CAMPELLI Piero
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Milano 20.12.1893 / Milano 20.10.1946
1912. Calcio. Eliminato Primo Turno (9° a pari merito)
1920. Calcio. 4°
Milanese purosangue, detto “nasone” e si intuisce facilmente il motivo. Portiere, entra presto nelle file dell’Inter dove rimane dal 1909 al 1925, giocando 179 partite e vincendo due scudetti a dieci anni di distanza (1909-1910[1] e 1919-1920), segnalandosi come punto-cardine della compagine. Precocissimo, nel suo ruolo è il più giovane di tutti i tempi a difendere la porta nerazzurra e si segnala per una grande particolarità tecnica: è tra i primi portieri, se non il primo in assoluto, a bloccare in presa il pallone invece che respingerlo come in genere sono soliti fare gli estremi difensori dei primordi. Inoltre è l’inventore dell’uscita “in presa alta” ed “a ginocchio alzato”, per difendersi dai rudi attaccanti che a quel tempo non esitano ad entrare duro sul portiere, poco protetto a livello regolamentare. Nonostante la giovane età, ma con all’attivo già tre campionati in prima squadra, il CT Vittorio Pozzo non esita a convocarlo come titolare per i Giochi di Stoccolma. La spedizione azzurra però è preparata in tutta fretta, male organizzata e proseguita peggio, con pochi soldi e molti problemi contingenti: i nostri dormono in una scuola e per mangiare sono costretti a lunghi spostamenti in modo da raggiungere l’unico ristorante italiano della capitale svedese dove però spesso non trovano bistecche di carne ma di...balena. Inoltre i calciatori sono molto “attirati ed attratti” dalle valchirie nordiche: tra l’altro per molti di loro è il primo lungo soggiorno all’estero. Tutto questo spiega comunque solo in parte il mediocre risultato azzurro. Al torneo di calcio prendono parte 11 nazioni in una competizione ad eliminazione diretta. Il sorteggio pone di fronte ai nostri i finlandesi.
La gara si gioca il 29 giugno alle 11 di mattina, al Tranebergs Idrottsplats, nella parte settentrionale di Stoccolma, presenti 600 spettatori. È il primo match in assoluto del torneo e di Campelli in Nazionale che, come sempre, indossa il suo portafortuna scaramantico, un berrettino a righe. Tra l’altro, coi suoi 18 anni e 7 mesi, Campelli sarà per oltre un secolo il più giovane portiere a difendere la porta della nostra Nazionale[2]. Sulla carta non sembra una partita impossibile, ma le cose si mettono subito male: i finnici passano in vantaggio dopo appena due minuti di gioco, con Ohman. Pareggia Bontadini al 10’, quindi Sardi capovolge il risultato al 25’. Soinio impatta al 40’. Il risultato non cambia e si va ai supplementari: al termine del primo extra-time segna Wiberg. I nostri non riescono a pareggiare e vengono malamente eliminati al primo turno. Il torneo verrà vinto, anzi dominato, dai maestri inglesi. L’Italia è relegata nel torneo di consolazione. Il 1 luglio, al Rasunda Idrottsplats di Solna, alle ore 19, di fronte a 2500 spettatori, vinciamo contro i padroni di casa svedesi 1-0, con rete ancora dell’ottimo Sardi al 15’ del primo tempo. Segue il 3 luglio la semifinale del torneo di consolazione, alle 19, all’Olympiastadion di Stoccolma, di fronte a 3500 spettatori, contro l’Austria che vince nettamente 5-1. Campelli gioca le tre partite, non demeritando: tra l’altro il match contro la Svezia è l’unico da lui giocato in Nazionale in cui non subisce reti. La parentesi olimpica azzurra appare piuttosto mesta: il 9° posto finale, a pari merito, la dice lunga sul risultato tecnico dei nostri. Campelli prosegue la sua carriera con successo nell’Inter, ma la guerra, sviluppata nel 12° Bersaglieri, lo costringe ad interrompere l’attività.
Nel giugno 1915 il suo reggimento è tra i primi a varcare l’Isonzo e ad attestarsi alle pendici del Monte Nero, poi Campelli è inviato come mitragliere sul Carso. In pratica combatte per l’intero conflitto, anche in prima linea, rimanendo incolume ed è un mezzo miracolo: molti calciatori, su tutti il suo compagno e capitano Virgilio Fossati[3], non sono altrettanto fortunati. Campelli si ripresenta nel 1919-20, in piena forma, e rivince il campionato con l’Inter[4]. Intanto si diletta anche in atletica: il 30 maggio a Brescia, in un meeting definito preolimpico, vince lancio del disco e del giavellotto, tra la sorpresa generale, sia pure su un campo di avversari di mediocre livello. Campelli difatti torna ai Giochi, ma da calciatore. È ancora il miglior portiere italiano e ritrova la Nazionale, convocato per Anversa da Giuseppe Milano, l’ex colonna della Pro Vercelli con la quale ha vinto cinque campionati, che dal marzo 1920 è stato designato come CT della nostra Nazionale da un’apposita Commissione Tecnica la quale, incaricata dalla FIGC, ne segue e dirige ogni mossa. È comunque Milano ad andare in panchina ed a scegliere la formazione, ma a Campelli come portiere titolare preferisce lo juventino Giacone. Il torneo olimpico è ad eliminazione diretta: ottavi, quarti, semifinale e finale che assegna la medaglia d’oro. Per le altre medaglie, in maniera macchinosa, è previsto un mini-torneo di consolazione tra tutte le perdenti dai quarti in avanti. Al via 14 nazioni visto che Svizzera e Polonia, invitate, rinunciano all’ultimo momento, permettendo a Francia e Belgio, le loro avversarie designate, di accedere subito ai quarti di finale. L’Italia invece deve giocarsela ed il sorteggio è benevolo: il 28 agosto, alle 15.20, all’Ottenstadion di Gand, l’Italia affronta l’Egitto.
Non sembra un avversario temibile e la partita si mette subito bene: al 25’ segna Baloncieri. Ma da questo momento iniziano i problemi: gli egiziani masticano calcio discretamente, non si disuniscono e dopo appena cinque minuti Osman pareggia. Si va al riposo sull’1-1, tra la sorpresa generale. Ci pensa il centravanti Brezzi a salvare la baracca, realizzando al 57’. I nostri tengono, non senza fatica, il risultato fino alla fine ed accedono ai quarti di finale. Il giorno seguente, all’Olympisch Stadion di Anversa, alle ore 15.00, di fronte a circa diecimila spettatori, affrontiamo la Francia, ancora con Campelli in panchina. Sembra sulla carta un altro ostacolo non impossibile visto che a gennaio, sul terreno del Velodromo Sempione a Milano, l’abbiamo battuta 9-4. Stavolta è tutta un’altra storia: dopo 10’ Bard rompe il ghiaccio ed al 14’ Boyer raddoppia. Al quarto d’ora siamo già sotto 2-0, altro che goleada. Ci svegliamo un po’, ma è necessario un rigore di Brezzi al 33’ per ridarci speranza. Dopo 45’ si rimane sul 2-1 per la Francia. C’è ancora tempo e spazio per rimediare, ma al 54’ di nuovo Bard chiude il conto. Gli azzurri accusano il colpo e lasciano ai transalpini l’onore della semifinale. Il torneo ha un esito clamoroso. La finale per il primo posto è giocata da Belgio e Cecoslovacchia. I padroni di casa sono sostenuti da un tifo fin troppo scalmanato e l’enorme pubblico viene a stento contenuto dalle forze dell’ordine. Si gioca in un clima intimidatorio per i cechi, con offese e minacce, anche da parte di molti soldati del cordone di polizia (!). L’arbitro fa il resto, favorendo sfacciatamente i padroni di casa che vanno rapidamente sul 2-0. Per protesta i cechi abbandonano il campo: vengono squalificati e non possono accedere al torneo di consolazione per le altre medaglie. Nessuno ovviamente osa togliere l’oro al Belgio nè tanto meno pensare ad una ripetizione della gara.
Nel torneo di consolazione c’è anche l’Italia che scende in campo il 31 agosto alle 10 di mattina, all’Olympisch Stadion contro la Norvegia che, a sorpresa, ha eliminato la Gran Bretagna (peraltro presente con una compagine di scarsa qualità). Gioca in pratica chi non ha giocato i turni precedenti e Campelli va in porta, con la fascia di capitano. Vinciamo ma con grandissima fatica: al 40’ Andersen porta in vantaggio gli scandinavi e si rientra negli spogliatoi sullo 0-1. Ad inizio ripresa pareggia Sardi, uno dei migliori goleador del periodo, e ci vogliono i supplementari per dirimere la questione: all’inizio del terzo extra-time Badini ci regala la qualificazione. Siamo dunque in corsa per una medaglia, ma bisogna vincere con la Spagna, avversario tosto e la cui porta è difesa dal giovanissimo ma già portentoso Zamora. Nella nostra, nuovamente, Campelli. Il 2 settembre alle 16.00, all’Olympisch Stadion, purtroppo non c’è partita: una doppietta di Sesumaga (43’ e 72’) ci rimanda a casa con la “medaglia di legno”. Difatti veniamo classificati quarti, grazie anche alla squalifica della Cecoslovacchia. La Spagna guadagna l’argento, superando nella “finalina” i Paesi Bassi (bronzo) per 3-1. L’Italia torna a casa con due vittorie e due sconfitte, un bilancio mediocre per un movimento calcistico in ascesa e che a livello nazionale sta suscitando sempre più attenzione su stampa e tifosi, ma ancora lontano dai vertici europei. Campelli prosegue la sua ottima carriera: torna altre 4 volte in Nazionale, strappando in pratica il posto di titolare a Giacone, ed è in campo anche nella bella vittoria che gli azzurri ottengono, per 3-2, in quello stesso Olympisch Stadion di Anversa, sui campioni olimpici del Belgio il 5 maggio 1921. In totale Campelli colleziona 11 presenze in Nazionale e ben 179 nell’Inter dove rimane fino al 1925 quando chiude la sua attività. È sempre difficile stilare graduatorie di merito, ma certamente Campelli rimane tra i migliori portieri del nostro calcio, se non il migliore in assoluto, in riferimento alle prime due decadi del Novecento.
[1] Questo campionato è il primo a cavallo di due anni solari ed il primo a girone unico. Termina tra mille polemiche. È difatti necessario uno spareggio in cui l’Inter vince 10-3 contro la Pro Vercelli che però ha schierato una squadra di ragazzi, per protestare contro la decisione di non aver rinviato, come richiesto dai piemontesi, la partita decisiva ad altra data
[2] Primato battuto nel 2016 da Donnarumma contro la Francia, esordendo a 17 anni
[3] Nato a Milano il 03.01.1891. Inizia a giocare nella “Minerva” poi nel 1909 passa all’Inter con cui disputa 97 gare, segnando 4 gol. 12 le sue presenze in Nazionale con una rete, nella prima partita in assoluto degli azzurri, il 15 maggio 1910 a Milano contro la Francia e vinta 6-2. Con l’Inter si aggiudica il Campionato, il primo nella storia della compagine, nel 1909-10. Capitano di fanteria, muore combattendo nella zona di Monfalcone il 29 giugno 1916, guadagnando una Medaglia d’Argento al Valor Militare per il suo ardimento e sacrificio. Il suo corpo non è stato mai ritrovato
[4] Nel campionato di Prima Categoria 1919-20 l’Inter dapprima vince il girone Nord davanti alla Juventus e poi nella finale per il titolo, a Bologna, batte il Livorno (primo del raggruppamento centro-sud) con un sofferto 3-2