BALDI Gastone
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Bologna 14.05.1901 / Bologna 18.07.1971
1924. Calcio. Eliminato Quarti di Finale
Bolognese purosangue, ha sempre militato nelle file della massima squadra cittadina, vestendo il rossoblu fin dalle giovanili, i famosi boys, negli anni della Prima Guerra Mondiale quando ancora è garzone in una drogheria. Dal fisico imponente, molto alto per l’epoca e filiforme, inizialmente gioca terzino e nel 1919 vince coi boys il “Torneo Primi Calci” a Bologna, spesso fucina di talenti. L’esordio in prima squadra per Baldi si sviluppa nel Campionato 1920-21, ancora come terzino ma la svolta è vicina: la morte improvvisa per setticemia del centromediano Angelo Bedini, proprio colui che aveva scoperto e portato Baldi in rossoblu, apre un vuoto immenso a centrocampo. L’allenatore del Bologna, l’austriaco Hermann Felsner[1], ha un’intuizione geniale e sposta Baldi nel ruolo di centromediano. Vi rimarrà sino al termine della carriera, senza mai lasciare l’amata maglia rossoblu. In effetti Baldi si dimostra un portento: giganteggia in difesa ed a centrocampo, fermando gli attacchi avversari e rilanciano l’azione con lanci precisi ed illuminanti, un vero e proprio regista difensivo, fulcro dell’intera compagine, una “torre dai piedi buoni” o “un centromediano in frac” come viene soprannominato all’epoca proprio per la sua eleganza e la tecnica di prima fattura. In quel tempo il Bologna è una forza emergente del nostro calcio: nel 1920-21 giunge in finale nel Girone Nord, ma è battuto dalla Pro Vercelli 2-1 ai supplementari. Di quella squadra Baldi è l’uomo di riferimento ed il commento più appropriato pare quello di Bruno Roghi che descrive in questi termini una sua prestazione: “Il suo lavoro astuto, intelligente, calmo, tenace, ha nutrito magistralmente l’attacco, aprendolo come un ventaglio con una serie incessante di palloni perfetti di tocco e traiettoria”. Il manuale del centromediano, si potrebbe dire. Un centromediano che, per quanto alto, lascia un po’ a desiderare nel gioco di testa ma compensa coi calci piazzati, di cui è un vero specialista, segnando talora su rigore e pure su punizione. Insomma, un ottimo calciatore.
Si accorge di lui anche l’apposita Commissione Tecnica che in quel periodo guida la nostra Nazionale, facendolo esordire in maglia azzurra il 3 dicembre 1922 proprio a Bologna, al Velodromo, contro la Svizzera. E’ un pareggio, 2-2, e Baldi gioca al di sotto delle sue possibilità, pare frenato dall’emozione. Dopo altri due buoni campionati, col Bologna sempre nelle prime posizioni del suo girone ma mai vincente, Baldi viene richiamato nel giro azzurro da Vittorio Pozzo che nel febbraio 1924 torna alla guida della Nazionale, in veste di Commissario Unico. Le partite di preparazione ai Giochi, con Baldi non impegnato, non vanno troppo bene: il 9 marzo uno stentato 0-0 con la coriacea Spagna a Milano ed il 6 aprile una sonora batosta a Budapest contro l’Ungheria per 7-1, anche se in questo secondo caso ai nostri mancano i calciatori di Genoa e Bologna (Baldi compreso) che, strenuamente impegnate nella lotta per il Campionato, hanno preferito non inviare in azzurro i loro uomini. Pozzo ha le idee ancora confuse ed organizza due matches non ufficiali, ruotando i giocatori, con squadre di club, terminati entrambi 1-1, contro i cechi del Makkabi di Brenn (composta esclusivamente da giocatori ebrei) ed il Wiener Amateur di Vienna. Poi, il 3 maggio, fornisce la lista dei 22: Baldi è dentro e si va a Parigi. Al torneo di calcio partecipano 22 nazioni, col criterio dell’eliminazione diretta e ripetizione della partita in caso di parità dopo i tempi supplementari. Pochi lo sanno, ma questo torneo ha valenza, per la FIFA, di Campionato del Mondo. Sotto la supervisione di Pozzo, gli italiani fanno le cose per bene al punto che il CU si avvale della collaborazione di due allenatori di primo piano come gli inglesi Garbutt e Burgess, rispettivamente mister di Genoa e Padova. Ma non tutto fila per il verso giusto: l’alloggio scelto per i nostri, una lussuosa villa nei pressi della Porte Maillot, ha i letti...troppo piccoli, in particolare proprio per Baldi i cui piedi sporgono dal bordo per almeno una ventina di centimetri. Si trova dunque in fretta e furia un albergo che può accogliere l’intera comitiva ma è situato nella zona di Pigalle dove certamente non mancano le “distrazioni”. Memore dei misfatti di Stoccolma, Pozzo esercita sui calciatori una ferra sorveglianza cui nessuno riesce a sottrarsi. I nostri sembrano in forma e c’è moderata fiducia intorno a loro, ma il sorteggio non è benevolo visto che ci presenta al primo turno la Spagna, guidata dal celebre Zamora in porta. Il 25 maggio alle 15.30, allo stadio di Colombes, di fronte a 19mila spettatori, arbitro il francese Slawick, affrontiamo dunque gli iberici, ma Baldi è in panchina. Come previsto, non è una partita facile, risulta maschia, come si diceva in quel tempo, ricca di contrasti, falli, mischie. Incontro equilibrato che solo un episodio può decidere. Non lo fa l’espulsione dello spagnolo Larraza, autore di un fallaccio. Gli iberici si rintanano in difesa. L’episodio arriva all’84’ e ci è favorevole. In piena area di rigore, nel tentativo di fermare l’avanzata di Magnozzi che sta per tirare a colpo sicuro, Vallana colpisce il pallone con violenza ma in modo scomposto e la sfera termina in rete. Autogol! Italia 1, Spagna 0. I nostri resistono al disperato assalto iberico e passano il turno, seppur con fatica e fortuna. Il 29 giugno tocca agli ottavi di finale e stavolta l’avversario appare più abbordabile, il Lussemburgo.
Si gioca allo stadio Pershing, teatro dei “Giochi Interalleati” del 1919. Solo 4mila gli spettatori, per un incontro poco interessante. Si parte alle 14.15. Solo due cambi nel nostro undici: entrano De Vecchi e proprio Baldi, escono Caligaris e Burlando, entrambi acciaccati. La partita si mette subito bene: il primo gol è di Baloncideri, 20’ dopo il fischio iniziale del francese Richard. Al 38’ raddoppia Della Valle ed i nostri controllano agevolmente la partita sino alla fine. La partita di Baldi, sempre a disagio con la maglia azzurra, viene considerata senza infamia e senza lode, ma certo ci si aspettava di più. Siamo comunque nei quarti e qualcuno fa un pensierino alla medaglia. Il 2 giugno si gioca contro la Svizzera allo stadio Bergeyre di fronte ad 8mila spettatori, arbitra l’olandese Mutters. In campo gli stessi del match con la Spagna e dunque Baldi torna in panchina. Non sembra una partita impossibile, ma i nostri hanno perso intensità ed il primo tempo scorre via scialbo, con pochi sussulti, fermo sullo 0-0. Il rientro dagli spogliatoi è scoppiettante: al 47’ Sturzenegger sorprende gli azzurri e segna. Dopo cinque minuti pareggia Della Valle. Poi una disattenzione difensiva di Caligaris regala la palla agli svizzeri, un cross ed Abegglen, appostato in piena aria, di testa infila il 2-1. Proteste dei nostri per un fuorigioco che però non viene riscontrato dall’arbitro. E’ la rete decisiva: gli svizzeri si difendono con ordine, gli azzurri non recuperano e vengono eliminati. Gli svizzeri comunque saranno protagonisti di un grande torneo, ottenendo l’argento dopo aver perso 3-0 la finale contro i formidabili uruguaiani ai quali spetta il primo titolo di “Campioni del Mondo” (con tanto di stella sulla loro maglia, approvata dalla FIFA). Il bronzo va alla Svezia che, dopo il primo match chiuso 1-1, supera 3-1 i Paesi Bassi nell’apposito replay. Per gli azzurri una partecipazione olimpica non eccezionale ma che permette al CU Pozzo e ad alcuni giocatori di accumulare una fondamentale esperienza che poi, col tempo, si riverbererà sull’intero movimento calcistico italiano. Anche per Baldi si tratta di un’esperienza importante: da qui difatti la sua carriera viaggia velocemente verso i vertici assoluti. Non tanto in Nazionale, dove gioca un’altra sola partita[2] e di nuovo senza grandi slanci, ma soprattutto col Bologna con cui vincerà due Campionati (1924-25 e 1928-29) e collezionando in totale ben 269 presenze e 18 gol. Una grande carriera, quella di Baldi, corroborata da una piccola ma significativa presenza olimpica.
[1] Nato a Vienna il 01.04.1889. Calciatore del Wiener SC, interrompe la carriera per un grave infortunio. Laureato in giurisprudenza, professore di ginnastica, intraprende l’attività di allenatore dopo aver seguito appositi corsi in Inghilterra. Ingaggiato dal Bologna nel 1920, dopo aver risposto ad un apposito annuncio su un giornale (!), porterà i rossoblu ai vertici del calcio italiano, vincendo 4 campionati (1924-25, 1928-29, 1938-39, 1940-41). Vincerà anche una Coppa Italia, ma col Genoa (1936-37)
[2] Il 18 gennaio 1925 a Milano contro l’Ungheria che vince 2-1