BRUSONI Ernesto Mario
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Arezzo 10.12.1878 / Bergamo 26.11.1949
1900. Ciclismo. MEDAGLIA D’ORO Corsa a Punti, Eliminato Quarti di Finale Velocità
Di famiglia bergamasca, nasce casualmente ad Arezzo, dove il padre (ingegnere delle ferrovie) s’è trasferito per lavoro. Dotato di fondo e grande spunto finale, Mario detto Enrico gareggia alla fine dell’800 indistintamente su strada e pista, con ottimi risultati. Il suo esordio a soli 15 anni, nella “Milano-Salsomaggiore” del 1894, dopo che la famiglia è da tempo rientrata a Bergamo. Dopo essere stato tra i fondatori del “Velo Club Orobia”, fa il pendolare con Milano, dove è tra i più assidui frequentatori di Arena e Ciclodromo Milanese. Gareggiando per la “Forza e Coraggio”, Brusoni primeggia spesso: nel 1898, su strada, si aggiudica difatti il “GP Vimercate” e la prestigiosa “Coppa del Re” (sul percorso Torino-Asti), la principale prova del periodo, riservata ai dilettanti[1]. Ma nella stessa stagione vince molto anche su pista, soprattutto a Torino, al Velodromo Umberto I[2], dove si impone a ripetizione. Denotando pure buone doti di fondista, il 1 dicembre 1899 stabilisce il Record Italiano dell’Ora, dietro motori con 51,783 km (al Trotter di Milano) oltre a primeggiare ognidove nelle prove di velocità (Alessandria, Novara, Ciclodromo Milanese, ecc.), al punto che i suoi successi al termine dell’annata saranno 19, ben più di ogni altro avversario. Poliedrico, inizia la stagione 1900 in maniera brillante, aggiudicandosi diverse prove al Ciclodromo Milanese, a Torino e nei principali anelli italiani: a Voghera si cimenta in una prova particolare, “a traguardi”, che prevede sprint ad ogni giro, e si dimostra imbattibile.
Può essere considerato il più forte pistard dilettante italiano del momento ed in estate primeggia a raffica (Alesssandria, Ciclodromo Milanese, Torino, ecc.). Coglie l’ultima vittoria prima della trasferta parigina ad Ancona. Nella capitale francese continua a guadagnare allori. Il 20 agosto del 1900 vince difatti un importante “handicap” internazionale, con tutti i migliori dilettanti del mondo, lì convenuti per disputare le contemporanee prove iridate dove, nella Velocità, Brusoni è invece eliminato in semifinale. Non è dunque uno sconosciuto quando si allinea alle gare olimpiche, peraltro svolte all’interno di una riunione facente parte del prestigioso GP Esposizione Universale. Quell’anno difatti le prove dei Giochi, per grande scorno di de Coubertin, sono alquanto caotiche, poco pubblicizzate e “compresse”, quasi schiacciate, da altre prove organizzate in ambito Expo (come si direbbe oggi). Anzi, sui giornali dell’epoca i Giochi non sono nemmeno citati. Difatti Brusoni conquista l’oro..senza saperlo: nessuno dei concorrenti è conscio di gareggiare ai Giochi!
I corridori pensano di affrontarsi in un “normale” torneo, prestigioso ma non certo col crisma dell’ufficialità a cinque cerchi. Per questo la vittoria olimpica gli è stata riconosciuta solo dopo un secolo ed a seguito di attente ricerche storico-statistiche. La Corsa a Punti si svolge il 15 settembre al Velodromo di Vincennes, sulla distanza di 5 km, con sprint ogni giro (in totale sono 10) e classifica generale stilata in base ai piazzamenti ottenuti in ogni volata. Brusoni vince 5 sprint, compreso l’ultimo che dà doppio punteggio, e trionfa nettamente con 29 punti davanti al tedesco Duill (9 punti) ed al francese Louis Trousselier[3] (9 punti). I partecipanti sono 13. Nella Velocità invece, già disputata l’11 settembre, Brusoni giunge 2° in batteria, superato dal francese Legrain, ma passa il turno. Nei quarti però viene battuto di misura dal francese Mallet ed è eliminato. Ignaro dunque dell’oro olimpico, Brusoni rimarrà per un lustro tra i nostri migliori velocisti, alternando ancora la pista alla strada: 3° nel Campionato Italiano di Velocità dilettanti nel 1900, l’anno seguente coglie nella stessa prova il primo posto[4] mentre da professionista vince due edizioni della mitica “Gran Fondo”, la prova su strada più importante dell’epoca, col lungo tracciato (600 km!) che percorre l’intera Pianura Padana, nel 1902 e 1904, bruciando in volata tutti gli avversari[5]. Termina la carriera nel 1906, senza ulteriori squilli e venendo presto dimenticato (e sottovalutato) dal mondo ciclistico anche perché le sue vittorie, ottenute quasi sempre allo sprint, hanno poco di “eroico” rispetto ad altre imprese solitarie tipiche dei primi 15 anni del Novecento. E soprattutto perché...ha vinto l’oro olimpico senza saperlo!
[1] La corsa si chiude in volata e sul podio vanno Savarro e Ciceri
[2] Inaugurato nel 1895, è situato nel quartiere Crocetta, lungo Corso Umberto I. Struttura polisportiva, sul suo prato si svolge il primo Campionato di football della storia, l’8 maggio 1898. Diventa lo stadio dei primordi di Juventus e Torino. Smantellato nel 1917
[3] Nato a Parigi il 29.06.1881. Da professionista sarà un grandissimo protagonista della prima decade del Novecento. Tra le sue vittorie spiccano nel 1905 Tour de France e Parigi-Roubaix. Nel 1908 vincerà anche la Bordeaux-Parigi
[4] I battuti sono Emiliani e Gardenghi
[5] Nel 1902 sul podio salgono Beccari e Muller mentre nel 1904 i piazzati sono Sivocci e Faravelli