BADINI Emilo
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Rosario (Argentina) 04.08.1897 / Bologna 05.08.1956
1920. Calcio. 4°
Nato in Argentina da genitori bolognesi emigrati, il padre è un capomastro che dopo alcuni anni di trasferta, con un buon gruzzolo, rientra a casa. Badini s’è già appassionato al futbòl, giocato per le strade argentine sin da bambino assieme ai fratelli tra i quali Angelo avrà una carriera più che dignitosa quanto sfortunata e tragica[1]. Emilio, pur nato all’estero, mantiene la cittadinanza italiana e come tale inizia la sua attività agonistica nel nostro paese, nelle fila dell’Emilia FC felsinea con cui gioca nell’annata 1912-13. Ma il Bologna lo ha già notato e, assieme al fratello maggiore, fin dal 1913 lo prende nelle sue fila. I due Badini, per quanto giovani, sono assi portanti dei rossoblu: talvolta segnano entrambi nella stessa partita. Nel 1913-14, seppur appena sedicenne, Emilio realizza 8 reti, con una spettacolare tripletta a Venezia contro i Volontari. Non è un attaccante puro, forse più un centrocampista offensivo, anche se in quel periodo i ruoli sono ancora un po’ sfumati. L’anno seguente “Farfarillo” (questo il suo soprannome) non si ripete su tali livelli, ma comunque continua a mostrare buone qualità: scatto bruciante e tiro al fulmicotone che gli permette di realizzare gol anche da fuori area con vere e proprie “cannonate” (come sono definite su alcune riviste d’epoca). Spesso ci prova anche da posizioni impossibili. Si fa ammirare per il suo gioco spumeggiante anche se è dotato di un carattere piuttosto vivace.
La guerra però interrompe tutto: dopo aver giocato nel 1915-16 la Coppa Federale, il torneo che in pratica sostituisce il Campionato, Badini è chiamato alle armi. Ufficiale dei Bersaglieri, combatte al fronte e se la cava senza un graffio. Riprende il suo ruolo nel Bologna e nel 1919-20 dà spettacolo, realizzando nove reti ed anche se il Bologna in quel periodo non è certo una squadra di primissimo piano[2], Badini è comunque adocchiato da Giuseppe Milano, l’ex colonna della Pro Vercelli con la quale ha vinto cinque campionati. Milano dal marzo 1920 è stato designato come CT della nostra Nazionale da un’apposita Commissione Tecnica la quale, incaricata dalla FIGC, ne segue e dirige ogni mossa. E’ comunque Milano ad andare in panchina, a scegliere la formazione ed a selezionare Badini per la trasferta olimpica alla quale i nostri, reduci da match preparatori non proprio spettacolari[3], non si avvicinano da favoriti. Il torneo è ad eliminazione diretta: ottavi, quarti, semifinale e finale che assegna la medaglia d’oro. Per le altre medaglie, in maniera macchinosa, è previsto un mini-torneo di consolazione tra tutte le perdenti dai quarti in avanti. Al via 14 nazioni visto che Svizzera e Polonia, invitate, rinunciano all’ultimo momento, permettendo a Francia e Belgio, le loro avversarie designate, di accedere subito ai quarti di finale. L’Italia invece deve giocarsela ed il sorteggio è benevolo: il 28 agosto, alle 15.20, all’Ottenstadion di Gand, affrontiamo l’Egitto, con Badini in panchina. Non sembra un avversario temibile e la partita si mette subito bene: al 25’ segna Baloncieri. Ma da questo momento iniziano i problemi: gli egiziani masticano calcio discretamente, non si disuniscono e dopo appena cinque minuti Osman pareggia. Si va al riposo sull’1-1, tra la sorpresa generale. Ci pensa il centravanti Brezzi a salvare la baracca, realizzando al 57’. I nostri tengono, non senza fatica, il risultato fino alla fine ed accedono ai quarti di finale. Già il giorno seguente (!), all’Olympisch Stadion di Anversa, alle ore 15.00, di fronte a circa diecimila spettatori, affrontiamo la Francia ed anche stavolta Badini non è titolare. Sembra sulla carta un altro ostacolo non impossibile visto che a gennaio, sul terreno del Velodromo Sempione a Milano, l’abbiamo battuta 9-4. Stavolta è tutta un’altra storia: dopo 10’ Bard rompe il ghiaccio ed al 14’ Boyer raddoppia. Al quarto d’ora siamo già sotto 2-0, altro che goleada. Ci svegliamo un po’, ma è necessario un rigore di Brezzi al 33’ per ridarci speranza. Dopo 45’ si rimane sul 2-1 per la Francia. C’è ancora tempo e spazio per rimediare, ma al 54’ di nuovo Bard chiude il conto. Gli azzurri accusano il colpo e lasciano ai transalpini l’onore della semifinale. Il torneo ha un esito clamoroso. La finale è giocata da Belgio e Cecoslovacchia. I padroni di casa sono sostenuti da un tifo fin troppo scalmanato e l’enorme pubblico viene a stento contenuto dalle forze dell’ordine. Si gioca in un clima intimidatorio per i cechi, con offese e minacce, anche da parte di molti soldati del cordone di polizia (!). L’arbitro fa il resto, favorendo sfacciatamente i padroni di casa che vanno rapidamente sul 2-0. Per protesta i cechi abbandonano il campo: vengono squalificati e non possono accedere al torneo di consolazione per le altre medaglie. Nessuno ovviamente osa togliere l’oro al Belgio né tantomeno pensare ad una ripetizione della gara. Nel torneo di consolazione c’è anche l’Italia che scende in campo il 31 agosto alle 10 di mattina, all’Olympisch Stadion contro la Norvegia che, a sorpresa, ha eliminato la Gran Bretagna (la quale ha peraltro inviato una compagine di scarsa qualità). Gioca in pratica chi non ha giocato i turni precedenti e Badini dunque entra in campo[4], e si vede. Vinciamo ma con grandissima fatica: al 40’ Andersen porta in vantaggio gli scandinavi e si rientra negli spogliatoi sullo 0-1. Ad inizio ripresa pareggia Sardi, uno dei migliori goleador del periodo, e ci vogliono i supplementari per derimere la questione: all’inizio del terzo extra-time[5] proprio Badini ci regala la qualificazione, con una discesa ubriacante iniziata a centrocampo e nonostante un forte dolore ad un piede precedentemente colpito da un pestone avversario[6]. Siamo dunque in corsa per una medaglia, ma bisogna vincere con la Spagna, avversario tosto e la cui porta è difesa dal giovanissimo ma già portentoso Zamora. Il CT Milano rimescola le carte ma il match-winner Badini non può non essere titolare. Ma stavolta va male. Il 2 settembre alle 16.00, all’Olympisch Stadion, purtroppo non c’è partita: una doppietta del basco Sesumaga (43’ e 72’) ci rimanda a casa con la “medaglia di legno”. Difatti veniamo classificati quarti, grazie anche alla squalifica della Cecoslovacchia. La Spagna guadagna l’argento, superando nella “finalina” i Paesi Bassi (bronzo) per 3-1. L’Italia torna a casa con due vittorie e due sconfitte, un bilancio mediocre per un movimento calcistico in ascesa e che a livello nazionale sta suscitando sempre più attenzione su stampa e tifosi, ma ancora lontano dai vertici europei.
Badini ha dimostrato comunque buone qualità e forse è stato tra i migliori del lotto, se non altro per aver risolto con un guizzo dei suoi la maratona con i norvegesi. Potrebbe ancora esserci un posto per lui in Nazionale, ma il destino ci mette lo zampino. Il 26 settembre 1920, in un incontro amichevole di preparazione alla nuova stagione, il Bologna affronta il Padova in trasferta: Badini è vittima di un grave infortunio, in un contrasto con il patavino Modulo. Si frantuma un ginocchio e, con le tecniche riabilitative di quel periodo, è difficile rimettersi in sesto. Badini ci prova, perde una stagione intera, poi si trasferisce alla Spal dove gioca cinque partite e segna due gol. Rientra a Bologna e si accasa alla Virtus, altre sei partite e due gol ma, tra dolori e difficoltà, capisce di non poter tornare più quello di prima. A soli 26 anni appende le scarpe al chiodo. Un vero peccato, perchè il “farfallino” (altro nomignolo con cui era conosciuto) avrebbe potuto volare ancora, probabilmente più in alto.
[1] Angelo Badini, nato a Rosario il 23.09.1894. Inizia la carriera nello Sparta Rosario, poi entra nel Bologna con cui gioca 52 partite con 11 gol, divenendone anche capitano e primo uomo rappresentativo. Nel 1918-19 ha una breve parentesi con l’US Milanese. Diplomato all’Accademia di Belle Arti, calciatore brillante e capace di giocare in più ruoli, da centromediano a centravanti, muore il 12 febbraio 1921, ad appena 26 anni, per una setticemia legata ad una tonsillite. In seguito gli viene intitolato il campo dello Sterlino dove il Bologna gioca le partite casalinghe. Altri due fratelli Badini, Cesare ed Augusto, giocheranno su discreti livelli. Augusto, nato a Rosario il 15.03.1904 e detto “Nene”, vestirà la maglia del Bologna in Prima Divisione
[2] Il Bologna finisce terzo, dietro Inter e Novara, nel girone di semifinale nazionale
[3] Gli azzurri difatti il 28 marzo hanno perso 3-0 con la Svizzera a Berna e pareggiato 1-1 il 13 maggio a Genova con i Paesi Bassi
[4] Si vive un momento storico: Badini è difatti il primo giocatore del Bologna ad esordire in Nazionale
[5] In quel periodo i tempi supplementari sono quattro
[6] Le cronache del tempo definiscono la sua andatura come quella di “uno zoppo ubriaco” proprio a causa del dolore al piede