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BREZZI Guglielmo

Castelceriolo (AL) 24.12.1898 / Castelceriolo (AL) 07.04.1926

1920. Calcio. 4°

Cugino di Baloncieri assieme al quale tira i primi calci, per finire poi nelle giovanili del Genoa. Dimostra fin da subito buone qualità di goleador e nel Campionato 1912-13, ad appena 14 anni, gioca in Terza Categoria, la terza serie dell’epoca, in una squadretta chiamata Trionfo Ligure. Nel 1915 è al Genoa, anche se lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, unito alla sua giovane età, ne blocca la carriera in quanto il Campionato si ferma. Si giocano comunque diversi tornei, dove però le sue presenze sono alquanto sporadiche e nel 1917-18 Brezzi passa al GC Grifone[1], squadra genovese di medio spessore. Nel 1919-20 Brezzi torna al Genoa e finalmente debutta in prima squadra, nel primo Campionato del dopoguerra. Conferma le sue grandi doti di centravanti, uno “sfondareti” come nel costume dell’epoca, “personificazione di forza, esuberanza fisica, gioia di vivere e lottare” come si legge nei giornali d’epoca. In quel torneo realizza 14 gol in 19 presenze: ne segna 4 ai malcapitati vecchi compagni del Grifone, surclassati 8-0. Il Genoa chiude il torneo al terzo posto del girone finale Nord dietro Inter (che poi vincerà il Campionato nella finale contro il Livorno) e Juventus. Le sue indubbie qualità non sfuggono a Giuseppe Milano, l’ex colonna della Pro Vercelli con la quale ha vinto cinque campionati, che dal marzo 1920 è stato designato come CT della nostra Nazionale da un’apposita Commissione Tecnica la quale, incaricata dalla FIGC, ne segue e dirige ogni mossa. E’ comunque Milano ad andare in panchina, a scegliere la formazione ed a confermare Brezzi in azzurro. Difatti Brezzi ha già esordito in Nazionale il 18 gennaio 1920, sul prato del Velodromo Sempione di Milano, dove i nostri hanno agevolmente superato la Francia per 9 a 4, con Brezzi autore addirittura di una tripletta. Il CT Milano non può fare a meno di lui e lo conferma nei due matches di preparazione ai Giochi: il 28 marzo perdiamo 3-0 a Berna contro la Svizzera ed il 13 maggio impattiamo 1-1 a Genova contro i Paesi Bassi. Non si tratta evidentemente del miglior viatico per la trasferta di Anversa, dove gli azzurri non arrivano certo da favoriti. Il torneo è ad eliminazione diretta: ottavi, quarti, semifinale e finale, che assegna la medaglia d’oro. Per le altre medaglie, in maniera macchinosa, è previsto un mini-torneo di consolazione tra tutte le perdenti dai quarti in avanti.

Al via 14 nazioni visto che Svizzera e Polonia, invitate, rinunciano all’ultimo momento, permettendo a Francia e Belgio, le loro avversarie designate, di accedere subito ai quarti di finale. L’Italia invece deve giocarsela ed il sorteggio è benevolo: il 28 agosto, alle 15.20, all’Ottenstadion di Gand, affrontiamo l’Egitto, con Brezzi titolare al centro dell’attacco. Non sembra un avversario temibile e la partita si mette subito bene: al 25’ segna Baloncieri. Ma da questo momento iniziano i problemi: gli egiziani masticano calcio discretamente, non si disuniscono e dopo appena cinque minuti Osman pareggia. Si va al riposo sull’1-1, tra la sorpresa generale. Ci pensa proprio Brezzi a salvare la baracca, realizzando al 57’. I nostri tengono, non senza fatica, il risultato fino alla fine ed accedono ai quarti di finale. Il giorno seguente (!), all’Olympisch Stadion di Anversa, alle ore 15.00, di fronte a circa diecimila spettatori, affrontiamo la Francia e Brezzi rimane al suo posto, centravanti, accanto al cugino Baloncieri. Sembra sulla carta un altro ostacolo non impossibile, visto quando accaduto al Sempione otto mesi prima. Invece stavolta è tutta un’altra storia: dopo 10’ Bard rompe il ghiaccio ed al 14’ Boyer raddoppia. Al quarto d’ora siamo già sotto 2-0, altro che goleada. Ci svegliamo un po’, ma è necessario un rigore di Brezzi al 33’ per ridarci speranza. Dopo 45’ si rimane sul 2-1 per la Francia. C’è ancora tempo e spazio per rimediare, ma al 54’ di nuovo Bard chiude il conto. Gli azzurri accusano il colpo e lasciano ai transalpini l’onore della semifinale. Il torneo ha un esito clamoroso. La finale 1°-2° posto è giocata da Belgio e Cecoslovacchia. I padroni di casa sono sostenuti da un tifo fin troppo scalmanato e l’enorme pubblico viene a stento contenuto dalle forze dell’ordine. Si gioca in un clima intimidatorio per i cechi, con offese e minacce, anche da parte di molti soldati del cordone di polizia (!). L’arbitro fa il resto, favorendo sfacciatamente i padroni di casa, che vanno rapidamente sul 2-0. Per protesta i cechi abbandonano il campo: vengono squalificati e non possono accedere al torneo di consolazione per le altre medaglie. Nessuno ovviamente osa togliere l’oro al Belgio nè tanto meno pensare ad una ripetizione della gara.

Nel torneo di consolazione c’è anche l’Italia, che scende in campo il 31 agosto alle 10 di mattina, all’Olympisch Stadion contro la Norvegia che, a sorpresa, ha eliminato la Gran Bretagna (la quale ha peraltro inviato una compagine di scarsa qualità). Gioca in pratica chi non ha giocato i turni precedenti e Brezzi va in panchina. Vinciamo ma con grandissima fatica: al 40’ Andersen porta in vantaggio gli scandinavi e si rientra negli spogliatoi sullo 0-1. Ad inizio ripresa pareggia Sardi, uno dei migliori goleador del periodo, e ci vogliono i supplementari per derimere la questione: all’inizio del terzo extra-time (in quel periodo difatti ne sono previsti quattro!) Badini ci regala la qualificazione. Siamo dunque in corsa per una medaglia, ma bisogna vincere con la Spagna, avversario tosto e la cui porta è difesa dal giovanissimo ma già portentoso Zamora. Brezzi è di nuovo in campo. Il 2 settembre alle 16.00, all’Olympisch Stadion, purtroppo non c’è partita: una doppietta di Sesumaga (43’ e 72’) ci rimanda a casa con la “medaglia di legno”. Difatti veniamo classificati quarti, grazie anche alla squalifica della Cecoslovacchia. La Spagna guadagna l’argento, superando nella “finalina” i Paesi Bassi (bronzo) per 3-1. L’Italia torna a casa con due vittorie e due sconfitte, un bilancio mediocre per un movimento calcistico in ascesa e che a livello nazionale sta suscitando sempre più attenzione su stampa e tifosi, ma ancora lontano dai vertici europei. Nelle stagioni seguenti Brezzi si conferma grande goleador: passa all’Alessandria, tornando a far coppia col cugino Baloncieri, divenendo perno fondamentale del gioco dei “grigi”, che nel 1920-21 disputano un grande Campionato finendo battuti nella semifinale Nord solo dalla grande Pro Vercelli, che poi vincerà il titolo nazionale. Nelle due annate seguenti Brezzi guida l’attacco dell’Alessandria, per la quale in definitiva totalizza 59 presenze e ben 30 gol (uno ogni due partite). Nel 1923 gioca anche altre due volte in Nazionale, il 4 marzo a Genova contro l’Ungheria (0-0) ed il 27 maggio a Praga contro la Cecoslovacchia, che ci dà una sonora lezione (1-5). Poi però si fa strada una brutta malattia, che lo costringe a lasciare anzitempo l’attività, portandolo rapidamente alla morte, a soli 27 anni, stroncando un grande talento che avrebbe potuto ottenere ancora di più sui campi di calcio.


[1] “GC” sta per Giovani Calciatori. Il club viene fondato a Genova il 1 maggio 1914. Gioca in maglia bianconera a strisce verticali e si scioglierà già nel 1920, venendo poi rifondato come FC Grifone