinamento logistico ai Giochi non sia dei migliori.
Il viaggio, in treno, dura infatti tre giorni e tre notti in cui i nostri dormono poco e male, qualcuno costretto addirittura a riposare sul pavimento, dato l’affollamento dei vagoni. Alla gara dei 110 hs partecipano 22 atleti di 10 nazioni. Si gareggia nell’Olympiastadion, appositamente costruito per i Giochi. L’11 luglio Colbachini giunge secondo nella sua batteria alle spalle dello statunitense Nicholson, correndo in 16”1/5 contro il 15”5 dell’americano. Corrono solo in due ma, stranezza del regolamento, passano entrambi il turno. Nel pomeriggio di quello stesso giorno Colbachini affronta tre avversari in semifinale dove è superato di misura dallo statunitense Hawkins (15”7), poi bronzo, e viene eliminato. La specialità è dominata dagli statunitensi che ne piazzano 4 nei primi quattro posti (oro a Kelly). Dopo i Giochi, Colbachini continua a migliorarsi: appresa la tecnica della partenza a terra ed ulteriormente perfezionati alcuni dettagli, il 6 aprile dà spettacolo sulla pista dell’US Milanese, realizzando 15”4/5, tempo di livello europeo. Un mese dopo, vince agevolmente i 110 hs nel grande meeting organizzato all’Arena di Milano dalla FISA. Torna al successo il 31 agosto nel meeting di Brescia. Ma poi si dedica ad altro: consegue difatti il brevetto di pilota di aerei in un apposito corso per seguire il quale ha rinunciato perfino ai tricolori. Da lì, con la guerra che incombe, ad entrare in Aviazione il passo è breve. Dunque la Prima Guerra Mondiale lo vede coraggioso aviatore. Terminato il conflitto col grado di Capitano, pur rimanendo militare, torna a correre: la sua prima apparizione postbellica avviene il 2 settembre 1919 ad Udine, vincendo i 110 hs in 17”, un tempo non brillantissimo, ma indice comunque di una ritrovata competitività. Un mese dopo, si conferma alla grande, aggiudicandosi i tricolori a Milano, sul campo dell’Inter di Via Goldoni, in 16”3/5: è di nuovo il più forte italiano tra gli ostacoli alti. Sullo slancio vince anche il titolo militare, il 9 novembre a Roma, con un tempo prossimo ai 16”. Colbachini si prepara bene per i Giochi di Anversa. Il 13 giugno 1920 a Udine, nella prima prova di selezione, ottiene addirittura il record italiano, correndo i 110 hs in 15”3/5, entrando di diritto nella lista del CT Adams.
Un mese dopo, nell’ultima prova di selezione a Busto Arsizio, Colbachini stravince i 110 hs: nessuno può togliergli la maglia azzurra, la seconda ai Giochi per lui. Il 15”1/5 che ottiene il 25 luglio sulla pista dello SC Italia a Milano, zona Baggina, lo conferma ai massimi livelli di forma. Dunque si va ad Anversa, raggiunta in treno via Modane e Parigi. Le gare di atletica si svolgono nell’Olympisch Stadion. Colbachini gareggia il 17 agosto nei 110 hs cui prendono parte 23 atleti di 14 nazioni. Grande esordio: vince difatti la sua batteria dove partono in quattro e sono due a qualificarsi. In una sorta di sfida Europa-Oceania, batte nettamente il neozelandese Wilson, terzo è lo svedese Lindstrom e quarto l’australiano Hughes. Poche ore dopo tocca alla semifinale in cui però Colbachini non va altrettanto bene: qualche problema di troppo nel ritmo fra gli ostacoli lo penalizza fino a chiudere sesto ed ultimo, ovviamente escluso dalla finale. Vince il canadese Thomson che poi guadagnerà l’oro col nuovo record mondiale (14”8) davanti agli statunitensi Barrow e Murray. Forse Colbachini aveva il potenziale per fare qualcosa di meglio. In Italia comunque rimane il migliore: il 19 settembre rivince il titolo tricolore sui 110 hs a Roma. Ci riprova esattamente un anno dopo, ai Campionati Nazionali di Bologna, ma il 18 settembre viene battuto sui 110 hs da Contoli ed in pratica termina l’attività. Nel 1923 diventa presidente della Commissione Tecnica che deve selezionare e preparare gli uomini per i Giochi di Parigi, ma non arrivano grandi risultati (Frigerio unico oro nella 10 km di marcia). Nel contempo continua la carriera militare e rimane in Aeronautica, arrivando fino al grado di Generale. Dopo la Seconda Guerra Mondiale ha successo come imprenditore nel settore dei tubi di gomma, con un occhio di riguardo allo sport: sponsorizza infatti diverse attività e squadre. Personaggio di spicco della nostra atletica nei primi due decenni del Novecento, gli viene poi intitolato lo stadio di Padova, sede di grandi manifestazioni atletiche a livello nazionale. Grande protagonista anche in aviazione, ha il suo nome l’aviosuperficie di Montegaldella.
[1] L’azienda, una fonderia, è localizzata ad Angarano, nei pressi di Bassano e viene creata nel 1745. Esistente ancora oggi e famosa a livello mondiale, ha diversificato i suoi interessi, diventando leader anche nel settore della gomma
[2] Nel nostro paese la prima corsa dei 110 ad ostacoli, con barriere regolari, si disputa nel 1906