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BERTAZZOLO Riccardo

Mestre (VE) 04.07.1903 / 04.03.1975

1924. Pugilato. Eliminato Quarti di Finale pesi massimi

Alto 1,83m, è per l’epoca “un colosso”. Comincia l’attività pugilistica poco prima dei vent’anni: appare potente e possente, una forza della natura, ma al contempo stiliscamente piuttosto grezzo al punto che viene giudicato “generoso combattente ma ignaro di ogni principio pugilistico”. Peso “massimo” a tutti gli effetti, non ha paura di niente e si batte a viso aperto, anche troppo allo scoperto. Disputa i suoi primi incontri di rilievo a metà novembre del 1923, nella riunione per il “Guanto d’Argento” al “Teatro Verdi” di Milano dove, in vista dei Giochi, si pensa già a cercare i migliori pesi massimi. Bertazzolo vince agevolmente i primi incontri, grazie alla sua potenza: Masetti va ko al primo round e Cusinato abbandona nella seconda ripresa. In finale si trova di fronte il milanese Scotti, più tecnico di lui, ma che all’inizio soffre al punto da venir colpito duramente ad un occhio, gonfiatosi in pochi secondi. Scotti reagisce come una furia e trova la guardia di Bertazzolo troppo sguarnita: il veneto va al tappeto 3 volte finchè l’arbitro decreta il kot. I tecnici sono comunque ammirati dalla verve e dalla potenza di Bertazzolo che, se giustamente istruito ed allenato, può arrivare lontano. Peccato che, già in quelle prime fasi, sia poco incline ai sacrifici della vita d’atleta, lasciandosi andare anche a comportamenti istrionici, da “pazzarello”. Comunque quando sale sul ring, dà sempre spettacolo. Il 15 maggio 1924, in una pre-olimpica al Politeama Milanese, impartisce una severa lezione a Cusinato, che abbandona al secondo round. Bertazzolo continua a dimostrarsi tecnicamente scarso, ma può solo migliorare e merita fiducia, anche in chiave olimpica. Il 18 maggio a Cuneo altra sontuosa vittoria prima del limite: stavolta è il quotato Cerutti ad abbandonare dopo due riprese. Inevitabilmente inserito nella lista degli azzurrabili, parte per il ritiro collegiale di Bellusco dove, dai primi di giugno, è radunata una trentina di pugili, con base alla Villa Bartesaghi. Bertazzolo si prepara coscienziosamente, migliora la sua tecnica e, nelle pause della preparazione, non lesina di tuffarsi nel vicino Adda, assieme ai colleghi, per ritemprarsi dal caldo estivo.

Sembra pronto per Parigi. Le gare olimpiche di pugilato si svolgono al famoso Vel d’Hiv, il velodromo d’inverno teatro di numerose competizioni ciclistiche di rilievo, in un caldo torrido. Il torneo dei massimi (peso maggiore di 79,379 kg) è ad eliminazione diretta e vi partecipano solo 15 pugili di 10 nazioni. Bertazzolo esordisce il 15 luglio negli ottavi, battendo il britannico O’Kelly ai punti. Tre giorni dopo nei quarti affronta il norvegese Von Porat che lo sorprende subito, colpendolo a più riprese appena suonato il gong. Bertazzolo, in piena crisi, accusa i colpi e va al tappeto. Si rialza, ma è malfermo sulle gambe ed un altro jab ben assestato lo rimanda al suolo. Si rialza di nuovo ma è visibilmente stordito e l’arbitro, giustamente, decreta il k.o.t. Bertazzolo dunque viene eliminato. Lo stesso Von Porat vince l’oro, battendo in finale il danese Petersen (che ha eliminato l’altro italiano Scotti) mentre il bronzo va all’argentino Porzio. Peccato per Bertazzolo, potenzialmente in grado di fare ancora meglio.

Lo dimostra la sua carriera professionistica, che inizia subito dopo i Giochi. Si batte bene, vince numerosi incontri per ko finchè il 25 settembre 1927 guadagna il titolo italiano, infliggendo un grande ko al forte Spalla. Sembra sbocciato definitivamente un campione che però mantiene certi atteggiamenti sopra le righe: si fa tatuare sul petto una vistosa testa di donna perchè gli avversari “possano essere distratti e non infierire su una femmina” (parole sue), passeggia per Milano con un cucciolo di leone al guinzaglio visto che, non a caso, viene soprannominato “il leone di San Marco”. Finchè vince, tutto gli si perdona. Nel 1929 va in America ed iniziano i guai: dopo tre belle vittorie, perde smalto e concentrazione, venendo ripetutamente sconfitto. Il 30 agosto 1930 ad Atlantic City affronta Primo Carnera, ancora poco noto, e subisce un pesante ko. La carriera di Bertazzolo entra in una pesante china discendente: perde 12 volte di fila, incrinando pesantemente il suo curriculum finché alla fine del 1934 lascia il ring. Certo non una bella chiusura per un pugile che, senza certi eccessi, avrebbe certamente potuto ottenere di più[1]


[1] Il suo score è di 18 vittorie, 16 sconfitte (di cui 12 negli ultimi 12 combattimenti!) e 2 pareggi