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CARPI Romolo

Genova 17.03.1886 / Santa Margherita Ligure (GE) Gennaio 1938

1920. Tiro alla Fune. 5°

Dal fisico possente (1,80m x 103kg), non teme la fatica e, seguendo l’esempio del padre camallo, lavora al porto di Genova, riuscendo a ricoprire il ruolo di console ovvero di rappresentante dei lavoratori. Nato nei pressi della stazione Brignole e di idee socialiste, si tessera per la “Colombo” e gareggia nel sollevamento pesi dove nei primi anni ’10 può essere considerato “l’eterno secondo” in quanto trova sulla sua strada il fortissimo concittadino Bottino che in varie occasioni (1913, 1914, 1916) lo relega alla piazza d’onore nei tricolori dei “massimi”. Carpi riesce però ad imporsi nel 1915. Nel frattempo si dedica anche al getto del peso dove ottiene un personale di 11,35m. Gli anni più duri della guerra (1917-18) impediscono una regolare attività. Si ripresenta nel 1919, ma ritrova Bottino ed il 21 dicembre Carpi deve rassegnarsi di nuovo al secondo posto nei tricolori, disputati tra l’altro nella sua Genova: Bottino solleva in totale 345 kg mentre Carpi si ferma a 325 kg. La situazione non cambia nel 1920, fondamentale annata olimpica. Carpi, per quanto si sforzi e si alleni, rimane “eterno secondo” alle spalle di Bottino che il 5 luglio si aggiudica il titolo ligure, sollevando 270 kg. Carpi si ferma a 245 kg e comincia a pensare ad un’alternativa per andare comunque ai Giochi. Difatti capisce di poter ambire ad un posto in azzurro nel tiro alla fune e tenta l’avventura. Le selezioni si tengono a Genova, l’11 luglio, guidate dal Prof. Marchisio, sotto l’egida della FAI (Federazione Atletica Italiana), in varie prove: un test consiste nel trainare, da soli, una slitta del peso di circa 100 kg mentre nello sferisterio dello Zerbino si sviluppano vere e proprie gare di tiro alla fune, per compagini di tre elementi. Con la sua “Colombo”, Carpi gareggia assieme a Dagnino e Gandino, ma i tre vengono battuti in finale, con un secco 2-0, dalla “Fratellanza Savonese”. Carpi però ha una forza smisurata, grazie anche ai suoi 110 kg e le selezioni vengono effettuate anche in base al mero peso corporeo ed alla forza bruta che ogni atleta può sprigionare. Così Carpi, il più pesante tra i finalisti, è selezionato per Anversa, in una Nazionale che vede una netta predominanza ligure (5 atleti su otto). Non a caso difatti il ritiro collegiale di rifinitura si svolge a Savona, ben coordinato dalla “Fratellanza”, la gloriosa società locale. Tra i tiratori emerge un forte cameratismo e, istigati anche da Carpi ma con Tonani primattore, si sviluppano forti sentimenti socialisti al punto che, durante il viaggio in treno per Anversa e pure all’arrivo in stazione, i nostri cantano a squarciagola “Bandiera Rossa” tra l’imbarazzo generale degli altri componenti la spedizione. Chiassosi e provocatori, con mugugni e proteste continue, i tiratori di fune si fanno notare anche nella sede della nostra delegazione, una scuola requisita per l’occasione, dove gli atleti dormono in camerate, che diventa in pratica la prima “Casa Italia” della storia.

La gara di tiro alla fune, specialità inserita nei Giochi fin dal 1900, si svolge all’Olympisch Stadion ed inizia il 17 agosto. Partecipano solo 5 nazioni. Il 18 agosto l’Italia è subito e nettamente sconfitta dai Paesi Bassi che vincono rapidamente le due manches: la prima termina dopo 1’11”, la seconda addirittura dopo solo 43”. Un fiasco colossale che porta i nostri a rinunciare addirittura a proseguire il torneo che peraltro ha uno svolgimento macchinoso per l’attribuzione delle medaglie per i piazzati. L’oro va alla Gran Bretagna, da sempre specialista della disciplina, argento per i Paesi Bassi e bronzo al Belgio. I nostri, perduto l’unico incontro disputato, chiudono mestamente all’ultimo posto, quinti. Certamente, non una prova brillante. Di tiro alla fune ai Giochi, peraltro, non se ne parlerà più, e non solo a livello italiano perché difatti spariranno subito dal cartellone olimpico. Dopo la fallimentare esperienza dei Giochi, Carpi torna al sollevamento pesi. Il 20 marzo 1921 è 4° con la sua “Colombo” nella “Corona Giudici” a squadre vinta dal CAM. In quell’annata trova le più grandi soddisfazioni della sua carriera: il 26 giugno, nei locali della Doria, vince il Campionato Ligure di getto del peso, specialità in cui primeggia anche il 28 agosto a Savona, in un grande concorso ginnico. Il 25 settembre a Genova, nei locali della “Colombo”, si disputa il tricolore di sollevamento pesi organizzato dalla FGNI: Carpi batte tutti nei “massimi”, sollevando 340 kg contro i 320 di Tonani. Conquista anche il titolo assoluto, avendo alzato più di tutti. Ha un solo difetto: si allena poco, basandosi solo sulla forza bruta. Potrebbe fare molto di più, dicono i tecnici. Difatti tornano le sconfitte. Il 18 e 19 febbraio 1922 nei tricolori disputati a Genova, nei locali della Sampierdarenese, chiude secondo, con 360 kg contro i 375 di Bottino. Questo però, a 36 anni, è il suo ultimo risultato di alto livello anche se continua a sollevare pesi sino ad oltre i 40 anni: nel 1932 addirittura si ripresenta alle preolimpiche, giungendo terzo il 28 febbraio a Genova nella “Coppa Zucconi”, organizzata dalla “Sampierdarenese”, alle spalle di Mercoli e Tonani. Il totale realizzato comunque è ben lontano dal poter essere considerato in gara per una maglia azzurra. E’ questo il suo squillo definitivo. La parabola di Carpi non ha un lieto fine. L’avvento del fascismo ha acuito i suoi sentimenti socialisti e libertari: arriva anche ad organizzare uno sciopero che tiene fermo il porto di Genova per tre giorni. Rifiutando di iscriversi al Partito Fascista, viene degradato a semplice camallo, trasferendosi poi a Santa Margherita, la città della moglie. Ma dopo pochi anni, causa una caduta nel mare gelido mentre sta lavorando, contrae la polmonite e muore all’età di 51 anni.