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BOTTURA Oprando

Villa Poma di Borgo Mantovano (MN) 25.01.1896 / deceduto ottobre 1961

1920. Atletica Leggera. 17° Lancio del Giavellotto

botturaDal fisico imponente e ben strutturato, si dedica subito ai lanci ed inizia a segnalarsi intorno ai 18 anni di età, disputando diversi concorsi ginnici con la mitica “Virtus” bolognese, gareggiando soprattutto nei lanci, dove però trova spesso avversari più forti. Nel 1915 tuttavia le cose cambiano. Innanzi tutto con la guerra che, per circa due mesi, blocca l’intera attività sportiva. Se ne riparla in piena estate e Bottura “esplode” il 25 luglio: sul campo dell’US Milanese, nella prima prova importante dall’ingresso nel conflitto del nostro paese, appositamente organizzata dalla FISA per gli “juniori” (che data la giovane età non sono ancora stati chiamati alle armi), Bottura vince nel getto del peso, con 11,15 m. Ma è molto più importante ciò che accade nel giavellotto “impugnato”[1]: con 41.46m Bottura stabilisce il nuovo primato italiano. In un certo senso, dati i tempi, questo risultato assume un significato simbolico e viene commentato anche come una sorta di “rinascita” del nostro sport, che inizia ad essere falcidiato al fronte. Bottura pare una forza della natura e si dedica anche al nuoto: ad agosto vince una gara sociale. Ma il suo terreno preferito rimangono i lanci. Si conferma il 10 ottobre, di nuovo sul campo dell’US Milanese, quando rivince il giavellotto impugnato ma è solo quarto nel “libero” (dove Tugnoli stabilisce il nuovo record italiano), secondo nel lancio della pietra e terzo nel peso, entrambi dominati dal “solito” Tugnoli, punto di riferimento anche per lo stesso Bottura.

Nel 1916 Bottura gareggia poco, complice anche la ridotta attività sportiva causa la guerra, dedicandosi peraltro anche al nuoto: a fine agosto giunge secondo nel Campionato Emiliano di 100 e 300, a Bologna, battuto in entrambe le prove da Piccini. Poi gli obblighi militari non gli consentono ulteriori gare. Al termine del conflitto rientra in campo e, essendo ancora sotto le armi perchè la smobilitazione avviene con molta lentezza, viene selezionato per i “Giochi Interalleati” di Parigi, prima grande manifestazione polisportiva internazionale dopo sette anni e riservata ai soldati degli eserciti vincitori la guerra. Le autorità militari fanno le cose per bene, organizzando al meglio la spedizione, con tanto di ritiro collegiale ad Arma di Taggia e inserendo come supervisore Cesare Tifi, vecchio marpione dello sport italiano. In Francia inviamo ben 120 atleti. Bottura è tra questi ma la sua prova è anonima: nel giavellotto non riesce a qualificarsi per la finale e viene subito eliminato. Rientra alle gare in Italia solo il 31 agosto, nel meeting di Brescia, ma non va oltre il terzo posto nel giavellotto, alle spalle di De Lorenzi e Tirelli. Per l’intero mese di settembre si allena a fondo e l’11 ottobre coglie a Milano, sul campo di Via Goldoni (dove l’Inter gioca le sue partite casalinghe) il titolo tricolore nel giavellotto “impugnato”. Il giorno seguente è invece quarto nel giavellotto “libero”, dove vince Tugnoli. Il 5 novembre, a Roma, Bottura vince il titolo nazionale militare nel getto del peso. Inizia alla grande il 1920, cruciale stagione olimpica: il 28 marzo a Busto lancia il giavellotto a 43,78m, ottenendo il nuovo primato italiano, battuto da lui stesso poi a Ferrara il 13 maggio con 47,40m. Bottura, ormai è chiaro, è il più forte esponente italiano nel lancio del giavellotto e lo conferma ad Udine il 13 giugno, nella prima prova di selezione olimpica: lancia a 43,91m. Successo bissato 14 giorni dopo a Forlì. Nessuno può togliergli il viaggio ad Anversa, raggiunta in treno via Modane e Parigi.

Le prove di atletica si svolgono nell’Olympisch Stadion. Bottura gareggia nel lancio del giavellotto, cui prendono parte 25 atleti di 12 nazioni. Le qualificazioni si aprono la mattina del 15 agosto e vengono ammessi alla finali i 10 migliori risultati. Bottura non va bene: con 42,70m chiude soltanto 17°, ben lontano dalla decima piazza ottenuta dallo svedese Lillier con 56,77 m. A 14 metri di distanza dalla misura di qualificazione, è inutile imprecare o recriminare: gli altri si sono dimostrati più forti. Soprattutto gli straordinari finlandesi, che di questa disciplina hanno già fatto una sorta di religione: occupano difatti i primi 4 posti della finale, con Myyra, Peltonen, Johansson e Saaristo. Un trionfo mai visto e che mai più si rivedrà. Bottura può solo cercare di imparare da simili campioni. Assimilati difatti altri dettagli tecnici, il 3 ottobre vince il titolo italiano nel giavellotto a Milano, sul campo dello SC Italia, zona Baggina, nell’apposita riunione dei tricolori di salti e lanci organizzata dalla FISA. Giunge anche terzo nel martello, specialità che esordisce come Campionato proprio in questa occasione. Bottura è in forma e chiude la stagione alla grande: il 17 ottobre a Bologna, sul campo della Virtus, lancia il giavellotto a 47,43m, ottenendo il nuovo primato italiano e la misura, che rimarrà il suo personal best. Studente di Ingegneria, nel 1922 partecipa ai Giochi Universitari di Roma, su scala nazionale: il 18 aprile vince pietra e peso, poi giunge terzo nel giavellotto, specialità in cui il 1 giugno si aggiudica il titolo emiliano a Bologna. Il 22 giugno vince nel giavellotto al concorso ginnico nazionale, sorta di tricolori della FGNI, tenutosi a Trieste. Il 9 luglio a Rovigo domina giavellotto e peso. Ai tricolori di Busto, a metà settembre, giunge secondo nel giavellotto (battuto dal forte Clemente) e terzo nel lancio della pietra, superato da Butti e Biffa. Nel weekend successivo, per una stranezza di quell’annata, i tricolori continuano sul nuovo campo meneghino della “Forza e Coraggio” in Via Trento: Bottura vince nel peso ed è quinto nel martello.

Chiude l’annata con un successo: il 19 novembre al velodromo di Bologna è primo nel giavellotto. Mentre conclude gli studi di Ingegneria, laureandosi brillantemente, continua a gareggiare. Il 10 giugno 1923 all’Ippodromo di Montecatini vince giavellotto e peso. Il 27 luglio a Roma vince la prima “preolimpica” nel giavellotto ed è terzo nel peso vinto da Lenzi. Il 16 settembre a Milano, sul campo di Viale Lombardia, in un’altra “preolimpica”, rivince il giavellotto. E’ ancora valido, ma nel giavellotto non è più il migliore. Oltre difatti al sardo Clemente, primatista italiano, si affaccia anche Laghi, che lo batte il 14 ottobre a Bologna. Tuttavia Bottura non disarma: il 30 marzo 1924 a Bologna si aggiudica il campionato emiliano di peso e giavellotto. Si comporta bene anche nella preolimpionica di Genova, disputata allo stadio comunale tra 12 e 13 aprile: vince il giavellotto (ma manca Clemente) ed è secondo nel martello, superato da Poggioli. Altra battuta d’arresto 14 giorni dopo a Bologna, in un’altra pre-olimpionica: stavolta a batterlo nel giavellotto è Laghi e l’11 maggio, nella selezione di Busto, chiude ancora secondo dietro Clemente. Troppi avversari, zero vittorie: la strada per i Giochi di Parigi si complica. Bottura comunque ci crede ed il 25 maggio a Udine, nel nuovo stadio realizzato appena fuori Porta Venezia, vince il giavellotto. Successo bissato sei giorni dopo a Firenze, anche se in entrambe le occasioni Clemente è assente. Le speranze di Bottura comunque rifioriscono ma per poco. Il 7 e 8 giugno si disputa a Milano, sul campo di Viale Lombardia, la selezione decisiva: Bottura finisce terzo nel giavellotto, superato non solo da Clemente ma anche da Laghi ed i sogni svaniscono. Viene escluso dalla lista per Parigi. Il suo nome però rientra tra i cosiddetti “rivedibili”, in pratica riserve che possono ancora sperare a seguito di eventi fortuiti o prestazioni brillanti. Per Bottura non è così e la delusione è cocente. Non ottiene più risultati significativi.


[1] E’ lo stile adottato anche oggi ovvero con l’impugnatura al centro. Negli anni precedenti e fino ai primi anni ’20 è in vigore lo stile “libero” secondo il quale l’attrezzo viene impugnato in qualsiasi maniera, spesso alla sua “coda” e talora perfino anche con due mani. I due stili non sono integrati e ciascuno ha le sue gare ed i suoi primati. Inoltre esistevano anche gare di lanci “a due mani” ma ciò non significa che si impugnava l’attrezzo con entrambe le mani: invece si lanciava, alternativamente, solo col braccio destro e solo col sinistro. La somma dei due risultati generava la classifica finale. Ai Giochi di Stoccolma del 1912, unica volta nella storia, vennero attribuite medaglie proprio nel “giavellotto a due mani”: vinse il finnico Saaristo