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BORSARI Nino

Motta di Cavezzo (MO) 14.12.1911 / Carlton-Melbourne (Australia) 31.03.1996

1932. Ciclismo. MEDAGLIA D’ORO Inseguimento a Squadre (con Cimatti, Ghilardi, Pedretti)

borsari2Inizia a pedalare come fattorino della farmacia di Cavezzo. Si appassiona alla bici e già a 16 anni si cimenta nelle prime gare. Il suo primo successo è datato 28 ottobre 1928: “Medaglione Piemontesi” a Mantova, gara per Allievi. L’anno seguente è già dilettante e tesserato per la “Nicolò Biondo” di Carpi, una delle compagini dilettantistiche più forti dell’intero panorama ciclistico nazionale. Il 26 maggio 1929 vince la “Coppa Pelliccioni” ad Imola. Il 16 giugno è a Carpi per i tricolori su pista: a sorpresa vince la prova di mezzofondo (corsa a punti) per la sua categoria (V-VI). Inizia a capire come le prove nei velodromi gli si addicano. Però torna alla strada, dove peraltro non pare l’ultimo arrivato. Il 23 giugno difatti vince la “Coppa del Podestà” a Golese. Si rivede due mesi dopo, il 25 agosto, quando a Carpi si aggiudica la “Coppa Gualdi”, una cronometro a coppie, assieme al compagno di squadra Giglioli. Il 1 settembre si impone nel “GP Rovereto”. Il 22 settembre Borsari è battuto allo sprint da Morellini nella “Coppa Lusetti” a Cadelbosco Sopra. Sette giorni dopo, a superarlo è l’esperto Sesenna nel “Circuito Pegognaghese”. Nel 1930 alterna strada e pista, con un certo successo. Il 6 aprile a Carpi vince la prova di velocità. Il 4 maggio chiude all’8° posto la “Targa Legnano”: si tratta di un ottimo risultato perchè la corsa è promiscua, vi partecipano diversi corridori affermati, e Borsari è il più giovane tra i primi dieci (vince Bovet). Il 16 agosto chiude al secondo posto la “Coppa Gualdi” a Carpi, una cronometro di 93 km: lo supera solo Scorticati, per 13”. Una prestazione che lo qualifica anche ottimo passista.

Il giorno seguente a Modena vince un individuale a punti. Il 21 settembre termina secondo il “GP Medolla”, battuto da Ezio Grandi. Finisce invece terzo nel “Criterium d’Autunno” a Salsomaggiore il 19 ottobre: sempre coi primi, cade negli ultimi km. Sette giorni dopo, coglie un bel successo nel “Giro della Provincia di Ferrara”, superando allo sprint il compagno Bergamaschi. Rimane nella città estense, dove il 28 ottobre vince velocità e individuale a punti. Su pista è spesso tra i migliori: il 13 novembre vince l’individuale a Casalmaggiore. Passa un’altra settimana e finisce la sua annata col secondo posto nel “Criterium di Chiusura” a S. Martino dell’Argine, nel mantovano, preceduto allo sprint dall’altro futuro olimpionico Pavesi. Nel 1931 Borsari disputa la prima gara della stagione l’8 marzo, chiudendo al 12° posto la “Ventimiglia-Genova” vinta dallo sconosciuto Roncarati. Poi si dedica alla pista: partecipa senza fortuna alle prove dei tricolori di velocità, a Padova addirittura cade, ma a Carpi il 21 aprile si aggiudica l’individuale a punti. Torna alla strada ed il 17 maggio chiude al secondo posto il “GP Francolino”, battuto allo sprint dal sempre più sorprendente Roncarati. Il 31 maggio a batterlo nella “Coppa Dieci Comuni” è invece Carlotti. Borsari ritrova la vittoria il 14 giugno nella “Milano-Sondrio”, superando in volata un folto gruppo di una trentina di unità. Il 2 agosto vince a Modena una prova di velocità. Continua ad alternare pista e strada: il 13 settembre chiude al secondo posto la “Milano-Genova”, superato in volata dall’Indipendente Firpo, ma risultando primo tra i dilettanti. Inizia ad essere guardato dai tecnici come un giovane promettente.

Il 20 settembre ottiene un’altra piazza d’onore nella “Coppa Città di Carpi”: stavolta a batterlo allo sprint è il corregionale Iori. In volata comunque sa il fatto suo e due giorni dopo vince, superando i compagni di fuga, la “Coppa Collecchio”. Il 4 ottobre termina invece quarto nella “Milano-Sestri” vinta da Scorticati. Sette giorni dopo domina la volata finale della “Coppa Zanardelli” a Brescia, importante gara promiscua cui prendono parte molti Indipendenti tra cui il quotato Bovet, costretto al secondo posto. Più che una promessa, Borsari pare già una realtà. In effetti inizia il 1932 come meglio non potrebbe, aggiudicandosi la folta volata di gruppo che il 13 marzo chiude la “Coppa Caldirola” a Milano: iscritto all’ultimo minuto, trova il varco giusto nel plotone, confermandosi veloce e resistente. Per due mesi sparisce di scena: si rivede il 29 maggio a Crema, dove si impone nel km da fermo, sia pure a pari merito con Pellizzari. Poi viene organizzato un inseguimento a squadre in cui Borsari è affiancato a Bonfanti, Pedretti e Consonni: i quattro sconfiggono, a 47 di media su 4 km, una squadra di sei giovani corridori locali. Si sta iniziando a studiare il quartetto dell’inseguimento da inviare ai Giochi ed i tecnici hanno messo gli occhi anche su Borsari. La decisiva preolimpica si svolge il 26 giugno a Pordenone. Borsari viene inserito in formazione assieme a Ghilardi, Cimatti e Pedretti: i tecnici, su tutti il CT Plinio Turazza ed il supervisore Vittorio Spositi, hanno assemblato la squadra che, dopo vari test nel collegiale di Verona, appare la più omogenea ed equilibrata. Si trovano di fronte cinque avversari (Lusiani, Bambagiotti, Consonni, Sacchi e Costa). Si decide tutto in questi 4km ad inseguimento. Vincono i 4, con circa 100m di margine: la compagine olimpica è fatta. Poi si pensa al viaggio per l’America. Il 1 luglio tutti gli azzurri sono trasferiti su un treno speciale che li porta a Forlì, dove vengono ufficialmente e pomposamente ricevuti dal Duce che li “carica”, augurando loro le migliori fortune nell’agone olimpico. Quindi un altro treno li riporta a Napoli, dove nel pomeriggio del 2 luglio sono imbarcati sul transatlantico “Conte Biancamano”. Qui si allenano come possono, sul ponte della nave, cercando di tenersi in forma e mantenere attiva la muscolatura, soprattutto con piccole corse ed esercizi a corpo libero. I ciclisti sono i più fortunati perchè hanno a disposizione il cosiddetto home-trainer ovvero i rulli che, in cabina o all’aperto, permettono comunque di tenere le gambe in movimento. L’11 luglio arrivano a New York, dove rimangono due giorni tra festeggiamenti vari, accolti calorosamente dalla folta ed entusiasta comunità italo-americana. Il 13 ripartono in treno ed attraversano tutto il continente: Washington, St. Louis, Salt Lake City, sono le tappe che finalmente portano il 17 luglio a Los Angeles. Qui iniziano gli allenamenti di rifinitura ed il quartetto dell’inseguimento perfeziona cambi ed amalgama.

Le gare olimpiche di ciclismo si disputano al “Rose Bowl” di Pasadena. Borsari partecipa all’inseguimento a squadre, cui prendono parte solo 5 nazioni. La medaglia per gli azzurri è già nell’aria prima di iniziare. Con lui gareggiano Pedretti, Ghilardi e Cimatti. Il 2 agosto i nostri mostrano già di che pasta sono fatti: nelle qualificazioni ottengono difatti il miglior tempo, 4’52”9, che vale anche il nuovo record olimpico. Poche ore dopo in semifinale domano facilmente il Canada, quasi una passeggiata, con 10” di margine. Il 3 agosto è finale, contro la ben più solida Francia. Ma anche qui c’è poca partita: gli azzurri ottengono 4’53”0, chiudendo con due secondi abbondanti di margine. Un altro grande trionfo in questa particolarissima specialità: per l’Italia è il quarto oro consecutivo e sempre, ovviamente, con uomini diversi. Un trionfo assoluto. Dopo i Giochi, Borsari passa subito professionista e rimane in USA. Qui gareggia molto a New York, diventando l’idolo del velodromo di Coney Island. Tornato in Italia, alterna pista e strada, dove tenta comunque l’avventura. Tuttavia non raggiunge grandi risultati perchè è soprattutto un passista che soffre le salite anche meno insidiose: nel 1934 chiude al secondo posto la “Milano-Modena”, battuto solo dalla grande Guerra e l’anno seguente si aggiudica il circuito di Reggio Emilia. Partecipa a diverse riunioni su pista dove è buon protagonista. Nel 1936, scritturato dalla “Ganna”, si ritira al “Giro d’Italia”. In sostanza delude le attese, ma su pista può dire la sua e difatti si specializza nelle prove dei velodromi. Alla soglia dei 30 anni tenta l’avventura pure in USA ed Australia, dove lo sorprende lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, rimanendovi sino al termine del conflitto tra qualche traversia (viene pure imprigionato perchè cittadino di un paese nemico) ed avventure varie. Tornato finalmente in Italia, nel 1948 ritenta un improbabile rientro e viene tesserato per la “Bianchi”, ma ormai i bei tempi se ne sono andati. Non si demoralizza: l’Australia gli è rimasta nel cuore, vi ha lasciato molti amici ed il suo spirito imprenditoriale vi ha trovato terreno fertile. Abbandona definitivamente l’Italia ed è la sua fortuna: in Australia si stabilisce a Carlton, un quartiere di Melbourne, dove esiste una popolosa “Little Italy” di cui diventa in breve un importante esponente. Costruisce e ripara biciclette, ma poi l’attività si ingrandisce e vende un po’ di tutto, perfino gioielli. Gli affari vanno bene e Borsari diventa un punto di riferimento per tutti, perfino per i politici locali: stimato e popolare, non lesina aiuti nemmeno economici. Ha fama di mecenate anche e soprattutto per lo sport, non solo il ciclismo. Nel 1956 è tra gli alfieri che indicano Melbourne come città ideale per i Giochi e così è, grazie anche ai suoi appassionati interventi. Ha un occhio per qualsiasi disciplina, dalla boxe al calcio, interviene dovunque vi sia necessità o bisogno di sostegno, in particolare per gli emigrati italiani: per questo è ammirato al punto da venire soprannominato “il re di Carlton”, sobborgo dove si spegne a 84 anni.