AVATTANEO Umberto
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Roma 02.04.1883 / Roma 09.01.1958
1908. Atletica Leggera. 10° lancio del disco “alla greca”, piazzamento sconosciuto nel lancio del disco
Per l’epoca, un vero e proprio “colosso”, alto 1.86m per 76kg, potente e muscoloso. I genitori, piemontesi originari di Alba, si trasferiscono a Roma dove Umberto nasce e vive fino alla morte. Vi lavora come Insegnante di Educazione Fisica, avendo ottenuto l’abilitazione presso la prestigiosa Scuola di Ginnastica torinese. Attivo fin dai 18 anni di età nel settore lanci, nel 1905 si segnala tra i migliori lanciatori nell’importante Concorso Ginnico di Venezia: lanci e salti difatti all’epoca sono sotto l’egida della Federazione Ginnastica Italiana. Si piazza secondo nel giavellotto, alle spalle del forte Tirelli[1] che lo supera pure nel lancio della pietra, specialità allora in voga (presente pure ai Giochi “intermedi” di Atene nel 1906). Si piazza poi 5° nel disco che sarà in seguito il suo attrezzo preferito e con cui a Roma ottiene 31 metri, sua prima misura interessante. L’anno seguente progredisce addirittura di quasi 10 metri, lanciando il disco a 39,80 m, il 25 novembre a Roma, realizzando il primato italiano “da pedana”[2]. Si difende bene però anche nel giavellotto: nel 1906 lancia l’attrezzo “federale” a 29,70, una misura che gli vale il quinto posto in Italia[3]. Nel 1907 insiste col disco e vince diverse prove, realizzando la miglior prestazione stagionale a Roma con 36,20 mentre nel giavellotto è battuto dal “solito” Tirelli nel concorso ginnico di Venezia. Nel 1908, col disco, viene superato da Masprone nel concorso ginnico di Piacenza, ma è comunque selezionato per i Giochi di Londra dove, al contrario, il suo grande rivale Masprone non va. Avattaneo gareggia nelle prove olimpiche solo nel disco: il 16 luglio, nello stadio di White City[4], prende parte a questa gara, ma è sconosciuto il suo piazzamento, comunque non nei primi dieci.
Due giorni dopo, il 18, è tra i partecipanti nel lancio del disco “alla greca”, specialità che intende ricordare i movimenti con cui venivano eseguiti i lanci nell’antichità. In sostanza si lancia il disco “da fermi”, senza l’intera rotazione del corpo. Avattaneo si piazza 10° con la misura di 28,53 m. Vince lo statunitense Martin Sheridan[5], già oro nel lancio del disco “moderno”, con 37,99 m, nuovo record mondiale. Nel 1908 Avattaneo è comunque il miglior lanciatore italiano: dopo le gare di Londra, il 13 settembre, ottiene un altro primato nazionale nel disco, con 44,68 mentre nel giavellotto arriva a 37,90 m, a conferma delle sue grandi doti. Negli anni seguenti trova nel disco un altro rivale ostico, il bolognese Tugnoli, con cui instaura grandi duelli, perdendo nel 1909, ma prendendosi la rivincita nel 1910 quando ad Ancona lancia a 43,20 m, misura sfiorata anche a Spoleto (43,12 m), ed al concorso ginnico di Torino vince con 42,83 davanti proprio al felsineo. Tugnoli è forte anche nel giavellotto dove Avattaneo raggiunge 50,38 m, la sua miglior misura, ma il rivale va ancora più lontano. Nel 1911 la sfida si rinnova, soprattutto nel disco, con Avattaneo vincitore al prestigioso concorso di Torino nel disco e Tugnoli primo a Pistoia. Poi però Avattaneo sparisce di scena: non si presenta alle selezioni olimpiche del 1912, per ricomparire solo il 12 maggio 1913 all’Arena di Milano, nel grande meeting organizzato dalla FISA che, per la prima volta, può gestire anche il settore lanci e salti dopo averlo “strappato”, non senza polemiche, alla Federazione Ginnastica. Avattaneo viene battuto nel peso dal suo grande rivale Tugnoli. E’ questo però il suo ultimo risultato di rilievo: superati i 30 anni e complice la Prima Guerra Mondiale (dove combatte come Tenente nell’Esercito), interrompe difatti la carriera.
Avattaneo, primo a destra ed evidenziato dal tondo, in un gruppo di atleti della Società Ginnastica Roma
[1] Arturo Tirelli, nato a Carpi il 14.10.1887. Recordman italiano di lancio del peso nel 1906 con 11,55 m. Lanciatore versatile e completo, al suo attivo le vittorie nei Concorsi Ginnici nazionali, sorta di tricolori dei lanci, nel giavellotto (1906 e 1907), lancio della pietra (1907) e peso (1910). Attivo fino ai primi anni venti, con buoni risultati
[2] Le regole della specialità sono ancora in evoluzione. Esiste ancora il lancio “alla greca” ovvero “da fermo”, ma anche “la rincorsa illimitata” ovvero libera fino alla riga di “limite”. Inoltre si lancia ancora il disco di bronzo, sostituito poi gradualmente da quello in legno, regolamentato infine a partire dal 1913
[3] Il giavellotto “federale” (kg 1,3) era più pesante di quello “svedese”(kg 0,8). Inoltre fino al 1907 l’attrezzo era ben diverso dall’attuale, essendo delle stesse dimensioni sia al centro che ai vertici. Solo dal 1907 divenne similare a quello odierno, più grosso al centro e con punte acuminate
[4] Costruita in soli nove mesi, nella zona di Shepherd’s Bush, area occidentale di Londra, la struttura serve anche per l’Expo Franco-Britannica cui sono associati i Giochi. Lo stadio, inaugurato il 27 aprile 1908 da Re Edoardo VII, è un gioiello ma anche un’anomalia: dotato di una pista in cenere lunga 536 m per le prove di atletica, possiede anche un anello in legno per le gare di ciclismo, diverse piazzole (dove gareggiano ginnasti e lottatori), una piscina (lunga 100 metri) ed un campo centrale in erba per gli sport di squadra. Ha una capienza di oltre 60mila spettatori che, per la prima ed unica volta nella storia dei Giochi, possono assistere a diversi sport contemporaneamente, caratteristica saliente di questa edizione. Il nome gli deriva dal colore bianco degli edifici circostanti. Sarà demolito nel 1984 per lasciare spazio ad una moderna sede della BBC
[5] Nato a Bohola, in Irlanda, il 28 marzo 1881. A 16 anni emigra in USA dove viene naturalizzato. Tra i più grandi lanciatori di tutti i tempi. Nel lancio del disco vince l’oro nel 1904 a St. Louis e nel 1906 ai Giochi “intermedi” di Atene dove è primo anche nel peso. Nel 1904 è pure bronzo nel salto in lungo “da fermo” (argento nel 1906). Nel 1906 stabilisce il record mondiale del disco con 41,46 m. Muore a New York il 27 marzo 1918 causa l’influenza “spagnola”