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BIANCHI Bruno

Genova 02.05.1904 / Genova 22.08.1988

1936. Vela. MEDAGLIA D’ORO classe “8 metri”

1948. Vela. 5° “Dragone”

Genovese di nascita, portofinese d’adozione. Marinaio su ogni tipo d’imbarcazione, affronta regate di ogni genere sin dai vent’anni di età, segnalandosi come membro di equipaggio serio, accorto, servizievole, capace, benvoluto da ogni skipper. Nel settembre del 1934 partecipa al Campionato Europeo “Star” a Marsiglia come marinaio, assieme a Leone su “Speranziella”. Finiscono lontani dai vincitori, l’altra coppia italiana formata dai napoletani Giannini-Malfitano su “Orsa”. Nel 1935 è su “Orietta”, l’8 metri di proprietà del conte della Gherardesca ed il cui skipper è Leone Reggio: marinaio addetto alle manovre, si conferma veloce, dinamico e puntuale. Sa il fatto suo e sbaglia raramente. Grazie anche al suo apporto, “Orietta” vince la “Coppa d’Italia” dopo un bel duello coi francesi di “Ea”, risolto nella regata decisiva per 22” di margine. Il 6 marzo altra vittoria, stavolta in regata unica, nella “Coppa Ponzani”. Reggio si fida ciecamente di lui e lo vuole a bordo anche di “Italia”, un “8 metri” appositamente progettata e costruita per i Giochi da Attilio Costaguta per volontà della FIRV. Si cerca di assemblare l’equipaggio migliore, con Bianchi in prima fila, ma le prime regate non sono ottimali: nel Golfo di Genova “Italia” viene spesso battuta da “Orietta” e “Bona”, due barche che Reggio e Bianchi peraltro conoscono molto bene. Poco a poco “Italia” inzia a filare ed alla fine dei test il Commissario Unico Pasquale De Conciliis non ha dubbi: “Italia” rappresenterà il nostro paese ai Giochi e Reggio sarà il suo timoniere. Bianchi, inevitabilmente, mantiene il suo posto a bordo: con lui anche Mordini, De Manincor ed i fratelli Poggi.

Il gruppo dei velisti parte per Berlino il 22 luglio da Milano. Le regate olimpiche di vela si svolgono a Kiel, nell’estremo nord della Germania, quasi al confine con la Danimarca, nel Mar Baltico, a 350 km da Berlino. Alla gara degli “8 metri” partecipano 10 imbarcazioni di altrettante nazioni e la classifica viene stilata sulla base dei piazzamenti ottenuti in ciascuna delle sette regate previste. Al primo arrivato sono assegnati 10 punti, al secondo 9 e così via: ovviamente, vince chi totalizza il maggior numero di punti. La prima regata, il 4 agosto, è caratterizzata da vento forte al punto che la partenza viene ritardata di due ore. Ad un certo punto arriva pure un nubifragio e la barca italiana, per assoluto volere di Bianchi, lascia in opera lo spinnaker mentre tutti gli altri concorrenti lo ammainano. E’ la mossa vincente anche se, cessato il nubifragio, la Svezia (“Ilderim”) recupera e va a vincere: gli azzurri però sono ottimi secondi. Un buon inizio che fa ben sperare. Il giorno seguente altra regata difficile dato il vento irregolare ed un continuo manovrare di fiocchi. Vincono i norvegesi di “Silja”, con gli azzurri quinti, che scendono al terzo posto della generale. Niente di compromesso. Le cose però si mettono male il 6 agosto, nella terza prova: “Italia” parte male, in coda al gruppo ed il recupero non riesce. Vince di nuovo la Svezia, che sembra già padrona, con i nostri solo sesti e retrocessi in quarta posizione nella generale. Non si può più sbagliare, ci vuole il guizzo italico. Arriva nella quarta regata: dopo una partenza non eccezionale, nel primo lato di bordeggio “Italia” si allontana dal gruppo e sceglie una rotta sotto costa, un “bordo matto” come sarà poi definito da Bianchi, una sorta di azzardo che però riesce grazie ad un vento leggero, che poi rinforza. Alla prima boa “Italia” è in testa e vi rimane fino all’arrivo, con 2’35” di margine sulla Danimarca. Terza la Svezia, che rimane al comando della generale con sei punti sull’ottima Italia. A tre regate dalla fine siamo in piena lotta per l’oro. La quinta regata è equilibrata ed appassionante. Alla fine domina la Germania sulla Danimarca, ma l’Italia chiude terza e risce ad approffitare solo in parte della brutta prestazione svedese (sesta). Tutto in gioco: Svezia in testa con tre punti sugli azzurri, a pari merito con tedeschi e norvegesi. La penultima prova, anche per l’alta posta in gioco, è caotica e non solo per la ritardata partenza causa mancanza di vento. In mare difatti si verificano diverse collisioni, soprattutto al passaggio di alcune boe, con precedenze non rispettate, proteste, polemiche. La giuria è incapace di prendere una decisione veloce e rimanda tutto ai giorni seguenti, dopo la visione di alcuni filmati, in particolare gli spezzoni girati dalla nota regista Leni Riefenstahl dall’alto, da bordo di un pallone frenato. Sul traguardo primeggia la Germania, ma la classifica sarà sconvolta dai giudici. Intanto si giunge all’ultima regata del 10 agosto. “Italia” è di nuovo grande e va in testa, sembra sicura vincitrice, ma la Svezia non molla: le due barche procedono appaiate fin sul traguardo, dove gli scandinavi prevalgono per due secondi mentre la Germania, in difficoltà, chiude solo sesta. Gli azzurri sono delusi ed arrabbiati, consci che la sconfitta può essere esiziale per l’oro. Ma bisogna attendere la decisione della giuria ed allora tutti a trepidare per il verdetto, che alla fine arriva: nella sesta regata la Svezia è squalificata assieme a Finlandia, Danimarca ed USA, per le irregolarità commesse in gara. Bisogna rifare i conti e l’oro va proprio all’Italia, che totalizza 55 punti contro i 53 di Norvegia e Germania, chiamate ad uno spareggio che due giorni dopo premia gli scandinavi. La Svezia, che paga caro la squalifica, chiude al quarto posto con 51 punti. Dunque è titolo olimpico per “Italia”, il primo nella storia della vela azzurra ai Giochi: se non è un momento storico questo...Titolo peraltro ben meritato: una vittoria, due secondi posti e due terzi premiano gli azzurri che, bene ricordarlo, non sono mai scesi al di sotto della sesta piazza. Grandissimo trionfo, e basta. Bianchi poi continua a regatare per molti anni, tra alti e bassi finchè nel 1948 torna ai Giochi, stavolta nella classe “Dragone”, dove chiude al quinto posto[1]. Quindi diventa segretario della FIV (1957-61). Nel 1970 pubblica, assieme a Gabrio de Szombathely, un interessante volume dal titolo “Le regole di regata” in cui racconta, dall’alto della sua esperienza, le norme alla base delle gare a vela. Rimane sino alla morte un personaggio di spicco del nostro settore velico.

 

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Kiel 1936. Gli azzurri guadagnano uno splendido oro: a bordo anche Bianchi, indicato dal tondo


[1] Con lui, su “Ausonia”, gareggiano Pino Canessa e Luigi De Manincor. L’oro va alla Norvegia su Svezia e Danimarca