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CAPITANI Otello

Modena 17.03.1890 / Misurata (Libia) 20.09.1912

1908. Ginnastica artistica. 21° Concorso Individuale

Già a 12 anni si iscrive alla “Panaro” (di cui fa parte anche il grande Braglia) e nonostante la giovane età si segnala subito come ginnasta di talento. Nel 1903 gareggia con un sotterfugio al concorso ginnico di Carpi, mentendo sulla sua reale età ed ottenendo come premio una “medaglia d’argento” che ne attesta la buona performance. Inevitabilmente Braglia è il suo punto di riferimento, peraltro irraggiungibile, ma Capitani si difende comunque con onore. Già nel 1906 al concorso ginnico di Milano si fa notare, chiudendo nono fra gli “juniori”, poi l’anno seguente è tra i migliori a Venezia (5°), guadagnando la prima “corona d’alloro”, segnalandosi come promessa dal sicuro avvenire e contribuendo ai successi della squadra nell’apposita classifica. Nel 1908, ancorché appena diciottenne, si guadagna l’accesso ai Giochi nell’apposita selezione del 22 giugno dove si classifica terzo alle spalle di due mostri sacri come Braglia e l’emergente Romano. A Londra però, tra avversari più maturi e preparati, non brilla. Gareggiano 96 concorrenti di 12 nazioni nel nuovissimo stadio di White City. Cinque sono gli attrezzi in cui cimentarsi: parallele, cavallo con maniglie, salita sulla fune, sbarra ed anelli, con gli ultimi due che prevedono due diversi esercizi di stile. Sette prove in totale, quindi, e per questo la gara è definita anche Heptathlon. Capitani chiude 21°, con 226,75 punti: il fortissimo Braglia (oro) ne ottiene 317 mentre il bronzo, il francese Segura, 297. A 70 punti dal podio, non possono esserci recriminazioni.

Capitani continua poi a gareggiare, figurando spesso tra i migliori a livello nazionale: nel 1908 è grande a Piacenza dove è primo nella gara artistica individuale, a pari merito con Romano, e porta la squadra a fregiarsi della “corona di alloro”, ma si distingue anche a Londra. Nell’aprile del 1909 è chiamato, con Braglia, ad esibirsi nell’Arena di Verona, suscitando enorme approvazione. Quindi trionfa, con la squadra, a Firenze (2° dietro l’imbattibile Braglia nell’individuale) e Losanna dove conquista un’altra corona d’alloro. Si piazza 2°, ancora dietro il compagno Braglia, nell’eliminatoria per scegliere i ginnasti da inviare al prestigioso concorso ginnico in Lussemburgo dove però i nostri chiudono solo terzi, sia pure per una ventina di punti, alle spalle di Francia e Boemia: gli azzurri (che gareggiano in maglia bianca...) si rivelano fortissimi agli attrezzi ma fortemente carenti nelle prove atletiche e questo spiega il loro piazzamento. Capitani è poi il migliore nella gara artistica del concorso ginnico di Varese (ma Braglia non c’è...). Nel 1910 è ottimo 2°, dietro al forte Zampori, nel Concorso Federale di Genova, organizzato durante i festeggiamenti per il Cinquantenario della mitica spedizione dei Mille. Proprio nel capoluogo ligure è poi chiamato alle armi nel 1911 e diventa Sergente nel 36° Reggimento Fanteria, tesserandosi per la locale “Colombo” che porta al successo nel concorso di Locarno. In quello stesso anno guida il suo plotone al successo nel II Concorso Ginnastico Militare: negli anni ’10 infatti, grazie al gen. Luigi Capello la ginnastica è lo sport-guida delle nostre forze armate.

Dunque i ginnasti sono tra i soldati più ricercati ed ammirati perché nel corpo a corpo, ma più in generale nell’addestramento militare, possono avere teoricamente doti superiori agli altri in quanto ben allenati, pronti, scattanti, energici, muscolarmente reattivi. Capitani perciò è sotto le armi, ma ciò non gli impedisce, per il momento, di gareggiare. Nel maggio 1911 partecipa difatti al prestigioso concorso di Torino, sorta di campionato italiano, e vince la gara artistica individuale, che oltre agli attrezzi ed al corpo libero prevede anche prove atletiche (lungo ed asta), affermandosi definitivamente come erede del grandissimo Braglia (che s’è preso una “pausa di riflessione”). Ma poi scoppia la guerra italo-turca ed il destino di Capitani è segnato: il 15 ottobre s’imbarca per la Libia, con l’89° Reggimento Mitraglieri di stanza a Bengasi. Capitani fa il suo dovere: pur cercando, senza molta speranza, di ottenere un permesso per gareggiare ai Giochi di Stoccolma, coadiuvato inutilmente dai dirigenti della “Panaro”, nel 1912 combatte nella presa di Misurata e nella battaglia di Gheran. Tra uno scontro e l’altro, riesce anche ad allenarsi e ad esibirsi ai vari attrezzi, suscitando viva approvazione tra commilitoni e superiori che lo indicano come soldato-modello. Ma la malasorte è in agguato: tra la fine di agosto e l’inizio di settembre Capitani è malato, ha il tifo che si porta come conseguenza una meningite fulminante la quale non gli dà scampo. Trova la morte a Misurata, ad appena 22 anni.