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BAVUTTI Elio

S. Prospero (MO) 05.05.1914 / Modena 12.01.1987

1936. Ciclismo. 4° Prova a Squadre, non classificato Prova Individuale

Tesserato per l’UC Modenese, la sua prima vittoria di un certo livello è datata 1934 quando guadagna il “GP Tabarrini” a Modena. Nel 1935 non si segnala particolarmente: il suo miglior risultato è il 4° posto nella Milano-Mantova vinta da Reggianini. Inizia a carburare nella primavera del 1936 quando a sorpresa si aggiudica il “GP Salsomaggiore” (19 aprile), davanti al quotato Favalli, e la “Coppa Azzini” a Modena (14 giugno) dove batte allo sprint il compagno di fuga Bottazzi: si tratta di due importanti “preolimpiche nazionali”, come sono definite, disputate su circuiti pianeggianti e dai kilometraggi limitati (intorno a 100-120km), proprio come accadrà a Berlino dove servono corridori pimpanti, combattivi e veloci. Caratteristiche che Bavutti sembra possedere, confermate anche dal successo nella “Targa OND” ad Ozzano. Come accaduto a Modena, Bavutti non teme di tentare l’attacco che sa condurre con brio e vivacità, portandolo pure a termine. Il 5 luglio disputa una gran gara al Campionato Italiano di Parma: scatena a più riprese la bagarre, cerca più volte l’azione vincente, rimane nel gruppo di testa finchè fora ed è costretto alla resa. Il suo ardore però è piaciuto ai tecnici che, tra lo stupore di molti, lo inseriscono nella lista dei “probabili olimpici”: d’altra parte Bavutti ha pur sempre vinto due indicative anche se in sostanza è ancora un oggetto misterioso per molti addetti ai lavori.

Partecipa dunque al tradizionale ritiro collegiale, svolto dal 13 luglio a Castel Gandolfo, sotto la guida di Dario Beni (ex corridore del periodo eroico), con allenamenti sui Castelli Romani e soprattutto nella pianura pontina dato che il tracciato olimpico risulta sostanzialmente pianeggiante. Il 27 luglio, in treno da Verona, partenza per Berlino. Bavutti, che certo ha il palmares meno prestigioso dei selezionati, sembra destinato al ruolo di riserva, ma negli allenamenti in Germania convince tutti e guadagna il posto da titolare, a scapito soprattutto di Gios che qualcuno, tra i giornalisti più avveduti, avrebbe preferito vedere sulla strada. Per la prima volta la gara individuale di ciclismo si disputa in linea e non a cronometro. Partenza ed arrivo al circuito motoristico dell’AVUS: percorso di 100km sostanzialmente pianeggiante. Al via 99 corridori di 28 nazioni. Il tracciato non consente grande selezione e le uniche problematiche sono collegate all’inesperienza di alcuni ciclisti, segnatamente i peruviani, che provocano alcune cadute. Al comando comunque rimangono in una quarantina ed è sprint a ranghi compatti, funestato da un’altra caduta. Hanno la meglio i francesi: oro a Charpentier e bronzo a Lapebie, già primi nell’Inseguimento a Squadre due giorni prima. Bronzo per lo svizzero Nievergelt. Bavutti è autore di una gara anonima al punto che, per un problema del cronometraggio e dei giudici, non viene neppure classificato esattamente. Meglio di lui gli altri tre azzurri: Favalli settimo, Servadei 15° ed Ardizzoni 16° p.m. La Francia domina la classifica a squadre davanti a Svizzera e Belgio mentre all’Italia rimane solo l’amara “medaglia di legno” del quarto posto. Per il nostro ciclismo una netta sconfitta, maturata in circostanze particolari, ma con poche attenuanti: i tecnici probabilmente hanno puntato su qualche uomo sbagliato e Bavutti, secondo molti commentatori, è uno di questi. D’altra parte non è che il prosieguo della sua carriera risulti brillante.

Appena passato professionista dopo i “Giochi”, l’11 ottobre riesce a vincere una corsa di secondo piano, la “Coppa Ferrarini” a Parma. Poi però fa poco altro, chiudendo l’annata il 15 novembre col secondo posto nella “Coppa Leonardi” a Ravenna vinta dall’altro olimpionico Servadei. Quindi partecipa a due edizioni del “Giro d’Italia” (1937 e 1938) senza portarle a termine. Si difende nel 1937 quando chiude al nono posto il “Giro dell’Emilia” ed al decimo il “Romagna”, disputando pure una bella “Sanremo”, chiusa nono a pari merito. Poi però sparisce di scena e la guerra tronca in modo irrimediabile una carriera sostanzialmente mediocre. 

bavuttiIl quartetto azzurro alla gara su strada dei Giochi di Berlino 1936. Da sinistra: Servadei, Favalli, BAVUTTI ed Ardizzoni