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CHIANTIA Giuseppe

Riesi (CL) 01.01.1893 / deceduto nell’aprile 1971

1936. Equitazione. Ritirato Concorso Completo

Siciliano d’origine, intraprende presto la carriera militare in Artiglieria dove diventa ufficiale. Ha però una grandissima passione: i cavalli. La coltiva a lungo, da autodidatta, con grande entusiasmo. Come formazione è anomalo: non frequenta le scuole di cavalleria (Pinerolo e Tor di Quinto) e non è un ufficiale del settore equestre. Questo contrasta in toto con tutti gli altri cavalieri azzurri del periodo. È dunque per lui più difficile emergere, costretto a vincere anche un inevitabile scetticismo generale, ma vi riesce, sin dai primi anni Venti, gareggiando principalmente tra gli ostacoli. Il 6 ottobre 1923 coglie il primo successo rilevante, aggiudicandosi il “Premio Verbano” a Stresa, montando Delft con cui per alcuni anni forma un binomio inscindibile. Il 13 giugno 1925 Chiantia è battuto solo da Formigli, su Disperato, in un grande e spettacolare concorso serale all’Arena di Milano. Poi sorprende tutti quando nel 1927 si aggiudica il “Campionato del Cavallo d’Arme”, una particolare manifestazione, nata nel 1907 e molto prestigiosa, atta a premiare il cavaliere più completo in circolazione. Si basa infatti sui risultati di tre prove svolte in tre giorni consecutivi: una marcia di 50 km, ad andatura regolare (circa 10 km/h); una gara di velocità di 25 km, nella campagna romana, con ostacoli naturali (siepi, bosco, ecc.) e non (staccionate, cancelli, ecc.); un concorso ad ostacoli nell’Ippodromo di Tor di Quinto. Chiantia, in sella ad Aeroso ed al cospetto di molti ufficiali di Cavalleria, si dimostra appunto il migliore ed ovviamente aumenta improvvisamente la stima globale nei suoi confronti. Tuttavia rimane fuori dalle principali competizioni internazionali, non partecipa ai concorsi ad ostacoli e non viene preso in considerazione per i Giochi del 1928. In effetti, guardando ai risultati, vi sono molti cavalieri a lui teoricamente superiori: il 13 ottobre di quell’anno infatti giunge quarto al concorso di Como, vinto da Forquet (su Igea) davanti a Bettoni (Scoiattolo), non a caso due azzurri ai Giochi di Amsterdam. Chiantia però non demorde: il 30 settembre 1929, ancora sul fido Delft, vince a Stresa il “Premio Lago”, a squadre di tre cavalieri. Con lui gareggiano Bertanini su Buster e la duchessa di Morignano su Ali Bey. Nel 1930, dopo un opaco sesto posto a Napoli, su Noliteria (vince Del Balzo su Piccina), Chiantia il 18 maggio primeggia a Firenze nel “Premio Poggio Imperiale”, altra prova per terne, assieme a Marsili, su Full, e Battisti, su Jadi, due suoi commilitoni in artiglieria.

Chiantia si rivede il 12 aprile 1931 a Napoli quando, montando Perseo, nel “Premio Posillipo” è battuto da Nisco su Giunone. Purtroppo per lui, perchè ormai è tra i nostri migliori cavalieri, nel 1932 gli azzurri dell’equitazione non partecipano ai Giochi di Los Angeles. Chiantia però non demorde ed i concorsi ad ostacoli lo vedono sempre in lizza anche se vince poco. Possiede un grande pregio: sa addestrare i cavalli come pochi, è un precursore del dressage in sesno stretto, disciplina che nel periodo in Italia è poco frequentata. Chiantia vira così sul completo dove, memore del successo nel “cavallo d’arme” del 1927, il CT Amalfi gli consiglia di riprovare. Nonostante i 40 anni suonati, viene comunque inserito tra i “probabili olimpici” e segue i vari stages appositi tra Pinerolo e Pisa (San Rossore). Alla fine Amalfi si convince e Chiantia viene inserito nella lista per Berlino: si parte il 31 luglio da Torino dopo un ultimo ritiro collegiale alla Scuola di Pinerolo. Chiantia dunque partecipa al concorso completo cui prendono parte 50 cavalieri di 19 nazioni. La prima prova è il dressage che si svolge il 13 e 14 agosto al campo di Maifeld, nei pressi dell’Olympiastadion. Chiantia, su Dardo, si difende e chiude 17°, a 27 punti dalla terza posizione del romeno Chirculescu mentre il migliore è il tedesco Stubbendorff su Nurmi, cavallo che ha preso nome dal mitico podista finlandese. Non tutto comunque è perduto, si può ancora recuperare. Difatti la prova di cross, disputata il 15 agosto nel bosco di Truppenubungsplatz a Doberitz (sede di esercitazioni militari), sconvolge tutto, ma non nel senso auspicato. La gara è durissima, un mezzo massacro per uomini ed animali, con siepi ed ostacoli naturali difficilmente valicabili: crea particolari problematiche la riviera, con uno stagno piuttosto profondo. Ben 23 binomi, il 46% dei concorrenti (!), sono costretti al ritiro e tre cavalli infortunati dovranno essere abbattuti. Tra coloro che non terminano la prova anche i tre italiani che quindi perdono ogni speranza e non possono essere classificati neppure per la gara a squadre. L’oro va proprio a Stubbendorff, argento per lo statunitense Thomson e bronzo al danese Lunding mentre tra le squadre domina la Germania su Polonia e Gran Bretagna. Per i nostri una gara disastrosa, sia pure con qualche attenuante. Chiantia poi continua la carriera militare, ma anche a vivere tra i cavalli: Presidente della Scuola Romana di Equitazione, è difatti istruttore alla Scuola della Farnesina dove rimarrà a lungo, sempre apprezzato e stimato.