CLEMENTE Carlo
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Sassari 13.04.1896 / Milano 18.05.1944
1924. Atletica Leggera. 14° Lancio del Giavellotto
Già a 13 anni gareggia come ginnasta con la “Josto” di Sassari. Di fisico ben proporzionato e muscolarmente preparato, si esercita in varie prove di forza come tiro alla fune, lotta ed il pentathlon “reale”. Non ha ancora trovato una specializzazione ben definita quando scoppia la Prima Guerra Mondiale ed è chiamato alle armi nella celebre “Brigata Sassari”. Clemente combatte nella zona del Monte Fior, sull’altopiano di Asiago, dove la fanteria sarda si ricopre di gloria[1], finchè viene catturato dagli austriaci. Riesce a rientrare in Sardegna solo a guerra terminata. Trova infine la sua specializzazione nel lancio del giavellotto, ottenendo subito buoni risultati: il 1 novembre 1920 difatti vince i campionati regionali, con 36,40m. Misura non certo di alto livello[2], ma Clemente si migliora presto, in modo esponenziale. Difatti già il 5 giugno 1921, nel concorso ginnico nazionale di Trento, sorta di campionati italiani della Federazione Ginnastica, lancia a 49,00m, ottenendo il nuovo record nazionale. Si migliora costantemente: dapprima a Cagliari, il 3 settembre, ottiene 51,50m e quindi 15 giorni dopo ai tricolori di Bologna arriva a 51,86m, conquistando ovviamente il titolo italiano. È dunque il primo italiano a varcare la fatidica soglia dei 50 metri ed indiscutibilmente rappresenta il nostro miglior specialista. La sua crescita è costante ed i tecnici prevedono grandi sviluppi. In effetti si conferma. Il 21 aprile 1922 vince a Roma le “Universiadi Italiane”: Clemente difatti sta studiando medicina e proprio gli impegni scolastici non gli consentono di allenarsi quotidianamente ed ottenere quei risultati eclatanti tanto attesi dai tecnici. D’altra parte Clemente affronta lo sport, come tutti in quel periodo, non per proprio tornaconto personale ma, come ha opportunamente scritto Marco Martini, “per la sola gioia interiore che si prova nel riuscire in una impresa, nel donare gratuitamente se stessi e nello sperimentare amicizia, correttezza, lealtà, forza di volontà”.
Clemente si allena poco e gareggia con motivazioni del tutto dilettantistiche, ma forza e classe non gli mancano: il 17 settembre, a Busto, rivince i tricolori, andando ancora oltre i suoi limiti, fino a 55,70m. Pur continuando a cimentarsi in altre discipline e gareggiando nel pentathlon, è comunque il giavellotto che può lanciarlo ai vertici internazionali e la riprova arriva nel 1923, quando si tessera per la “Torres”: il 6 maggio a Parigi primeggia, con 53,80m, in un meeting universitario mondiale davanti al ceco Chemlik e l’altro italiano Contoli. Un mese dopo, il 10 giugno, nella sua Sassari si aggiudica il campionato sardo nel giavellotto e nel pentathlon. Il 23 giugno a Bologna fa suo un altro titolo tricolore nel giavellotto. Una lunga pausa estiva, complici anche i suoi impegni universitari, introduce all’ottimo finale di stagione: il 10 e 11 novembre a Napoli, nella famosa “Arenaccia”, si disputa una riunione già definita preolimpica e riservata agli atleti dell’Italia centro-meridionale i quali, rispetto ai loro colleghi del Nord, non hanno poi molte occasioni per mettersi in mostra. Clemente vince nettamente il giavellotto, ripetendo il 53,80m. Sembra già pronto per i Giochi. In effetti questa ipotesi non tarda a confermarsi: il 23 marzo 1924 a Cagliari lancia a 56,04m, nuovo record italiano. Diserta però le prime “preolimpioniche” (all’epoca le chiamano così) e non per colpa sua. A Genova difatti si verifica un problema tecnico: la giuria non considera regolare il suo giavellotto, più corto delle misure standard e con una protuberanza anomala nell’impugnatura. Sorgono polemiche feroci, si parla di boicottaggio contro l’intera Sardegna di cui Clemente diventa il paladino per antonomasia. Si arriva a minacciare l’esclusione dai Giochi. Alla fine Clemente riporta il suo attrezzo nei limiti regolamentari e si prende le sue belle rivincite: l’11 maggio a Busto, in una preolimpionica, lancia a 52,65m e vince nettamente. Si ripete nell’ultima preolimpica, disputata tra 7 e 8 giugno a Milano, sul campo del Milan, in Viale Lombardia, con 52,77m. Ma la severa Commissione Tecnica, con a capo l’ex ostacolista Colbachini, probabilmente istigata dalla Federazione che ha ancora il dente avvelenato col “ribelle sardo”, gli chiede un ultimo sforzo in quanto il “minimo”, sia pur vicino, non è stato scavalcato. Clemente obbedisce: il 22 giugno a Busto, più forte di ogni polemica o dispetto, nella riunione che chiude il collegiale azzurro, nonostante la pioggia lancia il giavellotto ancora più lontano, a 54,00m, e si garantisce un posto per Parigi. Sette giorni dopo, sullo stesso campo, fa ancora meglio e con 56,80m ottiene il nuovo primato italiano. Ogni polemica è chiusa: la maglia azzurra è, meritatamente, sua.
Le gare olimpiche di atletica si svolgono nel famoso stadio di Colombes, ancora oggi esistente ed immortalato nel film “Momenti di Gloria”. Il 6 luglio Clemente gareggia nel giavellotto cui prendono parte 29 atleti di 15 nazioni. Il suo risultato non è esaltante anche se si ferma esattamente a metà classifica: il suo 52,74m gli vale la quattordicesima posizione, a circa tre metri e 40 di distacco dal sesto posto che consentiva la qualificazione per la finale, ampiamente alla sua portata visto il record italiano. Una prestazione al di sotto delle sue possibilità, ma dignitosa e sufficiente, con più di un rimpianto. L’oro va al finnico Myyra sullo svedese Lindstrom e lo statunitense Oberst. Dopo i Giochi, Clemente partecipa alle riunioni post-olimpiche. Il 20 luglio è a Francoforte dove chiude 4° (vince il finnico Peltonen). Due giorni dopo, gareggia a Dusseldorf e vince, lanciando a 56,95m ed ottenendo dunque il nuovo primato italiano: aumentano i rimpianti perchè con un lancio simile a Parigi sarebbe volato in finale, e non solo[3]. Ciò dunque dimostra ampiamente la caratura internazionale di Clemente che vince anche il 27 luglio a Krefeld, con 54,75m. Infine il 21 settembre a Bologna, sul campo della Virtus, guadagna il quarto titolo italiano consecutivo, con un bel lancio di 55,50m. Indubbiamente Clemente è un grande giavellottista, ma non è grande solo sul campo. I suoi impegni universitari diventano sempre più pressanti, tra esami e laurea. Per lui è sempre più difficile conciliare studio e sport. Nel 1925 comunque insiste anche se si assiste ad un certo calo di rendimento, prodotto proprio dalla mancanza di allenamento: il 24 maggio è terzo a Berlino e ripete il piazzamento sei giorni dopo a Praga, nell’incontro Cecoslovacchia-Italia[4], dove lancia a 53,23m che rimarrà il suo best stagionale. Dopo il quarto posto a Budapest il 3 giugno, ai tricolori di Bologna del 29 giugno è battuto da Palmieri per una trentina di centimetri, non andando oltre i 52,24. Poi pensa solo alla medicina: finalmente laureato, nel 1926 diventa medico condotto e lascia per sempre l’atletica.
[1] Queste vicende belliche sono narrate nel libro “Un anno sull’Altipiano” di Emilio Lussu. Il Monte Fior aveva una così importante posizione strategica da essere definito “la chiave dell’altipiano”
[2] In quel momento difatti il record italiano del giavellotto è di 47,43m, stabilito da Bottura a Bologna pochi giorni prima, il 27 ottobre
[3] Lo svedese Blomqvist giunge difatti 6° nella finale olimpica con 56,85 ed il 5°, lo statunitense Neufeld, lancia a 56,96, appena un cm sopra il primato di Clemente
[4] Si tratta del primo incontro internazionale ufficiale della nostra Nazionale di atletica leggera contro la Nazionale di un altro paese