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BALBI DI ROBECCO Paolo Girolamo

Genova 19.11.1883 / Genova 24.11.1964

1920. Tennis. Eliminato Quarti Doppio, Eliminato Terzo Turno Singolo

Appartiene ad una nobile famiglia le cui tracce si ritrovano già nel XVI secolo a Genova. Passati poi nel basso Piemonte, prima nella zona di Oviglio e quindi ad Alessandria, i Balbi divengono conti di Robecco (da qui il cognome). Paolo[1], ma per tutti Mino, è figlio di Cesare Balbi[2], noto pittore. Mino cresce a Genova ed ama lo sport, dilettandosi da ragazzo soprattutto nel calcio, importato nel capoluogo ligure dai diversi britannici che vi si trovano per lavoro. Non appena può, Mino si tessera per il Genoa, fondato nel 1893 e la squadra calcistica più antica oggi ancora esistente. In quel calcio dei primordi il Genoa è indubbiamente la compagine più forte visto che dei primi sette Campionati ne vince sei (l’altro è del Milan nel 1901). Per questo però non è facile essere titolari e Balbi viene “dirottato” nella seconda squadra, fucina di riserve che un giorno possono avere la chance di esordire tra i titolari. Queste riserve giocano un campionato a loro dedicato, anche se poco seguito ed ancor meno quantitativamente importante: nel 1904 vince proprio il Genoa[3], con Balbi in campo, in genere nel ruolo di centrocampista avanzato anche se non disdegna di schierarsi tra i pali, quando manca il portiere. Nel 1905 Balbi si barcamena tra prima e seconda squadra: nel torneo minore segna pure un gol nel 4-0 che i rossoblu infliggono agli odiati rivali doriani, ma nel girone finale il Genoa chiude terzo dietro Juventus e Milan. Nella categoria maggiore, in pratica la “Serie A” di allora, invece Balbi gioca due partite ed il Genoa chiude secondo, alle spalle della Juventus che, al primo successo nel Campionato, gli soffia il titolo. Tra il 1906 ed il 1909 Balbi figura solo nella seconda squadra del Genoa, non ottenendo grandi allori finché, a 25 anni suonati, decide di averne abbastanza col calcio. Nel frattempo ha praticato altri sport: è stato discreto canottiere e buon alpinista, ma soprattutto, fin da adolescente, ha giocato a tennis, imparando dallo zio Carlo, tra i primissimi giocatori italiani. A cavallo del 1900, Mino ha giocato anche sul primo campo in erba mai esistito in Italia, quello della Villa Grimaldi Fassio a Nervi il cui proprietario, il mitico Beppe Croce, è un pioniere del tennis nel nostro paese e sarà un personaggio fondamentale per lo sviluppo di questo sport nella penisola[4].

Balbi ha dunque modo di entrare in contatto con l’aristocrazia e l’alta borghesia che si diletta, ormai da un ventennio, a praticare il tennis, importato in Riviera direttamente dagli inglesi e diventato in breve sport elitario per eccellenza, giocato in campi di lussuosi alberghi o di altrettanto sfavillanti ville patrizie, sparse tra Costa Azzurra e Genova o sui laghi lombardi, dove gli incontri sportivi spesso rappresentano solo una scusa od un intermezzo da garden party per interrompere la monotonia quotidiana di annoiati aristocratici tra i quali figurano i più bei blasoni padani (Bonacossa, Porro Lambertenghi, Braida[5], De Minerbi[6], ecc.) al fianco dei più importanti imprenditori ed industriali (Valerio, Pirelli[7], ecc.). Il tennis, che alcuni ancora vedono come gioco e passatempo più che come sport, attira perfino D’Annunzio. D’altra parte gli affiliati dei rari circoli italiani, sparsi comunque per tutta la penisola[8], raramente superano il centinaio anche perchè le quote di ingresso sono proibitive per la maggior parte dei mortali e le regole di iscrizione alquanto selettive. Il circolo in cui gioca il conte Balbi di Robecco è il TC Genova 1893 che già nel nome ha insito l’anno di fondazione[9]. Forse inizia tardi a giocare seriamente, ma con la racchetta ci sa fare, grazie anche agli insegnamenti dell’ottimo giocatore Negrotto Cambiaso[10], famoso per scendere sempre in campo col monocolo all’occhio sinistro. Nel frattempo però Balbi è “distratto” pure dall’aviazione: con grande impegno ed ardimento ha costruito, da solo, un trabiccolo di legno con cui riesce a “volare”, o meglio a librarsi in aria, ma con cui precipita a terra più volte, fortunatamente non da altezze considerevoli e senza gravi danni. Meglio il tennis e difatti Mino nel 1911 al TC Parioli di Roma vince il torneo di doppio, assieme al concittadino ed amico Gigino Croce[11], superando i padroni di casa Ponzini-Sabbadini. Nel 1913 si aggiudica il torneo di Livorno, sconfiggendo anche il campione locale Ferrari. In quello stesso anno è tra i primi tennisti italiani a brillare all’estero, aggiudicandosi pure il torneo di Chateau-d’Oex, nel cantone svizzero di Vaud. Ai tricolori disputati al TC Milano, alla Cagnola, viene battuto in finale da Suzzi, ma già l’anno seguente conquista singolo e doppio (con Sabbadini), consacrandosi dunque a livello nazionale, come peraltro confermato dai bei successi nel singolare di Napoli e nel doppio di Alessandria, con Ratto, battendo Paolozzi-Brian. Nel 1914 si aggiudica anche i tornei di S. Pellegrino Terme e Stresa (noto anche come “Campionato del Verbano”). Balbi mostra talento, è attento cultore del movimento e della tecnica, pignolo fino all’eccesso: ha messo a punto un tipo di gioco innovativo, aggressivo, di stampo quasi “moderno”, una sorta di serve and volley, con servizio tagliato (“all’americana” si dice nel gergo dell’epoca) e rapide discese a rete. All’inizio del 1915 può essere considerato il miglior tennista italiano, ma l’entrata in guerra del nostro paese interrompe tutto. Balbi non si tira indietro anche se viene impiegato come automobilista, di supporto ai superiori.

Di tennis se ne riparla nel 1919, ma Balbi non ha perso smalto. A settembre difatti, nella splendida cornice della pineta di Viareggio, dove da tempo sorge un circolo del tennis ancora oggi al suo posto, perde la finale del singolare contro Sabbadini ma vince nel doppio, assieme a Torricelli, battendo lo stesso Sabbadini accoppiato allo statunitense Betsford. Balbi si mantiene sulla breccia anche nel 1920: alla fine di maggio vince il singolare al TC Valentino di Torino, battendo il forte Suzzi per 5-7, 6-3, 6-2, 6-1. Il suo nome è gia nella lista degli azzurri per Anversa, stilata dal consiglio della FIT presieduto da Croce, quando alla metà di luglio Balbi partecipa senza fortuna al torneo di S. Pellegrino vinto da Colombo. Perde pure il torneo ad handicap del doppio misto: assieme a Rosetta Gagliardi è battuto da Rota-Bonacossa 6-4, 6-3. Rimane però uno dei nostri migliori giocatori e la sua convocazione è più che meritata (in quel 1920 vince difatti il titolo italiano nel doppio con Sabbadini). Va così ad Anversa dove però i tennisti, noblesse oblige, non alloggiano con gli altri azzurri nella scuola appositamente affittata per loro (si dorme in camerate comuni...), bensì in hotel. I tornei olimpici di tennis si giocano al Royal Berschoot Tennis&Hockey Club, nei pressi dell’Olympisch Stadion. Al singolare maschile partecipano 41 giocatori di 14 nazioni ma il livello qualitativo non è eccelso: mancano americani ed australiani, impegnati nel concomitante, e ben più importante, US Open a Forest Hills. Balbi è fortunato: il sorteggio gli pone davanti il forte australiano Patterson che però, appunto, non si presenta. Supera dunque senza giocare il primo turno. Esordisce il 17 agosto contro lo spagnolo Fernandez, superato agevolmente in tre set (6-2, 6-4, 6-1). Il giorno seguente negli ottavi gioca una grande partita contro il forte britannico Turnbull ma è sconfitto 6-2 al quinto set dopo aver vinto il primo (6-3) ed il quarto (8-6) set. Esce così di scena. L’oro va al sudafricano Raymond sul giapponese Kumagae mentre il bronzo è ottenuto dall’altro sudafricano Winslow. Intanto, lo stesso 17 agosto, Balbi ha già giocato gli ottavi del doppio, assieme a Colombo, battendo gli svizzeri Simon-Syz in quattro set, col punteggio di 6-3, 7-5, 3-6, 6-4. I due infatti sono stati esentati dal primo turno. Ma il 19 agosto nei quarti Balbi si ritrova davanti Turnbull, con Woosnam, ed è un altra sconfitta: i britannici vincono 6-2, 6-8, 6-1, 6-3. L’oro è appannaggio proprio dei due britannici che superano in finale i nipponici Kumagae-Kashio mentre il bronzo va ai francesi Decugis-Albarran. Non certo eccezionale il bilancio di Balbi ai Giochi, ma comunque non è stato eliminato al primo turno e ha rivaleggiato ad armi pari con i più forti tennisti del lotto. Di questa esperienza fa tesoro per lanciare ulteriormente, nonostante i 37 anni, la sua carriera a livelli ancora più alti.

In quel 1920 vince anche i tornei di Trieste e Stresa, poi conquista altri sei titoli nazionali, tre in singolare (1921-1926-1927) e tre in doppio (1921-1922-1926), ma anche diversi tornei internazionali di alto livello in Francia (Cannes, Beaulieu, Montecarlo) e Svizzera (a Losanna nel 1922 vince anche doppio e doppio misto) oltre significativi successi di stampo nazionale (Genova e Cadenabbia). Nel 1922 partecipa al torneo di Wimbledon, venendo però eliminato al primo turno. Nello stesso anno gioca anche la Coppa Davis[12], assieme a Colombo, ma i nostri perdono contro l’Inghilterra 4-1 a Roheampton. L’unico punto è portato proprio da Balbi, peraltro per il forfait di Kingscote, a punteggio acquisito. Memorabile in questo 1922 il suo incontro col fortissimo francese Borotra, disputato a Marsiglia il 24 settembre all’interno di un match Francia-Italia, perduto 6-3 al quinto set dopo una battaglia esaltante. Purchè quarantenne, Balbi è sempre sulla breccia: nel 1925 vince il titolo italiano indoor, a Torino, di doppio, assieme a Gaslini; nel 1926 viene sconfitto al terzo turno a Parigi, ma vince il doppio a Trieste con D’Avalos e guadagna il titolo italiano sia nel singolare che nel doppio[13]. Inoltre primeggia a Villa d’Este mentre nella finale di Viareggio è battuto in cinque set da Bonzi, ma il 20 ottobre si impone nel torneo allo Stadium di Torino. Nel 1927 guadagna un altro tricolore in singolare, a Bologna, superando in cinque set Bonzi. L’anno seguente vince il torneo di Villa d’Este nel doppio misto, assieme all’australiana O’Hara, superando Macchi-Colombo 6-0, 6-3. Nel 1929 è ancora capace di primeggiare nel doppio del torneo di Genova, assieme a Bocciardo, e nella “Coppa Sail” a Torino. Nel 1930 termina al quarto posto i tricolori, disputati a Roma e vinti da De Stefani. Continua a giocare ad intermittenza: nel 1931 vince il doppio al torneo di Lanzo con Rado. Nel 1932 insiste ma senza grandi risultati: ai tricolori è eliminato nei quarti da Mangold. Continua a giocare per qualche anno in competizioni minori: nel 1934 vince il torneo dell’Andrea Doria. Poi chiude definitivamente la carriera, rimanendo uno tra i tennisti italiani più importanti degli anni Venti.


[1] Paolo all’anagrafe ma in molti casi è indicato anche come Giovanni

[2] Nato ad Alessandria nel 1854. Si trasferisce a Genova ed opera spesso in Liguria, principalmente su tematiche paesaggistiche e scene di vita quotidiana. Partecipa alle Esposizioni di Milano (1881), Torino (1884) e Venezia (1887)

[3] In finale viene nettamente battuta la Juventus per 4-0

[4] Croce, ottimo tennista dei primordi, oltre che Sindaco di Nervi, sarà Presidente della FIT dal 1913 al 1927

[5] Carlo de Braida, nato a Udine il 16.01.1868. Si dedica anche al ciclismo dove nel 1890 coglie il titolo italiano “bicicletti” su strada e bicicli su pista. Tra i primi ciclisti italiani a cimentarsi sull’ora, percorrendo nel 1891 35,100 km

[6] Lionello Hierschel de Minerbi, nato a Parigi il 20.10.1873. Conte, vince il titolo italiano di tennis nel singolare in tre occasioni consecutive (1896-1897-1898). Ingegnere, gioca a calcio nell’US Torinese con la quale nel 1898 prende parte al primo Campionato Italiano della storia. Sarà poi deputato del Regno. Il figlio Oscar vincerà il titolo italiano di singolare nel 1931

[7] Guido Valerio, nato a Milano il 16.02.1876. Ingegnere, è socio fondatore dell’AC Milan con cui gioca anche alcune partite. Sarà poi Presidente dell’Edison. Padre di Lucia, tra le più grandi tenniste italiane di tutti i tempi. Alberto Pirelli, nato a Milano il 28 aprile 1882, appartiene alla famosa dinastia della gomma: è infatti figlio di Giovanni Battista, il fondatore dell’azienda omonima

[8] Il primo club “italiano”, senza inclusione di inglesi, è quello di Torino, fondato nel 1880. Il Lawn Tennis di Roma è costituito nel 1890, il mitico TC Milano nel 1893 (situato in Via Pagano vicino alla chiesa del Corpus Domini), il circolo di Firenze nel 1898, preceduto in Toscana niente meno che, nel 1896, dal Club di Viareggio, cittadina allora meta turistica dell’elite aristocratica internazionale

[9] Il circolo si trova nel quartiere di San Vincenzo, sulla Salita della Misericordia, in pieno centro a Genova, nei giardini di Villa Sauli. A differenza degli esclusivi clubs sorti a Bordighera e nella Riviera di Ponente ad opera degli inglesi, il TC Genova 1893 è aperto anche agli italiani, sia pure con le consuete regole alquanto elitarie d’ingresso

[10] Pier Negrotto Cambiaso, detto Pierino, nato a Genova il 26.12.1867. Figlio del marchese Lazzaro, senatore e sindaco di Genova. Appartenente ad una famiglia aristocratica, è tra i fondatori del TC Genova 1893 dove è tra i giocatori più validi ed accaniti oltre che Presidente dal 1895 al 1908. Nel 1894 perde, contro il romano De Martino, la finale del Torneo Internazionale dell’Esposizione a Milano. L’anno seguente vince il torneo nel circolo genovese: rappresenta uno dei più importanti pionieri del tennis italiano

[11] All’anagrafe Luigi, nato a Nervi-Genova il 03.03.1883. Figlio unico di Beppe, nella Prima Guerra Mondiale è Tenente Commissario con la Croce Rossa Italiana ma contrae un’infezione che lo porta alla morte il 07.10.1918, ad un mese dalla fine delle ostilità, nell’ospedale di guerra di Brusaporco di Resana, nel trevigiano

[12] E’ la prima partecipazione ufficiale dell’Italia alla già mitica manifestazione per squadre

[13] Nel singolare batte Gaslini 6-0, 1-6, 6-3, 6-3. Nel doppio, con Gaslini, supera D’Avalos-Jatta 6-4, 6-3, 6-3


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