Seleziona la tua lingua

Image
images/atleti/olympiabolario/biagi_piccola.jpg

BIAGI Carlo

Viareggio (LU) 20.04.1914 / Milano 16.04.1986

1936. Calcio. MEDAGLIA D’ORO

biagi1A 16 anni è già in prima squadra nel Viareggio, in Prima Divisione, la Serie C di quel tempo: nel 1932-33 guadagna una promozione in Serie B. Torna però nella serie inferiore col Prato nel 1933-34. L’anno seguente è di nuovo nel Viareggio, in Serie B, totalizzando 28 presenze e 12 reti. Mancino puro, è una mezzala sinistra, dotata di piedi buoni, ma anche di un certo istinto realizzativo. Tuttavia non emerge: nel 1935-36 gioca ancora in Serie B, nel Pisa (29 partite e 6 gol). Qui lo scopre il CT Pozzo che, non senza difficoltà, sta allestendo la squadra per i Giochi, dove devono essere scelti calciatori “dilettanti” (sulla carta perchè i compensi vengono fatti passare per “rimborsi-spese”) e che non sono mai stati in Nazionale. Pozzo attinge a piene mani dagli Universitari, tra i quali appunto figura pure Biagi, titolare nella prima partita di preparazione, disputata a Venezia il 21 maggio 1936 contro l’Ungheria “dilettanti”. Sotto pioggia e vento, vinciamo 2-0, Biagi segna il primo gol e la compagine, che gioca in maglia nera anzichè azzurra, sembra già a buon punto. Biagi, buon attaccante, figura così tra i convocati per il tradizionale ritiro collegiale preolimpico, tenuto a Merano dall’8 luglio. Pozzo, coadiuvato da Angelo Mattea, assembla col solito impeto gagliardo una squadra cui dà la sua impronta ferrea e determinata. Gli azzurri (o i neri...) segnano caterve di gol ad alcune squadre minori, che fungono da sparring partner: 18-1 al Bolzano, 7-1 allo Spezia e 9-1 al “fascio italiano” di Berlino, raggiunta in treno con partenza da Verona il 27 luglio. I nostri sembrano pronti anche se molti, stampa compresa, appaiono piuttosto scettici alla vigilia.

Il torneo olimpico di calcio si gioca interamente a Berlino, nei vari stadi della città. Al via 16 nazioni, con eliminazione diretta. L’Italia esordisce alle 17.30 del 3 agosto contro gli Stati Uniti, al “Poststadion”, situato nel sobborgo di Moabit, nella parte nord-occidentale della capitale tedesca. Arbitro il tedesco Weingartner, spettatori 9mila. La partita sembra scontata, ma gli azzurri la affrontano con poca determinazione e gli americani non sono poi così sprovveduti come si pensava. Così il primo tempo termina 0-0. La sfuriata di Pozzo negli spogliatoi sembra avere effetto ed i nostri tornano in campo grintosi e dinamici, ma al 53°, a seguito di un brutto fallo proprio di Piccini si genera un parapiglia generale. L’arbitro, un po’ a caso, espelle Rava, che in questo modo stabilisce un record poco esemplare: è difatti il primo azzurro mai espulso in una gara internazionale. Sembra un brutto colpo per gli azzurri, ma passano appena due minuti e segna Frossi. Gli americani tentano inutilmente di realizzare il pareggio, i nostri controllano ed alla fine, soffrendo un po’ troppo, vinciamo 1-0. Mai visto Pozzo infuriato coi suoi giocatori come nei giorni che seguono quel primo match. La strigliata però funziona. Il 7 agosto, al “Mommenstadion” di Grunewald (periferia occidentale di Berlino), affrontiamo il Giappone, che a sorpresa ha eliminato i quotati svedesi (3-2). Di fronte ad 8mila spettatori e con arbitro proprio uno svedese, Olsson, stavolta non la prendiamo sottogamba e strapazziamo i nipponici 8-0. Biagi ne segna addirittura quattro (32°, 57°, 81° e 82°)[1], Frossi tre (14°, 75° e 80°) mentre chiude il conto Cappelli (89°), che poi si infortuna malamente causa l’inutile e proditorio fallo di un avversario. Entriamo dunque nei quarti a vele spiegate. Il 10 agosto tocca alla Norvegia ed il gioco si fa duro: gli scandinavi difatti hanno portato in pratica la lora Nazionale maggiore. Si gioca all’Olympiastadion di fronte a ben 95mila spettatori, arbitra l’ungherese Hertzka. Cominciamo bene ed al 15° Negro ci porta in vantaggio. Il primo tempo si chiude 1-0, ma i norvegesi sono tosti e pareggiano con Brustad al 58°. Il risultato non cambia, si va ai supplementari ed al 96° decide tutto Frossi che si sta rivelando il nostro goleador. La difese regge l’assalto finale scandinavo e ci guadagnamo il passaggio del turno.

Siamo già andati al di là di ogni aspettativa, ma Pozzo tiene sulla corda i nostri, cerca di gasarli psicologicamente, di non farli mollare. A sdrammatizzare l’attesa ci pensa niente meno che Jesse Owens, l’eroe afroamericano di quei Giochi con 4 medaglie d’oro (100, 200, 4x100 e lungo), il quale al Villaggio Olimpico è diventato amico degli azzurri, con cui passa le serate a suonare la chitarra, cantare e ballare. La vigilia passa così senza troppo stress ed il 15 agosto i nostri sono pronti a giocarsi l’oro con la temibile Austria. Si rigioca ovviamente all’Olympiastadion, arbitra il tedesco Bauwens di fronte a 85mila spettatori. Incontro equilibrato e teso, non si sblocca: il primo tempo finisce 0-0. Ci pensa, guarda caso, ancora Frossi che al 70° porta in vantaggio l’Italia. Qualcuno pensa che sia fatta, ma l’Austria è forte, si riversa in attacco e pareggia dieci minuti dopo con Kainberger. Si va, di nuovo, ai supplementari. Pozzo rincuora i nostri da par suo, li stimola per l’ultima volta all’impresa: il morale è alto, nessuno trema., la “squadra” non molla. Si torna in campo col piglio vincente e dopo due minuti segna, ovviamente, Frossi. Poi è tempo solo di resistere e la difesa non tradisce. Il risultato non cambia: Italia-Austria 2-1, medaglia d’oro! Il bronzo va alla Norvegia, che supera 3-2 la Polonia nella “finalina”. Il sogno s’è realizzato: una squadra di universitari, molti dei quali non avranno carriere eccezionali, ha vinto i Giochi. Il momento è talmente storico che...non si ripeterà più. Biagi in questo contesto è stato grande protagonista, giocando tutte e quattro le partite, con la splendida quaterna al Giappone. La sua medaglia è più che meritata. Il bel torneo olimpico regala a Biagi la chance della vita: trova difatti un ingaggio in Serie A col Napoli, dove gioca 4 buoni Campionati (5° posto nel 1938-39), totalizzando 66 presenze ed 11 reti. In Nazionale invece non gioca più. Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, Biagi parte volontario per il fronte. Terminato il conflitto, nel 1945-46 Biagi tenta un difficile rientro come allenatore-giocatore del Lecco: non va male, ma ormai ha perso il ritmo e chiude la sua carriera.


[1] In tutta la storia della Nazionale sono sei i calciatori che hanno realizzato 4 gol in una sola partita: con Biagi troviamo Riva, Bettega, Pernigo, Sivori ed Orlando