BERNARDONI Giuseppe
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Como 1897 / Como 1942
1920. Atletica Leggera. Eliminato Primo Turno 400 m
Trasferitosi a Milano e dedicatosi fin da adolescente al podismo, ottiene i primi risultati nel 1913 quando è tesserato per la “Pro Morivione”, squadra meneghina tra le più attive del periodo. Si distingue ai tricolori di settembre: eliminato subito nei 400 piani, coglie un bel secondo posto nei 400 hs il cui titolo viene assegnato ufficialmente per la prima volta in Italia. Se consideriamo che ha solo 17 anni e che vince un mostro sacro come Lunghi, si può comprendere l’entusiasmo che alberga nel suo entourage. Entusiasmo acuito dal successo della “Pro Morivione”, con Bernardoni protagonista, anche nella 4x440y, oltre tutto con la miglior prestazione italiana (3’41”4/5)[1]. Il 5 ottobre, nella riunione di Gallarate, Bernardoni giunge 3° sui 400 dietro ai compagni Bertoni e Grosselli. La sua carriera dunque sembra ben avviata e l’anno seguente si conferma tra i nostri migliori giovani. Il 26 aprile è 5° sui 400 della Coppa Pentathlon sulla pista dell’US Milanese, sua nuova squadra, preceduto da atleti ben più esperti di lui (vince Salvi) ed il 14 giugno, sulla stessa distanza, nell’inaugurazione del nuovo campo dello SC Italia, situato nei pressi del Naviglio nella zona di Porta Ticinese, viene battuto solo da Bertoni che lo supera anche il 5 luglio. E’ comunque in forma e difatti il 2 agosto vince i 400 sulla pista dell’US Milanese nella manifestazione appositamente organizzata dalla FISA per gli juniores, categoria alla quale ancora appartiene. Ai tricolori di fine settembre Bernardoni si conferma: vince il titolo assoluto sui 40 hs, arriva terzo sui 200 e delude un po’ sui 400 dove è solo quarto. Indubbiamente è un talento che può dire ancora molto in prospettiva.
Ma la Prima Guerra Mondiale, con l’entrata in guerra anche del nostro Paese, blocca ogni sua possibilità: viene arruolato in un reparto di autotrattrici, poi inquadrato come artigliere di fortezza. Tesserato per l’US Milanese, torna alle gare solo nel 1918 quando, dopo la disfatta di Caporetto, le autorità militari decidono di favorire le prove atletiche tra soldati, incrementando notevolmente l’attività, nelle retrovie del fronte come in tutte le città italiane. Il 12 maggio Bernardoni chiude quarto la prova dei 400, che serve a scegliere gli uomini da inviare a Londra per un grande meeting tra i soldati alleati: preceduto nell’ordine da Lunghi, Candelori e Bonini, non viene selezionato. Terminata finalmente la guerra, l’attività riparte con continuità solo nel 1919, con Bernardoni tesserato per lo “SC Italia”. Dopo alcune prove incolori, il 15 giugno giunge terzo in un 800 disputato nello “Stadium” di Roma[2], superato da Candelori e Lunghi. Essendo ancora sotto le armi dato che la smobilitazione avviene con molta lentezza, Bernardoni è selezionato per i “Giochi Interalleati” di Parigi, prima grande manifestazione polisportiva internazionale dopo sette anni e riservata ai soldati degli eserciti vincitori la guerra. I nostri atleti si ritrovano prima a Piazzola sul Brenta e poi in un collegiale ad Arma di Taggia. Le autorità militari fanno le cose per bene, organizzando al meglio la spedizione, supervisionata da Cesare Tifi, vecchio marpione dello sport italiano e portando in Francia ben 120 atleti. Bernardoni gareggia sui 400: nella batteria del 29 giugno è buon secondo alle spalle dello statunitense Eby (che poi sarà oro) mentre il giorno seguente chiude 4° la semifinale superato nell’ordine da Spink (USA), Devaux (F) e Jonhson (USA). Viene così eliminato: una presenza senza infamia e senza lode.
Come molti atleti del periodo, anche Bernardoni viene arruolato e combatte durante la
Prima Guerra Mondiale: è inquadrato in un reggimento di artiglieria da fortezza.Torna a
casa sano e salvo.
Rientrato subito in Italia, il 13 luglio Bernardoni è battuto dal glorioso Lunghi in una prova sui 500m a Genova. Il 3 agosto è invece superato da Bertoni sui 400 a Mantova ed il 17 agosto, al Velodromo Sempione, viene sconfitto due volte da Orlandi, su 100 e 400. Bernardoni trova un bel successo il 24 agosto a Laveno sui 100, davanti tra l’altro ad un folto pubblico. L’11 ottobre a Milano, sul campo dell’Inter di Via Goldoni[3], coglie il titolo tricolore nella staffetta olimpionica, correndo i 200 m[4]. Bernardoni, tesserato per l’Internazionale, si rivede in pista solo il 28 marzo 1920 a Busto Arsizio, quando già si stanno preparando i Giochi di Anversa ed ogni appuntamento è cruciale per verificare le forze in campo. Sui 100 Bernardoni è terzo, battuto da Orlandi e Croci. Vince invece il 23 maggio a Bergamo, e non solo sui 100 ma anche sui 400. In quest’ultima distanza si impone anche a Brescia il 30 maggio, in una riunione che ha la qualifica di pre-olimpica, aumentando le sue chances per i Giochi. La prima vera selezione per Anversa si sviluppa comunque ad Udine il 13 giugno e Bernardoni si conferma alla grande: vince difatti 200 e 400, entrando in pianta stabile nella lista del CT Adams. Si ripete esattamente il primo weekend di Luglio nella decisiva prova di selezione sul campo dello SC Italia a Milano, zona Baggina: la maglia azzurra è sua e va ad Anversa, raggiunta in treno via Modane e Parigi. Le gare di atletica si svolgono all’Olympisch Stadion. Bernardoni esordisce la mattina del 19 agosto sui 400 cui prendono parte 37 atleti di 16 nazioni (c’è pure il Principato di Monaco). Non va bene, anzi va proprio male: nella sua batteria finisce terzo su tre, col tempo di 52”8. Vince lo statunitense Meredith in 51”6 davanti al francese André (52”3) che precede di circa 4 metri un Bernardoni che ferma i cronometri a 52”8, in effetti un po’ poco. Niente da fare: poichè si qualificano solo i primi due, viene subito eliminato e la sua parentesi olimpica si chiude già qui. I 400 sono appannaggio del sudafricano Rudd che supera il britannico Butler mentre il bronzo va allo svedese Engdahl. Dopo i Giochi, Bernardoni sparisce praticamente dalla scena atletica nazionale.
[1] Gli altri componenti sono Carlo Butti, Dante Bertoni e Angelo Grosselli
[2] Inaugurato il 10 giugno 1911, progetto di Marcello Piacentini e Vito Pardo: poteva contenere 26mila spettatori
[3] La pista misura 337 m ed il fondo è in pirite
[4] Con lui gareggiano Orlandi, Vigani e Simonazzi