CALIGARIS Umberto
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Casale Monferrato (AL) 26.07.1901 / Torino 19.10.1940
1924. Calcio. Eliminato Quarti di Finale
1928. Calcio. MEDAGLIA DI BRONZO
Gioca sin dai primi anni ’10, dapprima con l’oratorio San Valentino, poi nella piccola squadra locale dello Sparta. All’inizio è un buon portiere, ma passa poi al ruolo di centromediano ed infine di terzino dove mostra ottime qualità nonostante l’ancora giovane età. Il Casale non se lo lascia scappare ed a 18 anni è già in prima squadra dove esordisce il 12 ottobre 1919 nel vittorioso match contro la Valenzana (3-1). Il Casale non è più lo squadrone dei primi anni ’10, quando vinse pure un Campionato (nel 1913-14), ma è comunque una compagine di prima fascia anche se, con Caligaris, non raggiunge mai le finali del girone Nord. Caligaris comunque è sempre tra i migliori, sicuro, tempista, attento, grintoso, una sicurezza in marcatura. Se ne accorge anche la Commissione Tecnica[1] che guida la Nazionale ed arriva l’esordio in azzurro, il 15 gennaio 1922 a Milano contro l’Austria, per un rocambolesco 3-3. Da lì non esce praticamente più di squadra se non per infortuni e questioni particolari. È in campo anche il 27 maggio 1923 a Praga quando la Cecoslovacchia ci sommerge 5-1. Caligaris comunque si mantiene sempre all’altezza della situazione ed il nuovo Commissario Unico della Nazionale, Vittorio Pozzo, sa che non può fare a meno di lui. Difatti dopo due prove di preparazione alquanto stentate dei nostri, uno scialbo 0-0 con la Spagna a Milano ed una sonora batosta a Budapest contro l’Ungheria (1-7!), Caligaris (che non era in campo in queste due partite) ritrova il posto da titolare per i Giochi di Parigi.
Al torneo di calcio partecipano 22 nazioni, col criterio dell’eliminazione diretta e ripetizione della partita in caso di parità dopo i tempi supplementari. Pochi lo sanno, ma questo torneo ha valenza, per la FIFA, di Campionato del Mondo. Sotto la supervisione di Pozzo, gli italiani fanno le cose per bene al punto che il CU si avvale della collaborazione di due allenatori di primo piano come gli inglesi Garbutt e Burgess, rispettivamente mister di Genoa e Padova. Ma non tutto fila per il verso giusto: l’alloggio scelto per i nostri, una lussuosa villa nei pressi della Porte Maillot, ha i letti...troppo piccoli. Si trova dunque in fretta e furia un albergo che può accogliere l’intera comitiva ma è situato nella zona di Pigalle dove certamente non mancano le “distrazioni”. Memore dei misfatti di Stoccolma, Pozzo esercita sui calciatori una ferra sorveglianza cui nessuno riesce a sottrarsi. I nostri sembrano in forma e c’è moderata fiducia intorno a loro, ma il sorteggio non è benevolo visto che ci presenta al primo turno la Spagna, guidata dal celebre Zamora in porta. Il 25 maggio alle 15.30, allo stadio di Colombes, di fronte a 19mila spettatori, arbitro il francese Slawick, affrontiamo dunque gli iberici, con Caligaris titolare. Come previsto, non è una partita facile, risulta maschia, come si diceva in quel tempo, ricca di contrasti, falli, mischie. Incontro equilibrato che solo un episodio può decidere. Non lo fa l’espulsione dello spagnolo Larraza, autore di un fallaccio. Gli iberici si rintanano in difesa. L’episodio arriva all’84’ e ci è favorevole. In piena area di rigore, nel tentativo di fermare l’avanzata di Magnozzi che sta per tirare a colpo sicuro, Vallana colpisce il pallone con violenza ma in modo scomposto e la sfera termina in rete. Autogol! Italia 1, Spagna 0. I nostri resistono al disperato assalto iberico e passano il turno, seppur con fatica e fortuna.
Il 29 giugno tocca agli ottavi di finale e stavolta l’avversario appare più abbordabile, il Lussemburgo. Si gioca allo stadio Pershing, teatro dei “Giochi Interalleati” del 1919. Solo 4mila gli spettatori, per un incontro poco interessante. Si parte alle 14.15. Solo due cambi nel nostro undici: entrano De Vecchi e Baldi, escono proprio Caligaris e Burlando, entrambi acciaccati. La partita si mette subito bene: il primo gol è di Baloncieri, 20’ dopo il fischio iniziale del francese Richard. Al 38’ raddoppia Della Valle ed i nostri controllano agevolmente la partita sino alla fine. Siamo nei quarti e qualcuno fa un pensierino alla medaglia. Il 2 giugno si gioca contro la Svizzera allo stadio Bergeyre di fronte ad 8mila spettatori, arbitra l’olandese Mutters. In campo gli stessi del match con la Spagna e dunque Caligaris torna in campo. Non sembra una partita impossibile, ma i nostri hanno perso intensità ed il primo tempo scorre via scialbo, con pochi sussulti, fermo sullo 0-0. Il rientro dagli spogliatoi è scoppiettante: al 47’ Sturzenegger sorprende gli azzurri e segna. Dopo cinque minuti pareggia Della Valle. Poi una disattenzione difensiva proprio di Caligaris regala la palla agli svizzeri, ne scaturisce un cross ed Abegglen, appostato in piena aria, di testa infila il 2-1. Proteste dei nostri per un fuorigioco che però non viene riscontrato dall’arbitro. È la rete decisiva: gli svizzeri si difendono con ordine, gli azzurri non recuperano e vengono eliminati. Gli svizzeri comunque saranno protagonisti di un grande torneo, ottenendo l’argento dopo aver perso 3-0 la finale contro i formidabili uruguaiani ai quali spetta il primo titolo di “Campioni del Mondo” (con tanto di stella sulla loro maglia, approvata dalla FIFA). Il bronzo va alla Svezia che, dopo il primo match chiuso 1-1, supera 3-1 i Paesi Bassi nell’apposito replay. Per gli azzurri una partecipazione olimpica non eccezionale ma che permette al CU Pozzo e ad alcuni giocatori (tra cui Caligaris) di accumulare una fondamentale esperienza che poi, col tempo, si riverbererà sull’intero movimento calcistico italiano.
Negli anni seguenti Caligaris mantiene il suo posto sia nel Casale che in Nazionale dove diventa titolare fisso: è in campo quando il 22 marzo 1925 battiamo 7-0 la Francia a Torino così come quando il 28 ottobre 1926 perdiamo 3-1 con la Cecoslovacchia a Praga, tanto per citare due incontri tra i più salienti. Le importanti partite della “Coppa Internazionale”, torneo iniziato nel 1927, introducono ai Giochi del 1928, ma non andiamo molto bene. Le ultime due amichevoli preolimpiche poi vedono una secca sconfitta a Porto contro il Portogallo (1-4) ed uno stentato pareggio a Gijon con la Spagna (1-1). Comunque Caligaris, che ha già accumulato 26 presenze in azzurro, è indiscutibilmente titolare e trova in Nazionale le soddisfazioni che il Casale, 8° ed ultimo nel girone finale del Campionato 1927-28, non riesce a dargli. Il CT Rangone non ha dubbi: Caligaris sarà titolare anche ai Giochi. Al torneo olimpico di calcio, con la formula ad eliminazione diretta, partecipano 17 nazioni e, data la complessità, è la prima competizione ad iniziare, addirittura il 27 maggio. Gli azzurri, con Caligaris in campo, esordiscono il 29 maggio negli ottavi, contro la Francia e non è una partita facile. Si gioca alle 14 all’Olympisch Stadion di fronte a 2500 spettatori, arbitra il belga Christophe. L’inizio è sconvolgente: dopo 20 minuti siamo sotto 2-0 causa una doppietta dello scatenato Brouzes. La reazione dei nostri è veemente: al 21’ accorcia Rossetti ed al 39’ pareggia Levratto. All’ultimo minuto del primo tempo rovesciamo il risultato con Banchero. Si va al riposo sul 3-2. Dopo un quarto d’ora della ripresa Baloncieri mette il suo sigillo, ma c’è ancora da soffrire perchè un minuto dopo accorcia Dauphin. Manca mezz’ora alla fine ma i nostri controllano e vincono 4-3. Il 1 giugno altro incontro difficile e complicato: nei quarti affrontiamo la Spagna. Si rigioca all’Olympisch Stadion, stavolta con inizio alle 19, di fronte a 3388 spettatori paganti. Arbitra l’uruguaiano Lombardi (di chiare origini italiane). Caligaris è titolare fisso e tale rimarrà sino al termine del torneo. La Spagna è avversario ostico: al 21’ passa in vantaggio con Zaldua. Si va al riposo sullo 0-1. Nella ripresa ci pensa ancora Baloncieri che pareggia al 63’. Il risultato non cambia, neanche dopo i supplementari. In quel tempo non sono previsti i rigori e la partita si ripete tre giorni dopo, il 4 giugno, nella stessa sede, con inizio alle 14, davanti a 4770 spettatori. Arbitro l’olandese Boekman. Stavolta non c’è partita, la Spagna è annientata: vinciamo 7-1. Il primo tempo termina 4-0 per le reti di Magnozzi al 10’, Schiavio al 15’, Baloncieri al 18’ e Bernardini al 40’. La Spagna accorcia alla prima azione della ripresa con Yemo, ma nel finale i nostri dilagano: al 73’ segna Rivolta e poi Levratto chiude con una doppietta (82’ e 84’).
Siamo in semifinale e la medaglia pare vicina. Il 7 giugno, all’Olympisch Stadion, con inizio alle 19, ci tocca però il fortissimo Uruguay, campione in carica. 15.290 spettatori, arbitra l’olandese Eijmers. Baloncieri (ancora lui) ci fa sognare e segna dopo 9’. Il sogno dura appena nove minuti perchè Cea pareggia. Gli uruguayani sono forti e tessono con abilità la loro trama offensiva: al 28’ Campolo ed al 31’ Scarone sembrano mettere la parola fine alla disfida. I nostri si rinfrancano nel riposo e ci provano: dopo un quarto d’ora della ripresa Levratto ci porta sul 2-3. L’impresa pare possibile, ma il risultato non cambia. L’Uruguay vince 3-2, ma non abbiamo demeritato. Siamo così relegati alla “finalina” per il bronzo dove troviamo il sorprendente Egitto. Sulla carta l’avversario sembra malleabile (ne ha presi sei dall’Argentina nell’altra semifinale). Si gioca il 9 giugno all’Olympisch Stadion, con inizio alle 16, arbitro il belga Langenus, spettatori paganti 6378. In effetti vinciamo facile anche se gli africani non sono così sprovveduti ed all’inizio ci fanno soffrire. Dopo sei minuti segna Schiavio, ma dopo altri sei minuti pareggia Riadh. Al 14’ Baloncieri riporta avanti gli azzurri ma ancora Riadh pareggia due minuti dopo. Una doppietta di Banchero, al 19’ ed al 39’, indirizza la partita nel verso giusto. Schiavio, al 42’, e di nuovo Bancheri, al 44’, chiudono i conti. La ripresa ha poca storia: Baloncieri (al 52’) e Schiavio (al 58’) arrotondano il punteggio, con El-Ezam (al 60’) a salvare la bandiera. Una tripletta di Magnozzi (72’, 80’ e 88’) fissa definitivamente il risultato in un clamoroso 11-3 che ci regala un bel bronzo, a dimostrazione della crescita internazionale sviluppata dal nostro movimento calcistico. L’oro va di nuovo all’Uruguay che così si laurea nuovamente “Campione del Mondo”: difatti, come quattro anni prima, anche questo torneo olimpico ha valenza di Mondiale, secondo quanto stabilito dalla FIFA. Ma che fatica per la “celeste”! La finale tra Uruguay e Argentina del 10 giugno termina difatti 1-1 ed è necessaria la ripetizione, tre giorni più tardi, che va agli uruguagi per 2-1. Quegli stessi uruguagi che due anni dopo, superando di nuovo i tradizionali rivali argentini, guadagneranno anche il primo “vero” Campionato del Mondo.
Intanto l’Italia inizia ad emergere, rinfrancata dal bronzo olimpico, il primo alloro intercontinentale del nostro calcio. Per Caligaris un gran bel torneo, titolare inamovibile, ed una bella medaglia al collo. Intanto in Nazionale ha formato, per la prima volta, una difesa che farà storia nel nostro calcio: Combi-Rosetta-Caligaris. I tre difatti si ritrovano nella Juventus alla quale Caligaris passa proprio dopo i Giochi, lasciando il Casale dopo 182 presenze e 18 reti. Nella Juventus si conferma calciatore di primissimo livello, partecipando al famoso “quinquennio d’oro” bianconero, con cinque scudetti consecutivi tra il 1930 ed il 1935. In questi anni Caligaris gioca 178 partite con la Juventus e diventa capitano della Nazionale, colonna portante della formazione, con la quale in totale disputa ben 59 gare[2]. Con gli azzurri vince la prestigiosa “Coppa Internazionale” 1927-30 ed è anche nella rosa dei vittoriosi Mondiali 1934, ma il CT Pozzo non lo farà scendere in campo neanche un minuto, con suo grande rammarico[3]. D’altra parte ormai, alla soglia dei 33 anni, è a fine carriera. Nel 1935-36 passa difatti al Brescia dove ricopre pure il ruolo di allenatore-giocatore, giocando una quarantina di partite. Quindi allena Lucchese e Modena, infine nel 1939-40 torna alla Juventus. Sembra ben avviato, ma il destino è in agguato. Il 19 ottobre 1940, durante una partita tra vecchie glorie, ha un malore e non si riprende più, morendo poche ore dopo. Con lui scompare una delle figure più nitide del panorama calcistico italiano, e non solo degli anni ’30.
[1] Un quadrumvirato costituito da Umberto Meazza, Vincenzo Resegotti, Gino Agostini ed Augusto Galletti
[2] Sarà il calciatore col maggior numero di presenze in azzurro sino ai primi anni ’70 quando Giacinto Facchetti gli strapperà il primato
[3] L’ultima partita giocata da Caligaris in azzurro rimane difatti Italia-Austria 2-4 dell’11 febbraio 1934