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BIANCHI Pietro

Melegnano (MI) 05.03.1883 / Milano 01.07.1965

1912. Ginnastica artistica. MEDAGLIA D’ORO Concorso a Squadre, 6° Concorso Individuale

1920. Ginnastica artistica. MEDAGLIA D’ORO Concorso a Squadre

bianchipietroa1Appartenente alla “Voluntas” meneghina[1], dove trova come maestro Alessandro De Simoni, non emerge giovanissimo. Ottiene difatti i primi risultati degni di nota intorno ai 20 anni di età e solo a livello locale: nel 1905 è il migliore nella salita alla fune nel concorso ginnico di Brunate. Si applica quotidianamente agli atrezzi e nel 1907, al concorso regionale di Busto Arsizio, ottiene la prima vittoria di rilievo, guadagnando il primo posto nella gara artistica. Vince anche la salita alla fune, sua specialità, ed è 4° nel salto con l’asta, dimostrando comunque buona attitudine anche alle gare atletiche. La sua maturazione è costante e continua: nel 1908 ottiene la “corona d’alloro”, che nei concorsi ginnici premia i migliori, a Bellinzona. Bianchi emerge spesso: nel luglio del 1909 a Losanna guadagna un’altra corona d’alloro e tre mesi dopo è primo nel concorso di Montecarlo. L’anno seguente si conferma, piazzandosi terzo nella gara individuale dell’importante concorso ginnico di Genova, organizzato a maggio per celebrare il Cinquantenario della mitica spedizione dei Mille, superato da due ginnasti di primissimo livello come Zampori e Capitani. Ormai atleta esperto e di sostanza, Bianchi è sfortunato al concorso internazionale di Torino del 1911, considerato un “mondiale”[2], dove, durante gli esercizi agli attrezzi, si procura una lussazione alla mano che ne pregiudica il rendimento. Causa anche un pessimo comportamento nelle prove atletiche (corsa, salti e lanci), i nostri chiudono soltanto terzi, alle spalle di Boemia e Francia. Bianchi, prima dell’infortunio, è terzo nella prova individuale agli anelli. Guarisce giusto in tempo per vincere la gara artistica organizzata dalla sua stessa società nella palestra di Corso Porta Romana a Milano. Si ripete a settembre, aggiudicandosi il computo degli esercizi agli attrezzi nel concorso di Rho. Il 1 ottobre, in un importante meeting all’Arena di Milano, è di nuovo il migliore nella salita della fune, coprendo i 10 m in 7”3/5. Bianchi si rivede l’11 novembre al Teatro Lirico di Milano, in una grande festa sportiva di beneficenza per le famiglie dei caduti durante la guerra di Libia. Assieme ad altri ginnasti della Nazionale, di cui ormai è pedina fissa, si esibisce agli attrezzi, suscitando grande entusiasmo. L’anno seguente si guadagna la selezione olimpica nella prova decisiva che si svolge a Bologna, nella palestra della Virtus, il 9 giugno: chiude la gara artistica all’ottavo posto, staccato di quasi due punti dal vincitore Romano[3]. Un mese dopo fa ancora meglio: guadagna difatti un posto anche per il concorso individuale con la sesta ed ultima piazza disponibile nell’apposita prova che, alla vigilia della partenza per Stoccolma, si svolge a Brescia, sede del “ritiro” pre-olimpico degli azzurri di ginnastica, sotto la guida del “caposquadra” Cornelio Cavalli[4], una sorta di Direttore Tecnico, e di Cesare Tifi[5], presidente della Commissione Tecnica della Federazione. A coadiuvare i due il noto maestro Giacomo Fumis[6].

Bianchi non è sulla carta il migliore dei nostri, reduci tra l’altro da un disagevole viaggio in treno durato tre giorni attraverso Austria e Germania, ma nelle prove olimpiche dà comunque il suo ottimo contributo alla riuscita del concorso a squadre, che si svolge l’11 luglio nel nuovissimo Olympiastadion. I ginnasti si esibiscono tutti insieme su 4 attrezzi, ciascuno dotato di 4 postazioni: anelli, cavallo con maniglie, parallele e sbarra. Sono previsti poi esercizi in piedi e liberi. Tempo massimo della performance, un’ora. I punteggi vanno da 0 a 12 per i 4 attrezzi e da 0 a 10 (per i “liberi”); cinque i giudici. Punteggio massimo 58. Partecipano solo 5 nazioni, assenti gli scandinavi, che amano poco gli attrezzi, preferendo col loro “metodo” una ginnastica più marziale, di gruppo, artistica nel senso letterale del termine. L’Italia domina la prova, realizzando 53,15 punti ovvero il 91% dei punti ottenibili! Seconda è l’Ungheria con 45,45 e terza la Gran Bretagna con 36,90. Un grande trionfo per i nostri, guidati dal fenomenale Braglia. Il giorno seguente, 12 luglio, tocca al concorso individuale, che pure presenta 4 attrezzi, i soliti: sbarra, parallele, anelli e cavallo con maniglie. Ogni attrezzo prevede tre esercizi, tra obbligatori e liberi, con punteggi che vanno da 0 a 12: massimo totale ottenibile dunque è 144. Le medaglie sono attribuite solo nel computo globale e non per ogni singolo attrezzo. Diverse polemiche hanno preceduto le gare: mancano i tedeschi, norvegesi e svedesi, contrari questi ultimi al metodo di gara. Il campo dunque è ridotto, in sostanza, ai soli italiani e francesi, che monopolizzano difatti le prime undici posizioni. Partecipano comunque 44 ginnasti di 9 nazioni. Bianchi è molto valido agli anelli, sua specialità, dove è 5° a pari merito, e nel cavallo (6° a pari merito). Va bene anche alla sbarra (7°) ma delude un po’ alle parallele, solo 11°. Prestazioni che gli valgono un buon 6° posto finale, a 3,75 punti dal bronzo del compagno Mazzarocchi.

Tornato in patria, partecipa a vari festeggiamenti per l’oro olimpico. Rientra alle gare a metà settembre, nel concorso organizzato dalla “Costanza” a Milano, dove ottiene il primo posto nella prova individuale, a pari merito con Boni. Tre settimane dopo, è invece secondo a Seregno, dietro lo stesso Boni. Nel 1913 si mantiene tra i migliori, anche se non vince mai: al concorso ginnico federale di Milano, sorta di campionato nazionale, chiude al quinto posto, sopravanzando comunque molti protagonisti di Stoccolma, tra cui Romano ed il bronzo Mazzarocchi. Ottenuta la “corona d’alloro” dei migliori al concorso di Lugano, è terzo nella gara artistica di Saronno, alle spalle di Zampori e Boni. Stessi protagonisti alla gara artistica organizzata a Milano dalla “Costanza” nel cortile delle scuole di Via Galvani il 7 settembre: Boni, Romano e Zampori, nell’ordine, relegano Bianchi al 4° posto. Sette giorni dopo, a Stresa stessi protagonisti ma con posizioni leggermente diverse: vince ancora l’ottimo Boni, ma Bianchi è secondo davanti a Zampori e Romano. Confermando una gerarchia piuttosto stabilizzata, Boni, Romano e Zampori sono i migliori anche nella prova di selezione per i Mondiali di Parigi, che si tiene a Savona il 21 settembre: Bianchi guadagna comunque il sesto posto, conquistando il diritto ad entrare nell’agone iridato. A metà novembre, al Ginnasio Voltaire della capitale francese, i nostri, guidati dal triestino Aldo Boiti[7] in veste di CT, guadagnano il bronzo alle spalle di Boemia e Francia, che ci precede per soli 5 punti. Nel risultato degli azzurri pesano come macigni le cadute di Masotti e Domenichelli alla sbarra, con conseguente perdita di punti, ed i soliti problemi nelle prove atletiche, dove non brilliamo. Bianchi non demerita, compie il suo onesto lavoro senza sbavature ma anche senza troppi slanci. Nel 1914 una brutta malattia lo tiene a lungo lontano dall’attività. Stenta a rientrare in forma e la guerra fa il resto.

Si ripresenta solo nel 1920 e riprova a centrare la qualificazione olimpica. Essendo uno dei pochi protagonisti di otto anni prima ancora sulla breccia, nonostante l’età sportivamente avanzata, viene osservato con un occhio di riguardo dal prof. Manlio Pastorini, incaricato di selezionare gli uomini per i Giochi di Anversa. In effetti risulta tra i migliori nelle prove di selezione, che si tengono alla fine di luglio nei locali dell’“Andrea Doria” e si guadagna l’inserimento nella lista dei pre-olimpionici. Il ritiro collegiale di preparazione si svolge nella lussuosa Villa Badia a Cornigliano, di proprietà del munifico conte Raggio. In un clima cameratesco gli azzurri possono allenarsi al meglio, sotto la guida di Pastorini e l’egida di Enrico Gualdi, presidente della Commissione Tecnica federale. Sono radunati 32 atleti dai quali poi alla fine, tramite apposite ed ulteriori selezioni, saranno scelti i 24 titolari: Bianchi si dimostra all’altezza della vecchia fama ed entra tra questi. Manca il fenomenale Braglia, è vero, ma Zampori pare in forma ed il livello tecnico medio dei nostri ginnasti è molto alto. Si può essere fiduciosi: la “prova generale” di Sampierdarena, disputata il 16 agosto, mostra tutti gli azzurri in grande forma. Si raggiunge Anversa in treno, via Modane e Parigi. Le gare di ginnastica si tengono nell’Olympiastadion. Nel pomeriggio dei giorni 23 e 24 agosto, si inizia con la prova a squadre, simile ma non uguale a quella del 1912 e redatta sul “modello tedesco”. Consta di 5 tipi di esercizi: prova di gruppo con gli strumenti (clave e bastoni), ostacoli (4 di 70 cm), sbarra, parallele e cavallo con maniglie. Negli attrezzi i ginnasti, che si esibiscono a gruppi, devono eseguire esercizi obbligatori e liberi. Punteggio massimo ottenibile 404. Assenti i massimi interpreti di questa disciplina, svizzeri e tedeschi, i nostri ripetono il trionfo di Stoccolma, ottenendo 359,8 punti ovvero l’89% del possibile. Secondi i sorprendenti padroni di casa del Belgio, con 346,7, che superano la Francia, bronzo con 340,1. Grande successo per gli azzurri (ancora in maglia bianca) ma su un numero alquanto esiguo di squadre: le altre due nazioni partecipanti difatti sono la Cecoslovacchia, “medaglia di legno”, e la Gran Bretagna. Bianchi non partecipa alla prova individuale (vinta da Zampori) ma è in prima fila ai festeggiamenti che si tengono al rientro in Italia. A 37 anni suonati, ormai la sua carriera può considerarsi chiusa nel migliore dei modi: non sono pochi gli atleti capaci di vincere due ori olimpici ad otto anni di distanza e Bianchi merita il massimo rispetto ed il giusto posto nella storia del nostro sport. Abbandonata l’attività rimanendo nel mondo della ginnastica per molti anni come giudice internazionale. 


[1] Denominazione esatta e completa “Circolo Popolare di Sport Voluntas”, fondato l’11.04.1901. Tra le prime associazioni sportive di stampo cattolico tant’è vero che guadagna l’approvazione del Vaticano anche se non è strettamente vincolata ad una parrocchia o ad un oratorio

[2] Vi partecipano solo 9 nazioni, comunque non poche per l’epoca

[3] Romano ottiene 57,41 punti mentre Bianchi si ferma a 55,73

[4] Noto maestro della milanese “Forza e Coraggio”, mantovano, classe 1869

[5] Tifi sarà tra i giudici del concorso a squadre olimpico e valuterà onestamente, senza favoritismi smaccati per gli azzurri che otterranno un punteggio maggiore dal giudice danese

[6] Nato nel 1862 a Monfalcone, studia a Capodistria. Maestro elementare in Friuli ed a Trieste, insegna Educazione Fisica, approfondendo gli elementi formativi della ginnastica. Divenuto Direttore Tecnico dell’“Unione Ginnastica Trieste”, guida con passione numerosi atleti, portandoli al successo su scala nazionale. Irredentista accanito, è costretto a fuggire in Italia, rifugiandosi nel 1905 a Brescia dove trova una seconda casa alla “Forza e Costanza”, continuando ad insegnare ginnastica ed a formare numerosi atleti

[7] Nato a Trieste nel 1874. Vero sportsman di fine ‘800, in gioventù pratica canottaggio, sollevamento pesi e soprattutto ginnastica di cui diventa un attento cultore e studioso, passando poi all’allenamento. Di sentimenti irridentistici, sarà poi giudice internazionale e giornalista per “Il Piccolo”. Morirà a Trieste nel 1947