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BRESCIANI Arturo

Marcellise di S.Martino di Buon Albergo (VR) 25.06.1899 / St. André d'Allas (Francia) 17.06.1948

1924. Ciclismo. 5° Prova a Squadre, 12° Prova Individuale

Nel ciclismo che conta, Bresciani giunge relativamente tardi e passando per l’anticamera degli “indipendenti” ovvero i corridori non tesserati per l’UVI. Si tratta di una specie di limbo, un ciclismo quasi “clandestino” e male organizzato, libero ma spesso senza regole, pieno di entusiasmo ma di livello nettamente inferiore rispetto al movimento ufficiale. Qualcuno però, tra quelli che vincono, riesce poi a compiere il “salto”, trova una squadretta che gli dà una maglia e la bicicletta, magari qualche lira di rimborso e si tessera per l’UVI. Così accade a Bresciani nei primi anni Venti. Sconosciuto ai più, Bresciani sorprende tutti nella primavera del 1924, quando trionfa nella “Coppa del Re” a Padova, giungendo da solo al traguardo, davanti anche a personaggi ben più noti. Si ripete il 25 maggio nella “Novi-Verona-Novi”, dove è grande protagonista: imbastisce una lunghissima fuga vincente (125 km!) con Pancera, dal quale però è battuto allo sprint. Pochi lo considerano, sembra un corridore come tanti, per lo più non giovanissimo (25 anni). Però ha grinta e carattere, è tosto. Qualità tuttavia che non gli consentono di rimanere coi primi nella “Targa Legnano” del 29 maggio, vinta da Ferrario. Chiude comunque ottavo. La giornata di svolta della carriera dell’ancora oscuro Bresciani si sviluppa il 22 giugno quando a Tortona, su un percorso di 180 km, si svolge la prova di selezione olimpica, peraltro tramite una formula anomala. Gli iscritti vengono difatti divisi dagli organizzatori in squadre di 3 uomini che devono percorrere la prova a cronometro (sarà contro il tempo anche la gara di Parigi). La pioggia, le forature, la stanchezza e la disabitudine a tale tipo di competizione falcidiano i concorrenti, che presto rimangono praticamente soli, uno contro l’altro in una gara ad eliminazione dove rifulgono veramente i più “duri”.

Bresciani, partito con Pancera e Pissarelli, vede sparire i suoi compagni dopo neanche un terzo di gara ma insiste con animo indomito e piglio gagliardo. Alla fine vince, ad oltre 33 di media, per una prestazione-monstre che annichilisce la concorrenza: il secondo Negrini è cronometrato con 13’ di distacco. La prova del vincitore è talmente impressionante e sorprendente che sorgono pure dubbi sulla sua regolarità, ma la Giuria ha osservato da vicino il suo incedere ed il successo è più che legittimo, oltre che pienamente meritato. Poichè la prova olimpica individuale è una cronometro, Bresciani s’è conquistato sul campo la maglia azzurra seppur non possegga nessuna esperienza internazionale e possa esser definito “un signor nessuno”. Lo stupore di stampa, tecnici e tifosi pare legittimo. Ma Bresciani si conferma: il 29 giugno con la sua squadra, la “Legione MVSN Verona”[1], ottiene un bel secondo posto nella prestigiosa “Coppa Italia”, cronometro a squadre ancora disputata sul circuito di Tortona, alle spalle degli emiliani del “VS Reno[2]”, con 6’22” di ritardo. Dunque nessuno più si sorprende quella stessa sera quando il Consiglio Direttivo dell’UVI, accogliendo pienamente le indicazioni delle prove di selezione, comunica ufficialmente la lista degli azzurri per la gara olimpica individuale e vede Bresciani tra i titolari. La prova olimpica di ciclismo su strada si svolge il 23 luglio, con partenza ed arrivo allo stadio di Colombes, lungo 188 km a cronometro. Il percorso, vallonato e con tratti in pavè, punta a nord della capitale, attraverso Argenteuil, Pontoise, Gisors, La Feuille e ritorno. La gara è individuale, i corridori partono distanziati di due minuti l’uno dall’altro, ma è prevista anche una classifica a squadre ottenuta dalla semplice somma dei tempi realizzati dai primi tre di ogni squadra. Al via 60 concorrenti di 15 nazioni: ogni paese difatti può presentare un massimo di 4 elementi.

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Oltre a Bresciani i nostri sono Negrini, Ciaccheri e Magnotti. La prova è impegnativa e gli azzurri non sono assuefatti a questo genere di competizione. Non va bene per noi: proprio Bresciani (che ha spinto come rapporto il 46x16) è il migliore dei nostri, nonostante una foratura ad una trentina di km dalla conclusione, ma chiude solo 12°, in 6h41’39”, a 10’48” dal bronzo del francese Hamel, preceduto dal connazionale Blanchonnet (oro) e dal belga Hoevenaers. I francesi, che si sono allenati a lungo sul percorso nei mesi precedenti, dominano tra le squadre davanti al Belgio ed alla Svezia, con l’Italia solo quinta (ad oltre 20’ dal bronzo) e superata anche dalla Svizzera. I piazzamenti, ed i ritardi, degli altri azzurri testimoniano a dovere che molto non ha funzionato in questa prova: Negrini 15° a 17’, Ciaccheri 18° a quasi 20’, Magnotti 20° a 23’. Un forte ridimensionamento per il nostro movimento ciclistico, che pure pochi giorni prima ha visto Bottecchia trionfare al “Tour de France”. Bresciani comunque è, probabilmente, l’unico italiano a meritare la sufficienza. Si comporta bene anche nel Mondiale, disputato ancora in Francia il 2 agosto: chiude 7°, anche se a 15’10” dal vincitore Leducq[3], distacco comunque dovuto anche ad una caduta. Il 10 agosto nel tricolore dilettanti Bresciani finisce 8°, vince il veneto Piccin. Il 17 agosto è poi secondo nella “Genova-Ventimiglia”, battuto da Piemontesi[4] che ai Giochi era stato relegato, forse ingiustamente, al ruolo di riserva. Altra piazza d’onore per Bresciani il 31 agosto nel “GP Industria della Gomma” a Milano, battuto in volata dal convicente tricolore Piccin[5]. Il 14 settembre Bresciani, confermandosi ottimo cronoman, stupisce di nuovo tutti: col lombardo Pissarelli, si aggiudica difatti il “Campionato Europeo a coppie”, disputato a cronometro nei dintorni di Milano, superando avversari ben più qualificati (tra cui pure l’iridato francese Leducq).

Buona la chiusura di stagione: il 21 settembre Bresciani vince la “Coppa Cappellini” a Sesto, superando allo sprint i due compagni di fuga, Pozzi e Sacchi, mentre il 12 ottobre è battuto dal solo Negrini nell’impegnativo “Giro del Sassello”. In una sola stagione Bresciani è dunque salito dalle stalle alle stelle o, se preferite, dalla polvere all’altare. Corridore assolutamente sconosciuto, s’è guadagnato sul campo la maglia azzurra ai Giochi, confermandosi a più riprese, mettendo in mostra caratteristiche ben evidenti: tenace e resistente, non velocissimo ma una sorta di diesel che non teme fatica e stress. Caratteristiche che non gli permetteranno però di emergere più di tanto tra i professionisti, dove corre (sin dal 1925) per dieci stagioni, vestendo per vari anni la prestigiosa casacca bianco-celeste della “Bianchi”, spendendosi anche nel ruolo di gregario ed ottenendo il suo principale successo nella tappa Pescara-Pesaro del “Giro d’Italia” nel 1927[6]. Propio al “Giro”, grazie alla sua regolarità da diesel, aveva chiuso l’anno prima sul gradino più basso del podio, dietro due grandi campioni come Brunero e Binda. Il 4° posto nella “Sanremo” del 1927 rimane il suo miglior risultato in una classica-monumento mentre a fine carriera si cimenterà anche nel mezzofondo su pista, partecipando senza fortuna ai Mondiali del 1933. In sostanza una carriera più che dignitosa, per un corridore solido, granitico, indefesso, anche se poco vincente.


[1] Con lui gareggiano G. Pancera, Recchia e Dolci

[2] La compagine vittoriosa è costituita da Bonvicini, Simoni, Landuzzi e De Rigo: nessuno di loro viene selezionato per i Giochi

[3] André Leducq, francese, nato a Saint-Ouen il 27.02.1904. Corridore completo, di classe e temperamento, sarà grande tra i professionisti dove vincerà due edizioni del “Tour de France” (1930 e 1932) oltre a Parigi-Roubaix 1928 e Parigi-Tour 1931. Al suo attivo anche Criterium National 1928-1931 e ben 25 tappe al “Tour”

[4] Domenico Piemontesi, nato a Boca (NO) l’11.01.1903, otterrà una trentina di successi tra i professionisti. Temerario e combattivo, generoso e gagliardo, soprannominato “ciclone” proprio per la sua irruenza in corsa. Nel 1933 vincerà il “Lombardia” dopo una lunghissima fuga. Tra le sue vittorie anche 11 tappe al “Giro d’Italia” (dove giunge 2° nel 1929), Giro dell’Emilia 1927, Milano-Modena 1927 e Tre Valli Varesine 1932. Bronzo iridato nel 1927, alle spalle di Binda e Girardengo (4° Belloni), per un irripetibile trionfo italiano

[5] Alfonso Piccin, nato a S. Martino di Colle Umberto (TV) il 04.09.1901. Tra i professionisti inizialmente si limiterà a compiti di gregariato per Bottecchia, di cui era amico fraterno nonchè compaesano, ottenendo poi il suo principale alloro nel “Giro dell’Emilia” 1928. Il secondo posto nel “Lombardia” 1927 è il suo miglior risultato in una classica-monumento. Morto a 31 anni in un incidente motociclistico

[6] Batte in volata i tre compagni di fuga, nell’ordine Negrini, Brunero e Pancera