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BONOLI Omero

Ravenna 17.09.1909 / Ravenna 17.10.1985

1932. Ginnastica Artistica. MEDAGLIA D’ARGENTO Cavallo con Maniglie

Inizia a gareggiare su buoni livelli intorno ai 20 anni di età. L’8 settembre 1929 a Brescia chiude al nono posto i tricolori juniores vinti da Grimaldi. Nella stessa categoria il 17 novembre termina al quinto posto il “GP Brunetti” a Bologna, appannaggio di Zanelli. Si confronta coi “grandi” il 15 dicembre nel “Trofeo Braglia” a Modena dove consegue la decima piazza (si impone l’emergente Neri). Il servizio militare blocca la sua ascesa. Si rivede difatti solo il 25 ottobre 1931 quando, dopo aver seguito i dettami del maestro Mandrini[1], nei tricolori di Roma chiude nono (primeggia Lertora). Pochi lo conoscono quando il 17-19 marzo 1932 si presenta alle selezioni olimpiche, disputate ancora nella Capitale. Un po’ a sorpresa, ma con merito, riesce ad entrare nella lista dei migliori 12, stilata dal segretario FGNI Corrias e dal CT Braglia. Partecipa così al ritiro collegiale preolimpico dove dai dodici iniziali si deve scendere ai sei prescelti per i Giochi. In realtà la scelta è veramente difficile e complicata e nel ritiro di Monza, nella palestra della “Liberi e Forti”, i selezionatori si accorgono di quanto sia alto il livello dei nostri ginnasti. Si organizzano anche alcune esibizioni, per meglio testare gli azzurri: Biella, Pavia, Monza, Cornigliano vedono grande entusiasmo ed applausi da parte del pubblico. Alla fine, invece dei sei, ne vengono scelti sette ed il settimo è proprio Bonoli che non gareggerà nell’individuale, ma solo nel cavallo con maniglie, attrezzo peraltro indigesto a molti italiani, dove si rivela il migliore nei vari test. Così si può pensare al viaggio in America. Il 1 luglio tutti gli azzurri sono trasferiti su un treno speciale che li porta a Forlì dove vengono ufficialmente e pomposamente ricevuti dal Duce che li “carica”, augurando loro le migliori fortune nell’agone olimpico. Quindi un altro treno li riporta a Napoli dove nel pomeriggio del 2 luglio sono imbarcati sul transatlantico “Conte Biancamano”. Qui si allenano come possono, sul ponte della nave, cercando di tenersi in forma e mantenere attiva la muscolatura, soprattutto con piccole corse ed esercizi a corpo libero. L’11 luglio arrivano a New York dove rimangono due giorni tra festeggiamenti vari, accolti calorosamente dalla folta ed entusiasta comunità italo-americana. Il 13 ripartono in treno ed attraversano tutto il continente: Washington, St. Louis, Salt Lake City, sono le tappe che finalmente portano il 17 luglio a Los Angeles. Qui iniziano gli allenamenti di rifinitura e Bonoli si conferma in grande condizione al cavallo.

Le gare olimpiche di ginnastica si svolgono al mitico ed immenso “Coliseum”. A Los Angeles c’è una differenza importante rispetto ad Amsterdam: le prove sui singoli attrezzi vengono svolte a parte e non all’interno del concorso individuale al quale peraltro, come detto, Bonoli non partecipa. Esordisce difatti l’11 agosto nell’unica gara cui è iscritto, il cavallo con maniglie cui prendono parte 10 atleti di 5 nazioni. Si rende protagonista di una splendida esibizione, soprattutto nell’esercizio libero che lo vede al primo posto della graduatoria. L’ungherese Pellè però si rivela il migliore nel computo globale e Bonoli guadagna comunque uno splendido argento in un attrezzo peraltro che in quell’edizione vede gli altri italiani in grande difficoltà. Il bronzo va allo statunitense Haubold. Per Bonoli, grandissimo specialista del cavallo, una gara ed una medaglia: niente male. Il primo scaglione di olimpionici, con i ginnasti, rientra in Italia il 1 settembre a Napoli e già il giorno seguente tutti dal Duce a festeggiare in pompa magna. Quindi altre premiazioni (compreso il Principe Umberto) e ricevimenti che distolgono gli atleti dagli allenamenti: si fatica a riprendere contatto con la realtà dopo quanto visto in America. I ginnasti si esibiscono ovunque, perfino in Sardegna e Tunisa, tra propaganda ed entusiasmo generale. Bonoli, come molti altri azzurri, torna in gara solo l’11 dicembre a Bologna nel “GP Brunetti” dove chiude quinto (vince il grande Neri).

Il 1933 inizia con una grade tournée della Nazionale per tutta Italia, in particolare al Sud, per festeggiare l’oro olimpico e tenersi in allenamento, ancora sotto la guida di Braglia. Bonoli è della partita, grande entusiasmo ovunque. Nel 1933 sparisce di scena, non si rivede neppure ai tricolori. Ma, dati i suoi trascorsi, viene comunque inserito nella lista dei 24 “azzurrabili”, già compilata dal CT Braglia in vista degli Europei di Budapest, ma con un occhio già rivolto anche ai Giochi di Berlino. A Budapest però andiamo male: Bonoli, molto falloso, si salva solo al cavallo (4°) e finisce lontano dai primi. Gli azzurri, in verità deludenti, chiudono solo quarti, ad otto punti dal bronzo della Germania, superata da Cecoslovacchia e Svizzera (oro). Ai tricolori di Genova, disputati il 7 ottobre, Bonoli si cimenta solo nel “decathlon reale”, che prevede anche prove di atletica (100, peso, asta, fune): chiude quarto alle spalle di Neri, Capuzzo e Fioravanti. E quarto finisce anche nella prima gara del 1935, il “GP Rastelli” disputato a Bergamo il 17 febbraio e vinto da Guglielmetti. L’11 agosto Bonoli vince il titolo regionale. Il 5 e 6 ottobre a Torino chiude al terzo posto i tricolori, alle spalle di Guglielmetti ed Armelloni. 14 giorni dopo, a Bari, finisce terzo nel “decathlon reale”, alle spalle di Neri e Guglielmetti. Entra tra i “probabili olimpici” e segue l’apposita preparazione. Il 6 maggio 1936 disputa Italia-Germania, al Teatro Lirico di Milano: i nostri, male alla sbarra, sono battuti 340,5-336,325 e Bonoli non brilla in modo particolare. La strada per i Giochi diventa in salita. Parte comunque per il ritiro collegiale preolimpico, disputato a Como con sede nella palestra Negretti. Tuttavia non convince il CT, Arturo Brombale, che alla fine non lo inserisce nella lista definitiva degli otto uomini per Berlino. Per Bonoli, ovviamente, è un brutto colpo, ma non demorde e rimane nel giro della Nazionale anche se non coglie risultati eclatanti: nel 1939 finisce nono ai tricolori. La guerra poi blocca la sua carriera: tenta un timido rientro nel 1945, ma ormai ha dato il meglio di sè.

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Il podio del cavallo con maniglie ai Giochi di Los Angeles del 1932. Da sinistra: il magiaro Pelle (oro), Bonoli (argento) e lo statunitense Haubold (bronzo)

 


[1] Medaglia d’oro a squadre nel 1920 e 1924, poi valido istruttore anche a Ravenna per un certo periodo