CAVALLINI Fernando
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1924. Lotta Libera. Eliminato Primo Turno pesi piuma
Toscano di Pisa, nato nel 1898. Si appassiona alla lotta libera sotto l’impulso di Fabio Del Genovese, vero e proprio deus-ex-machina di questo sport che “importa” in Italia dall’America dove è noto come catch-as-can o più semplicemente, come diciamo oggi, catch. Del Genovese è nato nella campagna pisana, a San Giuliano Terme, dove rientra dopo un excursus negli USA. In America appunto ha appreso l’arte del catch, divenendo anche campione studentesco. Appena tornato a Pisa, fonda la “Galilei” e raccoglie intorno a sè un nucleo di giovani che segue amorevolmente, istruendoli nei fondamentali. Cavallini, appunto, è uno di questi. Non è molto alto nè pesante, ma ha un fisico “taurino” come viene definito sui giornali dell’epoca. In Toscana dicono che è una specie di “torello”. In breve diventa il pupillo di Del Genovese che lo segue, lo cura, lo instrada con continui consigli e dimostrazioni. Cavallini impara alla svelta: il 30 marzo 1924 nei Campionati Toscani, svoltisi proprio nella “Galilei” sotto la supervisione di Del Genovese, si impone nella categoria “leggeri”. Batte difatti Carmandini e Cotrocci in due matches alquanto rapidi: 2’45” il primo, 3’12” il secondo. Guadagna così il titolo della categoria mentre quello assoluto va, noblesse oblige, allo stesso Del Genovese che nel girone finale supera anche Cavallini in 6’45”. Del Genovese è talmente di un altro livello che viene scelto dalla FAI come CT della nostra spedizione di “libera” ai Giochi di Parigi dove, è chiaro, si andrà solo per fare esperienza.
Pur figurando ancora come atleta a tutti gli effetti, è Del Genovese difatti a scegliere gli uomini, dopo averli “testati” in prima persona sulla pedana, o comunque a segnalarli alla FAI che poi avalla in toto le sue decisioni. La selezione decisiva si svolge nella palestra della “Mediolanum” il 19 maggio e, dopo un bel ritiro collegiale a Genova, tutti a Parigi. Ovviamente, manco a dirlo, Cavallini è tra i selezionati ma non si può parlare di favoritismi o nepotismo: diminuito di peso ed entrato nella categoria dei “piuma”, Cavallini ha dimostrato comunque le sue qualità e merita indubbiamente la maglia azzurra. Le prove olimpiche di lotta libera si svolgono al Vel d’Hiv, il famoso Velodromo d’Inverno della capitale francese, teatro di numerose competizioni ciclistiche di primo piano. Cavallini, appunto, gareggia nei “piuma” il cui peso-limite è 61 kg. Al via 17 atleti di 12 nazioni. Il torneo è ad eliminazione diretta, ma per l’argento ed il bronzo vige un regolamento particolare e macchinoso. Vengono difatti organizzati due mini-gironi: per l’argento si battono i lottatori che hanno perso nei turni precedenti con la medaglia d’oro mentre per la terza piazza lo sconfitto della finale (che dunque non è argento) riaffronta coloro che sono stati da lui battuti nei primi turni. I vincitori di questi gironcini ottengono la medaglia. Cavallini non va molto lontano: l’11 luglio, all’esordio, perde col canadese Chilcott che riesce a metterlo al tappeto. Cavallini dunque viene subito eliminato. L’oro va allo statunitense Reed davanti al connazionale Newton ed il giapponese Naito. Per Cavallini una partecipazione olimpica “lampo”, certamente opaca e tale da lasciare sicuramente interdetto, oltre che deluso, il suo mentore Del Genovese. Dopo i Giochi, oltre tutto, di Cavallini non si sentirà più parlare.
I lottatori azzurri per i Giochi di Parigi del 1924. Tra loro anche Cavallini, evidenziato dal tondo e contrassegnato dal numero 11