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CASTELLI Giovanni

Lecco 07.02.1897 / Lecco 24.05.1925

1920. Canottaggio. Eliminato Primo Turno singolo

Sin da adolescente pratica diversi sport grazie anche ad un fisico imponente (crescerà in altezza fino a 1,88m) ma longilineo e con masse muscolari ben formate. Nelle acque del Lario impara presto a nuotare al punto che nell’estate del 1912 vince una gara per minori di 16 anni in occasione dei tricolori “di lago” a Pusiano. Il 24 agosto è primo anche nella Malgrate-Lecco: parte subito forte, va in testa e resiste fino al traguardo. Tuttavia non è solo un provetto nuotatore, perchè in inverno va forte anche sugli sci: il 25 gennaio 1914 vince una 10 km di fondo al Pian dei Resinelli. La settimana seguente a Ponte di Legno si piazza terzo in un’altra 10 km vinta da Rossi e perfino in una gara di salti. Sulla neve continua ad ottenere ottimi risultati: nel gennaio 1915 è 2° nel Campionato di fondo degli Escursionisti Lecchesi sui 10 km dietro Carlo Castelli, ma vince la discesa ed il salto con gli sci, a pari merito con Canali. Il 28 marzo, sull’altopiano di Barzio (a Nava), altra gara di fondo: vince il già noto Benigno Ferrera davanti al fratello Giuseppe, con Castelli terzo e “Campione Nazionale Dilettanti”. Nino è terzo anche nel salto vinto dal suo concittadino Canali. Nel frattempo s’è dedicato pure al canottaggio, tesserandosi per la “Canottieri Lecco”, con la quale nel 1914 ha vinto le prime regate su vari armi. Poi però decide di passare al singolo: il 23 maggio 1915, proprio alla vigilia dell’entrata in guerra del nostro paese, si aggiudica a Pavia il suo primo successo davanti a Tagliabue dell’Olona. Non ha ancora deciso quale sport più si addica alle sue caratteristiche quando, esaltato dal clima interventista, si arruola volontario in guerra, come ufficiale, nel V Battaglione Alpini Morbegno e combatte in prima linea. Pasubio, Ortigara e Castelgomberto, difeso allo stremo, sono i luoghi in cui il suo ardimento rifulge, ma nella “battaglia degli altipiani” del 1916 i nostri vengono sconfitti e Castelli catturato. Rimane prigioniero per due anni e rientra a casa solo a fine conflitto.

Nella Primavera del 1919 riprende a vogare con la “Canottieri Lecco” e, poichè non è stato ancora ufficialmente congedato, tenta di essere selezionato per i “Giochi Interalleati” di Parigi, riservati ai soldati degli eserciti vincitori la guerra. Ma nell’apposita prova eliminatoria, l’8 giugno a Como, viene battuto nello skiff da Dones, peraltro come lui alpino di prima linea. Si riscatta due settimane dopo, a Torino sul Po, dove vince sia tra gli juniores che soprattutto tra i seniores dove batte il redivivo Annoni. È in grande forma e viene inserito nella lista dei canottieri per i “Giochi Interalleati” di Parigi, prima grande manifestazione polisportiva internazionale dopo sette anni. Le autorità militari fanno le cose per bene, organizzando al meglio la spedizione, supervisionata da Cesare Tifi, vecchio marpione dello sport italiano e portando in Francia ben 120 atleti. Le gare di canottaggio sono le ultime a svolgersi, a metà luglio, sulla Senna, dal ponte di St. Cloud a quello di Suresnes, in favore di corrente, lungo 2100 m. Castelli viene cooptato a bordo dell’otto che il 17 luglio è battuto in batteria dall’Australia, causa anche una partenza anticipata non dichiarata “falsa”, con i nostri fermi al palo e costretti inutilmente a rincorrere: subito eliminati. L’intero equipaggio si riscatta appena tre giorni dopo, a Bruxelles, in un’altra importante manifestazione internazionale, superando nettamente i padroni di casa. In questa stessa sede Castelli gareggia anche nello skiff juniores, ma è battuto dal belga Haller. Tornato in Italia, si dedica di nuovo al nuoto, suo primo amore: il 10 agosto giunge terzo nello “stadio” in una gara ai “Bagni Aquilia” di Laigueglia (vince il noto Frassinetti). Torna subito al canottaggio e sette giorni dopo a Ghiffa, sponda piemontese del Lago Maggiore, vince una prova di singolo. Il 7 settembre si afferma definitivamente: a Trieste, in condizioni di vento e mare increspato, vince difatti il “Campionato dell’Adriatico” nel singolo, schiantando il forte Dones che si ritira. Castelli è ormai in forte ascesa: il 20 settembre, nella natia Lecco, conquista addirittura il titolo italiano nello skiff davanti al compagno Cazzaniga, con Dones nuovamente ritirato. Le gerarchie nazionali sono cambiate: Castelli è il nuovo numero uno nel singolo e non ha difficoltà a guadagnare anche il titolo italiano tra gli juniores. In inverno, sfruttando la sua poliedricità, torna allo sci. Il 28 marzo 1920, ai Piani di Bobbio in Valsassina, vince il Campionato Italiano di Sci che assegna il titolo con una classifica combinata tra una prova di fondo ed una di salto. Castelli è grande perchè vince il salto ed è secondo nel fondo alle spalle del cortinese Colli (solo 7° nel salto). Poi Nino torna al canottaggio che può dargli una chance olimpica da non sottovalutare.

Non sono però tutte rose e fiori: il 19 e 20 giugno a Torino sul Po subisce due secche sconfitte sia nel singolo (dove si ritira schiantato da Dones) che nel “due di coppia”, assieme a Cazzaniga, col duo Annoni-Dones che fa faville. Non va meglio nelle prime regate di selezione olimpica, a Venezia l’11 luglio: a sorpresa, Castelli nel singolo è battuto dal semisconosciuto torinese Di Vaio. Tutto cambia ai tricolori di Como, disputati nelle acque antistanti Villa Geno: il 31 luglio Castelli domina il singolo, costringendo alla resa il grande Dones che finisce addirittura terzo, preceduto anche dall’istriano Babuder. La Commissione Tecnica incaricata non ha dubbi ed inserisce Castelli nella lista per Anversa. In viaggio verso il Belgio, in treno, Castelli si ferma qualche giorno a Parigi, a rifinire la preparazione, cercando di perfezionare la sua vogata. Arrivato ad Anversa, ha una brutta sorpresa: la sua barca è arrivata malconcia, ha subito nel viaggio alcune ammaccature. Per fortuna al seguito dei canottieri azzurri, opportunamente, la Federazione ha inviato il capo-carpentiere della “Milano” che riesce a riparare i danni. Le gare di canottaggio si svolgono nel canale di Willebroek, a Vilvoorde. Castelli gareggia nel singolo cui partecipano 10 atleti di 10 nazioni. La sua batteria scatta alle 14.25 del 27 agosto. Arriva secondo su tre, battuto dall’olandese Eijken che copre il tracciato in 7’50” contro i 7’59” di Castelli il quale fa meglio solo del belga Haller. Poichè si qualifica solo il primo, Castelli è subito eliminato. L’oro va allo statunitense Jack Kelly, il padre della celebre Grace, in una delle più appassionanti gare di tutta l’edizione belga dei Giochi, che in finale supera in rimonta il britannico Beresford. Bronzo per il neozelandese Hadfield. Castelli riappare in gara solo il 26 settembre quando nella sua Lecco vince la “Coppa Sinigaglia”, in singolo, battendo i belgi Hermans e Taymans. Si aggiudica anche il “doppio”, con Cazzaniga. In inverno torna all’antico amore dello sci: il 6 febbraio 1921 si aggiudica il Campionato Lombardo che combina i risultati ottenuti nella prova di fondo e di salto. Castelli è terzo nella prima gara (vinta da Lazzarini) e vince la seconda, chiudendo al primo posto la graduatoria generale.

In Primavera ritorna al canottaggio: il 29 maggio vince a Lecco una gara di skiff, bissando il successo il 12 giugno a Pavia, superando il quotato torinese Di Vaio. Stesso risultato il 19 giugno nella “Coppa Città di Torino”, sul Po, che Castelli vince con due secondi di margine. Il 21 agosto tocca ai tricolori di Pallanza: Babuder e Di Vaio si ostacolano a vicenda, Bisi ci prova ed allunga, ma nella seconda metà di gara esce prepotentemente Castelli che vince la prova. Il giorno seguente, con Poveromo, è invece secondo nel “due di coppia”, dominato dai fortissimi Dones-Annoni. L’11 settembre Castelli è ad Amsterdam dove, nonostante qualche problema organizzativo (gareggia con uno scafo preso in prestito da un club studentesco locale), giunge secondo nel Campionato Europeo del singolo, battuto solo dall’olandese Eyken. E secondo è anche nella sua Lecco il 18 settembre, in un’importante gara internazionale, alle spalle dello svizzero Bosshard. Da qui però inizia la sua parabola discendente, di atleta e di uomo. Ha 25 anni, pare nel pieno della maturità agonistica e pronto ad altri grandi traguardi. Invece perde vigore e slancio, comincia ad avere qualche disturbo fisico. Niente di grave tant’è vero che riprende a remare, ma i risultati non sono più quelli di prima e sparisce presto dai primi posti. Nel 1924 ha un sussulto, più d’orgoglio che fisico: si prepara per la selezione olimpica che si tiene a Sesto Calende il 22 giugno. Qualcuno lo vede ancora in forma come ai bei tempi, ma non è così e viene subito eliminato. Il segnale è evidente quanto triste. La sua parabola di atleta è finita. Purtroppo termina presto, troppo presto, anche quella di uomo. Castelli si spegne poco a poco, forse anche sfibrato dall’intensa attività sportiva su un fisico indebolito, e muore a soli 28 anni, lasciando un infinito e globale cordoglio. L’anno seguente sull’Altopiano di Artavaggio la SEL (Società Escursionisti Lecchesi) gli intitola un rifugio che ancora oggi porta il suo nome.


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