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BIANCHINI Mario

Roma 13.05.1911 / Roma 01.06.1957

1932. Pugilato. 4° pesi leggeri

bianchini1Sulla scia del fratello maggiore Fernando, già a 16 anni è sul ring, all’Audace del maestro Gabrielli. L’esordio però non è dei migliori: il 16 dicembre 1928 perde da Valenti. Impara presto: il 9 maggio 1929, all’Arena Littorio di Roma, mette ko Quattrini. “Esplode” letteralmente nel 1930. Il 9 febbraio Bianchini si aggiudica il Campionato dell’Italia Centrale. Quindi tra il 10 e 13 aprile conquista il titolo italiano nella sua Roma, battendo nell’ordine il campano Ciano (ko alla terza ripresa), il marchigiano Portaleone (abbandono al secondo round) ed il forte palermitano Ferrari (ai punti). A 19 anni è in pieno sviluppo tecnico-agonistico e forse non ha mostrato tutte le sue potenzialità. Si conferma presto: il 18 aprile, sul ring del Cinema Romano di Campo dei Fiori nella Capitale, supera ai punti il riminese Rinaldi. A maggio è in Nazionale, per una tournée in Germania dove si comporta splendidamente, vincendo a ripetizione. Altrettanto fa agli Europei di Budapest, dove in semifinale supera il solido tedesco Held ed in finale, col pubblico inferocito, batte ai punti il magiaro Szobolewski, con una superiorità cui stavolta i giudici (che spesso hanno favorito i padroni di casa) non possono negare. I tecnici sono entusiasti ed i giornalisti lo esaltano: “molto mobile sulle gambe, possiede un diretto sinistro come una spada, un destro secco e preciso, un pugile completo, senza difetti”. Inoltre ha una caratteristica andatura dondolante ed una guardia con la testa molto incassata, difficile da superare. Non perde un colpo.

Si rivede il 24 luglio a Liegi dove con la Nazionale affronta il Belgio: i nostri vincono 5-2 e Bianchini si impone ai punti su Van de Castel, nonostante nei primi minuti si provochi una slogatura ad un polso. Esattamente un mese dopo, il 24 agosto a Rimini, gli azzurri affrontano i tedeschi e vincono 5-2, anche se Bianchini pareggia il suo match con Held. Il 28 settembre a Roma batte ai punti il quotato De Horatiis, un successo che gli infonde ulteriore fiducia e morale. Ai primi di dicembre Bianchini va in Scandinavia con la Nazionale e brilla notevolmente: vince difatti i tre incontri disputati, due per kot (Nilsen e Wennberg) ed uno ai punti (Christiansen), risultando il migliore dei nostri. Diventa, per classe e prestigio, il capitano azzurro. Nel 1931, ovviamente, insiste e si conferma. Tra la fine di gennaio ed i primi di febbraio con la Nazionale va a Berlino, in tournée: vince ai punti con Dalchow e Donner. Si ripete il 12 aprile a Budapest, sotto il tendone del circo Beketow, contro l’Ungheria: vince ai punti con Fogas, ma il match termina in parità 8-8. Due giorni dopo a Brno, l’Italia affronta la Cecoslovacchia: Bianchini batte Kosina e gli azzurri vincono nettamente 12-4. Bianchini rimane in Nazionale anche per la tournée americana di maggio. Prima riunione al mitico Madison Square Garden contro una rappresentativa dello Stato di New Work: Bianchini batte Salek, ma l’incontro finisce in parità, 4-4 anche perchè i giudici hanno un occhio di riguardo per i padroni di casa. Stesso discorso il 3 giugno, quando gli azzurri affrontano i campioni statunitensi: i giudici favoriscono troppo i loro pupilli che vincono 5-2, con Bianchini superato da Salek in un match che non meritava di perdere. Torna in Nazionale il 19 luglio a Dortmund, contro la Germania: pareggia con Schmedeg, ma i tedeschi si impongono 12-4. Cinque giorni dopo, a Monaco i nostri affrontano una rappresentativa bavarese: finisce 8-8, ma Bianchini perde ai punti con l’ostico Held, che già l’anno precedente non è riuscito a superare. Finalmente si prende la rivincita col tedesco il 30 agosto a Roma, battendolo ai punti nell’incontro Lazio-Baviera, con i nostri vincenti 9-7. Il 27 settembre altro confronto internazionale, stavolta Italia-Svizzera ad Ancona: Bianchini batte bene ai punti Baumgartner ed i nostri dominano 8-0. Torna in Nazionale per una tournée in Germania. Il 18 novembre ad Amburgo batte ai punti Selpien, con gli azzurri che sconfiggono la rappresentativa locale 14-2. Due giorni dopo, a Bochum, pareggia con Schmedes ed i nostri dominano la Westfalia 13-3. Infine il 22 novembre ad Hannover altro pareggio, stavolta con l’italo-tedesco Brofazzi e Germania schiantata 11-5. Prestazioni comunque convincenti, che candidano Bianchini ad una maglia azzurra per Los Angeles. Non inizia però benissimo l’annata olimpica. Il 12 febbraio 1932 a Losanna, nell’incontro Svizzera-Italia, pareggia con Walter, mostrandosi un po’ appannato. I nostri comunque vincono 8-4. Un mese dopo è protagonista della prima preolimpica, disputata a Milano nel salone dei Bersaglieri in Via Sacchi: supera con disinvoltura il lombardo Cecchi e l’emiliano Missirini ma in quest’ultimo match si lussa una mano ed è costretto al forfait in semifinale. Il torneo è così vinto dal toscano Fabbroni ed in chiave olimpica tutto è in discussione. Bianchini torna comunque in nazionale ai primi di maggio. A Berlino, nel Torneo 4 Nazioni, batte ai punti il tedesco Katz ed i nostri si aggiudicano la prestigiosa competizione. Bianchini fa il suo dovere anche a Budapest, in Ungheria-Italia, dove supera ai punti Fogas, ma i nostri escono sconfitti 10-6 nel computo generale. Bianchini comunque non perde una battuta: a metà maggio vince pure a Losanna, dapprima col tedesco Prodel e quindi col francese Walter. Ovviamente figura tra la quarantina di pugili convocati per il ritiro preolimpico di Formia, che inizia il 23 maggio, ben organizzato dal podestà Tonetti e supervisionato dal segretario FPI Mazzia che, con Volpi e Teodori, fa parte della Commissione Tecnica la quale alla fine, sentito il parere del CT Garzena, sceglierà gli azzurri per i Giochi. Bianchini è in forma ed il 5 giugno batte ai punti il toscano Giorgini: è il successo che gli vale i Giochi.

Giunge quindi il tempo del viaggio verso l’America. Dapprima, il 1 luglio, tutti gli azzurri sono trasferiti su un treno speciale che li porta a Forlì, dove vengono ufficialmente e pomposamente ricevuti dal Duce, che li “carica” augurando loro le migliori fortune nell’agone olimpico. Quindi un altro treno li riporta a Napoli, dove nel pomeriggio del 2 luglio sono imbarcati sul transatlantico “Conte Biancamano”. Qui si allenano come possono, sul ponte della nave, cercando di tenersi in forma e mantenere attiva la muscolatura, soprattutto con piccole corse ed esercizi a corpo libero. A poppa della nave viene pure allestito un ring, dove i pugili si confrontano a più riprese, anche se amichevolmente e tra categorie diverse di peso. L’11 luglio arrivano a New York, dove rimangono due giorni tra festeggiamenti vari, accolti calorosamente dalla folta ed entusiasta comunità italo-americana. Il 13 ripartono in treno ed attraversano tutto il continente: Washington, St. Louis, Salt Lake City, sono le tappe che finalmente portano il 17 luglio a Los Angeles. Qui iniziano gli allenamenti di rifinitura e Bianchini pare in forma. Le gare olimpiche di pugilato si svolgono nel “Grand Olympic Auditorium” di Los Angeles. Bianchini partecipa nei “leggeri” cui prendono parte 13 pugili ed il cui peso-limite è di 61,2 kg. Il 9 agosto Bianchini batte ai punti il neozelandese Purdie. Si ripete due giorni dopo nei quarti di finale contro il canadese Genovese, di chiare origini italiane. Il 12 agosto Bianchini affronta in semifinale il sudafricano Stevens, che si dimostra dotato di ottima tecnica e capace di schivare i colpi dell’azzurro, rispondendo prontamente al bersaglio grosso. Al contrario Bianchini si dimostra anche impreciso e perde ai punti. Relegato nella “finalina” 3°-4° posto, Bianchini è sconfitto dallo statunitense Bor e dunque gli tocca la “medaglia di legno”. L’oro è dello stesso Stevens, l’argento va allo svedese Ahlqvist. Peccato per Bianchini, protagonista comunque di un bel torneo. Nel viaggio di ritorno i nostri disputano alcuni matches contro rappresentative locali. Bianchini perde a Kansas City, ma poi vince a Chicago (con Hittins), Pittsburgh (con Severino) e Richmond (su Palmer per kot al primo round) mentre pareggia a Providence con La Barba. Rientrato finalmente in Italia, Bianchini passa al professionismo, dove esordisce tra i welter il 14 maggio 1933, battendo Baiocco. Infila una bella serie di vittorie, boxando anche a Parigi. Quindi nel 1935 va a Buenos Aires, accolto dal fratello che vi si è stabilito, continuando a vincere. Torna in patria dopo qualche mese e nel gennaio 1938 si aggiudica il titolo italiano contro Dejana. Da lì però inizia la fase più buia della sua carriera, con una serie di sconfitte. L’8 marzo 1939 è costretto all’abbandono contro Perticaroli: subisce una brutta ferita ad un occhio, con serie conseguenze che lo costringono a chiudere l’attività. Aveva comunque dato il meglio di sè. Peccato per il finale in calando perchè il suo score ne risente: 22 vittorie, 14 sconfitte, 7 pareggi. Rimane nel mondo della boxe come allenatore, anche del figlio. Alla fine di maggio del 1957, mentre è a bordo ring per seguire un suo allievo, ha un malore che lo porta alla morte nel giro di pochi giorni. Roma gli ha dedicato una via nel quartiere XX Ardeatino.

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