BERTINETTI Marcello
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Vercelli 26.04.1885 / Vercelli 02.01.1967
1908. Scherma. MEDAGLIA D’ARGENTO Sciabola a Squadre, 4° Spada a Squadre, Eliminato 2° turno Spada Individuale
1924. Scherma. MEDAGLIA D’ORO Sciabola a Squadre, MEDAGLIA DI BRONZO Spada a Squadre, Ritirato Sciabola Individuale
1928. Scherma. MEDAGLIA D’ORO Spada a Squadre
Personaggio di livello assoluto tra gli sportivi italiani dei primi tre decenni del XX secolo e figura di riferimento nella storia della scherma italiana. Figlio di contadini originari del Canavese, ultimo di sette fratelli, apprende la tecnica schermistica fin da adolescente, seguendo i dettami del maestro Cavanna, iniziando col fioretto. Già nel 1902, a 17 anni, è tra i migliori nel casalingo torneo di Vercelli dove si distingue anche con la sciabola. In quella stessa stagione si piazza 8° nel torneo di Como nella spada, imparando dunque a gestire le tre armi. Secondo un costume del tempo, pratica molti sport, iniziando con la gloriosa Società Ginnastica Pro Vercelli, fondata nel 1892. Si distingue anche in football, tamburello (di cui sarà campione italiano), podismo (percorre 75 km in 3 ore e mezzo e sui 100 metri vince il Campionato Vercellese nel 1906) e perfino tiro alla fune, allora disciplina olimpica. E’ comunque la scherma lo sport in cui sembra poter dare il meglio di sé. Nel 1903 è 10°, ancora con la spada, nell’importante torneo di Cuneo, fronteggiando i più forti dilettanti italiani. La sua ascesa prosegue a livello universitario, ambito in cui nel 1905 si aggiudica il torneo di Pavia nella spada e nella sciabola. Studia infatti medicina a Torino dove trova pure il tempo di giocare diverse partite nella squadra B della Juventus con cui conquista, in quello stesso 1905, il Campionato “riserve”. La sua passione per il calcio è tale che si cala anche nel ruolo di arbitro, risultando tra i migliori dell’epoca. Tornando alla scherma, ancora nel 1905 fa suo il girone del torneo di Varallo Sesia nella spada, arma con cui si piazza 7° nel Campionato Italiano di Vercelli, alternando comunque con successo le sue molteplici attività sociali ed agonistiche. Onnipresente e vulcanico, è un mistero dove trovi il tempo e le energie per primeggiare in ogni ambito in cui si cimenta. Nel 1906 gareggia con la Nazionale di spada nell’incontro di Montecarlo con la Francia, malamente perduto dai nostri 28-11, con Bertinetti che comunque guadagna quattro punti ed è il migliore azzurro alla pari del “capitano” Nowak. In quella stessa annata, confermando la sua eterogeneità sportiva, continua ad essere tra i promotori della mitica sezione calcistica della Pro Vercelli[1] di cui è fondatore, giocatore ed allenatore: nel 1908, da capitano, la porterà al primo scudetto.
La scherma rimane però il suo sport di riferimento: nel 1906 si aggiudica il prestigioso torneo di sciabola al Club d’Armi Milanese dove giunge 2°, battuto dal solo Olivier, nel torneo di fioretto e 3° nella spada. Rivince a Torino il torneo studentesco, sia nella spada che nella sciabola. A fine stagione domina il torneo di Vercelli che gli vale anche il titolo di Campione Piemontese, sempre nella sciabola. Si distingue bene dunque con le varie armi tant’è vero che nel 1907, ad inizio stagione, è 3° nel torneo di fioretto del Club d’Armi Milanese: per uno schermidore di quell’epoca è normale cimentarsi con ferri diversi. Viene richiamato in Nazionale per l’ormai tradizionale incontro di spada con la Francia a Montecarlo: Bertinetti guadagna tre importanti punti, ma gli italiani soccombono 16-13. Si tratta comunque di un’ulteriore prova delle sue qualità: è ormai tra i nostri migliori schermidori dilettanti anche se, anteponendo giustamente il dovere al piacere, gli esami universitari lo costringono a disertare diverse gare importanti per l’intera stagione. Rientra nel torneo di Vercelli dove si conferma Campione Piemontese in una competizione che abbina i risultati di fioretto e sciabola. In questa occasione Bertinetti fa suo anche il torneo di Spada, dimostrandosi “padrone” delle tre armi. Nel 1908 non inizia al meglio la stagione schermistica, assorbito probabilmente dai suoi impegni calcistici[2] che vedono la Pro Vercelli lottare per lo scudetto calcistico (che difatti vincerà ai primi di maggio[3]). Nel tradizionale torneo di Montecarlo, dove stavolta oltre alla Francia gareggiano anche Austria e Belgio, Bertinetti è il peggiore dei nostri che giungono solo terzi, riuscendo a battere solo gli austriaci. Vince però il Campionato Piemontese di spada ed è selezionato per i Giochi da Nowak che è stato incaricato di scegliere gli uomini per Londra, relativamente alla sezione “civile” mentre ai militari[4] ci pensa Masaniello Parise[5], direttore della prestigiosa Scuola Magistrale di Roma. La fiducia di Nowak è ben ripagata: pochi giorni dopo l’annuncio dei prescelti, Bertinetti vince il torneo di Cuneo sia nella spada che nel fioretto, confermandosi schermidore versatile.
Ai Giochi difatti Bertinetti partecipa a diverse prove, tenute nel playground realizzato, sotto un tendone, accanto allo stadio di White City, costruito appositamente per la rassegna olimpica. Il 18 luglio, nel torneo di spada, vince la poule del primo turno, con 3 assalti vinti ed uno perso (col britannico Haig). Due giorni dopo, il 20, è però solo 4° su 5 nel 2° turno (vince solo l’assalto col boemo Lada) e viene eliminato dal torneo. Poi si passa alla competizione a squadre dove il 21 luglio la Nazionale vince il quarto di finale con la Boemia (12-7) ma perde la semifinale col Belgio in un match tiratissimo (8-9) e chiude al 4° posto in quanto, per una stravaganza del regolamento, l’argento (che va alla Gran Bretagna) è disputato tra le squadre che, nei vari turni, hanno perso contro la compagine medaglia d’oro (in questo caso la Francia). E l’Italia non è tra queste. Analogo discorso per il torneo di sciabola a squadre dove la Nazionale, dopo aver battuto nei quarti 11-5 la Gran Bretagna il 21 luglio, il giorno seguente è superata dalla fortissima Ungheria (poi oro) 11-5, ma vince 10-4 contro la Germania l’apposita “finalina” ed ottiene così l’argento, prima medaglia nella storia della scherma italiana. Bertinetti, nel frattempo, ha partecipato anche al torneo di sciabola individuale. Il giorno 18 supera il primo turno, aggiudicandosi la sua poule (sconfitto solo dall’ungherese Zulawsky). Il giorno 20 poi vince brillantemente la poule del quarto di finale, ma nel girone di semifinale è solo 5° su 8 (con un bilancio di 3 vittorie e 4 sconfitte) e viene eliminato. I fortissimi magiari guadagnano oro ed argento, iniziando qui il loro dominio nella specialità, grazie agli insegnamenti dell’italiano Santelli, loro tecnico.
Nel 1909 Bertinetti continua a gareggiare su ottimi livelli: è difatti nella Nazionale azzurra di spada, con Olivier e Furst, che giunge seconda dietro la Francia, per un solo punto, nel tradizionale torneo di Montecarlo. Tra l’altro Bertinetti è l’unico ad infliggere una stoccata al formidabile francese Renaud, vantando uno score di 7 successi e 2 sconfitte. Quindi, nel seguente torneo di Nizza, Bertinetti tira da par suo ed entra alla grande in semifinale dove però, vessato dalle continue decisioni avverse di una giuria troppo partigiana, decide di ritirarsi clamorosamente, suscitando scalpore. Dopo il quarto posto nel torneo di spada a Vigevano, Bertinetti torna in Nazionale, con Mangiarotti e Furst, nel torneo di Uriage-les-bains dove i nostri, di nuovo, sono battuti dalla Francia per una manciata di punti. Nel 1910, laureato in medicina, è ancora sulla breccia: partecipa a diverse esibizioni dove i cronisti esaltano il suo temperamento, “spesso geniale, sempre vibrante”. Si divide ancora per qualche mese tra scherma e lavoro: nell’aprile del 1911 è di nuovo in Nazionale, nella “Coppa Gautier” di spada a Montecarlo dove però i nostri deludono, chiudendo terzi su tre, alle spalle di Francia e Belgio. E’ l’ultima apparizione importante di Bertinetti che, frequentata la Scuola di Applicazione di Sanità Militare a Firenze, parte, come ufficiale medico, al seguito delle nostre truppe impegnate nella guerra di Libia contro l’impero turco. Rimane all’estero, tranne brevi pause, per una decina d’anni, tenendosi comunque in forma come e quando può. Nel 1918, a Tobruk, organizza pure alcune partite di calcio tra soldati italiani e marinai inglesi: il primo incontro termina 2-2, il secondo è vinto dai nostri 1-0. Bertinetti è sempre in campo, capitano della formazione, ancora pimpante ed atletico. Non dimentica certo la scherma di cui resta un buon interprete, ma per i Giochi del 1920 non prende nemmeno in considerazione l’ipotesi di partecipare alle selezioni. Rientra comunque in Italia e trova vari impieghi in alcuni ospedali piemontesi. Imbraccia nuovamente le armi, allenandosi con la consueta serietà e costanza. Benchè si avvii verso i 40 anni di età, si sente pronto per rientrare nell’agone internazionale. Il suo fisico, nonostante qualche chilo di troppo, risponde ancora bene ed in pedana può ancora fronteggiare molti avversari, anche ben più giovani. Difatti il 15 settembre 1922 vince il torneo di fioretto a Bellagio, ripetendosi pure nella sciabola: il tempo per lui non sembra passato, destando sorpresa ed ammirazione. Si conferma in una serie di esibizioni: il 2 marzo 1923 a Cremona affronta il forte maestro Sassone, impegnandolo e non sfigurando. Ai tricolori di Bologna, disputati nella palestra della Virtus l’8 giugno, è tra i migliori: ottimo 3° nella sciabola e buon 5° nel fioretto, gare entrambe vinte da Puliti. I tecnici lo esaltano: sempre classico, dalla parata potente e dall’attacco deciso, senza fronzoli e dotato di molta concretezza.
A 38 anni il suo pare un grandissimo ritorno. Convinto e convincente, a fine febbraio 1924 si presenta alla prima selezione olimpica, alla Farnesina di Roma: nella sciabola è secondo nel suo girone, battuto solo dal sorprendente Calaresu, ed entra nella lista dei 30 “probabili azzurri”. Altrettanto riesce a fare per la spada. Si ripete nella seconda eliminatoria, a Bologna il 16 e 17 aprile. Sorprende i tecnici per lottare ad armi pari, e spesso vincere, con avversari ben più giovani di lui. Bertinetti ha raggiunto una forma strepitosa, abbinando classe ad esperienza: alla fine di maggio, nelle decisive prove di selezione nei locali della “Società del Giardino” a Milano, finisce primo, a pari merito con Canova, nella spada e secondo, battuto solo da Moricca, nella sciabola. La Commissione Tecnica, di cui tra gli altri fanno parte anche i vecchi campioni e suoi compagni Nadi ed Olivier, ma guidata dal CT Flauto, preferisce risparmiargli la fatica del torneo individuale di spada, ma ovviamente lo inserisce nelle altre prove che si è guadagnato. Le gare olimpiche di scherma si svolgono al Vel d’Hiv, il famoso Velodromo d’Inverno della capitale francese, teatro di numerose competizioni ciclistiche di primo piano. Bertinetti gareggia nella spada a squadre cui prendono parte 16 nazioni: il 6 luglio è nel quartetto che affronta la Spagna nel match inaugurale del primo turno. Non va troppo bene: perdiamo difatti 9-7, con Bertinetti che vince due incontri (Diez e Pomes) ma viene sconfitto da Garcia e Delgado. Il seguente incontro con la Norvegia diventa, a sorpresa, già decisivo. Vinciamo 9-7, con Bertinetti che di nuovo realizza uno score di 2-2, battendo Falkenberg e Lorentzen, ma perdendo con Heide ed Akre-Aas. Il 7 luglio affrontiamo i quarti di finale. Battiamo i Paesi Bassi 10-6, ma senza Bertinetti. Poichè i Paesi Bassi vengono sconfitti anche dalla Francia, dato che passano le prime due, non disputiamo il match coi transalpini. Situazione analoga il giorno seguente: ci vendichiamo della Spagna (10-6), battuta anche dal Belgio. Con gli iberici Bertinetti riprende il suo posto in pedana e ripete il “solito” 2-2, vincendo con Delgado e Pomes ma soccombendo di fronte a Diez e Garcia. Voliamo quindi in finale, disputata il 9 luglio, col “vecchio” Bertinetti ancora in pedana, titolare fisso. Combattiamo un grande match con i fortissimi francesi: impattiamo 8-8 ma decide il conto delle stoccatte e perdiamo per un solo punto (21-20). Bertinetti è ottimo, perde solo con Labatut ma doma Ducret, Buchard e Lippmann. Perdiamo, nettamente, anche col Belgio, 11-5, con Bertinetti che vince solo con De Montigny, perdendo con gli altri tre (Delporte, Tom e De Craecker). Alla fine si rivela decisivo il match col Portogallo, domato a fatica 8-7, con Bertinetti ancora sugli scudi: perde solo con De Paiva, superando Leal, De Silveira e Mayer. Ma è bronzo! Oro alla Francia ed argento al Belgio. Per il 39enne Bertinetti un’altra dimostrazione di classe, costanza, abnegazione, energia: praticamente è stato il migliore dei nostri, guadagnando un’altra medaglia a ben 16 anni dall’argento di Londra.
Raramente s’è vista ai Giochi una simile impresa, ma non è finita qui. Bertinetti difatti gareggia anche nel torneo di sciabola a squadre cui prendono parte 14 nazioni. Si inizia il 12 luglio, col primo turno dove i nostri battono la Cecoslovacchia 11-5 e la Grecia 14-2. Bertinetti dà spettacolo ed in entrambi gli incontri vince tutti gli assalti. Il giorno seguente tocca ai quarti di finale e Bertinetti torna in pedana contro gli USA: vince due incontri (4-1 a Parker e 4-0 a Castner) e ne perde altrettanti (4-2 da Lyon e 4-3 da Fullwinder). Vinciamo 12-4. Più complesso ed ostico si rivela il match col Belgio, con Bertinetti in panchina. L’equlibrio segna sovrano: 8-8 ma prevaliamo per il computo delle stoccate. Poichè anche l’Ungheria vince con Belgio ed USA e visto che passano due squadre, diviene superfluo il match con i magiari che difatti non viene disputato. Il 14 luglio situazione analoga in semifinale. L’Argentina è superata sia dall’Italia, 14-2, che dalla Cecoslovacchia e dunque non incontriamo i boemi. Bertinetti si conferma in ottime condizioni e guadagna un altro splendido 4-0. Siamo dunque in finale, disputata il 15 luglio. Ancora grande Bertinetti (4-0) con la Cecoslovacchia, battuta 11-5. Bene anche con i Paesi Bassi, domati non senza fatica 9-7: Bertinetti perde solo con Van der Wiel (4-2) ma si aggiudica di misura gli altri tre assalti (4-3 a Wijnoldy-Daniels, Doorman e De Jong). Il match decisivo, come tradizione, è con l’Ungheria. L’incontro è equilibratissimo: iniziamo male e andiamo sotto 5-2, poi recuperiamo, tutto rimane incerto. Bertinetti perde tre incontri, col mancino Tersztyanszky (4-3), Garay (4-1) e Berti (4-2). Non sembra in forma, ma trova il riscatto nel momento più importante, nel penultimo assalto, con Posta: si batte alla grande, riesumando tutta la sua tecnica schermistica, e vince 4-1. Andiamo in vantaggio 8-7 e siamo irraggiungibili nel computo delle stoccate: abbiamo praticamente vinto! E così è, anche se Moricca perde l’ultimo incontro: chiudiamo 8-8, ma avanti 50-46 per le stoccate. Medaglia d’oro! Ed a svantaggio degli odiati magiari con cui, da tempo, è in atto una fiera polemica, acuitasi proprio in questa edizione dei Giochi. Bertinetti è stato strepitoso: ha vinto 22 assalti, perdendone 6. Niente male per un 39enne. Grinta, esperienza, energia, classe: la medaglia d’oro è il degno coronamento per la carriera di uno sportsman fenomenale.
Ma non finisce qui. Bertinetti ci riprova nel torneo individuale di sciabola cui prendono parte 47 schermidori di 15 nazioni. Si parte il 16 luglio e Bertinetti guadagna agevolmente il passaggio del primo turno, con lo score di 4-1: perde solo con lo statunitense Castner, vincendo gli altri assalti (il belga Berckx, l’olandese Van Dulm, il cileno Fernandez e lo spagnolo Murrieta). Il giorno seguente è semifinale e Bertinetti continua alla grande la sua marcia: viene sconfitto dall’ungherese Schenker e dall’olandese De Jong ma vince gli altri sei incontri (il francese Ducret, l’argentino Sola, il belga Berck, il britannico Dalglish, l’uruguayano Mendy e lo statunitense Castner). Il 18 luglio tocca dunque alla finale e qui accade il patatrac. Gli ungheresi temono gli italiani ed i giudici sono dalla loro parte. Gli italiani però, forse, esagerano coi tatticismi: in finale sono quattro su dodici e casualmente i primi assalti si svolgono proprio tra azzurri. Bertinetti, Sarrocchi e soprattutto Bini, fin troppo platealmente, lasciano campo libero a Puliti, leader designato. Prassi consueta in quel periodo a livello internazionale, niente da stupirsi: si cerca sempre di favorire l’uomo più forte. Ma Bini, probabilmente, oltrepassa il limite ed interviene il famigerato giudice magiaro Kovacs che chiede il richiamo dell’azzurro per scarso impegno. Gli animi si esasperano, volano parole grosse, Puliti minaccia il giudice che insiste ed arriva la squalifica per l’azzurro. Scoppia il finimondo e volano altre cose, sedie comprese. Si sfiora la rissa generale tra l’incredulità di molti. Alla fine rimane la squalifica per Puliti e gli altri tre azzurri si ritirano per protesta. Si ripete in pratica l’episodio del fioretto a squadre dove già i nostri avevano abbandonato in finale, accusando i giudici di partigianeria nei confronti degli italiani solo perchè “fascisti”. Un’altra medaglia buttata al vento per orgoglio e spirito patriottico, con la politica che, neanche troppo velatamente, fa capolino nei Giochi. L’oro va, dopo spareggio, all’ungherese Posta sul francese Ducret e l’altro magiaro Garay. Schermidori, peraltro, in precedenza ripetutamente battuti dagli azzurri. Puliti non demorde nella sua sanguigna polemica e, addirittura, si arriva al duello con Kovacs. I due si battono il 12 novembre 1921 a Nagykanizsa, cittadina ungherese prossima al confine jugoslavo. Il duello dura un’ora, con Kovacs che viene ferito più volte finchè tutti capiscono che è meglio chiuderla lì. Un episodio increscioso al quale i Giochi hanno fatto da catalizzatore, ma che con gli ideali olimpici ha niente da spartire. Peccato per Bertinetti, atleta ed uomo irreprensibile, coinvolto suo malgrado in questa querelle. Bertinetti continua ad alternare lavoro in ospedale (è maggiore medico all’ospedale militare di Novara) e scherma. Il 15 febbraio 1925 è secondo nel torneo di spada a Rapallo, superato solo dal giovane rampante Minoli che, come sottolineano le cronache, anagraficamente potrebbe essere suo figlio. A metà aprile è grande al propagandistico torneo di Tripoli dove vince nel fioretto davanti ad una schiera di più giovani campioni affermati (Argento, Terlizzi, Pignotti, ecc.), giunge 4° nella spada (vinta da Terlizzi) ed è secondo nella sciabola, battuto solo da Anselmi (3-4 lo scontro diretto): a 40 anni è ancora in piena efficienza al punto da guadagnare la classifica combinata delle tre armi.
Rimane uno dei nostri migliori schermidori dilettanti. Il 27 settembre è invitato al torneo di spada che si tiene nella lussuosa villa del marchese Rivarola a Viganò: chiude terzo, alle spalle di Marrazzi e Minoli. Viene invitato anche all’attesissima esibizione che si tiene il 14 dicembre a Milano, nel gremitissimo Teatro Del Verme, ed alla quale partecipa anche il redivivo Nedo Nadi. Bertinetti col fioretto perde 6-8 con Argento. Il 19 dicembre a Torino sbaraglia il campo nel campionato piemontese, non perdendo neanche un assalto nelle tre armi: è perfettamente in forma, un fenomeno di classe e longevità. Si rivede il 26 febbraio 1926 a Torino, in un’esibizione: col fioretto è battuto 10-8 da Guaragna, un altro che potrebbe essere suo figlio. Un altro giovane, Minoli, gli sbarra la strada nel prestigioso “Trofeo del Littorio” di spada a Cremona il 3 giugno, superandolo però solo per il computo delle stoccate: i due difatti vantano lo stesso numero di assalti vittoriosi nel girone finale. Bertinetti è sempre grande: tre giorni dopo nel torneo di sciabola, nella stessa sede, chiude terzo, battuto solo da due assi come i livornesi Puliti e Bini. Bertinetti è di nuovo strepitoso il 29 maggio quando si aggiudica il “GP Budapest” di spada, senza perdere un assalto. Il giorno seguente però chiude solo nono l’Europeo di Sciabola, vinto dal magiaro Gambos. Nonostante l’età, Bertinetti comincia a sognare un’altra edizione dei Giochi. Il 24 marzo 1927, al Teatro Lirico di Milano, in una grande esibizione definita preolimpica, con la spada supera 8-6 il forte Ragno, confermandosi più che mai in formissima. Si ripete l’11 aprile nella sua Vercelli dove batte 10-7 Cuccia. Alla fine di aprile si aggiudica il campionato piemontese di spada, disputato nella palestra Micca a Biella, senza perdere un assalto. Un fenomeno: ha appena compiuto 42 anni, ma in pedana non li dimostra.
E non finisce qui. Il 1 giugno difatti è nella Nazionale che vince gli Europei Militari di spada a L’Aja, nei Paesi Bassi[6]; gli avversari più ostici si rivelano Francia e Paesi Bassi, superati 9-6 entrambe ed alla fine nell’ordine sul podio. L’olandese De Jong si “vendica” nella prova individuale, con Bertinetti bronzo alle spalle di Cuccia. 4 giorni dopo i nostri, con la stessa formazione, conquistano il bronzo nella gara a squadre di sciabola, sopravanzati da Ungheria e Paesi Bassi. Bertinetti poi termina settimo il torneo individuale vinto dal magiaro Terzianski. Il 21 dicembre è a Parigi dove, nella Sala Wagram, quasi in un anticipo di Giochi, è il migliore dei nostri nell’incontro di spada contro la Francia che vince 20-16. Bertinetti esce con uno score di 5-1, avendo perduto colo con Bouchard (1-3). Va peggio nella preolimpica di Milano che si svolge, con la spada, il 17 gennaio alla “Società del Giardino”: il suo score di 1-4 è il peggiore tra gli intervenuti ma, a detta di tutti, si tratta di una serata-no che non ne rappresenta il reale valore. Difatti già il 28 febbraio è tra i migliori nella preolimpica di spada disputata a Vercelli dove si affrontano due squadre miste: 3-2 il suo score. Si prepara a puntino per le preolimpiche dove è sempre tra i migliori. Vince l’ultima e decisiva gara di selezione nella spada, il 23 giugno a Cremona: nessuno può togliergli un’altra maglia azzurra. Ad Amsterdam le gare olimpiche di scherma si svolgono in un apposito edificio situato a lato dell’Olympisch Stadion, dal poco fantasioso nome di “Schermzaal” (sala della scherma). Bertinetti gareggia nella spada a squadre che inizia il 4 agosto e vede al via 18 nazioni. Esentati dal primo turno per sorteggio, gli azzurri esordiscono nei quarti di finale. I nostri iniziano bene: superano brillatemente il turno, battendo 11-4 la Germania, 11-5 l’Egitto e 12-4 la Spagna. Bertinetti è in pedana contro iberici e tedeschi. Nel primo caso vince i 4 assalti: con Delgado, Diez, de Pomes e Garcia. Va peggio con la Germania: supera solo Gazzera; è battuto da Halberstadt, Jack e Fischer. Poche ore dopo Bertinetti si rivede in semifinale. Contro il Portogallo batte Paredes, ma è sconfitto da Sassetti, da Silveira e d’Eça Leal. Gli azzurri comunque si impongono 10-6. Con i Paesi Bassi ottiene uno score di 2-2: vince con Labouchere e Kuypers, perde con Van den Brandeler e Driebergen. Altro 10-6 finale per i nostri. Contro la debole Cecoslovacchia, dominata 13-2, Bertinetti rimane in panchina. E vi resta anche per l’intera finale, disputata il 5 agosto, coi nostri che vincono 9-7 il match decisivo con la Francia, superando pure Belgio (10-6) e Portogallo (9-6): l’oro è azzurro! Argento alla Francia e bronzo al Portogallo. Lo score di Bertinetti non è proprio perfetto (8-8), ma poco importa. Per lui è la quarta medaglia, la seconda d’oro, in tre edizioni dei Giochi, per di più a 43 anni: un successo strepitoso che lo consacra schermidore tra i più grandi nella prima metà del XX secolo e lo conferma vero sportsman di grande spessore atletico e morale. Bertinetti non molla: il 14 aprile 1929 chiude al secondo posto, battuto solo dal grande francese Cattiau, gli Europei di spada disputati a Napoli. Alla fine di maggio è a Budapest per gli Europei riservati ai militari. E’ grande protagonista: vince il fioretto e la spada a squadre, chiude al quarto posto l’individuale di spada vinto dal francese Fristeau. Non molla: il 16 febbraio 1930 è in pedana a St. Moritz dove chiude al 5° posto il torneo di spada vinto da Riccardi. A metà luglio è ad Ostenda, in Belgio, dove partecipa ai Campionati Europei per militari: vince il fioretto a squadre[7] e la spada a squadre[8] mentre nel torneo individuale di spada finisce quinto (primeggia il francese Fristeau). Il 17 agosto Bertinetti è ad Arenzano per un’esibizione con la spada: supera 7-4 il ben più giovane Rastelli. Il 5 ottobre altra esibizione, ma nella sua Vercelli: con la spada batte 10-5 Guglianetti. Con la stessa arma si rivede il 10 febbraio 1931 a Casale dove supera Minoli per 10 a 8. Il 22 marzo a Montecarlo è nella squadra azzurra che contende la “Coppa Gautier” di spada alla Francia che però vince 21-15[9].
Ormai è evidente che la sua carriera volge al termine, però rimane ancora sulla breccia: il 23 maggio 1932 a Roma si aggiudica il Campionato Italiano per Ufficiali dell’Esercito nel fioretto: nella sciabola e nella spada, dove probabilmente avrebbe stravinto, non viene fatto partecipare per...manifesta superiorità. L’11 giugno a Vigevano, in un’esibizione con la spada, supera Basletta 8-6. Impegnato col suo lavoro all’Ospedale Militare di Novara, trova comunque il tempo di allenarsi e gareggiare saltuariamente: il 17 dicembre 1933 a Roma si aggiudica il Campionato Italiano di fioretto riservato agli ufficiali dell’Esercito mentre delude nella spada, piazzandosi quarto. Il 3 febbraio 1934, in un’esibizione con la spada nei locali della “Società Ginnastica” a Torino, supera 10-6 il ben più giovane argentino Cristiani: la classe non ha età. Ai primi di marzo va a Tripoli dove sono in programma i tricolori di spada: in un’esibizione supera Corvino 10-8. Quando si organizzano gare per “anziani”, o veterani, è sempre in prima fila e spesso vince: il 14 novembre alla Farnesina di Roma è però battuto da Pezzana nel tricolore di spada riservato agli ufficiali dell’Esercito. Non lascia la pedana: il 24 febbraio 1935 a Torino è nella compagine della “Pro Vercelli” che si aggiudica il campionato piemontese di spada a squadre. Poi in effetti pensa alla sua attività di medico che lo riporta in guerra, al seguito delle nostre truppe: nel 1935-37 è in Etiopia, al rientro diventa direttore dell’Ospedale Militare di Savigliano. Nel 1942-43 riparte con l’Armir, in Russia ed Ucraina. Tornato a casa, è ispettore di sanità nella zona di Torino. Dopo la guerra sarà anche giornalista e Presidente della sua amatissima Pro Vercelli. E’ padre di Franco[10], due ori olimpici nella spada a squadre, e nonno di Marcello[11], altro schermidore di alto livello ed olimpionico.
[1] La Pro Vercelli all’epoca è tra le pochissime squadre di calcio, di alto livello, interamente costituite da italiani
[2] Bertinetti è pure Vice-Presidente della FIF, Federazione Italiana Football, antesignana della FIGC che assume questa dizione nel 1909
[3] Il Campionato viene assegnato al termine di un girone finale a tre squadre. La Pro Vercelli guadagna 6 punti, con 2 vittorie e 2 pareggi, superando US Milanese (5 punti) e Andrea Doria (1 punto)
[4] L’incarico gli è stato affidato dal conte Brunetta, deus-ex-machina di quella spedizione nonchè segretario del CIO ed amico fraterno di de Coubertin
[5] Personaggio fondamentale per lo sviluppo della scherma italiana sotto l’aspetto teorico, sportivo e militare. Nato a Torino nel 1850 da famiglia napoletana di noti schermidori e patrioti: lo zio Luigi muore in carcere a Napoli ed il padre Achille è costretto all’esilio dopo essere stato condannato a morte per aver partecipato ai moti del 1848. Il giovane Masaniello non è da meno: nel 1866 si arruola con Garibaldi, entrando nelle file del 2° Reggimento Fanteria del Corpo Volontari Italiani, combattendo a Bezzecca. Poi riprende la scherma con grande successo, seguendo prima i dettami del padre, poi quelli dello zio Raffaele. Passa poi a seguire le lezioni del marchese Mario del Tufo e di Giacomo Massei, fondatore dell’Accademia Nazionale di Scherma a Napoli (1861) assieme, tra gli altri, ad un altro zio di Masaniello, Annibale. Cultore ed attento teorico, Masaniello scrive un fondamentale Trattato schermistico che viene approvato dal Ministero della Guerra e grazie al quale egli viene nominato direttore della neonata Scuola Magistrale di Roma nel 1884. Il suo assioma fondamentale è “la fretta e la forza sono nemici capitali della scherma”
[6] Con lui Anselmi, Moricca, Cuccia, Pezzana, Capone, Gotti e Rosichelli
[7] Con lui gareggiano Pignotti, Anselmi e Puliti
[8] Con lui gareggiano Cuccia, Pezzana, Pasta e Rosichelli
[9] Con lui gareggiano Cornaggia-Medici, Agostoni, Riccardi, Terlizzi e Minoli
[10] Nato a Vercelli il 14.07.1923. Grande spadista, al suo attivo oltre ai due ori olimpici (1952 e 1956) anche 5 ori mondiali sempre nella spada a squadre (1953-1954-1955-1957-1958). A livello individuale vanta un argento mondiale (1955) e due bronzi iridati (1954 e 1957)
[11] Nato a Vercelli il 21.07.1952, figlio di Franco. Altro valido spadista, ma non al livello dei congiunti. Guadagna comunque il tricolore nel 1973 e nel 1976 partecipa senza fortuna ai Giochi Olimpici di Montreal