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BERNARDINI Fulvio

Roma 28.12.1905 / Roma 13.01.1984

1928. Calcio. MEDAGLIA DI BRONZO

bernardini2Un grandissimo protagonista del nostro calcio. Soprannominato “Fuffo”, inizialmente viene indicato come Bernardini II, per distinguerlo dal fratello maggiore Vittorio[1]. Nato nel rione Esquilino e trasferitosi da bambino nel rione Monti, a 10 anni gioca a calcio nell’oratorio, adattandosi a ricoprire vari ruoli. Alla fine della Prima Guerra Mondiale arriva alla Lazio dove viene schierato addirittura in porta, rivelando ottime qualità ed arrivando fino in prima squadra. Dopo alcuni incidenti in mischia, tra cui un calcio in faccia, già nel 1921-22 decide di trasferirsi in attacco dove diventa il perno fondamentale delle manovre offensive. Dotato di piedi buoni e grande visione di gioco, con un bel sinistro, di fisico perfetto per un atleta (1,78m x 72kg), mostra caratteristiche “moderne” per l’epoca, da giocatore completo e regista a tutto campo. Ottimo attaccante, sa anche difendere e diventerà con il tempo un grande centromediano. Vera bandiera della Lazio che trascina nel 1922-23, con 20 presenze e 21 gol, addirittura alla finale del Campionato, persa contro il Genoa (1-4 a Genova e 0-2 in casa). Nelle tre stagioni seguenti gioca e segna per i biancocelesti che rimangono tuttavia compagine di secondo piano nel panorama nazionale. Bernardini, al contrario, è calciatore di grande talento e ha il grande onore di essere il primo giocatore del Centro-Sud ad esordire in Nazionale, il 22 marzo 1925 a Torino, nel 7-0 con cui gli azzurri liquidano la Francia. Diventa titolare fisso della Nazionale: il 21 marzo 1926 segna pure il suo primo gol, nel 3-0 che i nostri rifiliano all’Irlanda a Torino. Un calciatore di questo livello, dicono tutti, è “sprecato” nella Lazio per cui, dopo un lungo tira e molla con polemiche e ricatti anche morali (con tanto di lavoro in banca assicurato), Bernardini decide di trasferirsi all’Inter. A Milano tra l’altro può continuare i suoi studi di Scienze Economiche, alla Bocconi, visto che è diplomato ragioniere. In nerazzuro disputa due ottimi Campionati anche se il risultato finale non è dei migliori: 5° posto nel 1926-27, con 28 presenze e 10 gol, 7° posto l’anno seguente, con 30 partite e 17 reti. Nel 1927, tra la fine di agosto ed i primi di settembre, Bernardini è nella Nazionale Universitaria che si laurea campione del mondo a Roma dopo tre vittorie: 10-1 alla Svizzera, 3-0 all’Austria e 1-0 all’Ungheria. I nostri si ripetono l’anno seguente a Parigi, battendo l’Ungheria nella partita decisiva, ancora 1-0. Bernardini però, come detto, è titolare anche della Nazionale maggiore. Tra l’altro è in campo l’8 novembre 1925 a Budapest quando i nostri impongono l’1-1 ai forti padroni di casa. Gioca pure il 30 gennaio 1927 a Ginevra dove gli azzurri stracciano gli elvetici 5-1. E’ titolare anche il 29 maggio 1927 a Bologna, battendo 2-0 la Spagna. Ovvio che il CT Rangone lo selezioni anche per i Giochi di Amsterdam.

Al torneo olimpico di calcio, con la formula ad eliminazione diretta, partecipano 17 nazioni e, data la complessità, è la prima competizione ad iniziare, addirittura il 27 maggio. Gli azzurri, con Bernardini in campo, esordiscono il 29 maggio negli ottavi, contro la Francia e non è una partita facile. Si gioca alle 14 all’Olympisch Stadion di fronte a 2500 spettatori, arbitra il belga Christophe. L’inizio è sconvolgente: dopo 20 minuti siamo sotto 2-0 causa una doppietta dello scatenato Brouzes. La reazione dei nostri è veemente: al 21’ accorcia Rossetti ed al 39’ pareggia Levratto. All’ultimo minuto del primo tempo rovesciamo il risultato con Banchero. Si va al riposo sul 3-2. Dopo un quarto d’ora della ripresa Baloncieri mette il suo sigillo, ma c’è ancora da soffrire perchè un minuto dopo accorcia Dauphin. Manca mezz’ora alla fine ma i nostri controllano e vincono 4-3. Il 1° giugno altro incontro difficile e complicato: nei quarti affrontiamo la Spagna. Si rigioca all’Olympisch Stadion, stavolta con inizio alle 19, di fronte a 3388 spettatori paganti. Arbitra l’uruguaiano Lombardi (di chiare origini italiane). Bernardini assente, al suo posto Pitto. La Spagna è avversario ostico: al 21’ passa in vantaggio con Zaldua. Si va al riposo sullo 0-1. Nella ripresa ci pensa ancora Baloncieri che pareggia al 63’. Il risultato non cambia, neanche dopo i supplementari. In quel tempo non sono previsti i rigori e la partita si ripete tre giorni dopo, il 4 giugno, nella stessa sede, con inizio alle 14, davanti a 4770 spettatori. Arbitro l’olandese Boekman. Bernardini ritrova il posto da titolare e non lo mollerà più sino al termine del torneo. Stavolta non c’è partita, la Spagna è annientata: vinciamo 7-1. Il primo tempo termina 4-0 per le reti di Magnozzi al 10’, Schiavio al 15’, Baloncieri al 18’ e Bernardini al 40’. La Spagna accorcia alla prima azione della ripresa con Yemo, ma nel finale i nostri dilagano: al 73’ segna Rivolta e poi Levratto chiude con una doppietta (82’ e 84’). Siamo in semifinale e la medaglia pare vicina. Il 7 giugno, all’Olympisch Stadion, con inizio alle 19, ci tocca però il fortissimo Uruguay, campione in carica. 15.290 spettatori, arbitra l’olandese Eijmers. Baloncieri (ancora lui) ci fa sognare e segna dopo 9’. Il sogno dura appena nove minuti perchè Cea pareggia. Gli uruguayani sono forti e tessono con abilità la loro trama offensiva: al 28’ Campolo ed al 31’ Scarone sembrano mettere la parola fine alla disfida. I nostri si rinfrancano nel riposo e ci provano: dopo un quarto d’ora della ripresa Levratto ci porta sul 2-3. L’impresa pare possibile, ma il risultato non cambia. L’Uruguay vince 3-2, ma non abbiamo demeritato. Siamo così relegati alla “finalina” per il bronzo dove troviamo il sorprendente Egitto. Sulla carta l’avversario sembra malleabile (ne ha presi sei dall’Argentina nell’altra semifinale). Si gioca il 9 giugno all’Olympisch Stadion, con inizio alle 16, arbitro il belga Langenus, spettatori paganti 6378. In effetti vinciamo facile anche se gli africani non sono così sprovveduti ed all’inizio ci fanno soffrire. Dopo sei minuti segna Schiavio, ma dopo altri sei minuti pareggia Riadh. Al 14’ Baloncieri riporta avanti gli azzurri ma ancora Riadh pareggia due minuti dopo. Una doppietta di Banchero, al 19’ ed al 39’, indirizza la partita nel verso giusto. Schiavio, al 42’, e di nuovo Bancheri, al 44’, chiudono i conti. La ripresa ha poca storia: Baloncieri (al 52’) e Schiavio (al 58’) arrotondano il punteggio, con El-Ezam (al 60’) a salvare la bandiera. Una tripletta di Magnozzi (72’, 80’ e 88’) fissa definitivamente il risultato in un clamoroso 11-3 che ci regala un bel bronzo, a dimostrazione della crescita internazionale sviluppata dal nostro movimento calcistico. L’oro va di nuovo all’Uruguay che così si laurea nuovamente “Campione del Mondo”: difatti, come quattro anni prima, anche questo torneo olimpico ha valenza di Mondiale, secondo quanto stabilito dalla FIFA. Ma che fatica per la “celeste”! La finale tra Uruguay ed Argentina del 10 giugno termina difatti 1-1 ed è necessaria la ripetizione, tre giorni più tardi, che va agli uruguagi per 2-1. Quegli stessi uruguagi che due anni dopo, superando di nuovo i tradizionali rivali argentini, guadagneranno anche il primo “vero” Campionato del Mondo.

Intanto l’Italia inizia ad emergere, rinfrancata dal bronzo olimpico, il primo alloro intercontinentale del nostro calcio. Per Bernardini un bel torneo, con 4 partite giocate su 5 e prestazioni sempre significative. All’Inter però, tutto sommato, non s’è ambientato alla perfezione e sente nostalgia della Capitale ma, con un altro clamoroso cambio di casacca, viene acquistato dalla Roma dove rimane sino al 1939, giocando 286 partite e realizzando 47 gol. Bernardini gioca anche altre sei partite in Nazionale, segnando una rete nel 2-2 contro la Cecoslovacchia a Roma il 15 novembre 1931. Intanto nell’agosto del 1930 ha pure vinto un altro Mondiale universitario. Bernardini chiude la sua esperienza in azzurro con 26 presenze e tre reti. Grazie anche alla sua classe ed alla forte personalità, in campo e fuori, la squadra giallorossa cresce molto, ottenendo un ottimo secondo posto nel 1935-36 dietro al Bologna dopo essere giunta terza nel 1931-32 alle spalle di Juventus e Bologna. Bernardini chiude la carriera nella Mater, tra Serie C e B, dove intraprende l’attività di allenatore, portando il sodalizio capitolino alla conquista di un torneo di Serie C. Dopo la guerra riprende ad allenare, ma una sfortunata parentesi con la Roma (condita da esonero) lo costringe alla gavetta nelle serie minori (Reggina e Vicenza). La svolta arriva alla Fiorentina che porta al primo storico scudetto “al di là degli Appennini” nel 1955-56, con un gioco spumeggiante e moderno. Replicato in parte nella Lazio che si aggiudica la Coppa Italia nel 1958 e soprattutto nel Bologna, portato al titolo nel 1963-64, col celebre spareggio contro l’Inter. Passa quindi alla Sampdoria ed infine approda sulla panchina della Nazionale che tenta di ricostruire dopo il fallimentare Mondiale del 1974. Vi riesce, dapprima da solo e poi soprattutto con Bearzot che rimane CT unico alla vigilia del Mondiale argentino del 1978. L’esperienza azzurra, comunque positiva per aver gettato le basi di quella Nazionale che poi sarà campione nel 1982, chiude la carriera di Bernardini, grande calciatore e grande allenatore, portato via dalla SLA dopo pochi anni.


[1] Vi sarà anche un Bernardini III, di nome Egisto, che però è solo omonimo e non parente