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BALONCIERI Adolfo

Castelceriolo (AL) 27.07.1897 / Genova 23.07.1986

1920. Calcio. 4°

1924. Calcio. Eliminato Quarti di Finale

1928. Calcio. MEDAGLIA DI BRONZO

Nasce in provincia di Alessandria ma nel 1904 emigra in Argentina, a Rosario, al seguito dei genitori in cerca di fortuna. In Sudamerica inizia a tirare i primi calci da bambino, assorbendo movenze ed atteggiamenti tipici di quel futbòl che gli consentono un imprinting stilistico del tutto particolare e che molto lo differenzierà dagli altri calciatori italiani. Anche grazie a questa peculiarità, Baloncieri diventa il primo vero fuoriclasse del nostro calcio, dotato di eccezionale visione di gioco, un centrocampista offensivo di puro talento, un tipico “numero 10” di livello assoluto, virtuoso e manovriero, fantasioso ed intuitivo, un compendio di virtù calcistiche capace di interrompere l’azione avversaria per ribaltare la manovra e concluderla a rete. Gianni Brera ne esalta il genio e l’“istinto goleadoristico”. Rientrato in Italia con la famiglia intorno al 1912, con il padre che apre una drogheria, Baloncieri si tessera con l’Alessandria e viene subito indicato come “l’americano” data la sua trasferta argentina. Impossibile non notare la sua superiorità sui coetanei. Già nella stagione 1914-15 debutta in prima squadra, giocando due partite. La guerra, che lo vede impegnato al fronte in Artiglieria, interrompe tutto ma tra una licenza e l’altra riesce a scendere qualche volta in campo. Inoltre s’è già fatto notare e non a caso il 30 giugno 1918 viene inserito nella rappresentativa del Piemonte che, sul campo del Velodromo Sempione di Milano, affronta quella Lombarda in un match di beneficenza a favore delle vittime di guerra di fronte a diecimila spettatori. Vince il Piemonte 3-2 e Baloncieri segna il gol del 2-2, confermandosi talentuoso emergente. Finita la guerra, vengono organizzati tornei estemporanei tra cui, nella primavera del 1919, spicca la “Coppa Brezzi” la cui finale si gioca il 1 giugno ad Alessandria, tra i locali e gli eterni rivale del Casale, di fronte a diecimila spettatori. Baloncieri, detto Balòn, è grande protagonista: segna il primo gol, con i “grigi”, che vanno sul 2-0 ma si lasciano rimontare dagli avversari. Verso la fine Baloncieri entra in area palla al piede, sta per calciare a colpo sicuro, ma viene steso: rigore. Carcano segna e regala il successo all’Alessandria nel tripudio generale.

Il Campionato riparte solo nel 1919-20 e Baloncieri, ormai 22enne, è tra i migliori dei “grigi”: 20 presenze e 12 gol tra cui rimane memorabile la doppietta con cui stende il Milan il 29 febbraio 1920. Grazie anche alle sue reti l’Alessandria vince agevolmente il girone eliminatorio, ma nel turno successivo di semifinale giunge solo terza alle spalle di Genoa e Pro Vercelli. Baloncieri però ormai è lanciato ed è già stato adocchiato da Giuseppe Milano, l’ex colonna della Pro Vercelli con la quale ha vinto cinque campionati, che dal marzo 1920 è stato designato come CT della nostra Nazionale da un’apposita Commissione Tecnica la quale, incaricata dalla FIGC, ne segue e dirige ogni mossa. E’ comunque Milano ad andare in panchina, a scegliere la formazione ed a far esordire Baloncieri in azzurro il 13 maggio a Genova contro i Paesi Bassi. In quella formazione tra l’altro Baloncieri ritrova il cugino Brezzi, grande centravanti con cui aveva tirato i primi calci ad Alessandria. Ma la partita con i Paesi Bassi non va troppo bene: rimediamo uno striminzito 1-1 che non rappresenta certo il miglior viatico per la trasferta dei Giochi di Anversa dove gli azzurri non arrivano da favoriti. Il torneo olimpico è ad eliminazione diretta: ottavi, quarti, semifinale e finale che assegna la medaglia d’oro. Per le altre medaglie, in maniera macchinosa, è previsto un mini-torneo di consolazione tra tutte le perdenti dai quarti in avanti. Al via 14 nazioni visto che Svizzera e Polonia, invitate, rinunciano all’ultimo momento, permettendo a Francia e Belgio, le loro avversarie designate, di accedere subito ai quarti di finale. L’Italia invece deve giocarsela ed il sorteggio è benevolo: il 28 agosto, alle 15.20, all’Ottenstadion di Gand, affrontiamo l’Egitto, con Baloncieri titolare. Non sembra un avversario temibile e la partita si mette subito bene: al 25’ segna proprio Balòn, di testa, alla sua prima marcatura in azzurro. Ma da questo momento iniziano i problemi: gli egiziani masticano calcio discretamente, non si disuniscono e dopo appena cinque minuti Osman pareggia. Si va al riposo sull’1-1, tra la sorpresa generale. Ci pensa l’altro nativo di Castelceriolo, Brezzi, a salvare la baracca, realizzando al 57’. I nostri tengono, non senza fatica, il risultato fino alla fine ed accedono ai quarti di finale. Già il giorno seguente (!), all’Olympisch Stadion di Anversa, alle ore 15.00, di fronte a circa diecimila spettatori, affrontiamo la Francia e Baloncieri rimane al suo posto. Sembra sulla carta un altro ostacolo non impossibile, visto che otto mesi prima, sul prato del Velodromo Sempione di Milano, abbiamo strapazzato i “galletti” 9-4. Invece stavolta è tutta un’altra storia: dopo 10’ Bard rompe il ghiaccio ed al 14’ Boyer raddoppia. Al quarto d’ora siamo già sotto 2-0, altro che goleada. Ci svegliamo un po’, ma è necessario un rigore di Brezzi al 33’ per ridarci speranza. Dopo 45’ si rimane sul 2-1 per la Francia. C’è ancora tempo e spazio per rimediare, ma al 54’ di nuovo Bard chiude il conto. Gli azzurri accusano il colpo e lasciano ai transalpini l’onore della semifinale. Il torneo ha un esito clamoroso. La finale 1°-2° posto è giocata da Belgio e Cecoslovacchia. I padroni di casa sono sostenuti da un tifo fin troppo scalmanato e l’enorme pubblico viene a stento contenuto dalle forze dell’ordine. Si gioca in un clima intimidatorio per i cechi, con offese e minacce, anche da parte di molti soldati del cordone di polizia (!). L’arbitro fa il resto, favorendo sfacciatamente i padroni di casa che vanno rapidamente sul 2-0. Per protesta i cechi abbandonano il campo: vengono squalificati e non possono accedere al torneo di consolazione per le altre medaglie. Nessuno ovviamente osa togliere l’oro al Belgio nè tanto meno pensare ad una ripetizione della gara. Nel torneo di consolazione c’è anche l’Italia che scende in campo il 31 agosto alle 10 di mattina, all’Olympisch Stadion contro la Norvegia la quale, a sorpresa, ha eliminato la Gran Bretagna (presente peraltro con una compagine di scarsa qualità). Gioca in pratica chi non ha giocato i turni precedenti e Baloncieri va in panchina. Vinciamo ma con grandissima fatica: al 40’ Andersen porta in vantaggio gli scandinavi e si rientra negli spogliatoi sullo 0-1. Ad inizio ripresa pareggia Sardi, uno dei migliori goleador del periodo, e ci vogliono i supplementari per derimere la questione: all’inizio del terzo extra-time (in quel periodo difatti ne sono previsti quattro!) Badini ci regala la qualificazione. Siamo dunque in corsa per una medaglia, ma bisogna vincere con la Spagna, avversario tosto e la cui porta è difesa dal giovanissimo ma già portentoso Zamora. Gara fondamentale ed il CT Milano rimescola le carte: Baloncieri è di nuovo in campo. Il 2 settembre alle 16.00, all’Olympisch Stadion, purtroppo non c’è partita: una doppietta di Sesumaga (43’ e 72’) ci rimanda a casa con la “medaglia di legno”. Difatti veniamo classificati quarti, grazie anche alla squalifica della Cecoslovacchia. La Spagna guadagna l’argento, superando nella “finalina” i Paesi Bassi (bronzo) per 3-1. L’Italia torna a casa con due vittorie e due sconfitte, un bilancio mediocre per un movimento calcistico in ascesa e che a livello nazionale sta suscitando sempre più attenzione su stampa e tifosi, ma ancora lontano dai vertici europei. Vertici presto raggiunti da un Baloncieri che esce dalla trasferta olimpica ancora più conscio dei suoi mezzi.

Disputa difatti due ottimi campionati con l’Alessandria che nel 1921-22 è superata solo dal forte Genoa nel girone eliminatorio: Baloncieri colleziona 21 presenze e 13 gol, realizzandone 4 in una partita (col Venezia battuto 5-2). L’anno seguente 22 presenze e 9 reti, col primo posto nel girone eliminatorio a pari punti col Padova che sconfigge i “grigi” nello spareggio di Milano 3-2. Nel contempo gioca sette volte in Nazionale, realizzando 3 gol: il 26 febbraio 1922 segna nell’1-1 contro la Cecoslovacchia a Torino ed il 21 maggio 1922 realizza una bella doppietta a Milano nel 4-2 che gli azzurri infliggono al Belgio. E’ in campo però anche nella dura sconfitta subita dai nostri a Praga dalla Cecoslovacchia il 27 maggio 1923 (1-5). Il torneo 1923-24 non è eccezionale per l’Alessandria che rimane invischiata a metà classifica del girone eliminatorio, chiudendo al quinto posto, ma Balòn si conferma: di nuovo 21 presenze e 13 gol. Intanto sul fronte Nazionale accade qualcosa di importante: nel febbraio 1924 Vittorio Pozzo è tornato in panchina alla guida degli azzurri. Le partite di preparazione ai Giochi, con Baloncieri titolare fisso, non vanno troppo bene: il 9 marzo uno stentato 0-0 con la coriacea Spagna a Milano ed il 6 aprile una sonora batosta a Budapest contro l’Ungheria per 7-1, anche se in questo secondo caso ai nostri mancano i calciatori di Genoa e Bologna che, stenuamente impegnate nella lotta per il Campionato, hanno preferito non inviare in azzurro i loro uomini. Pozzo ha le idee ancora confuse ed organizza due matches non ufficiali con squadre di club, terminati entrambi 1-1, contro i cechi del Makkabi di Brenn (composta esclusivamente da giocatori ebrei) ed il Wiener Amateur di Vienna. Baloncieri però non si tocca ed il suo nome ovviamente figura nei 22 per Parigi, comunicati da Pozzo il 3 maggio. Al torneo di calcio partecipano 22 nazioni, col criterio dell’eliminazione diretta e ripetizione della partita in caso di parità dopo i tempi supplementari. Pochi lo sanno, ma questo torneo ha valenza, per la FIFA, di Campionato del Mondo. Sotto la supervisione di Pozzo, gli italiani fanno le cose per bene al punto che il CU si avvale della collaborazione di due allenatori di primo piano come gli inglesi Garbutt e Burgess, rispettivamente mister di Genoa e Padova. Ma non tutto fila per il verso giusto: l’alloggio scelto per i nostri, una lussuosa villa nei pressi della Porte Maillot, ha i letti...troppo piccoli. Si trova dunque in fretta e furia un albergo che può accogliere l’intera comitiva ma è situato nella zona di Pigalle dove certamente non mancano le “distrazioni”. Memore dei misfatti di Stoccolma, Pozzo esercita sui calciatori una ferra sorveglianza cui nessuno riesce a sottrarsi. I nostri sembrano in forma e c’è moderata fiducia intorno a loro, ma il sorteggio non è benevolo visto che ci presenta al primo turno la Spagna, guidata dal celebre Zamora in porta. Il 25 maggio alle 15.30, allo stadio di Colombes, di fronte a 19mila spettatori, arbitro il francese Slawick, affrontiamo dunque gli iberici e Baloncieri guida l’attacco. Come previsto, non è una partita facile, risulta maschia, come si diceva in quel tempo, ricca di contrasti, falli, mischie. Incontro equilibrato che solo un episodio può decidere. Non lo fa l’espulsione dello spagnolo Larraza, autore di un fallaccio. Gli iberici si rintanano in difesa. L’episodio arriva all’84’ e ci è favorevole. In piena area di rigore, nel tentativo di fermare l’avanzata di Magnozzi che sta per tirare a colpo sicuro, Vallana colpisce il pallone con violenza ma in modo scomposto e la sfera termina in rete. Autogol! Italia 1, Spagna 0. I nostri resistono al disperato assalto iberico e passano il turno, seppur con fatica e fortuna. Il 29 giugno tocca agli ottavi di finale e stavolta l’avversario appare più abbordabile, il Lussemburgo. Si gioca allo stadio Pershing, teatro dei “Giochi Interalleati” del 1919. Solo 4mila gli spettatori, per un incontro poco interessante. Si parte alle 14.15. Solo due cambi nel nostro undici: entrano De Vecchi e Baldi, escono Caligaris e Burlando, entrambi acciaccati. Baloncieri è inamovibile: non solo, segna pure il primo gol, 20’ dopo il fischio iniziale del francese Richard. Al 38’ raddoppia Della Valle ed i nostri controllano agevolmente la partita sino alla fine. Siamo nei quarti e qualcuno fa un pensierino alla medaglia. Il 2 giugno si gioca contro la Svizzera allo stadio Bergeyre di fronte ad 8mila spettatori, arbitra l’olandese Mutters. In campo gli stessi del match con la Spagna. Non sembra una partita impossibile, ma i nostri hanno perso intensità ed il primo tempo scorre via scialbo, con pochi sussulti, fermo sullo 0-0. Il rientro dagli spogliatoi è scoppiettante: al 47’ Sturzenegger sorprende gli azzurri e segna. Dopo cinque minuti pareggia Della Valle. Poi una disattenzione difensiva di Caligaris regala la palla agli svizzeri, un cross ed Abegglen, appostato in piena aria, di testa infila il 2-1. Proteste dei nostri per un fuorigioco che però non viene riscontrato dall’arbitro. E’ la rete decisiva: gli svizzeri si difendono con ordine, gli azzurri non recuperano e vengono eliminati. Gli svizzeri comunque saranno protagonisti di un grande torneo, ottenendo l’argento dopo aver perso 3-0 la finale contro i formidabili uruguaiani ai quali spetta il primo titolo di “Campioni del Mondo” (con tanto di stella sulla loro maglia, approvata dalla FIFA). Il bronzo va alla Svezia che, dopo il primo match chiuso 1-1, supera 3-1 i Paesi Bassi nell’apposito replay. Per gli azzurri una partecipazione olimpica non eccezionale, ma che permette al CU Pozzo e ad alcuni giocatori di accumulare una fondamentale esperienza che poi, col tempo, si riverbererà sull’intero movimento calcistico italiano.

Per Baloncieri, dopo un altro bel campionato con l’Alessandria (20 presenze e 12 gol), la svolta arriva nel 1925 col clamoroso passaggio al Torino che sborsa la cifra, allora astronomica, di 70mila lire[1]. In maglia granata Baloncieri raggiunge il culmine della carriera, guidando il cosiddetto “Trio delle Meraviglie”, affiancato in attacco da Libonatti e Rossetti coi quali si intende alla perfezione. Dopo un buon torneo di “assestamento” ma condito da 20 gol di Baloncieri[2], il Torino vince lo scudetto nel 1926-27, col nostro che segna 17 reti: il titolo però viene revocato per il famoso, e mai completamente chiarito, “caso Allemandi”. L’anno seguente Baloncieri fa ancora meglio: in 34 partite realizza 31 gol ed i granata rivincono il Campionato, stavolta senza problemi, per il primo scudetto ufficiale della società. In quel torneo, il 5 febbraio 1928, Baloncieri segna ben 7 gol in una sola partita, nel 14-0 inflitto dal “Toro” alla Reggiana. Evidente che la Nazionale, guidata da Augusto Rangone[3], non possa fare a meno di lui. In effetti è pedina insostituibile tra gli avanti azzurri: il 22 marzo 1925 ha segnato una doppietta nel 7-0 rifilato alla Francia a Torino. Alla Svizzera il 30 gennaio 1927 a Ginevra ne ha fatti tre (abbiamo vinto 5-1), ma ha segnato pure all’Irlanda (3-0 il 21 marzo 1926 a Torino), alla Cecoslovacchia (il 20 febbraio 1927 a Milano, 2-2), al Portogallo (3-1 il 17 aprile 1927 a Torino) ed alla Spagna (il 29 maggio 1927 a Bologna). Dunque nessuno può togliergli il posto di titolare ad Amsterdam. Al torneo olimpico di calcio, con la formula ad eliminazione diretta, partecipano 17 nazioni e, data la complessità, è la prima competizione ad iniziare, addirittura il 27 maggio. Gli azzurri, con Baloncieri in campo, esordiscono il 29 maggio negli ottavi, contro la Francia e non è una partita facile. Si gioca alle 14 all’Olympisch Stadion di fronte a 2500 spettatori, arbitra il belga Christophe. L’inizio è sconvolgente: dopo 20 minuti siamo sotto 2-0 causa una doppietta dello scatenato Brouzes. La reazione dei nostri è veemente: al 21’ accorcia Rossetti ed al 39’ pareggia Levratto. All’ultimo minuto del primo tempo rovesciamo il risultato con Banchero. Si va al riposo sul 3-2. Dopo un quarto d’ora della ripresa Baloncieri mette il suo sigillo, ma c’è ancora da soffrire perchè un minuto dopo accorcia Dauphin. Manca mezz’ora alla fine ma i nostri controllano e vincono 4-3. Il 1 giugno altro incontro difficile e complicato: nei quarti affrontiamo la Spagna. Si rigioca all’Olympisch Stadion, stavolta con inizio alle 19, di fronte a 3388 spettatori paganti. Arbitra l’uruguaiano Lombardi (di chiare origini italiane). Baloncieri è al suo posto che non mollerà più sino a fine torneo. La Spagna è avversario ostico: al 21’ passa in vantaggio con Zaldua. Si va al riposo sullo 0-1. Nella ripresa ci pensa ancora Baloncieri che pareggia al 63’. Il risultato non cambia, neanche dopo i supplementari. In quel tempo non sono previsti i rigori e la partita si ripete tre giorni dopo, il 4 giugno, nella stessa sede, con inizio alle 14, davanti a 4770 spettatori. Arbitro l’olandese Boekman. Stavolta non c’è partita, la Spagna è annientata: vinciamo 7-1. Il primo tempo termina 4-0 per le reti di Magnozzi al 10’, Schiavio al 15’, Baloncieri al 18’ e Bernardini al 40’. La Spagna accorcia alla prima azione della ripresa con Yemo, ma nel finale i nostri dilagano: al 73’ segna Rivolta e poi Levratto chiude con una doppietta (82’ e 84’).

Siamo in semifinale e la medaglia pare vicina. Il 7 giugno, all’Olympisch Stadion, con inizio alle 19, ci tocca però il fortissimo Uruguay, campione in carica. 15.290 spettatori, arbitra l’olandese Eijmers. Baloncieri (ancora lui) ci fa sognare e segna dopo 9’. Il sogno dura appena nove minuti perchè Cea pareggia. Gli uruguayani sono forti e tessono con abilità la loro trama offensiva: al 28’ Campolo ed al 31’ Scarone sembrano mettere la parola fine alla disfida. I nostri si rinfrancano nel riposo e ci provano: dopo un quarto d’ora della ripresa Levratto ci porta sul 2-3. L’impresa pare possibile, ma il risultato non cambia. L’Uruguay vince 3-2, ma non abbiamo demeritato. Siamo così relegati alla “finalina” per il bronzo dove troviamo il sorprendente Egitto. Sulla carta l’avversario sembra malleabile (ne ha presi sei dall’Argentina nell’altra semifinale). Si gioca il 9 giugno all’Olympisch Stadion, con inizio alle 16, arbitro il belga Langenus, spettatori paganti 6378. In effetti vinciamo facile anche se gli africani non sono così sprovveduti ed all’inizio ci fanno soffrire. Dopo sei minuti segna Schiavio, ma dopo altri sei minuti pareggia Riadh. Al 14’ Baloncieri riporta avanti gli azzurri, ma ancora Riadh pareggia due minuti dopo. Una doppietta di Banchero, al 19’ ed al 39’, indirizza la partita nel verso giusto. Schiavio, al 42’, e di nuovo Banchero, al 44’, chiudono i conti. La ripresa ha poca storia: Baloncieri (al 52’) e Schiavio (al 58’) arrotondano il punteggio, con El-Ezam (al 60’) a salvare la bandiera. Una tripletta di Magnozzi (72’, 80’ e 88’) fissa definitivamente il risultato in un clamoroso 11-3 che ci regala un bel bronzo, a dimostrazione della crescita internazionale sviluppata dal nostro movimento calcistico. L’oro va di nuovo all’Uruguay che così si laurea nuovamente “Campione del Mondo”: difatti, come quattro anni prima, anche questo torneo olimpico ha valenza di Mondiale, secondo quanto stabilito dalla FIFA. Ma che fatica per la “celeste”! La finale tra Uruguay ed Argentina del 10 giugno termina difatti 1-1 ed è necessaria la ripetizione, tre giorni più tardi, che va agli uruguagi per 2-1. Quegli stessi uruguagi che due anni dopo, superando di nuovo i tradizionali rivali argentini, guadagneranno anche il primo “vero” Campionato del Mondo. Intanto l’Italia inizia ad emergere, rinfrancata dal bronzo olimpico, il primo alloro intercontinentale del nostro calcio. Per Baloncieri un torneo eccellente: 5 partite giocate su 5, 6 gol, tanta classe ed una meritatissima medaglia in più al collo. La stagione 1927-28, con lo scudetto ed il bronzo olimpico, rappresenta però l’acme della sua carriera. L’anno seguente il Torino perde la finale-scudetto col Bologna, al termine di tre partite tiratissime, poi i granata scendono in classifica e Baloncieri inizia l’inevitabile declino. Lascia il Torino al termine della stagione 1931-32, con 192 presenze e 97 gol totali. Chiude la carriera in serie B, alla Comense. Dopo i Giochi, in Nazionale gioca altre 8 partite, segnando 5 gol: in azzurro sono 47 le sue presenze totali, per 25 gol, un bottino di tutto rispetto per un grande calciatore. Non altrettanto vincente la sua carriera da allenatore, con passaggi anche in squadre di primo piano come Milan e Napoli, ma ottenendo forse le soddisfazioni principali in compagini di secondo livello come Liguria e Chiasso. In ogni caso Baloncieri rimane una grandissima figura del panorama calcistico italiano dagli anni ’20 agli anni ’50: tra l’altro è l’unico calciatore azzurro a poter vantare tre partecipazioni olimpiche. E scusate se è poco...


[1] Baloncieri lascia l’Alessandria dopo avervi giocato 123 partite, realizzando 75 reti

[2] Il Torino chiude secondo nel Girone A della Lega Nord, a due punti dal Bologna

[3] Nato ad Alessandria l’11.12.1885. Pioniere del calcio italiano, tra i fondatore dell’Alessandria e buon arbitro in Prima Categoria per 10 anni. Nel 1925-26 allena l’Alessandria e l’anno seguente è chiamato alla guida della Nazionale dove rimane tre anni. Negli anni Trenta allenerà anche Pro Patria e Torino ma senza risultati di spicco