BINI Bino
-
Livorno 23.01.1900 / Livorno 05.04.1974
1924. Scherma. MEDAGLIA D’ORO Sciabola a Squadre, Ritirato Finale Sciabola Individuale
1928. Scherma. MEDAGLIA D’ARGENTO Sciabola a Squadre, MEDAGLIA DI BRONZO Sciabola Individuale
Imbraccia presto le armi, allievo del mitico Circolo Fides, sulle orme di Nedo Nadi, che nel 1912 ha vinto l’oro nel fioretto ai Giochi di Stoccolma. Bini è un ragazzetto agile e svelto, molto promettente: nel 1914 brilla al torneo del Club d’Armi Milanese, che in passato ha già rivelato grandi speranze divenuti poi campioni, primo fra tutti lo stesso Nedo. Bini vince nella sciabola ed è 6° nel fioretto, risultando il migliore nella classifica combinata. Molti gli pronosticano un grande avvenire e plaudono alla scuola livornese, in grado di sfornare talenti a ripetizione grazie al maestro Beppe Nadi, padre di Nedo e Aldo, che avrà pure metodi originali e spartani, ma alla fine redditizi. La Prima Guerra Mondiale interrompe tutto. Bini è troppo giovane per andare in prima linea, ma comunque l’attività agonistica di alto livello si ferma per quattro lunghi anni. Se ne riparla solo nel 1919: il 10 settembre Bini termina quinto il torneo di Venezia nel fioretto, il primo appuntamento importante dopo il conflitto. L’anno seguente anela alla selezione olimpica, ma risulta ancora giovane ed acerbo, non dà sufficienti garanzie anche per la sua inesperienza a livello internazionale. Nedo Nadi è il capitano della nostra Nazionale ma anche una sorta di selezionatore occulto: si circonda di schermidori livornesi e di esperti marpioni. Bini ha ancora molto da imparare e deve aspettare il suo turno. Difatti si rivede solo nel 1922 quando il 27 agosto, nei lussuosi saloni del Grand Hotel di Arenzano, vince il torneo di spada a coppie, assieme al genovese De Matteis. Avendo ancora Nadi come “faro”, Bini si ostina a gareggiare ancora con le tre armi, quando invece probabilmente farebbe meglio a concentrarsi su una sola specialità. Nei tricolori del 1923, disputati l’8 giugno nella palestra della “Virtus” a Bologna, non va oltre il 7° posto nella sciabola. I tecnici lo giudicano un valido schermidore, ma discontinuo e lunatico. Cerca di mettere la testa a posto, spinto anche dal maestro Beppe Nadi, per l’annata olimpica 1924: l’appuntamento dei Giochi è troppo importante. Inizia bene: a fine febbraio, nella prima selezione olimpica che si tiene alla Scuola della Farnesina di Roma, è secondo nel suo girone di fioretto, battuto solo da Cuomo. Altrettanto accade nella sciabola dove l’unico a superarlo è Moricca. Nella spada invece non riesce ad emergere. Nelle altre due armi è comunque inserito nella lista dei 30 “probabili olimpici” che possono proseguire a giocarsi il posto per Parigi. Causa un infortunio ad una mano però Bini non riesce a partecipare alla seconda prova di selezione, prevista a Bologna il 16 e 17 aprile. Poco male: l’apposita Commissione Tecnica (della quale fa parte anche Nedo Nadi...) lo inserisce comunque d’autorità tra gli schermidori autorizzati a partecipare alla decisiva prova, a Milano. Qui, nei locali della gloriosa “Società del Giardino”, Bini chiude al terzo posto il girone finale, superato da Moricca e Bertinetti, ma guadagnandosi una meritata maglia azzurra nelle due competizioni di sciabola, come indicato dal CT Flauto.
Le gare olimpiche si svolgono nel famoso Vel d’Hiv, il Velodromo d’Inverno dove spesso si tengono prestigiose prove ciclistiche. Bini partecipa al torneo di sciabola a squadre cui prendono parte 14 nazioni. Si inizia il 12 luglio, col primo turno dove i nostri battono la Cecoslovacchia 11-5 e la Grecia 14-2. Bini sale in pedana solo in questo secondo match, perdendo un incontro (3-4 con Georgiadis) e vincendo gli altri tre (4-1 a Kotzias, 4-2 a Triantafyllakos e 4-0 a Nikolopoulos). Il giorno seguente tocca ai quarti di finale, dove Bini rimane in panchina: vinciamo agevolmente, 12-4, con gli USA, ma fatichiamo parecchio a domare gli ostici belgi. L’incontro difatti si chiude sull’8-8 e prevaliamo solo per il computo delle stoccate. Poichè anche l’Ungheria vince con Belgio ed USA e visto che passano due squadre, diviene superfluo il match con i magiari, che difatti non viene disputato. Il 14 luglio situazione analoga in semifinale. L’Argentina è superata sia dall’Italia, 14-2, che dalla Cecoslovacchia e dunque non incontriamo i boemi. Bini stavolta è della partita, con un buon comportamento: vince tre incontri (4-1 a Casco, 4-1 a Torres e 4-2 a Merlo) e ne perde uno (con Sola 3-4). Siamo in finale e Bini torna in panchina. Vinciamo, non senza fatica, con i Paesi Bassi 9-7, superiamo agevolmente la Cecoslovacchia 11-5 ed il match decisivo è, come da tradizione, contro l’Ungheria. Incontro equilibratissimo: finisce 8-8 ma stavolta il computo delle stoccate ci premia, 50-46. Medaglia d’oro! Ed a svantaggio degli odiati magiari con cui, da tempo, è in atto una fiera polemica, acuitasi proprio in questa edizione dei Giochi. Bini, pur essendo poco impiegato, ha svolto pienamente il suo compito, dimostrandosi all’altezza della situazione, confermando la grande scuola livornese di cui è un altro ottimo rappresentante. Bini ci riprova nel torneo individuale di sciabola, cui prendono parte 47 schermidori di 15 nazioni. Si parte il 16 luglio e Bini giunge quarto nella sua poule elminatoria, vinta dall’argentino Casco, passando comunque il turno. Vince tre assalti (con lo stesso Casco, l’altro argentino Rolando ed il danese Munck) e ne perde altrettanti (col belga Maes, lo statunitense Gignoux e l’olandese Ekkart). Il giorno seguente è semifinale e Bini domina, perdendo un solo incontro (col francese Coneaux). Supera sette avversari: il danese Oslier, gli ungheresi Garay e Tersztyanszky, l’argentino Merlo, il belga Maes, gli uruguayani Rolando e Mendy. Il 18 luglio tocca dunque alla finale e qui accade un altro patatrac. Gli ungheresi temono gli italiani ed i giudici sono dalla loro parte. Gli italiani però, forse, esagerano coi tatticismi: in finale sono quattro su dodici e casualmente i primi assalti si svolgono proprio tra azzurri. Bertinetti, Sarrocchi e soprattutto Bini, fin troppo platealmente, lasciano campo libero a Puliti, leader designato. Prassi consueta in quel periodo a livello internazionale, niente da stupirsi: si cerca sempre di favorire l’uomo più forte. Ma Bini, probabilmente, oltrepassa il limite ed interviene il famigerato giudice magiaro Kovacs, che chiede il richiamo dell’azzurro per scarso impegno. Gli animi si esasperano, volano parole grosse, Puliti minaccia il giudice, che insiste ed arriva la squalifica per l’azzurro. Scoppia il finimondo e volano altre cose, sedie comprese. Si sfiora la rissa generale tra l’incredulità di molti. Alla fine rimane la squalifica per Puliti e gli altri tre azzurri si ritirano per protesta. Si ripete in pratica l’episodio del fioretto a squadre, dove già i nostri avevano abbandonato in finale, accusando i giudici di partigianeria nei confronti degli italiani solo perchè “fascisti”. Un’altra medaglia buttata al vento per orgoglio e spirito patriottico, con la politica che, neanche troppo velatamente, fa capolino nei Giochi. L’oro va, dopo spareggio, all’ungherese Posta sul francese Ducret e l’altro magiaro Garay. Schermidori, peraltro, in precedenza ripetutamente battuti dagli azzurri. Puliti non demorde nella sua sanguigna polemica e, addirittura, si arriva al duello con Kovacs. I due si battono il 12 novembre 1921 a Nagykanizsa, cittadina ungherese prossima al confine jugoslavo. Il duello dura un’ora, con Kovacs che viene ferito più volte finchè tutti capiscono che è meglio chiuderla lì. Un episodio increscioso al quale i Giochi hanno fatto da catalizzatore, ma che con gli ideali olimpici ha niente da spartire. Bini, invischiato in questa querelle, non può far altro che assoggettarsi al volere generale.
Si rivede solo nel 1925. Il 24 maggio chiude al 4° posto la “Coppa Belloni” di fioretto a Cremona, sopravanzato da tre uomini di primo piano come Terlizzi, Chiavacci e Carniel. Due giorni dopo, nella stessa sede e con la stessa arma, è 6° nel torneo internazionale vinto da Chiavacci. Predilige decisamente la sciabola e difatti il 29 maggio, ancora a Cremona, chiude al secondo posto l’apposito torneo, superato solo da De Vecchi, col quale perde per una stoccata. Ma è ottimo anche con la spada tant’è vero che il giorno seguente, nella stessa sede, vince l’apposito torneo davanti a Minoli, confermandosi schermidore completo e tra i primi in Italia. Difatti si ripete tra la fine di settembre ed i primi di ottobre quando, nella sua Livorno e favorito dall’assenza del grande Puliti, si aggiudica i titoli regionali di fioretto, spada e sciabola. Il 17 dicembre si batte al Teatro della Pergola di Firenze, in un’importante esibizione alla quale partecipano pure i fratelli Nadi: Bini con la spada supera nettamente il quotato francese Trambert 10-5. Ai tricolori di Ancona, disputati tra il 4 e 8 gennaio 1926, Bini brilla anche se, tormentato dal mal di schiena, non è al meglio: 2° nella spada, battuto solo da Minoli, 4° nella sciabola (vince Sarrocchi), 6° nel fioretto (appannaggio del giovane Guaragna). Pochi possono competere con lui per completezza e gestione delle tre armi. Il 9 gennaio, ancora ad Ancona, Sarrocchi vince anche la “Coppa Pontenani” di sciabola, dove Bini chiude al quinto posto. Bini si rivede il 26 febbraio a Torino, in un’esibizione, dove con la sciabola da combattimento supera Fossati 10-8. Un mese dopo, il 29 marzo, è a Nizza dove chiude al terzo posto il torneo di spada, superato dai francesi Bouchard e Piqueval. Bini è schermidore completo e viene selezionato nella compagine italiana per la “Coppa Bretagnat” di fioretto a Nizza il 30 marzo: con lui Anselmi e Minoli. Battuta la Francia con un sofferto 5-4, i nostri superano 6-1 il Belgio e guadagnano il trofeo. Bini torna in pedana il 6 giugno nel prestigioso “Trofeo del Littorio” di sciabola a Cremona: chiude ottimo secondo, battuto solo dal sempre grande Puliti. Ritrova il fioretto a Budapest, nei Campionati Europei: il 27 giugno chiude buon quarto nel torneo d’oro di Chiavacci. Il 19 luglio è a Venezia, dove si disputano i tricolori, nel sontuoso teatro “La Fenice”. Bini lotta alla grande nel torneo di sciabola, dove a decidere la contesa è un equilibratissimo ed emozionante match con Sarrocchi che, sul 4-4, riesce a piazzare la stoccata vincente. Bini così deve accontentarsi del secondo posto. Domina invece il prestigioso torneo di sciabola ad Ostenda, dove i nostri superano tutti anche nella classifica a squadre. Bini inizia alla grande il 1927. Tra il 10 e 13 gennaio è difatti grande protagonista del “Trofeo Città di Napoli”, disputato nella Sala Maddaloni: vince la sciabola senza perdere un assalto, è secondo nel fioretto (battuto solo da Terlizzi) e 5° nella spada, confermandosi in grado di tenere testa a chiunque nelle tre armi. L’11 febbraio nel prestigioso torneo di sciabola a Vienna è battuto solo allo spareggio dall’ungherese Petschauer. Un mese dopo, il 14 marzo, vince a Praga nella sciabola. Il 24 marzo, al Teatro Lirico di Milano, in una grande esibizione definita preolimpica, con la sciabola è battuto 9-10 da Sarrocchi, al termine di un assalto tiratissimo. Il 5 luglio a Cremona si impone nel torneo di sciabola. Il 31 agosto agli Europei di Vichy termina 4° nel torneo di sciabola vinto dall’ungherese Gombos. Il 26 novembre ad Offenbach, in Germania, chiude di nuovo 4° nel torneo di fioretto vinto dal tedesco Casmir. Avrebbe ottime opportunità nel successivo torneo di sciabola, ma un infortunio muscolare lo blocca. Il 21 dicembre è a Parigi dove, nella Sala Wagram, quasi in un anticipo di Giochi, la Francia batte i nostri 20-16. Bini si difende con gagliardia: 3-3 il suo score. Il 28 è annata olimpica e si inizia presto a fare sul serio. Il 26 febbraio Bini è il migliore nella preolimpica di fioretto a Firenze, dove si affrontano due squadre “miste”: 5-1 il suo score, l’unico a batterlo è Rastelli. Il 4 marzo è a Bruxelles, dove i nostri affrontano i padroni di casa. Nella spada perdiamo 4-5, con Bini che vince un incontro e ne perde due. Ci rifacciamo nella sciabola, con Bini che batte Acke e l’Italia supera 2-1 il Belgio. Il giorno seguente, ad Anversa, con la sciabola, Bini supera Stordeur 6-4. La tournée continua la settimana seguente nei Paesi Bassi. Bini a Rotterdam fa parte della nostra squadra di spada che si impone 12-3 sui padroni di casa. A L’Aja passa invece tra gli sciabolatori, che vincono 13-3 sui Paesi Bassi, battuti anche il 10 marzo ad Amsterdam per 6-3. Bini è sempre più una colonna della nostra Nazionale, pedina fondamentale in vista dei Giochi. Intanto s’è trasferito a Torino, dove dirige una delle sale più importanti della città. Il 28 marzo è a Budapest per un informale incontro di sciabola con una rappresentativa ungherese: risulta il migliore dei nostri, che perdono 14-7, con due vittorie e due sconfitte. Un mese dopo, il 25 marzo, è a Tunisi dove, in esibizione con la sciabola, batte Armani 10-9, all’ultima stoccata. Continua a gareggiare con le tre armi: il 3 giugno chiude al quarto posto i tricolori di fioretto a Bologna, vinti da Guaragna. Nessuno può togliergli la convocazione per Amsterdam, dove viene impiegato solo nei tornei di sciabola.
Le gare olimpiche di scherma si svolgono in un apposito edificio situato a lato dell’Olympisch Stadion, dal poco fantasioso nome di “Schermzaal” (sala della scherma). Bini inizia a gareggiare nella sciabola a squadre, che inizia l’8 agosto e vede al via 12 nazioni. Primo turno facile per gli azzurri, che demoliscono la Grecia 16-0, con Bini cui viene concesso un turno di riposo dato l’impegno relativo. Il giorno seguente è già semifinale e Bini scende in pedana con la Polonia. Vince i suoi 4 assalti: 5-0 a Malecki, 5-1 a Segda, 5-3 a Zabielski e Laskowski. I nostri rivincono 16-0. Bene anche nell’altro incontro: opposta ai Paesi Bassi, l’Italia si impone 12-4 e vola in finale. Bini perde 4-5 con De Jong, ma vince gli altri tre assalti: 5-1 a Van der Wiel e Wijnoldy-Daniels, 5-3 a Ekkart. Poche ore dopo, in finale, la musica cambia. Bini, ovviamente, è titolare fisso, ma con i formidabili magiari non va benissimo: perde 4-5 con Petschauer e 2-5 con Gombos, supera 5-2 Glykais e 5-3 Tersztyanszky. Il bilancio finale parla a favore dei magiari, 9-7, ed in definitiva è il match decisivo per l’oro. Difatti i nostri superano agevolmente la Germania 14-2 e, per il computo degli altri risultati e delle stoccate, risulta inutile l’incontro con la Polonia ai fini dell’assegnazione delle medaglie. Contro i tedeschi Bini è grande, vincendo tutti gli incontri: 5-3 a Casmir e Moos, 5-1 a Thomson, 5-0 a Halberstadt. Dunque oro all’Ungheria, argento all’Italia e bronzo alla Polonia. Per Bini comunque una bella medaglia, anche se rispetto a Parigi si sviluppa un piccolo ma significativo passo indietro. Ottimo il suo score, 13-3, per un torneo comunque altamente positivo, buon viatico per la prova individuale, che inizia il 10 agosto ed alla quale prendono parte 44 schermidori di 17 nazioni. Bini vince bene il girone eliminatorio, perdendo a sorpresa solo con l’egiziano Niazi, 5-3. Vince gli altri 4 assalti: 5-2 con lo jugoslavo Frohlich, il britannico Notley ed il francese Fristeau; 5-3 al danese Oslier. Il giorno seguente è già semifinale e Bini dà spettacolo, aggiudicandosi il girone 7-0. Sconfigge 5-1 il belga Brasseur; 5-2 all’ungherese Tersztyanszky, al danese Berthelsen, al tedesco Moos; 5-3 al romeno Dolecsko; 5-4 all’olandese Van der Wiel ed al francese Ducret. Poche ore dopo si presenta in palla alla finale, dove però perde tre assalti, con tre formidabili ungheresi peraltro aiutati dalla giuria, tutti per 3-5: Tersztyanszky, Gombos e Petschauer. Vince però 8 matches: 5-0 a Van der Wiel, 5-1 al francese Lacroix; 5-2 a Ducret, l’altro olandese De Jong, il tedesco Thomson; 5-3 agli altri due azzurri De Vecchi e Marzi; 5-4 al tedesco Casmir. Ciò gli vale uno score di 8-3 e la medaglia di bronzo, soffiata proprio a Marzi per il computo delle stoccate[1]. Oro, dopo spareggio vinto 5-2, a Tersztyanszky sul connazionale Petschauer[2]. Per Bini dunque un’altra medaglia dopo l’argento della prova a squadre: i magiari si sono dimostrati più forti nel momento cruciale e c’è poco da recriminare. A 28 anni Bini raggiunge il culmine della sua carriera. Si rivede il 23 gennaio 1929 nel torneo di spada a Cannes. Chiude terzo, battuto dal francese Cattiau e Cornaggia-Medici. Qualche giorno dopo finisce invece quinto nella sciabola, vinta da Puliti. Il 18 marzo, con la spada, termina al terzo posto il torneo di Nizza, superato da Nadi e Cattiau. Il 25 aprile nel casinò di Merano con la spada supera 8-4 il francese Prat. Poi nel 1930 passa professionista, continuando ad esibirsi con un certo successo per alcuni anni. Nel 1936 viene chiamato da Nedo Nadi, Presidente della Federazione e supervisore per la preparazione olimpica, come istruttore per gli sciabolatori azzurri in preparazione dei Giochi di Berlino. Con un oro, un argento ed un bronzo olimpici, Bini rimane tra gli schermidori italiani più importanti degli anni Venti, soprattutto tra i più completi.
[1] I due difatti finiscono terzi a pari merito. Entrambi chiudono con 49 colpi a favore ma Bini ne accusa 32 a sfavore contro le 34 di Marzi
[2] I due sono accomunati da un triste destino. Tersztyanszky morirà pochi mesi dopo in un incidente stradale, Petschauer (ebreo) finirà i suoi giorni in un campo di sterminio nazista