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BURLANDO Luigi

Genova 23.01.1899 / Genova 12.12.1967

1920. Calcio. 4°

1920. Pallanuoto. 11° p.m.

1924. Calcio. Eliminato Quarti di Finale

Tra gli atleti italiani più versatili ed eterogenei di tutti i tempi: è difatti tra i due olimpionici italiani a gareggiare in una stessa edizione dei Giochi in due sport diversi[1]. Comincia a praticare sport fin da bambino e già a 14 anni, il 31 agosto 1913, partecipa a Genova ad una gara “incoraggiamento” di nuoto per giovani sui 150m: si classifica quinto (vince Castello). Nel contempo si tessera per l’Andrea Doria della quale frequenta spesso la palestra, alternando esercizi ginnici a corse, salti ed anche combattimenti di vario genere tra cui la savate[2] di cui poi diventerà uno dei massimi esperti nazionali. Ma, vero vulcano di energia, pratica anche calcio con alcune squadrette locali tra cui SCA, chiamata poi “Audace Genova”: non ha grande classe o tecnica sopraffina, ma possiede notevoli qualità di combattente, pugnace e vigoroso. Il mediano, anzi “centromediano di sostegno” come si diceva allora, sembra il suo ruolo perfetto. Intanto in estate prova, per divertimento, anche la pallanuoto, o water-polo come viene chiamata sui giornali d’epoca. A 16-17 anni, seppur orfano di madre e costretto a badare ai fratelli minori, Luigin (come lo chiamano tutti) è un adolescente esuberante che trova nello sport la sua valvola di sfogo. Ma la guerra interrompe la sua ascesa sportiva e diventa un “ragazzo del ‘99”, venendo chiamato alle armi nel 1917 e gettato, come molti suoi coetanei, in prima linea dopo la disfatta di Caporetto. Burlando combatte energicamente sul Piave come sottufficiale di Artiglieria. Tornato a casa senza un graffio, e questa è già un’impresa non da poco, rientra ai suoi sport e l’Andrea Doria lo inserisce nei ranghi della sua squadra di calcio. Intanto trova pure lavoro al porto di Genova. Dopo aver ripreso a giocare a pallanuoto nell’estate 1919, con i doriani Burlando gioca la stagione calcistica 1919-20 nella quale totalizza 16 presenze nel Campionato di Prima Categoria. E’ un buon torneo per l’Andrea Doria che nel girone eliminatorio ligure giunge seconda alle spalle del già glorioso Genoa, qualificandosi per la fase successiva, ma nelle semifinali si piazza solo quinta su sei, nel girone vinto dall’Inter che poi conquista il torneo. Burlando è stato tra i migliori dei suoi. La sua vigoria, la sua baldanza atletica, la sua possanza non sfuggono a Giuseppe Milano, l’ex colonna della Pro Vercelli con la quale ha vinto cinque campionati, che dal marzo 1920 è stato designato come CT della nostra Nazionale da un’apposita Commissione Tecnica la quale, incaricata dalla FIGC, ne segue e dirige ogni mossa. E’ comunque Milano ad andare in panchina, a scegliere la formazione e ad inserire Burlando, nel quale sotto certi aspetti rivede alcune sue proprie caratteristiche, nella lista dei 22 azzurri per i Giochi di Anversa. Ma qui nasce il busillis. Il 10 e 11 luglio Burlando ha partecipato alle selezioni olimpiche per la pallanuoto, disputate in una località inconsueta, addirittura sulle Alpi Marittime, a Millesimo, in Val Bormida, sulle alture di Savona. Qui difatti esiste una delle rare piscine olimpioniche italiane (dimensioni 50x20 m), realizzata dai munifici proprietari della SIPE che nei pressi ha un’importante fabbrica. La vasca è situata in un complesso sportivo all’avanguardia che rappresenta una specie di “cattedrale nel deserto” e vi confluiscono tutti i più forti nuotatori e pallanotisti italiani. Burlando gioca nell’Andrea Doria che perde nettamente 5-0 col Genoa e vince 3-2 con la Sampierdarenese, venendo però eliminata. In quest’ultima partita Burlando segna due gol e la Commissione Tecnica incaricata, guidata da Massola e Ghiorzi, lo inserisce nella lista della Nazionale. Dunque Burlando difenderà i colori azzurri in due sport diversi visto che i due tornei si sovrappongono a malapena in ordine temporale. Si inizia con lo sport acquatico al cui torneo prendono parte 12 nazioni e si svolge allo “Zwemstadion”, una sorta di “stadio del nuoto”, situato nella zona sud di Anversa, al confine coi sobborghi di Hoboken e Wilrijk, ricavato in un canale la cui acqua ha una temperatura non certo adeguata. E proprio l’acqua fredda sarà alla base di un clamoroso episodio nella prima partita dei nostri, contro la Spagna, che si gioca il 22 agosto alle 11 di mattina. La temperatura dell’acqua non supera i 12°C e molti giocatori sono restii a scendere in campo, ma alla fine si gioca. I nostri attuano una tattica difensiva, con molti falli e riescono a contenere le sfuriate spagnole: i tempi regolamentari si chiudono sull’1-1. Previsti i supplementari dove accade il patatrac. Olivari e Burlando sono semi-assiderati dal freddo, non riescono a proseguire. Beretta è il più sollecito a voler riprendere il gioco, seguito dai fratelli Boero, e si piazza in porta. L’arbitro non sta tanto a guardare e ordina la ripresa del match seppur i nostri sono in chiara inferiorità numerica. Si tuffa pure Lungavia, ma gli spagnoli segnano e la partita termina come da regolamento. I nostri finiscono dunque nel girone di consolazione che assegna le medaglie di argento e bronzo ma al primo turno, il 25 agosto alle 11 di mattina, perdiamo 5-1 contro la Grecia e siamo estromessi definitivamente. Chiudiamo all’11° posto a pari merito con la Cecoslovacchia. Certo, non una bella figura. L’oro (per la terza volta consecutiva) va alla Gran Bretagna davanti a Belgio e Svezia.

Burlando spera di rifarsi con il calcio dove, dopo le sofferte prestazioni nelle gare di preparazione (sconfitta 3-0 con la Svizzera e stentato 1-1 con i Paesi Bassi), non arriviamo da favoriti. Il torneo è ad eliminazione diretta: ottavi, quarti, semifinale e finale che assegna la medaglia d’oro. Per le altre medaglie, in maniera macchinosa, è previsto un mini-torneo di consolazione tra tutte le perdenti dai quarti in avanti. Al via 14 nazioni visto che Svizzera e Polonia, invitate, rinunciano all’ultimo momento, permettendo a Francia e Belgio, le loro avversarie designate, di accedere subito ai quarti di finale. L’Italia invece deve giocarsela ed il sorteggio è benevolo: il 28 agosto, alle 15.20, all’Ottenstadion di Gand, affrontiamo l’Egitto, con Burlando in panchina. Non sembra un avversario temibile e la partita si mette subito bene: al 25’ segna Baloncieri. Ma da questo momento iniziano i problemi: gli egiziani masticano calcio discretamente, non si disuniscono e dopo appena cinque minuti Osman pareggia. Si va al riposo sull’1-1, tra la sorpresa generale. Ci pensa Brezzi a salvare la baracca, realizzando al 57’. I nostri tengono, non senza fatica, il risultato fino alla fine ed accedono ai quarti di finale. Già il giorno seguente (!), all’Olympisch Stadion di Anversa, alle ore 15.00, di fronte a circa diecimila spettatori, affrontiamo la Francia e Burlando è ancora escluso dall’undici titolare. Sembra sulla carta un altro ostacolo non impossibile, visto che otto mesi prima abbiamo strapazzato i “galletti” 9-4 sul prato del Velodrome Sempione di Milano. Invece stavolta è tutta un’altra storia: dopo 10’ Bard rompe il ghiaccio ed al 14’ Boyer raddoppia. Al quarto d’ora siamo già sotto 2-0, altro che goleada. Ci svegliamo un po’, ma è necessario un rigore di Brezzi al 33’ per ridarci speranza. Dopo 45’ si rimane sul 2-1 per la Francia. C’è ancora tempo e spazio per rimediare, ma al 54’ di nuovo Bard chiude il conto. Gli azzurri accusano il colpo e lasciano ai transalpini l’onore della semifinale. Il torneo ha un esito clamoroso. La finale 1°-2° posto è giocata da Belgio e Cecoslovacchia. I padroni di casa sono sostenuti da un tifo fin troppo scalmanato e l’enorme pubblico viene a stento contenuto dalle forze dell’ordine. Si gioca in un clima intimidatorio per i cechi, con offese e minacce, anche da parte di molti soldati del cordone di polizia. L’arbitro fa il resto, favorendo sfacciatamente i padroni di casa che vanno rapidamente sul 2-0. Per protesta i cechi abbandonano il campo: vengono squalificati e non possono accedere al torneo di consolazione per le altre medaglie. Nessuno ovviamente osa togliere l’oro al Belgio nè tanto meno pensare ad una ripetizione della gara. Nel torneo di consolazione c’è anche l’Italia che scende in campo il 31 agosto alle 10 di mattina, all’Olympisch Stadion contro la Norvegia che, a sorpresa, ha eliminato la Gran Bretagna (la quale ha peraltro inviato una compagine di scarsa qualità). Gioca in pratica chi non ha giocato i turni precedenti ed arriva dunque anche il momento dell’esordio di Burlando, alla sua prima partita nella Nazionale di calcio. Vinciamo ma con grandissima fatica: al 40’ Andersen porta in vantaggio gli scandinavi e si rientra negli spogliatoi sullo 0-1. Ad inizio ripresa pareggia Sardi, uno dei migliori goleador del periodo, e ci vogliono i supplementari per derimere la questione: all’inizio del terzo extra-time (in quel periodo difatti ne sono previsti quattro) Badini ci regala la qualificazione. Siamo dunque in corsa per una medaglia, ma bisogna vincere con la Spagna, avversario tosto e la cui porta è difesa dal giovanissimo ma già portentoso Zamora. Il CT Milano rimescola le carte e Burlando torna in panchina. Il 2 settembre alle 16.00, all’Olympisch Stadion, purtroppo non c’è partita: una doppietta di Sesumaga (43’ e 72’) ci rimanda a casa con la “medaglia di legno”. Difatti veniamo classificati quarti, grazie anche alla squalifica della Cecoslovacchia. La Spagna guadagna l’argento, superando nella “finalina” i Paesi Bassi (bronzo) per 3-1. L’Italia torna a casa con due vittorie e due sconfitte, un bilancio mediocre per un movimento calcistico in ascesa e che a livello nazionale sta suscitando sempre più attenzione su stampa e tifosi, ma ancora lontano dai vertici europei. Burlando comunque esce dall’esperienza olimpica ancora più sicuro dei suoi mezzi: può giocare ai massimi livelli sia a pallanuoto che a calcio.

Difatti nella stagione calcistica 1920-21 accumula 19 presenze con la Doria, segnando pure 4 reti mentre con la stessa società vince il Campionato di pallanuoto davanti ai napoletani della Partenope dopo aver segnato gol decisivi anche nelle eliminatorie: sua la marcatura che fissa il risultato contro la Sampierdarenese nella semifinale del girone ligure (1-0). La finale del tricolore si svolge a Livorno, in località San Jacopo, presso il bagno Acquaviva il 25 settembre e la Doria si impone 3-1. In precedenza la Doria ha vinto anche il torneo di Passignano, disputato a metà agosto in concomitanza coi tricolori di nuoto e l’11 settembre il Campionato Alta Italia: Burlando viene definito “granitico perno del gioco doriano”. E’ certamente tra i migliori giocatori di pallanuoto italiani. Poi il salto di qualità nel calcio: dalla stagione 1921-22 veste la maglia rossoblu del Genoa di cui diventa una colonna portante. Altrettanto lo è per la Nazionale di cui è perno del centrocampo, anche in partite prestigiose con successi rilevanti come quelli ottenuti il 20 febbraio 1921 a Marsiglia contro la Francia (2-1) ed il 5 maggio 1921 ad Anversa contro i campioni olimpici del Belgio (3-2). Ma è il 21 maggio del 1922 il giorno in cui Burlando, a Milano, passa alla storia con la maglia della Nazionale: segna difatti uno dei gol più famosi e memorabili di tutta l’epopea azzurra. Riprendendo di testa, dal cerchio di centrocampo, un rinvio del portiere avversario, scarica una bordata che, rimbalzando sul terreno, scavalca il disattento estremo difensore belga, per insaccarsi alle sue spalle. In pratica, un gol di testa da centrocampo. In quel 1922 è grande anche nell’acqua, con l’Andrea Doria: il 19 giugno, nel bacino di carenaggio del porto di Genova, la sua squadra vince la “Coppa Esperia”, battendo in finale lo Sturla per 1-0, davanti a duemila persone entusiaste le quali confermano come questo sport si stia facendo largo, soprattutto in Liguria. Burlando fa parte anche della selezione ligure che il 10 agosto a Sampierdarena batte 2-1 l’Otter SC, una squadra inglese in tournée in Italia. Burlando è poi nella squadra della Doria che, il 27 e 28 agosto, vince il torneo organizzato durante una grande riunione natatoria, definita addirittura “pre-olimpionica”, nella vasca di Via Argellati a Milano: la Doria batte 1-0 il Genoa e 2-0 la RN Milano. Con Burlando primattore, la Doria vince anche il tricolore di pallanuoto, superando il 1° ottobre in finale la RN Partenope di Napoli per 2-0, nel bacino di carenaggio del porto di Genova.

Non contento, sportsman a tutto tondo, Burlando si diletta anche con la scherma “al bastone” di cui diventa campione sociale della Doria. Nel dicembre 1922, poco prima di Natale, a Genova coglie nuovamente il tricolore di savate. Campione nazionale di due sport, manca il terzo...che arriva subito. Il 1922-23 è difatti la stagione dell’apoteosi: il Genoa vince il Campionato senza perdere una partita delle 28 disputate, con Burlando in campo 25 volte, con due reti. Nell’estate del 1923 Burlando è impossibilitato a continuare con la pallanuoto: va difatti in tournée col Genoa in Sudamerica, tra Argentina ed Uruguay, dove i rosso-blu non demeritano anche se il calcio di quei paesi è diverso dal nostro e, sotto molto aspetti, pure più evoluto e migliore[3]. Burlando è ormai un calciatore provetto. Nel 1924 il Genoa fa il bis nel Campionato, con Burlando in campo 25 volte, realizzando un gol. Ovvio che la Nazionale di calcio non possa fare a meno di lui, nemmeno per i Giochi di Parigi. Alla guida di quella Nazionale, dal febbraio 1924, è tornato Vittorio Pozzo, in veste di Commissario Unico. Le partite di preparazione ai Giochi non vanno molto bene: il 9 marzo, con Burlando in campo, uno stentato 0-0 con la coriacea Spagna a Milano ed il 6 aprile una sonora batosta a Budapest contro l’Ungheria per 7-1, anche se in questo secondo caso ai nostri mancano i calciatori di Genoa (anche Burlando) e Bologna che, stenuamente impegnate nella lotta per il Campionato, hanno preferito non inviare in azzurro i loro uomini. Pozzo ha le idee ancora confuse ed organizza due matches non ufficiali con squadre di club, terminati entrambi 1-1, contro i cechi del Makkabi di Brenn (composta esclusivamente da giocatori ebrei) ed il Wiener Amateur di Vienna. Brulando comunque non può mancare nella lista dei 22 e dunque si va a Parigi. Al torneo di calcio, che inizia già a metà maggio, prima addirittura della cerimonia ufficiale di apertura dei Giochi, partecipano 22 nazioni, col criterio dell’eliminazione diretta e ripetizione della partita in caso di parità dopo i tempi supplementari. Pochi lo sanno, ma questo torneo ha valenza, per la FIFA, di Campionato del Mondo. Sotto la supervisione di Pozzo, gli italiani fanno le cose per bene al punto che il CU si avvale della collaborazione di due allenatori di primo piano come gli inglesi Garbutt e Burgess, rispettivamente mister di Genoa e Padova. Ma non tutto fila per il verso giusto: l’alloggio scelto per i nostri, una lussuosa villa nei pressi della Porte Maillot, ha i letti...troppo piccoli. Si trova dunque in fretta e furia un albergo, l’Hotel St. Georges, che può accogliere l’intera comitiva ma è situato nella zona di Pigalle dove certamente non mancano le “distrazioni”. Memore dei misfatti di Stoccolma, Pozzo esercita sui calciatori una ferra sorveglianza cui nessuno riesce a sottrarsi. I nostri sembrano in forma e c’è moderata fiducia intorno a loro, ma il sorteggio non è benevolo visto che ci presenta al primo turno la Spagna, guidata dal celebre Zamora in porta. Il 25 maggio alle 15.30, allo stadio di Colombes, di fronte a 19mila spettatori, arbitro il francese Slawick, affrontiamo dunque gli iberici, con Burlando titolare e capitano dei nostri. Come previsto, non è una partita facile, risulta maschia, come si diceva in quel tempo, ricca di contrasti, falli, mischie. Incontro equilibrato che solo un episodio può decidere. Non lo fa l’espulsione dello spagnolo Larraza, autore di un fallaccio. Gli iberici si rintanano in difesa. L’episodio arriva all’84’ e ci è favorevole. In piena area di rigore, nel tentativo di fermare l’avanzata di Magnozzi che sta per tirare a colpo sicuro, Vallana colpisce il pallone con violenza ma in modo scomposto e la sfera termina in rete. Autogol! Italia 1, Spagna 0. I nostri resistono al disperato assalto iberico e passano il turno, seppur con fatica e fortuna. Il 29 giugno tocca agli ottavi di finale e stavolta l’avversario appare più abbordabile, il Lussemburgo. Si gioca allo stadio Pershing, teatro dei “Giochi Interalleati” del 1919. Solo 4mila gli spettatori, per un incontro poco interessante. Si parte alle 14.15. Solo due cambi nel nostro undici: entrano De Vecchi e Baldi, escono Caligaris e proprio Burlando, entrambi acciaccati. La partita si mette subito bene: il primo gol è di Baloncieri, 20’ dopo il fischio iniziale del francese Richard. Al 38’ raddoppia Della Valle ed i nostri controllano agevolmente la partita sino alla fine. Siamo nei quarti e qualcuno fa un pensierino alla medaglia. Il 2 giugno si gioca contro la Svizzera allo stadio Bergeyre di fronte ad 8mila spettatori, arbitra l’olandese Mutters. In campo gli stessi del match con la Spagna e dunque Brulando torna titolare. Non sembra una partita impossibile, ma i nostri hanno perso intensità ed il primo tempo scorre via scialbo, con pochi sussulti, fermo sullo 0-0. Il rientro dagli spogliatoi è scoppiettante: al 47’ Sturzenegger sorprende gli azzurri e segna. Dopo cinque minuti pareggia Della Valle. Poi una disattenzione difensiva di Caligaris regala la palla agli svizzeri, un cross ed Abegglen, appostato in piena aria, di testa infila il 2-1. Proteste dei nostri per un fuorigioco che però non viene riscontrato dall’arbitro. E’ la rete decisiva: gli svizzeri si difendono con ordine, gli azzurri non recuperano e vengono eliminati. Gli svizzeri comunque saranno protagonisti di un grande torneo, ottenendo l’argento dopo aver perso 3-0 la finale contro i formidabili uruguaiani ai quali spetta il primo titolo di “Campioni del Mondo” (con tanto di stella sulla loro maglia, approvata dalla FIFA). Il bronzo va alla Svezia che, dopo il primo match chiuso 1-1, supera 3-1 i Paesi Bassi nell’apposito replay. Per gli azzurri una partecipazione olimpica non eccezionale ma che permette al CU Pozzo e ad alcuni giocatori di accumulare una fondamentale esperienza che poi, col tempo, si riverbererà sull’intero movimento calcistico italiano.

Chiusa la parentesi olimpica, in estate Burlando torna in acqua e disputa il campionato di pallanuoto con l’amata Doria che, in una partita memorabile del girone eliminatorio ligure, supera 4-0 la Sampierdarenese. La Doria, anche per la rinuncia dello Sturla, vince l’eliminatoria ligure ed il 6-7 settembre disputa le finali del Campionato Alta Italia a Salò dove batte 3-1 la RN Milano e 3-0 la Triestina, guadagnando così l’accesso alla finale per il titolo italiano. Qui però nasce un pasticcio. La finale difatti, nella quale la Doria deve affrontare i napoletani della RN Partenope, non può essere disputata a Firenze nella data prevista: il 7 settembre l’Arno è in piena e dunque il match è rimandato sine die. Non sarà più organizzato e dunque il titolo non assegnato. Negli anni seguenti Burlando torna al calcio ed al suo amato Genoa dove giocherà sino al 1931-32, collezionando 228 presenze e 9 gol, ma senza più vincere il Campionato, mentre in Nazionale totalizza 19 partite con una rete. Saltuariamente si rituffa in acqua, contribuendo al ciclo vincente doriano nella seconda metà degli anni Venti[4] anche se le sue presenze si diradano sempre più.  Del Genoa sarà poi dirigente, allenatore e giocatore sino al 1931-32. Nel 1938 sarà collaboratore fidato di Vittorio Pozzo nella vincente avventura azzurra dei Mondiali in Francia. Nel 1940-41 tornerà ad allenare il Genoa dove non mancherà mai di dare il suo prezioso contributo di esperienza, rimanendo per sempre amatissimo dai tifosi rossoblu.


[1] L’altro è Umberto Colombo che nel 1900 gareggia in atletica e ciclismo

[2] Detta anche “boxe francese”, è stata creata a Marsiglia intorno alla metà del XVIII secolo. Oltre ai consueti pugni tipici del pugilato, nella savate si usano anche le gambe, con calci anche acrobatici

[3] Non a caso l’Uruguay vincerà il titolo olimpico a Parigi nel 1924

[4] Tra il 1925 e 1931 la Doria vince sei Campionati su sette