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CIACCHERI Nello

Bagno a Ripoli (FI) 08.09.1893 / Firenze 26.02.1971

1924. Ciclismo. 5° Prova a Squadre, 18° Prova Individuale

Intorno ai 18 anni d’età inforca la bicicletta e disputa le prime corse. Alto ed allampanato, nel 1912 vince la “Coppa XX Settembre” a Firenze, attirandosi l’attenzione generale. L’anno seguente, tesserato per il CS Firenze, è già tra i migliori dilettanti della sua zona: il 6 aprile è primo nel cross-country organizzato a Firenze, in un ambiente suggestivo, con partenza da Piazzale Michelangelo, sviluppo attorno al colle di San Miniato ed arrivo di fronte alla famosa scalinata dell’omonima chiesa. Il 29 giugno è terzo nella “Firenze-Arezzo” vinta da Bellucci ed il 27 luglio si impone nella “Firenze-Castellina”, disputata sulle “strade bianche” del Chianti, su un percorso ricco di saliscendi. La zona, evidentemente, è consona alle sue caratteristiche di corridore completo, adatto ai percorsi misti, perchè vi primeggia pure nella “Firenze-Radda”, superando il noto Fiaschi[1]. Il 31 agosto di quello stesso 1913 Ciaccheri giunge secondo nella “Coppa Industrie Boracifere” a Castelnuovo Val di Cecina, superato dallo sconosciuto Corsi. Qualcuno già lo definisce “un bel corridore”, che non teme nè la distanza nè la fatica, in grado solo di migliorare. Ma nel 1914 Ciaccheri è chiamato alle armi, nei Granatieri, dove si trova all’entrata in guerra del nostro paese. Di corse non se ne parla per cinque anni ed è già una gran fortuna tornare a casa incolumi. Ciaccheri riprende a gareggiare, con circospezione, solo nel 1920 e stenta ad ingranare: il 18 luglio giunge 5° nel “Giro dei 4 Comuni” a Ponsacco. Ha già 26 anni e tra i dilettanti trova avversari molto più giovani di lui: a quell’età o si è professionisti oppure è meglio rinunciare. Ma siamo in una fase storico-sportiva molto particolare, nella quale il ricambio generazionale è lento a svilupparsi, causa ovviamente la guerra che ha mietuto la meglio gioventù. Ciaccheri ha perduto cinque anni, come molti altri, ma il suo fisico è ancora integro ed adatto alle fatiche.

Così insiste. Tesserato per l’Itala di Firenze, poco a poco ritrova il giusto colpo di pedale: vince la “Popolarissima Fiorentina” ed il 1 agosto è secondo nel “Giro dei 7 Comuni” ad Empoli, dietro al solitario Balestrieri. Pochi giorni dopo, coglie un’altra piazza d’onore, stavolta alle spalle del pisano Lugli, nella “Coppa Castellani” a Figline Valdarno. A metà agosto è terzo in volata, ancora superato da Balestrieri ed Ermini, nella “Targa Moschi” a Lastra a Signa; il 22 agosto è quarto, in uno sprint convulso, nella “Coppa Cesaroni” ad Arezzo vinta da Gabrielli. Sette giorni dopo, è di nuovo quarto nella “Coppa Martini” a Monsummano, vinta dal viareggino Pucci mentre il 5 settembre è ancora secondo nella “Coppa Pelago” a Figline, dietro al solitario Balestrieri che si sta rivelando la sua “bestia nera”. Difatti proprio Balestrieri vince anche il “Giro degli Otto Comuni” a Signa dove Ciaccheri chiude terzo, battuto anche da Massaro. Stesso risultato il 24 ottobre nel “Giro del Valdarno” vinto da Livi. Finalmente, proprio al termine della stagione, Ciaccheri trova la vittoria: il 31 ottobre, in una giornata di forte maltempo con pioggia e vento, da “uomini duri e rudi”, è primo nella “Livorno-Volterra-Livorno”, in solitario, con 14’ di vantaggio su Gabrielli. Finale di stagione coi botti per Ciaccheri: il 7 novembre vince la “Coppa Cini” ad Arezzo e sette giorni dopo fa suo il “Circuito del Mugello”. Nonostante i 27 anni, non pochi per un dilettante ma vi sono altri atleti nella sua stessa condizione[2], mostra comunque progressi e non demorde. Inquadrato nell’Etruria di Prato e montando un ciclo Perozzi, storico marchio fiorentino, Ciaccheri è protagonista nel 1921 di una buona stagione anche se molto in altalena. Il 10 aprile chiude nono nella “Coppa Principe di Piemonte” a Roma, aperta comunque anche ai professionisti, a 15’ dal vincitore Di Biase. Il 26 maggio Ciaccheri ha una bella iniezione di fiducia, aggiudicandosi la “Coppa Giannotti” a Lucca e tre giorni dopo è primo nel “Giro di Reggello”. Poi però sparisce di scena. Si rivede solo il 7 agosto nel “Circuito del Trasimento” dove ottiene un discreto 7° posto, lontano comunque dal vincitore Linari, futuro grande protagonista del nostro ciclismo[3], che vince pure sette giorni dopo il “Giro della Provincia di Siena”, con Ciaccheri sesto. Linari è strepitoso e pochi giorni dopo guadagna pure il “GP Stazioni Climatiche” a Bagni di Lucca, battendo in volata un gruppetto, con Ciaccheri al secondo posto.

Altra piazza d’onore per Ciaccheri nella “Coppa Pelago” del 29 agosto, stavolta sopravanzato da Messeri. Finalmente l’11 settembre ritrova il successo nel “Circuito dei Tre Fiumi” a Ponte a Elsa, giungendo da solo al traguardo. Quindi vince la “Coppa Masetti” a Greve e giunge terzo nella “Siena-Volterra-Siena”, alle spalle di Romagnoli e Rosciani. Prestazioni significative per un corridore già stagionato ma comunque non “consumato”, rude e granitico, con un futuro tutto da conquistare. Il 2 ottobre è battuto nella “Coppa Guicciardini” a Bibbiena dal semisconosciuto Ermini, ma sette giorni dopo torna al successo nella “Coppa Mirandola” a Pontassieve, in solitario. Due quarti posti chiudono la sua annata: il 16 ottobre nella “Firenze-Viareggio” vinta da Pucci ed il 23 ottobre nella “Coppa Siger” a Firenze dove trionfa ancora Linari. Ciaccheri inizia il 1922 ancora in sella alla Perozzi ed inquadrato nella “Robur Siena”. Esordio col botto, vincendo a metà aprile la “Coppa Principe di Piemonte” a Roma, in solitario. Ancora nella capitale, è quindi terzo nella “Coppa Natale di Roma” vinta dall’enfant du pays Lazzaretti. Ciaccheri è comunque in forma ed il 14 maggio vince la “Coppa Guicciardini” sulle strade toscane. Un mese dopo, l’11 giugno, primeggia nella “Coppa Fiaschi” a Firenze dove il 2 luglio chiude quarto la “Coppa d’Oro” vinta da Messeri. Si rivede il 23 luglio, col quarto posto nel “Circuito del Casentino” vinto da Gagliardi; quarto arriva anche, a Greve, nel Campionato Toscano appannaggio di Massaro. Il 13 agosto è nono nel “Giro della Provincia di Siena” vinto da Trentarossi ed aperto anche ai professionisti juniores. Non sembra ancora avere il passo per competere ai massimi livelli nelle categorie superiori. Tra i dilettanti, almeno a livello regionale, è sempre tra i migliori: il 6 agosto è terzo nella “Coppa del Commercio” a Firenze (primo Luciani) e quindi vince il “Giro delle Due Province” a Larciano. Il 18 agosto è battuto solo da Del Bino in volata nella “Coppa Sauro” a Borgo a Buggiano. Due giorni dopo, chiude terzo la “Coppa Fasce” a Pontremoli alle spalle di Nuti e lo stesso Luciani. Ciaccheri è in forma e si aggiudica anche la “Coppa Samminiatelli” a Perignano. Il 3 settembre finisce invece quarto nel “GP Forte dei Marmi” vinto a sorpresa dallo sconosciuto Faraboschi.

Sette giorni dopo, chiude nono la “Coppa Ginori” a Sesto Fiorentino, aperta anche ai prof juniores ai quali è ancora tecnicamente inferiore. Dopo un bel secondo posto, alle spalle del compagno di squadra Gagliardi, nella “Coppa Castellani” a Figline, il 24 settembre Ciaccheri chiude forzatamente la sua annata: nella “Coppa delle Stazioni”, partenza ed arrivo a Lucca, cade nella discesa delle Piastre e si frattura la clavicola. Di corse se ne riparla, forse, nel 1923: Ciaccheri difatti ha appena compiuto 29 anni, troppi per un dilettante, anche a quei tempi. Vero che è reduce da una buona annata però sono tanti i corridori coi suoi risultati, e molti sono più giovani di lui. Ci vuole coraggio ad insistere e pure un pizzico di follia. Ciaccheri insiste e persiste. Inserito tra i “fuori classe”, categoria-cuscinetto tra professionisti e dilettanti, che teoricamente dovrebbe servire da bacino per gli olimpionici, nel 1923 si trova a suo agio. Ormai maturo e consapevole, perfettamente guarito dalla frattura della clavicola, allenatosi bene ad inizio stagione, con una puntata perfino in Riviera Ligure (dove si prepara la gran parte dei corridori famosi), Ciaccheri finalmente emerge. Il 6 maggio si aggiudica in solitario la “Coppa Caivano”, competizione aperta anche ai “pro juniores” e che si svolge sulle sempre affollate e disastrate strade dell’hinterland partenopeo, lungo 170 km ondulati. L’emergente Bottecchia fa il diavolo a quattro sulla salita di Caiazzo, rimane da solo al comando, ma cade in discesa per colpa di un cane e viene raggiunto da Lugli e Ciaccheri. Bottecchia fora e lo stesso accade a Lugli. Ciaccheri, nonostante il traguardo sia lontano una cinquantina di km, va via di forza e giunge indisturbato fino all’arrivo davanti allo stesso Bottecchia cui lo accomuna il destino di diventare vincente, sia pure in ambiti diversi, alla soglia dei 30 anni[4].

Ciaccheri difatti coglie un successo dietro l’altro anche se in gare non di primissimo piano, ma nelle quali comunque sono presenti anche i professionisti: il 20 maggio si aggiudica il “Gran Criterium di Terra di Lavoro”, con partenza ed arrivo a Caserta, di nuovo presentandosi da solo al traguardo, con 8’ sul secondo, stavolta il fiorentino Marchi. Diserta il “Giro d’Italia” e l’8 giugno giunge secondo nell’impegnativo “Giro dell’Etna”, a 7’ dal vincitore, il professionista piemontese Chiusano. Ciaccheri è autore di un’altra bella gara che mette in mostra la sua resistenza nonchè la sua solidità: non a caso, data anche la sua altezza intorno al metro e ottanta (non poco per l’epoca), è definito “forte come una quercia”. Continua con le belle prestazioni. Il 24 giugno a Faenza giunge buon terzo nel tricolore dei “prof juniores”, gara cui sono ammessi anche i dilettanti “fuori classe”. Chiude a 7’ dal vincitore, l’olimpionico Bestetti che supera Gordini, due corridori tra l’altro che gli somigliano come caratteristiche fisiche e rappresentano il prototipo di quel periodo: grandi pedalatori, faticatori, rudi, sprezzanti della fatica, solidi, granitici. L’8 luglio Ciaccheri si piazza buon quarto nel “Giro dell’Umbria” vinto da Trentarossi: si confronta ad armi pari coi professionisti. Il 22 luglio è in Sicilia dove domina la “Milazzo-S.Agata-Milazzo”, su percorso non facile, staccando tutti sulla salita di capo Cavalà e giungendo al traguardo con ben 18’ di margine sul secondo, il ternano Di Pietro. Il sud evidentemente gli porta bene: ai primi di agosto Ciaccheri difatti si aggiudica nettamente il “Giro della Provincia di Reggio Calabria”, vincendo due delle tre tappe, totalizzando in classifica 5 punti contro i 10 del secondo, l’emiliano Dal Fiume. Gli aspri strappi meridionali, sempre sterrati e da pendenze spesso non dolci, si addicono alle sue caratteristiche di corridore forte, possente, resistente.

Ormai Ciaccheri è tra i nostri migliori dilettanti e non a caso viene inserito nel quartetto azzurro per i Mondiali di Zurigo che si disputano il 26 agosto. In Svizzera si segnala anche per...il suo grande appetito nei giorni di ritiro: è una forza della natura il cui compito in corsa è tenere cucito il gruppo dei migliori, in appoggio ai compagni. Svolge bene l’incarico ed i nostri dominano la gara, sgretolando il plotone sul percorso che arriva fino a Basilea per tornare poi alla partenza. I francesi ci provano, ma gli azzurri, con Ciaccheri in bella evidenza, chiudono il gap. Alla fine rimangono al comando in sette e tre sono azzurri ma Ciaccheri, esausto e bloccato dalla rottura di un fermapiedi, non c’è. In volata lo svizzero Eichenberg parte da lontano, ma viene superato da un grandissimo Ferrario[5] che veste l’iride. Ciaccheri chiude settimo, a 2’53” dai primi, ma con i complimenti di tutti per il grande lavoro svolto. È in forma e le sue doti di resistenza emergono nel “GP Presidente UVI”, particolare gara a cronometro di ben 147,6 km, disputata il 2 settembre alla periferia occidentale di Firenze, con partenza ed arrivo a Peretola. Ciaccheri difatti, nonostante una foratura e la conseguente sosta forzata, vince e convince, a 34 all’ora, con 2’34” di margine sul secondo, Rivoltini. Ormai è tra i migliori dilettanti italiani, stimato da tutti, ed è inevitabile pensare ai Giochi dell’anno seguente. Intanto chiude la stagione sempre in luce: l’8 settembre è secondo, battuto allo sprint da Messeri, nella “Coppa Calena” a Sparanise, dopo aver scatenato l’azione vincente assieme a Marchi (terzo sul traguardo). Il giorno seguente Ciaccheri fa il diavolo a quattro nella “Coppa Sala”, con partenza ed arrivo a Caserta, va in fuga, è coi primi, ma cade ed è costretto al ritiro. Il 23 settembre chiude terzo la “Coppa Cavaciocchi”, a due minuti dal vincitore, il professionista Enrici[6] e superato pure da Dal Fiume. Sette giorni dopo, Ciaccheri fa sua la “Coppa Guicciardini”, in solitario. Il 7 ottobre è secondo nel “Trofeo Morgagni-Ridolfi” a Forlì, a 4’10” dal vincitore Gordini. Il 14 ottobre tocca all’importante “Milano-Modena” con tutti i migliori al via. Perde però le ruote dei primi e chiude 14° a 5’ dal vincitore Linari che batte in volata diversi uomini. Il 27 ottobre Ciaccheri è al via del “Lombardia” dove è a lungo tra i migliori, affiancando nelle fasi cruciali della corsa campioni di primo piano come Girardengo, Bottecchia e Brunero.

Dopo il Ghisallo dove va in affanno, Ciaccheri rientra in testa ma cede sul Marchirolo, proprio quando Brunero lancia il suo attacco vincente, proseguito poi in solitario sul Brinzio. Ciaccheri resiste comunque bene nel finale, chiudendo al traguardo in ottava posizione, in coda al gruppetto dei primi inseguitori regolato da Linari. Raggiunta ormai la piena maturità agonistica, Ciaccheri rimane un dilettante di tutto rispetto. Il 4 novembre è secondo nella “Firenze-Grosseto”, staccato di 7’ dal vincitore Messeri. Sette giorni dopo, gareggia a Padova nella “Coppa della Vittoria” dove chiude terzo, staccato di 6’ dai primi due, nell’ordine Vallazza e Messeri. Chiude la stagione alla grande, con una bella vittoria nel “GP Davidson” a Roma: in volata brucia Lazzaretti e Messeri coi quali s’è involato nel finale, su uno strappo appena superata Mentana. Il successo gli consente di essere il primo in una speciale classifica a punti, compilata a fine stagione e basata sui piazzamenti ottenuti nelle gare promiscue aperte a “prof juniores”, “fuori classe” e dilettanti. Definito “levriero che sa attaccare a spron battuto”, si comincia a parlare di lui come un probabile olimpico: difatti anche se ha offerte per passare professionista, Ciaccheri insegue il sogno dei Giochi. Rimane tra i “fuori classe” e cerca un posto in azzurro. Inquadrato nella “Wolsit”, una sottomarca della “Legnano”, ma appartenente al CS Linari di Firenze come squadra “di club”, Ciaccheri si misura coi più forti professionisti, ad iniziare dalla “Sanremo” del 16 marzo dove si mantiene nel folto gruppo di testa, ma nella volata finale, dominata dal fiorentino Linari, non emerge e viene classificato 5° a pari merito. Comunque un ottimo risultato che viene in parte confermato il 30 marzo nella “Milano-Torino” dove, pur non resistendo al ritmo dello scatenato Gay che vince in solitario dopo una lunga fuga, Ciaccheri guadagna un onorevole 13° posto, sia pure a 47’ di distacco. Si rivede il 4 maggio sulle strade di quel Meridione dove spesso troverà fortuna: nella “Coppa Caivano”, disputata nell’hinterland napoletano, sullo strappo di Caiazzo è l’unico a resistere al forcing di Messeri cui però cede nel finale, guadagnando comunque un’ottima seconda piazza.

È in predicato di correre il “Giro d’Italia”, si trova pure nell’elenco degli iscritti, ma all’ultimo momento il Consiglio Direttivo dell’UVI, che teme possa affaticarsi troppo, gli impedisce di prendere il via, a lui come ad altri della sua categoria: non ha i crismi dell’ufficialità, ma questa decisione sembra spianargli la strada per una maglia azzurra a Parigi. Ciaccheri si rivede solo il 15 giugno quando disputa la prima prova di selezione olimpica, una cronometro a coppie di 180 km sul circuito di Tortona. È tra i più pronosticati, ma trova in Rivoltini un compagno non all’altezza e soprattutto due forature impediscono alla coppia di esprimersi al meglio, spezzando loro il ritmo. Chiudono solo noni, a 7’ dai vincitori Mainetti-Negrini. Per Ciaccheri un brutto passo indietro che però non pregiudica niente. Difatti, nonostante diserti l’ultima prova di selezione olimpica, il 22 giugno a Tortona, il Consiglio Direttivo dell’UVI, con a capo il Presidente Geo Davidson, lo giudica in grado di rappresentare al meglio i nostri colori ai Giochi ed inserisce il suo nome nella lista ufficiale degli azzurri per la prova su strada. In effetti Ciaccheri, come da più parti indicato, ha dato ampie prove di solidità ed efficacia anche se nelle ultime uscite, complice forse un certo sovraffaticamento ed una dose di sfortuna, non ha reso al meglio. La sua convocazione però non fa una grinza anche se nell’ultimissima prova di rifinitura del 6 luglio, 150 km a cronometro individuale attorno a mezza Lombardia, giunge a 6’44” dal vincitore Piemontesi e viene superato anche dall’iridato Ferrario. I primi due però sono giudicati più adatti alle prove in linea dall’apposita Commissione Tecnica che, forse in maniera poco opportuna, li dirotta sui successivi Mondiali, con Piemontesi delegato al ruolo di riserva per Parigi dove invece Ciaccheri è titolare. La prova olimpica si svolge il 23 luglio, con partenza ed arrivo allo stadio di Colombes, lungo 188 km a cronometro. Il percorso, vallonato e con tratti in pavè, punta a nord della capitale, attraverso Argenteuil, Pontoise, Gisors, La Feuille e ritorno. La gara è individuale, i corridori partono distanziati di due minuti l’uno dall’altro, ma è prevista anche una classifica a squadre ottenuta dalla semplice somma dei tempi realizzati dai primi tre di ogni squadra. Al via 60 concorrenti di 15 nazioni: ogni paese difatti può presentare un massimo di 4 elementi. Oltre a Ciaccheri i nostri sono Bresciani, Negrini e Magnotti.

La prova è impegnativa e gli azzurri non sono assuefatti a questo genere di competizione. Non va bene per noi: Bresciani è il migliore dei nostri, ma chiude solo 12°, in 6h41’39”, a 10’48” dal bronzo del francese Hamel, preceduto dal connazionale Blanchonnet (oro) e dal belga Hoevenaers. Ciaccheri (che come rapporto ha spinto il 46x16) giunge 18°, col tempo di 6h50’10”, a quasi mezz’ora dal vincitore e venti minuti dal bronzo: un distacco pesante, pur considerando il lungo kilometraggio, ma provocato anche da una crisi di fame dovuta ad una mancata alimentazione in corsa, un grave errore strategico. I francesi, che si sono allenati a lungo sul percorso nei mesi precedenti, dominano tra le squadre davanti al Belgio ed alla Svezia, con l’Italia solo quinta (ad oltre 20’ dal bronzo) e superata anche dalla Svizzera. Se Negrini si difende, chiudendo 15°, Magnotti termina 20°. Un forte ridimensionamento per il nostro movimento ciclistico che propio pochi giorni prima ha visto Bottecchia trionfare al “Tour de France”. Sulla scia dei Giochi e della solidità dimostrata nelle ultime due stagioni, Ciaccheri passa subito professionista con la “Legnano”, guidata dall’astuto Pavesi, e ad agosto trova già il successo pieno, su quelle strade del Sud che sempre ha molto amato: si aggiudica difatti la “Reggio-Monteleone[7]-Reggio”, recuperando nel finale su Tutolo, irrimediabilmente superato ai meno5. Dopo l’ottimo 5° posto nella “XX Settembre” (vinta dall’outsider Lazzaretti), il 28 settembre Ciaccheri vince la “Coppa Cavaciocchi” a Prato, poi in Sicilia domina il “GP Novara” ed infine il 1 novembre vince la “Milano-Modena”, raggiungendo il fuggitivo Petiva sulla salita di Baiso e fulminandolo allo sprint. Raccoglie i frutti di un’ottima condizione, lanciandosi nell’olimpo dei nostri migliori corridori: probabilmente non un fuoriclasse, ma un elemento brillante per solidità e resistenza. Nelle stagioni seguenti però ha poche cartucce da sparare: coglie vittorie in corse minori come il “Giro di Toscana” del 1925 (annata in cui è buon 5° al “Giro d’Italia”) e, di nuovo, il “Giro della Provincia di Reggio Calabria” nel 1926. In quest’ultima stagione comunque è strepitoso secondo nella “Sanremo”: sui Piani d’Invrea è l’unico a resistere al forcing di Girardengo, ben coadiuvato dal gregario Negrini (altro azzurro di Parigi) che poi fora. Ciaccheri non tira un metro, ma Girardengo è troppo forte e se ne va ad una sessantina di km dalla conclusione. Rimarrà questo per Ciaccheri l’unico piazzamento sul podio in una corsa-monumento. Dalla stagione successiva, 1927, dati anche i suoi 33 anni, la sua carriera subirà un brusco ridimensionamento e non otterrà più risultati importanti, abbandonando l’attività nel 1930.


[1] Luigi Fiaschi, nato a Firenze il 10.06.1889. Il miglior corridore toscano dei primordi. Al suo attivo diverse vittorie di buon livello tra cui Firenze-Viareggio 1908, Coppa Cialdi 1909-1910, Firenze-Reggello 1911, Coppa Bastogi 1911-1912. Pochi mesi dopo questo piazzamento di Radda, verrà tragicamente ucciso a 24 anni, il 14.02.1914, da un ubriaco che lo accoltellerà nell’osteria del padre, in pieno centro storico a Firenze

[2] Tra questi anche Ottavio Bottecchia, classe 1894. Ancora sconosciuto, Bottecchia è, come Ciaccheri, un oscuro dilettante. Si rivelerà alla soglia dei trent’anni, vincendo poi due Tour de France, nel 1924 e 1925

[3] Pietro Linari, fiorentino di Rifredi dove è nato il 15.10.1896, sarà grandissimo protagonista tra i “pro”. Eccelso velocista, nel 1924 vincerà la Milano-Sanremo in volata, bruciando Belloni e Girardengo. Al suo attivo anche Milano-Modena 1923, Giro dell’Emilia 1924, GP Francoforte 1927 e due tappe al Giro d’Italia oltre al tricolore di Velocità nel 1929 e 4 “sei giorni” tra cui quella prestigiosa di New York (1926, con l’australiano Mac Namara)

[4] Ottavio Bottecchia, nato a S. Martino di Colle Umberto (TV) l’01.08.1894, in questo 1923 si rivelerà a sorpresa, giungendo 2° al Tour de France che poi si aggiudicherà due anni di fila (1924 e 1925), dimostrando grandissime doti di scalatore

[5] Libero Ferrario, nato a Parabiago (MI) il 06.07.1901. Completo e veloce, domina il campo dei dilettanti con vittorie di assoluto prestigio come il “Piccolo Lombardia” 1923, la Coppa del Re 1924 e due “Bernocchi” (1922 e 1923). Sembra destinato ad un luminoso avvenire, ma un’esiziale pleurite dapprima lo allontana dalle corse e poi lo porta alla morte prematura, a soli 28 anni

[6] Giuseppe Enrici, nato il 02.01.1896 a Pittsburgh (USA), dove i genitori di origine piemontese erano emigrati. Coglie il suo più grande successo, a sorpresa, nel Giro d’Italia 1924 quando, assenti gli assi, sfrutta l’occasione. Tra le sue vittorie il Giro del Sestriere ed il Circuito del Penice, ottenuti proprio in quel 1923

[7] Monteleone di Calabria è oggi Vibo Valentia che assume questo nome nel 1928 con apposito decreto del governo fascista, teso a recuperare l’antica dizione latina della città


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