ARRI Valeriano
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Portacomaro (AT) 22.06.1892 / Torino 02.07.1970
1920. Atletica Leggera. MEDAGLIA DI BRONZO Maratona
Tesserato per la “Juventus Nova” di Torino, città dove si è trasferito al seguito della famiglia dal natio astigiano, ottiene i primi risultati degni di nota intorno ai 18 anni di età. Detto dagli amici “Murissi” e poi “Titì”, il 26 marzo 1910 è 13° nei tricolori di cross, tenutisi tra l’altro a Torino. L’anno seguente, dopo il secondo posto nel cross di Torino, giunge 3° sui 400 nel concorso ginnico della stessa capitale sabauda, ma presto si dedica alle distanze più lunghe. A settembre dello stesso anno viene difatti battuto nel campionato piemontese dei 5 km dal solo Morganti. E’ secondo anche nei campionati sociali della “Juventus Nova” sia dei 5mila che 10mila, superato stavolta da Testoni, ed è costretto alla piazza d’onore dall’outsider Bausola pure nel cross di Vanchiglia. Chiude l’annata in una riunione di beneficenza per i caduti della guerra di Libia, allo Stadium di Torino[1], cogliendo il 3° posto sui 3mila dietro a Lazzero e Cattro. Nella stagione seguente, tra l’altro olimpica, fa un piccolo balzo di qualità. Dopo il 4° posto nel cross di Stupinigi, in apertura di annata, è 2° nel cross di Torino organizzato dallo SC Italia, battuto da Ranieri. Coglie un bel 9° posto nella prestigiosa Nizza-Monaco, affrontando avversari di alto livello, e pare promettere squilli significativi. Ma è di nuovo battuto da Testoni nel campionato sociale della “Juventus Nova” sui 5mila. Si confronta coi più forti podisti italiani e ne esce inevitabilmente sconfitto, ma non ridimnsionato: 10° nella “Coppa Bordighera” di 19,6 km, 3° nel “Giro dei 4 Ponti” a Torino (vince il forte Orlando), 2° a Mondovì sui 10 km dietro Morganti che diventa in pratica la sua “bestia nera”. Morganti difatti è l’unico a superarlo, a ripetizione, nelle principali prove piemontesi: “GP Moncalieri” (4,5 km), “Giro di Torino” e “Giro della Classica” (13 km) ancora nel capoluogo sabaudo. Sfrutta l’assenza di Morganti nel “GP Pecetto” sui 5 km, cogliendo il primo successo significativo e chiude l’annata il 10 novembre, riuscendo finalmente a battere Morganti in un altro “Giro di Torino”. Nel 1913 Arri esordisce il giorno di Pasqua, in una corsa di 6 km a Torino, peraltro sotto un nubifragio, che vince a pari merito, giungendo spalla a spalla con Nicolello. La settimana seguente si testa su distanze più lunghe, chiudendo però solo 14° nella maratonina di Bordighera (19,5 km) vinta da Speroni. Va leggermente meglio nella Nizza-Monaco dove chiude 10°. Il 25 maggio è invece 3° nel “Giro dei Viali di Torino” su 8 km (vince Lazzaro), poi però sparisce di scena. Si rivede ad inizio 1914: il 15 febbraio giunge 9° nel cross di Stupinigi ed il 12 aprile è 4° nella eliminatoria torinese per la Nizza-Monaco. Altro quarto posto il 21 giugno nel “Giro dei 4 Ponti” e la settimana seguente nel “Giro di Torino”. Il 12 luglio invece è secondo, superato solo da Nicolello, nel “Criterium d’Estate” di 7 km, ancora nella città sabauda. Poi si eclissa, ripresentandosi solo ai tricolori di fine settembre, sulla pista dell’US Milanese, dove coglie un bel terzo posto nei 5mila, sinonimo di buona condizione e carriera potenzialmente in crescita. Difatti emerge nel finale di stagione, con due successi di buon livello: il 22 novembre è primo nella “Traversata di Rivarolo” e la settimana seguente bissa nel “Giro dei 4 Ponti” a Genova (6,2 km) davanti a tutti i migliori podisti liguri. Poi però il servizio militare (è inviato a Fenestrelle) blocca parzialmente la sua attività.
Riesce comunque a tornare alle gare nel marzo del 1915, nei cross: terzo a Torino, vince poi la gara organizzata dall’Ausonia ancora nel capoluogo sabaudo e giunge quinto ai tricolori di Milano. Poi iniziano le corse su strada: il 25 aprile è secondo, dietro Bausola, nella Torino-Rivoli. Ma scoppia la guerra e l’attività si blocca. Ha modo di gareggiare saltuariamente: ai primi di settembre è 4° nel “Trofeo d’Italia” a Torino vinto da Bausola. Tra una licenza e l’altra, a corto di allenamento, tesserato per la “Forza e Speranza”, il 4 giugno 1916 chiude soltanto 10° nel “Giro dei 4 Ponti” a Torino vinto da Speroni. Torna al fronte e combatte in prima linea coi Bersaglieri, in pieno Carso, tra S. Michele e San Martino. In gara si rivede all’inizio del 1917 quando, tesserato per l’Ausonia, l’11 marzo vince il cross di Torino e la settimana seguente quello di Bologna. Il 25 marzo sale sul gradino più basso del podio, dietro i forti Speroni e Pagliani, nel “Criterium Nazionale” di cross che in pratica sostituisce i tricolori, non disputati causa la guerra. Ai primi di aprile è di nuovo superato da Pagliani, che sta vivendo la sua stagione migliore, nel “GP Pasqua” a Milano, 7,5 km. Pagliani si trasforma in “bestia nera”, battendo ancora Arri il 10 giugno nella Monza-Milano. In estate, complici gli obblighi militari, Arri non ottiene risultati rilevanti. Si rivede l’11 novembre quando chiude terzo, dopo aver attaccato troppo avventatamente all’inizio, nel Campionato Piemontese, disputato sul Vialone di Stupinigi, alle spalle del vincitore Omodei e Paletto. Tattica di gara errata anche nel “Giro di Milano” del 9 dicembre, disputato in un freddo glaciale e con spruzzate di nevischio: Arri spreca troppe energie nelle prime fasi e cede nella seconda metà di gara, chiudendo comunque quarto (primeggia il “solito” Pagliani). Non cambia molto il risultato ad inizio 1918: tesserato per l’US Barriera di Nizza, il 13 gennaio Arri giunge quinto nel cross di Stupinigi vinto da Omodei. Va ancora peggio il 24 febbraio nel cross organizzato a Monza dalla “Modoetia”: mai in gara per le prime posizioni, chiude 11°. Si riscatta con una bella gara il 24 marzo nel “Giro dei 4 Ponti” a Torino: viene battuto per un’inezia, allo sprint, solo dal compagno Ambrosini. Chiude secondo anche nel “Giro di Torino” del 7 aprile, superato stavolta dal giovane ed emergente milanese Balzarini. Ritrova il successo il 21 aprile nella Torino-Moncalieri-Torino, 12 km sotto la pioggia battente, rintuzzando la fuga di Omodei e staccando tutti a due km dall’arrivo. Nel capoluogo sabaudo si fa invece sorprendere dallo stesso Omodei, che allunga in discesa, il 9 maggio nella “Dal Po al Monte” e chiude secondo. Piazza d’onore per Arri anche il 26 maggio in un handicap sulle strade di Torino dove non riesce a recuperare il divario in partenza dal sorprendente diciassettenne Bellocchio che resiste fino al traguardo. Gli impegni militari lo tengono lontano dalle corse: rientra solo il 1 settembre nel “Giro di Torino”, superato dal solo Speroni. Sette giorni dopo, al Valentino, vince il Campionato Piemontese dei 5mila. Chiude invece quinto nel “Giro di Milano”, 4 km, del 15 settembre e vinto da Pagliani. Fa sua però la “XX Settembre” a Torino dove, nell’ennesimo “Giro” della città, il 6 ottobre chiude terzo alle spalle di Speroni e Omodei. E’ questo il suo ultimo risultato dell’annata: la guerra è finalmente finita e si può pensare con serenità al futuro. Talmente con serenità che Arri, per qualche mese, accarezza il sogno di diventare una stella del teatro di varietà per il quale sembra sia portato. In effetti ha un carattere gioviale, aperto, incline allo scherzo ed alla battuta, talora addirittura clownesco. Sale più volte sul palco, il suo nome è sui cartelloni, si esibisce in spettacoli di varietà. Alla fine però Arri rinuncia alla ribalta e torna alle corse: il 24 agosto 1919 vince il “Giro di Lucento”, poi è secondo, battuto da Ambrosini, nella “XX Settembre” di Torino. Trova la sua grande giornata il 28 settembre quando vince la Maratona di Torino davanti a Cesaroni e Omodei: lì capisce definitivamente che conviene insistere con le corse, lasciando perdere il teatro, ma non certo gli atteggiamenti vivaci e scherzosi che sempre lo contraddistingueranno. Incredibilmente, soprattutto per come intendiamo oggi noi le corse di lunga durata, già sette giorni dopo, il 5 ottobre, si presenta al via del Campionato Italiano di Maratona, con partenza ed arrivo al Velodromo Sempione di Milano: dopo aver lasciato sfogare gli avversari, in particolare Malvicini e Blasi, Arri piazza un recupero fenomenale che lo proietta in testa fino al traguardo dove, esausto, praticamente sviene, facendo per un attimo rivivere l’epopea di Dorando Pietri, peraltro presente come starter. Due maratone vittoriose nell’arco di una settimana: un evento praticamente irripetibile e che fa pensare molto rispetto alle accurate metodologie di preparazione odierne. Dopo il meritato riposo, Arri torna alle corse il 2 novembre: nella Torino-Rivoli è battuto da Ambrosini, ma a sua scusante c’è la distanza di 10 km, probabilmente pochi per un ottimo maratoneta. Al contrario dei suoi avversari, Arri affronta il 1920, annata olimpica, con circospezione, centellinando le energie, almeno ad inizio stagione. Il suo primo risultato significativo è difatti il secondo posto nella “Classica Torinese” del 3 giugno, alle spalle di Robino. E secondo, superato da Blasi, arriva pure il 13 giugno nei 15 km di Udine che valgono come prima selezione olimpica: il suo nome entra così nella lista del CT Adams. E vi rimane dopo la decisiva ed ulteriore prova di Milano, sul campo dello SC Italia, tenutasi nel primo weekend di luglio: Arri chiude terzo i 10mila, superato da Speroni e dall’outsider Filippini, ma è in forma e la sua distanza rimane la maratona. Difatti il 17 luglio è secondo, non lontano dall’inglese Mills che chiude in 2h37’40”, nella maratona di Londra che ripercorre il tracciato della mitica corsa di Pietri nel 1908. Il CT Adams non può non inserire Arri nella lista per Anversa, raggiunta in treno via Modane e Parigi. La maratona olimpica si disputa il 22 agosto su un percorso di 42,750 km, il più lungo nella storia dei Giochi. Giornata fresca ed umida. Il percorso, con partenza ed arrivo all’Olympisch Stadion, si snoda nella campagna circostante Anversa, col giro di boa nel villaggio di Kontich. Al via 48 atleti di 17 nazioni dei cinque continenti (vi sono anche rappresentanti di Cile ed India). Il sudafricano Gitsham ed il belga Broos forzano subito il ritmo e sgranano il gruppo. I primi a rientrare in testa sono il finlandese Kolehmainen e Blasi mentre Arri si mantiene tranquillo prima di essere preda di alcune coliche che gli fanno perdere secondi preziosi. Gitsham pare incontenibile e solo Kohlemainen lo tallona, per poi ripartire di slancio intorno a metà gara. Arri, ripresosi dai disturbi, inizia una spettacolare rimonta mentre l’avventato Gitsham sparisce di scena. Emerge l’estone Lossman che si insedia in seconda posizione ed insidia fino all’ultimo la leadership di un Kohlemainen che resiste a stento al ritorno dell’inseguitore. Ma a noi interessa soprattutto cosa accade alle spalle dei primi due: Arri doma la resistenza del padrone di casa Broos, partito all’attacco troppo presto, e grazie ad una splendida distribuzione delle energie, recupera a vista d’occhio, installandosi saldamente in terza posizione. Kohlemainen è oro, col grande tempo di 2h32’35”; a 13” Lossmann è argento. Il bronzo va ad un grandissimo Arri che chiude in 2h36’37”, talmente fresco e contento da prodursi sul traguardo in una serie di capriole che gli attirano le simpatie del pubblico e di de Coubertin in persona il quale vorrà premiarlo con un’apposita coppa. Arri è felice, ma non troppo: i disturbi fisici lo hanno frenato, impedendogli di sviluppare il ritmo prefissato. E’ arrivato ancora carico di energie, probabilmente avrebbe potuto lottare perfino per l’oro, ma i quattro minuti di distacco che ha subìto non sembrano comunque pochi. Teniamoci stretta questa brillante medaglia di bronzo, la prima nella maratona ai Giochi per il nostro Paese (senza dimenticare Pietri nel 1908).
Arri rientra in Italia e torna alle corse su strada: il 26 settembre è battuto da Speroni nel “Giro di Biella”, poi una malattia lo blocca per diversi mesi. Si rivede solo in estate inoltrata, a metà agosto 1921, quando giunge secondo nella “Bologna-Pianoro”, 32 km, superato dal toscano Cinquini: a sua discolpa, una foruncolosi che non lo fa rendere al massimo. In verità per tutta la stagione Arri non ottiene grandi risultati: il 6 settembre è secondo dietro lo sconosciuto Peretti in un 10mila a Saluzzo. La foruncolosi lo blocca e addirittura lo costringe ad un intervento chirurgico al ginocchio sinistro. Rientra presto, probabilmente in maniera affrettata, ed il 9 ottobre partecipa alla maratona di Torino dove chiude quarto, ma abbastanza lontano dal vincitore Malvicini. 14 giorni dopo, Arri si presenta al “Giro di Milano” la cui distanza, 14 km, non è propriamente adatta alle sue caratteristiche: giunge difatti 5° mentre Speroni compie il suo ennesimo show. Arri quindi si trasferisce all’estero dove gareggia a più riprese, ma senza risultati eclatanti. Rientra in Italia nell’estate del 1923, ma ormai ha dato il meglio di sé: coglie un terzo posto nella maratonina di Nizza Monferrato vinta da Malvicini ed il 23 settembre è 4° in una gara di 32 km a Luino vinta da Blasi. Il 30 settembre è terzo nella maratona di Torino, alle spalle di Blasi e Cavallero, ma venti giorni dopo si ritira nella “Bologna-Pianoro”. Nel 1924 cerca la convocazione olimpica ma non la trova, rimanendo troppo lontano dai vertici e dalle sue vecchie performances. Il 25 maggio, nell’ultima prova di selezione a Udine, giunge molto distante dai primi (vince Blasi su Bertini) e praticamente perde ogni speranza di rivedere i Giochi. Avrebbe un’ulteriore possibilità, l’ultima prova di selezione che si disputa il 15 giugno a Milano, con partenza ed arrivo all’Arena, ma Arri si rende protagonista di una corsa anonima, sempre staccato dal gruppo di testa, mostrando tutti i suoi limiti: il quinto posto finale non convince i tecnici che lo escludono, giustamente, dalla lista per Parigi. In effetti ormai è in netto declino: il 26 ottobre chiude soltanto ottavo la maratona di Torino. E’ il suo ultimo risultato degno di nota.
[1] Inaugurato il 29 aprile 1911, è una struttura gigantesca per l’epoca: può contenere 70mila spettatori