BONFANTI Carlo
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Milano 07.07.1875 / Pasturo (LC) 07.12.1933
1908. Tuffi. Eliminato Primo Turno Trampolino
1912. Tuffi. Eliminato Primo Turno Trampolino, Eliminato Primo Turno Piattaforma
Milanese purosangue, inizia l’attività sportiva come ginnasta della gloriosa “Forza e Coraggio”. Poi è tra i primi italiani a dedicarsi allo sport dei tuffi, all’inizio del Novecento visto ancora più come originale passatempo per ardimentosi ginnasti-nuotatori che disciplina sportiva vera e propria. Inoltre i singoli tuffi non sono ancora codificati e spesso definiti come “salti in acqua”, con pose ed entrate in acqua anche stravaganti. Qualcuno si butta anche vestito da...clown. Milano è la culla italiana dei tuffi, in particolare col Bagno di Diana, signorile stabilimento sorto nel 1842 nella zona di Porta Venezia e ritrovo del “bel mondo” di allora, dotato di un enorme vasca lunga 100 metri e larga 25, molto affollata in estate, con accesso ad uomini e donne rigorosamente separato e la cui acqua proviene dalla roggia Gerenzana. La profondità è variabile, da 80 cm a 3 m, permettendo a qualsiasi nuotatore, più o meno abile, di sviluppare bracciate a piacimento. Lì Bonfanti assiste al primo Campionato Italiano di tuffi, disputato nel 1900[1] che di tricolore però ha solo la qualifica visto che i partecipanti sono tutti...milanesi. Quindi al Bagno di Diana, tuffandosi anche dalla terrazza della costruzione ovvero dall’altezza di sei metri, Bonfanti affina la tecnica e vince diverse gare, compreso (nel 1904) il campionato sociale della “Nettuno”, la compagine milanese fondata nel 1898, pioniera delle specialità acquatiche e dei tuffi in particolare[2]. Bonfanti è un ottimo protagonista della disciplina, rivaleggiando con Capra[3], altro grande specialista di quegli anni, che lo supera nella “Coppa Chierichetti[4]” del 1904, stagione in cui Bonfanti è tra i più applauditi nelle esibizioni che ogni domenica si svolgono, in luglio ed agosto, sempre al Bagno di Diana, con tuffi anche “a capofitto”.
Bonfanti si prende la rivincita l’anno seguente, aggiudicandosi la stessa “Coppa Chierichetti”, tuffandosi dalla terrazza, precedendo Luigi Levati (precursore della specialità e capostipite di una grande famiglia di tuffatori) che in precedenza lo aveva battuto nel Campionato Sociale della “Nettuno”. Ma quel 1905 diventa importante per Bonfanti soprattutto per un altro motivo. Il 15 agosto difatti supera ben 27 avversari in Francia, a Joinville-sur-Pont, nelle acque della Marna, in un prestigioso meeting internazionale delle specialità natatorie (tuffi compresi), pomposamente definito “campionato mondiale” ed organizzato dal famoso giornale “L’Auto”[5]. Bonfanti è primo, applauditissimo dalle decine di migliaia di spettatori presenti, davanti ad un altro italiano, Viglietti, e ad una selva di francesi. Alla fine della gara, per celebrare la sua vittoria, viene pure suonato l’inno italiano (la Marcia Reale). Un grande successo per lo sviluppo dei tuffi, intesi come vero e proprio sport codificato, che prosegue anche grazie ai Giochi Olimpici, in particolare quelli “intermedi” del 1906 (mai riconosciuti ufficialmente dal CIO), dove pure Bonfanti, dopo aver brillato con Capra nelle selezioni (non competitive) di Roma, svoltesi sul Tevere al ponte Palatino tra gli applausi generali, gareggia dalla piattaforma: sono previsti tre salti da tre diverse altezze (4, 8 e 12 m) ma Bonfanti si ritira dopo pochi tuffi e non termina quindi la prova. Dopo la sfortunata parentesi ateniese, Bonfanti continua a rivaleggiare con Capra dal quale viene superato nella “Coppa Nettuno”, nella solita maestosa cornice del Bagno di Diana: in una gara che prevede salti da 3, 5 e 8 metri guadagna la piazza d’onore, disertando la prova del tuffo “a capofitto” dai 12 m. Bonfanti si riscatta alla grande nella prova tricolore, vincendo finalmente il Campionato Nazionale, rimontando con i tuffi “liberi” il grande rivale, primo dopo gli “obbligatori”. Poi però, mentre si dedica pure alla greco-romana ed in inverno allo sci, sembra imboccare la china del tramonto: nel 1907 subisce diverse sconfitte e, nuovamente battuto da Capra nei tricolori di Milano (con soli soci della “Nettuno” al via...), Bonfanti medita propositi di ritiro, preannunciati anche ai giornalisti, che però non credono alle sue dichiarazioni (ed avranno ragione).
Difatti a fine stagione Bonfanti vince a Cannero, sponda piemontese del Lago Maggiore, una prova di tuffi da 3 e 7 metri che rilancia le sue quotazioni e speranze. Inquadrato sempre nella “Nettuno”, Bonfanti si prepara a dovere nell’annata olimpica e nella prima gara della stagione, il 28 maggio 1908, mette subito le cose in chiaro: a Tivoli, nel meraviglioso complesso delle Acque Albule, una serie di vasche termali in un ambiente naturale incontaminato, supera i romani Evangelisti e Kustermann. Selezionato per i Giochi, unico tuffatore italiano, nello stadio di White City partecipa alla prova dal trampolino che prevede tuffi da 1 metro (due) e da 3 metri (cinque), sia obbligatori che “liberi”. Il 15 luglio, a 33 anni appena compiuti, Bonfanti giunge 4° su 6° nella sua poule del turno preliminare e viene eliminato (“passano” i primi due). Da notare che è il più anziano dei 23 tuffatori (di 8 nazioni) in gara. Bonfanti non riesce a stemperare la delusione olimpica nei “tricolori”, tenuti come di consueto al Bagno di Diana da concorrenti...milanesi. E’ il più titolato in gara, atteso da tutti, ma avverte strani malesseri, con giramenti di testa, ed è costretto al ritiro dopo pochi tuffi[6]. Rimessosi presto in sesto, inizia il 1909 con un bel successo all’estero, a Lione, nella piscina del Cercles des Naugers, dove il 21 febbraio si svolge una manifestazione natatoria a favore delle vittime del terribile terremoto che due mesi prima ha colpito lo Stretto di Messina: Bonfanti, tra l’entusiasmo della folla che gremisce il bordo vasca, supera brillantemente il quotato francese Renon. Tuttavia la stagione non è propizia: il mitico Bagno di Diana chiude per lavori di ristrutturazione, cambia gestione e le gare natatorie, tuffi compresi, subiscono un brusco stop. I tricolori sono organizzati ai primi di settembre, ad Intra, sul Lago Maggiore e Bonfanti chiude solo terzo, battuto da Capra (al quarto titolo in sei edizioni) e da Levati. A 34 anni però Bonfanti non demorde.
Nonostante la chiusura del mitico Bagno Diana pregiudichi lo sviluppo ulteriore dei tuffi, con gare organizzate molto raramente, Bonfanti rimane tra i nostri migliori interpreti della disciplina, che però nei primi anni ’10 è alquanto trascurata, perdendo lo spirito e l’entusiasmo dei primordi. Talmente trascurata che Bonfanti, poliedrico e multidisciplinare come peraltro molti sportsmen del periodo, si dedica pure...al rugby. E’ difatti tra i protagonisti della prima, mitica, partita ufficiale di una squadra italiana in questo nuovo sport, il 2 aprile 1911 all’Arena di Milano[7]. I tuffi però rimangono il suo primo amore e, come tale, non si scorda mai. La specialità è fortemente in crisi al punto che nel 1912 non vengono effettuate neppure le prove di selezione per i Giochi di Stoccolma ma Bonfanti, sfidando la Federazione che gli nega il consenso, decide comunque di parteciparvi, a proprie spese ed allenandosi come può nei laghi lombardi. A 37 anni non si può pretendere troppo da lui, comunque coraggioso a mettersi in gioco ed animato dal puro spirito olimpico. In effetti le sue prestazioni non sono certo delle migliori. A Stoccolma le gare si svolgono in una sorta di “stadio del nuoto” posizionato nel braccio di mare, che separa la zona di Ostermalm dall’isola di Djurgarden, nei pressi del ponte Djurgardsbron. Il 6 luglio Bonfanti partecipa alla prova dalla piattaforma, che prevede 2 tuffi da 5 metri e tre da 10 metri. In gara 31 atleti di 9 nazioni. Viene subito eliminato al primo turno, giungendo sesto su sette nella sua poule, totalizzando 28,5 punti contro i 38,3 del primo e qualificato, lo svedese Jansson. I padroni di casa dominano poi la finale, piazzandosi ai primi 4 posti, con lo stesso Jansson al bronzo (vince Adlerz su Johansson). Bonfanti va addirittura peggio due giorni dopo, 8 luglio, dal trampolino la cui prova prevede due tuffi da 1 metro e due da tre metri, obbligatori, e tre “liberi” da tre metri. In gara 18 tuffatori di 7 nazioni. Bonfanti è di nuovo escluso al primo turno, arrivando quarto su quattro nella sua poule, totalizzando solo 46,81 punti contro i 74,64 del tedesco Zurner, oro a Londra nel 1908 ed ultimo qualificato del girone. La finale vedrà il dominio tedesco, con 4 teutonici ai primi 4 posti (vince Gunther su Luber e Behrens, con Zurner quarto).
A 37 anni Bonfanti capisce che ha dato il meglio di sé, ma ha ancora un prestigio da difendere ed al pubblico piace vedere i suoi tuffi. Così il 4 agosto si esibisce ad Iseo, vincendo la gara a pari merito con la tuffatrice milanese Famà[8] che non ha certo paura del confronto col “sesso forte” ed alla quale i giudici non lesinano galanterie. Quindici giorni dopo poi Bonfanti torna a tuffarsi di fronte ad un folto e plaudente pubblico, in occasione dei campionati natatori “di lago” che si tengono ad Incino. Ma ormai la sua carriera volge al termine: nel 1914 si esibisce sporadicamente in tuffi “accademici” durante qualche manifestazione natatoria e la guerra fa il resto. Tuttavia Bonfanti non demorde: il 17 agosto 1919 (a 44 anni!) vince a Como la “Coppa Chierichetti”, basata solo su tuffi obbligatori, che sostituisce il previsto tricolore non disputato causa problemi sulla pedana di lancio, giudicata troppo pericolosa dagli atleti. L’anno seguente, alla fine di maggio, giunge secondo alle spalle del triestino Calz nella gara del Concorso Ginnastico Nazionale a Venezia, con i tuffi organizzati nel Canale della Giudecca. Nel 1920 coltiva il sogno della terza edizione dei Giochi. Per questo partecipa alle apposite selezioni che si svolgono in una località inconsueta, addirittura sulle Alpi Marittime, a Millesimo, in Val Bormida, sulle alture di Savona. Qui difatti esiste una delle rare piscine olimpioniche italiane (dimensioni 50x20 m), realizzata dai munifici proprietari della SIPE che nei pressi ha un’importante fabbrica. La vasca è situata in un complesso sportivo all’avanguardia che rappresenta una specie di “cattedrale nel deserto” e vi confluiscono tutti i più forti nuotatori italiani. I tuffatori concorrenti si contano sulle dita di una mano e Bonfanti ha più di una speranza, ma sulla sua strada trova il sorprendente triestino De Santis che vince dai 3 metri e giunge a pari merito con lui dai 5 metri. L’apposita Commissione Tecnica, sulla quale forse influisce più l’età di Bonfanti che il suo prestigio, invia in Belgio solo De Santis. E’ l’ultima esisibizione ufficiale di Bonfanti che lascia l’attività e passa al ruolo di allenatore, seguendo il settore dei tuffi praticamente per sempre. Muore in Valsassina, nel lecchese, nei pressi di Pasturo, per un infarto durante una gita in montagna.
Un perfetto tuffo a volo d’angelo eseguito da Bonfanti nel mitico Bagno Diana
[1] Vince Ferdinando Bezzi davanti a Giovanni Colombo e Luigi Levati
[2] Il primo concorso di “salti in acqua” si disputa al Bagno di Diana già nell’agosto del 1885: vince Ferdinando Bezzi
[3] Luigi Capra vince nel 1904 il titolo di Campione d’Italia nell’apposita gara al Bagno di Diana, tenuta il 21 agosto ed alla quale Bonfanti non partecipa. Capra rivincerà il titolo italiano nel 1905, 1907 e 1909
[4] Andrea Chierichetti era il direttore del Bagno di Diana nonchè nuotatore, tuffatore e grande organizzatore, prematuramente scomparso alla fine del 1900
[5] Fondato nel 1900 da Henri Desgrange, ex ciclista ma soprattutto attento cultore dello sport ed organizzatore, nel 1903 ha fatto nascere il Tour de France
[6] Vince a sorpresa Luigi Mellerio
[7] Bonfanti si schiera nell’US Milanese, consueta maglia a scacchi bianconera, contro i francesi dell’UA Voironnaise, nel ruolo di “tre quarti”. I transalpini vincono 15-0. Seguiranno altre partite in quel 1911 contro formazioni di giocatori torinesi e genovesi: in questo senso l’US Milanese, che nel 1912 perderà 12-3 a Vercelli contro lo Chambery, costituisce la “madre” del rugby italiano. In realtà la prima partita in assoluto di rugby disputata in Italia risale al 1910 quando a Torino si affrontarono i francesi del Racing Club di Parigi e gli svizzeri del Servette di Ginevra
[8] Elda Famà nel 1913 vincerà il campionato italiano di tuffi sul Lago di Albano. Secondo il rapporto ufficiale dei Giochi di Stoccolma, nel 1912 sarebbe stata iscritta alla gara di piattaforma, ma certamente non andò in Svezia