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BERETTA Ambrogio

Saronno (VA) 03.03.1905 / Rivoli (TO) 18.02.1988

1928. Ciclismo. 4° Prova a Squadre, 29° Prova Individuale

beretta ambrogio2Nato a Saronno ma torinese d’adozione. Inizia a pedalare difatti nel capoluogo sabaudo. Ottiene il primo risultato rilevante il 12 ottobre 1924, giungendo 4° nella “Coppa Martini&Rossi” dove entra nell’azione vincente, ma è nettamente superato allo sprint (che sarà sempre il suo tallone d’achille) dai compagni di fuga, peraltro molto più esperti e scaltri di lui: nell’ordine Marco Giuntelli, Picchiottino e Facciani, tutti personaggi che otterrano buoni risultati negli anni a venire. Nel 1925 insiste anche se non vince: il 19 aprile è buon terzo nella Milano-Torino per dilettanti alle spalle di Poli e Binetti. Sette giorni dopo, chiude 6° a Torino la “Monti e Valli Piemontesi”, vinta da Balla. Il 3 maggio è battuto in volata da Agrisio nella “Targa Penna” a Torino. Poi va militare e sparisce di scena. Si rivede solo il 20 febbraio 1927 quando si piazza secondo nel cross di Stupinigi, superato dallo sconosciuto Rosso. Inizia le gare su strada il 13 marzo quando termina 4° la “Coppa Piemonte” a Torino, vinta da Errante. Il 3 aprile finisce terzo la “Monti e Valli Torinesi”, sopravanzato allo sprint da Facciani e Balmamion. Il 24 aprile scatena la fuga vincente nel “GP Industriali” a Torino, ma Oggero gli resiste e lo batte in volata. Si rivede solo il 12 giugno nella “Coppa Petrino”, ancora nel capoluogo sabaudo: chiude sesto nella volata vinta da Balla.

La mancanza di uno sprint significativo gli pregiudica piazzamenti migliori: nella “Coppa Crespi” a Legnano è di nuovo coi migliori, ma chiude settimo (vince Polano). Ancora peggio il 3 luglio nella “Coppa Remmert” a S. Maurizio Canavese: solo 11°. Torna nelle cronache il 2 ottobre nel promiscuo “Circuito del Sestriere” dove finisce sesto, ben lontano dal vincitore Orecchia. Vive la sua prima grande giornata il 23 ottobre nel “Piccolo Giro di Lombardia” dove stacca tutti sul Ghisallo e vince con 10’ di vantaggio, rivelandosi ottimo scalatore. Chiude la stagione il 13 novembre nel “Giro del Sassello” a Voltri dove però termina solo 14° (vince Papeschi). E’ un buon dilettante ma sono tanti al suo livello. Inizia il 1928 con il nono posto nel “GP Cervini” a Varese l’8 aprile (vince Meini). Considerato sino a quel punto soprattutto uno scalatore, sorprende tutti il 6 maggio quando si piazza buon terzo nella prima preolimpica, una cronometro di 95 km a Carpi, alle spalle di Grandi e Neri. Si comincia a parlare di lui come “probabile olimpico”. Il 10 giugno nella seconda preolimpica, un’altra crono di 96 km a Parma, vinta nuovamente da Grandi, chiude al quinto posto, rimanendo in bilico per Amsterdam. La situazione è similare sette giorni dopo, nell’ultima prova di selezione, disputata a Carpi su 120km: rivince Grandi e Beretta termina sesto. La Commissione Tecnica tergiversa, si attendono le ultime gare di preparazione. Beretta trova il colpo da maestro: il 24 giugno si aggiudica il “Giro del Sestriere” che vale come Campionato Italiano, superando anche diversi Indipendenti. Anche se il percorso di Amsterdam è pianeggiante ed a cronometro, un campione italiano, che già si trovava tra i “probabili”, non può essere escluso. Oltre tutto è tra i migliori anche nella sempre prestigiosa “Coppa del Re” dove rimane nel gruppetto di testa selezionato dal Ghisallo, per chiudere poi quarto la volata (che rimane il suo punto debole) vinta da Mara. E dunque Beretta va ai Giochi: col senno di poi non è una scelta vincente, ma bisogna riconoscere che lasciarlo fuori era praticamente impossibile. La gara olimpica individuale si disputa il 7 agosto a cronometro, su un percorso di 168 km, da Amsterdam a Scheveningen, completamente privo di asperità ma ventoso. Al via 75 concorrenti di 21 nazioni. Vince il danese Hansen, cronoman di eccezionale talento, con il tempo di 4h47’18”: argento, a 7’48”, per il britannico Southall e bronzo per lo svedese Carlsson, a 12’59”. Il migliore dei nostri è Grandi, quarto a 14’47”. Beretta va male, a disagio su un tracciato poco adatto alle sue caratteristiche: chiude solo 29°, con un ritardo abissale, ben 30’15” dal vincitore. Il distacco è fin troppo esplicito sulla prestazione di Beretta che, oltre tutto, compromette anche il risultato della gara a squadre la cui classifica è ottenuta tramite la semplice addizione dei tempi realizzati dai primi tre di ogni compagine. Se difatti Orecchia, 16°, si difende, il quarto azzurro in gara, Neri, chiude addirittura alle spalle di Beretta. I nostri ottengono un totale di 15h33’12” che vale il quarto posto, alle spalle dei formidabili danesi (15h09’14”) i quali superano Gran Bretagna e Svezia (15’27’49”). Il distacco dei nostri dal bronzo, 5’23”, parla chiaro: le prestazioni pessime di Beretta e Neri hanno influito parecchio su un risultato che avrebbe potuto essere migliore. Per il nostro ciclismo, che nel 1927 ha trionfato ai Mondiali professionisti su strada, se non è una disfatta poco ci manca: è mancata la visione strategica, il coraggio di selezionare uomini adatti al percorso, passisti di vaglia. Questa la causa principale di una sconfitta della quale Beretta ha colpe solo parziali: in sostanza è stato mandato allo sbaraglio.

Difatti quando ritrova percorsi più adatti a lui, ritrova anche il podio. Il 23 settembre chiude al terzo posto la “Torino-Borgosesia”, superato da Balla e Facciani. Coglie un altro terzo posto il 14 ottobre nella “Coppa Accetti”, stavolta sopravanzato da Mara e Marchisio che sette giorni dopo lo supera in volata, dopo una brillante fuga a due, nel “Piccolo Lombardia”. Beretta comunque è in forma ed il 28 ottobre vince la “Coppa Giachetti” a Cuorgnè. Quindi passa “pro” in coincidenza del “Lombardia” che si disputa il 3 novembre. Compie una gran gara, tra nubifragi e strade allagate: scatena la fuga vincente assieme a Grandi. I due fuggono sul Brinzio, mentre diluvia, poi sono raggiunti da un gruppetto comprendente pure il “campionissimo” Binda. Alla fine rimangono in 5 ed in volata ha la meglio l’esperto Belloni sullo stesso Binda che poi viene squalificato per irregolare cambio di ruota. Beretta chiude quarto una corsa in cui è stato primattore. Le sue performances non passano certo inosservate e viene ingaggiato dalla “Legnano”, la stessa squadra di Binda. Si attende molto da lui ma paga il noviziato e l’ingombrante presenza di Binda come “capitano”. Nella sua prima stagione da “pro”, il 1929, Beretta giunge 11° alla “Sanremo” e 17° al “Giro d’Italia”, ottenendo il suo miglior piazzamento nel “Romagna” dove chiude sesto. Risultati interessanti, ma la sua carriera in pratica finisce qui. Negli anni seguenti difatti sparisce dagli ordini d’arrivo e viene presto dimenticato da tutti.

 

 

 

berettaambrogio3Giugno 1928. Ciclisti azzurri nel ritiro preolimpico: tra loro anche Beretta, primo a destra ed evidenziato dal tondo


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