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BLASI Umberto

Roma 12.10.1886 / Roma 11.07.1938

1908. Atletica Leggera. Ritirato Maratona

blasi umberto1Tra i migliori maratoneti italiani del periodo eroico. Inizia a segnalarsi ventenne, su corse di media distanza: appartenente all’US Tiburtina, nel 1906 vince la “Coppa Esperia” mentre l’anno seguente giunge 2°, alle spalle del forte Pagliani, nella Frascati-Colonna-Frascati e nel “Premio Lazio”. Lo stesso Pagliani, sua “bestia nera”, nel 1907 lo supera anche nel “Premio Esperia” e nel Campionato Laziale sui 20 km, distanza sulla quale Blasi è 4° ai tricolori disputati a Piazza di Siena, a Roma. Inizia il 1908, annata olimpica, con una sconfitta, battuto nel “Premio Lazio” di 20 km dal “solito” Pagliani. Si riscatta nelle prove di selezione per i Giochi, nella natia Roma, dove (all’esordio sulla distanza) il 3 giugno vince la gara di maratona sui 40 km, che funge anche da primo Campionato Italiano della specialità. Perciò è chiamato a disputare la maratona londinese del 24 luglio. Gara entrata nel mito grazie a Dorando Pietri, primo all’arrivo ma squalificato per “aiuti irregolari” ricevuti al suo ingresso in pista quando, sfinito, viene sorretto e spinto dai giudici a varcare la linea del traguardo. Blasi, da tempo, s’è già ritirato, ad un terzo del percorso, presto stroncato dall’insolito caldo umido londinese, in una gara dove non è mai stato protagonista. Lo sarà invece negli anni a seguire, sia su strada che su pista, anche se la fine della stagione 1908 gli riserva solo delusioni: è infatti solo 7° nella maratona di Milano, grande manifestazione organizzata sullo slancio della prova londinese entrata già nel mito, e giunge 2° sia nel “Giro di Chiasso” sui 10 km, battuto da Giovanoli, che nel “GP Milano” di 23 km, superato da Zanti[1] che lo costringe alla resa anche a Lugano. Nel finale di stagione Blasi torna alla vittoria nel “Giro di Luino” e nel 1909 riemerge alla grande, tesserato per il VC Gallarate, cittadina in cui s’è trasferito appositamente e dove inizia l’annata con un 7° posto in un cross-country. Ma poi è un fiorire di ottimi risultati: tra le sue numerose vittorie (“Coppa 5 Giornate” a Milano, la “Maratona Emiliana” a Bologna, una prova di 10 km a Gallarate, una gara a Bergamo di 23 km, la maratona di Colorno) spicca il bis nel tricolore di maratona a Milano, correndo in 2h36’. Chiude l’annata col successo nella “Maratona Ligure” a Genova. Insieme a Zanti (che lo batte nel “GP Pasqua” a Milano), Blasi è il più forte fondista d’Italia.

Nel 1910 tenta l’avventura del professionismo e va pure in America, ma non ha grande successo: secondo nella maratona di Newark, viene poi difatti ripetutamente sconfitto da Pietri, che riesce a battere una sola volta, e da Zanti. Tornato dilettante, si rivede nel 1911 a sprazzi (4° nel cross-country di Omegna), ma spesso le sue prestazioni sono anonime al punto che nel gennaio 1912 decide di tentare la fortuna in Libia, appena conquistata dalle nostre truppe, non solo per gareggiare ma anche per lavorare in una ditta di costruzioni. Rientra presto in patria e si dedica al ciclismo, senza risultati significativi. A dicembre del 1913 torna a Roma, con tutta la famiglia, e decide di riprovare con la corsa, prendendo lo spunto dal fratello minore Ettore, che sta comportandosi con onore a livello nazionale. Umberto ha 27 anni ed è nel pieno della maturità atletica, può forse ancora dire la sua. Si tessera con la SS Macao, riprende ad allenarsi con vigore ed a fine settembre si ripresenta ai tricolori, disputati sulla pista dell’US Milanese, sui 20 km: coglie un buon terzo posto alle spalle di due specialisti come Speroni e Bausola. Continua ad allenarsi con un obiettivo ben preciso: i tricolori di maratona del 29 novembre. Intanto ha lo stimolo del fratello, che lo pungola a dovere: il 19 ottobre Ettore difatti è l’unico a superarlo, non senza sorpresa, nel Campionato Romano dell’Ora. I due si accordano: Ettore “allenerà” Umberto, che difatti il 15 novembre vince la maratonina di Roma (25 km), scortato per metà percorso proprio dal fratello che poi, esaurito il suo compito, si ritira. Umberto raggiunge così la forma perfetta ed il 29 novembre a Legnano, nella nebbia che avvolge la brughiera ed intorpidisce i muscoli, dimostra tutta la sua classe. Lascia sfogare all’inizio Speroni e Benedetti[2] e quando poi il primo, rimasto da solo al comando, entra in crisi a 10 km dalla conclusione, lo raggiunge e lo lascia sul posto ai meno 6. Blasi coglie così il tris nel tricolori di maratona, tra l’altro con l’ottimo tempo di 2h38’, considerato primato italiano, sui canonici 42 km. Siamo di fronte ad un campione ritrovato. All’inizio del 1915 Umberto gareggia nei cross, ma coglie solo piazze d’onore: il 17 gennaio dietro al fratello a Napoli ed il 21 marzo a Roma alle spalle di Felice. Il 25 aprile torna alle corse su strada e vince il “Giro dei 5 Ponti” nella Capitale, dove il 2 maggio è battuto dal sempre valido Pagliani in un 5mila.

Lo scoppio della guerra blocca l’attività: Blasi è inquadrato nel Genio ma, di stanza a Roma, ha più spazio di altri per allenamenti e gare. Il 2 luglio è primo nel “Doppio Giro del Testaccio”. Nel 1916 la sua situazione non cambia di molto: tesserato per la “SS Testaccio”, il 12 marzo vince la gara di 6.2 km organizzata a Porta Pia dal “Veloce Club XX Settembre”. Poi però la guerra non gli consente un’attività regolare. Si ripresenta alle gare sporadicamente nel 1919, accanto al fratello. I due sono protagonisti della “Maratona Flegrea” del 14 settembre, da Sorrento a Napoli: Ettore va in testa sin dalla partenza, Umberto controlla gli inseguitori. Ma nella seconda metà di gara cedono entrambi e si ritirano. Cinque giorni dopo, Umberto chiude quarto la “Traversata Notturna di Roma”, appena dietro al fratello. Blasi è tra i favoriti anche della maratona tricolore a Milano del 5 ottobre: a lungo coi primi, Umberto cede nella seconda metà di gara e si ritira. Gareggia, su livelli discreti ma senza toccare i vertici precedenti, fino alla metà degli anni ’20, seguendo anche i fratelli minori (in particolare Ettore, vedi scheda relativa). Nel 1924 cerca addirittura la qualificazione olimpica: nella selezione di Genova il 13 aprile è secondo sui 10mila, battuto solo dal forte Speroni. Ma poi non si conferma ed il sogno parigino sfuma: ai Giochi va invece il fratello Ettore, anche se con risultati alquanto scarsi (si ritira difatti nella maratona). Umberto chiude praticamente qui l’attività. Diventa poi custode di alcuni impianti sportivi romani (come il “Lazzaroni”): muore improvvisamente, a 52 anni, per un malore nella sua casetta presso il Campo Guardabassi (oggi Stadio delle Terme).


[1] Nato a Roma il 09.11.1886 ma trasferitosi presto a Milano e dintorni per correre. Alto quasi 1.90 m e detto per quersto “la giraffa”. Numerose le sue vittorie su strada, soprattutto nel 1908 (tra cui i successi di Busto Arsizio e Lecce), e nel 1912, a suo agio anche nella maratona di cui è uno dei migliori protagonisti italiani a cavallo del 1910. Nel 1909 difatti vince le maratone di Ravenna, Milano e Mantova. Grande rivale di Pietri con cui ingaggia memorabili sfide dirette, riuscendo a terminare in parità (2-2) il confronto

[2] Florestano Benedetti, livornese della Pro Livorno, buon maratoneta negli anni a cavallo della Prima Guerra Mondiale. Già 4° nella maratona di Milano del 1913, tornerà alla grande dopo il conflitto. Nel 1920, causa un’operazione chirurgica e la lenta ripresa, non riesce a qualificarsi per i Giochi di Anversa, ma a settembre vince il titolo nazionale di Maratona che bissa l’anno seguente