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BERARDO Felice Mario Lodovico

Torino 06.07.1888 / Torino 12.12.1956

1912. Calcio. 9° p.m.

berardo2Torinese purosangue, si appassiona presto al football ed alla soglia dei vent’anni, assieme al fratello maggiore Enrico, è in prima squadra nel Piemonte FC con cui disputa nove partite e segna un gol tra il 1908 ed il 1911. Attaccante che può essere impiegato anche come centrocampista avanzato, esordisce in Nazionale il 6 gennaio 1911, a Milano contro l’Ungheria, che vince 1-0. E’ già certamente tra i migliori calciatori italiani e nella stagione 1911-12 passa alla Pro Vercelli, allora uno squadrone, vincendo subito il Campionato, successo bissato l’anno seguente. Berardo, detto “Lice”, veste le gloriose casacche bianche fino al 1914, collezionando 38 presenze e 14 reti. Nello stesso periodo, dal 1908 al 1914, si cala anche nel ruolo di arbitro. Nel 1912 è selezionato dal CT Vittorio Pozzo per i Giochi di Stoccolma cui prendono parte 11 nazioni in un torneo ad eliminazione diretta.

Il sorteggio pone di fronte ai nostri i finlandesi. La gara si gioca il 29 giugno alle 11 di mattina, al Tranebergs Idrottsplats, nella parte settentrionale di Stoccolma, di fronte a 600 spettatori. E’ il primo match in assoluto del torneo. Sulla carta non sembra una partita impossibile, ma le cose si mettono subito male: i finnici passano in vantaggio dopo appena due minuti di gioco, con Ohman. Pareggia Bontadini al 10’, quindi Sardi capovolge il risultato a 25’. Soinio impatta al 40’. Il secondo tempo trascorre senza ulteriori reti. Si va ai supplementari ed al termine del primo extra-time segna Wiberg. I nostri non riescono a pareggiare e vengono malamente eliminati al primo turno. Il torneo verrà vinto, anzi dominato, dai maestri inglesi. L’Italia è relegata nel torneo di consolazione. Il 1° luglio, al Rasunda Idrottsplats di Solna, alle ore 19, di fronte a 2500 spettatori, vinciamo contro i padroni di casa svedesi 1-0, con rete di Sardi al 15’ del primo tempo. Segue il 3 luglio la semifinale del torneo di consolazione, alle 19, all’Olympiastadion di Stoccolma, di fronte a 3500 spettatori, contro l’Austria che vince nettamente 5-1, con doppietta di Grundwald. Per i nostri la rete della bandiera è segnata proprio da Berardo, all’82°, quando ormai però non c’è più storia. Il cammino degli azzurri finisce qui e vengono classificati al 9° posto a pari merito: per la verità un po’ poco.

L’infelice parentesi olimpica, provocata pare anche da alcune “scappatelle” poco ortodosse degli azzurri, non incrina certo la carriera di Berardo, che nella stagione 1914-1915 è tra i protagonisti (10 presenze e 6 reti) della vittoria del Genoa nell’anomalo campionato che si conclude anzitempo causa l’entrata in guerra dell’Italia[1]. Poco tempo prima Berardo ha segnato un altro gol in Nazionale (il 29 marzo 1914 nel successo a Torino contro la Francia per 2 a 0), ma è pure incappato in una squalifica per uno scandalo che ha coinvolto lo stesso Genoa, reo di aver tentato di “acquistare” Mattea dal Casale tramite denaro sottobanco. Berardo avrebbe favorito, da intermediario, questo accordo: da qui l’accusa di “tentata corruzione” e favoreggiamento al professionismo, con relativa squalifica[2]. Passata la guerra, Berardo, che ormai ha dato il meglio di sé, chiude la carriera prima nell’US Torinese e poi nel Torino dove gioca fino al 1924, segnando tre reti. Tre scudetti e 14 presenze in Nazionale (con 2 gol) più una partecipazione olimpica: non sono molti i calciatori del suo tempo a possedere il palmares di Berardo. Diplomato ragioniere, lavora poi per molti anni in banca.

 

 

 



[1] Solo nel 1921 la vittoria nel campionato viene assegnata ufficialmente dalla FIGC al Genoa, primo in quel momento nella classifica del “girone settentrionale”, senza dunque disputare la prevista finale con la vincente del “girone meridionale” (la Lazio). Su questa attribuzione, per alcuni troppo “leggera”, si discute ancora oggi

[2] All’epoca i regolamenti in materia erano molto rigidi ed i calciatori non potevano ricevere compensi in denaro. La diatriba tra professionismo e dilettantismo nel calcio, ma non solo, durerà per molti anni