BRAMBILLA Emilio
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Milano 26.06.1882 / Varese 17.10.1938
1908. Atletica Leggera. Eliminato Primo Turno 200 m. Piazzamento sconosciuto Lancio del Giavellotto
Vero, e poco comune, esempio di atleta a 360 gradi, sportsman nel senso anglosassone del termine, poliedrico, in grado di ben figurare in diverse specialità, dalla velocità pura ai salti agli lanci. Milanese purosangue, popolarmente noto come “Billa”, sempre fedele ai colori della gloriosa “Forza e Coraggio” con la quale muove i primi passi sportivi come ginnasta. Intorno ai vent’anni passa poi all’atletica, praticando diverse specialità anche nei saggi e concorsi ginnici: i salti ed i lanci cadono infatti in quel periodo sotto l’egida della Federazione Ginnastica. Il suo primo risultato significativo arriva nel 1900, a 18 anni, con il successo nel Campionato Sociale dei 100 m. L’anno seguente, accumulate esperienze variegate in più discipline, al meeting dell’Esposizione sportiva di Milano si impone nell’asta, nel lungo e nell’alto, saltando in quest’ultima prova 1,70m, ma aiutato dalla pedana elastica come si è soliti fare in quel periodo. In quel 1901 vince alto e lungo anche al concorso ginnico di Lodi. Nel 1902 al concorso ginnico per l’Esposizione di Torino vince la prova di salto con l’asta, superando i 3,0m. Risultato bissato a Gallarate, mentre a Lodi si impone nell’alto che lo vede protagonista di primo piano negli anni seguenti (nel 1903 vince al concorso ginnico di Milano e nel 1905 in quello di Vercelli). Fondamentalmente però Brambilla è atleta poliedrico: nel 1904 vince la “gara atletica”[1] al concorso ginnico di Firenze e l’anno seguente domina quella di Vercelli. Ma Brambilla, spesso accompagnato in gara dal fratello Luigi (buon astista con personale di 3,50m), si esprime al meglio anche nella velocità, in cui guadagna diverse prove sui 100 (la prima a Crema nel 1902) ed è 3° ai tricolori del 1906. Si disimpegna con successo pure in due specialità anomale come il pentathlon (che in quel tempo, erede della “gara atletica”, prevede pure la lotta greco-romana) ed il salto in lungo “da fermo”. In queste due prove vince a Roma, ai primi di aprile, l’apposita gara di selezione per i Giochi “intermedi” di Atene del 1906: nel lungo salta 2,96m e nel Pentathlon supera Ciappei nella finale di lotta, alla presenza del Re. Manca invece la qualificazione nei 100, nel disco e nell’alto, giungendo sempre secondo. Ad Atene però non brilla: il 25 aprile giunge 16° nel salto in lungo “da fermo” (dove vince il formidabile Ewry[2]), a 30 cm dal bronzo, e due giorni dopo è 19° nel pentathlon “ellenico”[3], vinto dallo svedese Mellanders, dove guadagna la quinta posizione nel lungo, ma poi cede di schianto nelle altre due prove (corsa e disco), non venendo ammesso alla fase finale.
Brambilla stempera la delusione con il bel successo nel Concorso Ginnico di Milano dove si aggiudica la prova di pentathlon reale[4]. In questa annata stabilisce pure il suo personale nell’alto con 1,85m (con pedana). In un’altra gara, all’Arena di Milano, batte il forte Barozzi sui 100, soffiandogli la vittoria proprio sul filo di lana. Nella velocità però cede spesso il passo agli avversari, in particolare lo stesso Barozzi e Torretta che, sempre in quel 1906, nell’ordine lo precedono sia nei tricolori della FPI sia nei Campionati Federali della FGNI (con prove atletiche) di Vigevano. L’anno seguente non è dei suoi migliori: all’annuale Concorso Ginnico, tenutosi stavolta a Venezia, nel pentathlon cede in finale al più robusto Masprone che lo supera nel decisivo incontro di lotta. Probabilmente Brambilla disperde troppe energie, gareggiando su più fronti e trovando sempre avversari più specializzati e difficilmente superabili come gli accade a Novara sui 350 m quando è battuto nettamente da Barozzi. Data la sua versatilità, primeggia soprattutto nelle prove multiple: nel Concorso Nazionale organizzato a Milano dalla “Forza e Coraggio” vince la combinata alto-lungo e la “gara speciale” che somma i lanci di disco, giavellotto e pietra. Si rivede nel 1908 ai tricolori di Roma che valgono anche come selezione olimpica: giunge 2° sui 100, superato dal grande Barozzi, guadagnandosi comunque il viaggio a Londra dove, quasi come premio alla sua versatilità, viene pure iscritto al lancio del giavellotto. Quest’ultima selezione lascia in verità alquanto perplessi, non avendo Brambilla recenti risultati significativi nella specialità: sembra quasi una sorta di convocazione “ad honorem”, fomentata probabilmente da qualche influente dirigente e favorita dal fatto di essere già stato iscritto ai 100. Come a dire: già che è lì, può fare anche un’altra gara. L’avventura olimpica di Brambilla però, quasi a confermare le perplessità della vigilia, non è delle più brillanti: il 15 luglio gareggia nel giavellotto (oro allo svedese Lemming), ma il suo piazzamento è ignoto anche se non arriva certamente nei primi dieci e dunque la prova appare insufficiente. Il 21 luglio poi Brambilla termina 5° (ed ultimo) nella batteria dei 200 (vince il canadese Kerr, futuro oro) e viene subito eliminato. Esibizioni dunque sotto tono. Dopo i Giochi, Brambilla continua a gareggiare, con un certo successo e con la consueta versatilità: nel concorso di Piacenza vince difatti il pentathlon reale oltre al salto in alto, con il 2° posto nel lungo. Ottiene anche il primato italiano nel salto in alto, con 1,75m, ribadito nel Concorso Ginnico di Vigevano dove vince pure nel lungo. Il 1909 è annata di transizione ma nel 1910, dopo il secondo posto nel lungo al concorso ginnico di Genova, sui 110hs fa suo il titolo lombardo a Bergamo e soprattutto il tricolore a Milano. L’anno seguente ottiene il suo personale nell’alto “da fermo” con 1,30m, ma soprattutto nel concorso ginnico di Torino (dove è 4° nel pentathlon reale) salta nel triplo 12,90 m, misura che gli vale un altro primato italiano. Nella stessa competizione vince anche il salto in alto ed è secondo nel lungo.
Disertate le selezioni per i Giochi di Stoccolma, si rivede soltanto nell’ottobre del 1912 quando vince nell’alto al concorso ginnico di Seregno. Sono questi però i suoi ultimi squilli di rilievo, anche se continua a gareggiare praticamente fino alla Prima Guerra Mondiale. Nei tricolori del 1913, i primi con salti e lanci sotto l’egida della FISA, giunge secondo nell’alto. Pochi giorni prima, sfruttando l’assenza del decathleta Butti e contro avversari ben più giovani, aveva maramaldeggiato ai Campionati Lombardi, vincendo disco, peso, giavellotto, pietra ed alto. L’anno seguente, pur non vincendo più, è spesso con i migliori: ai tricolori è secondo nel getto della pietra e terzo nell’alto. Poi con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, dove è militarizzato in fanteria, lascia l’attività agonistica. Valido atleta, è ancor più valido come tecnico e dirigente. Studioso appassionato, si dedica alla teoria dell’allenamento e del gesto atletico, ricoprendo anche importanti incarichi federali nella FISA (l’attuale FIDAL) e favorendo in particolare la nascita e lo sviluppo in Italia dello sport femminile organizzato. Fautore della “modernità”, si fa promotore della realizzazione di impianti sportivi all’avanguardia tra cui il Campo Radaelli di Via Gallura a Milano, nato nel 1922, ancora oggi esistente e gestito, come allora, dalla “Forza e Coraggio”. Inoltre si dedica all’attività, non semplice soprattutto in quel periodo, di starter. Nel 1929 Brambilla pubblica un importante manuale teorico, di oltre 400 pagine, dal titolo “L’Atletica Leggera – Corse, salti, lanci” che farà epoca e servirà a lungo come base di apprendimento e confronto per migliaia di atleti e tecnici. Stimato da tutti, chiamato “cavaliere” in segno di rispetto, muore improvvisamente all’Ospedale di Varese dove viene ricoverato d’urgenza per un attacco di appendicite mentre sta trascorrendo qualche giorno di vacanza nella sua villa-rifugio di Malnate.
[1] La “gara atletica”, organizzata all’interno dei concorsi ginnici, comprendeva più prove, molto variegate: corsa, salti, lanci e perfino incontri di lotta. Sarà poi sostituita e surclassata dal cosiddetto Pentathlon Reale che inizierà ad emergere intorno al 1905
[2] Ray Ewry, statunitense, nato a Lafayette il 14.10.1873. Il più grande saltatore dei primordi, detto “la rana umana” per le sue prestazioni eccezionali nei salti “da fermo” ovvero senza rincorsa. Afflitto dalla poliomielite da bambino, grazie ad una serie infinita di esercizi appositi ed alla ginnastica “isometrica”, torna a camminare. Avendo fortificato a dismisura le gambe, ottiene risultati strepitosi nei salti da fermo: 3 ori a Parigi nel 1900 (lungo, alto, triplo e nello stesso giorno!), tre a St. Louis (le stesse di Parigi) e due a Londra (alto e lungo) ai quali si devono aggiungere i due ori di Atene 1906 (lungo e alto). Un record di 8 ori individuali (+ 2), battuto solo da Phelps un secolo dopo
[3] In questa gara le cinque discipline sono: lungo “da fermo”, disco “alla greca”, giavellotto, corsa (192 m, lo “stadio”) e lotta
[4] Rispetto al Pentathlon “ellenico”, questa gara prevede il salto “misto” (combinata alto+lungo con rincorsa e con pedana) al posto del lungo “da fermo” e la corsa di 120 m invece dello “stadio”