ARPÈ Oreste
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La Spezia 18.06.1889 / La Spezia luglio 1977
1912. Lotta greco-romana. Ritirato Quarto Turno pesi massimi leggeri
Trasferitosi presto a Torino, vi inizia l’attività sportiva, tesserandosi per l’Audace e vincendo nel dicembre 1909 il Campionato Piemontese di lotta dei pesi “medi” (tra 65 e 75 kg). Rientrato nella città natale, viene inquadrato nella “Pro Italia”, la compagine che ha portato all’oro olimpico Porro, e nel dicembre 1910 si aggiudica il Campionato Ligure dei “medi”, a pari merito col compagno Fontana. Nella finale assoluta del torneo, che designa il campione pound-for-pound, viene superato solo dal “massimo” Priano, dimostrando comunque buone qualità di combattente. L’anno seguente si ripete, anzi fa ancora meglio: campione ligure dei “medi”, guadagna anche la classifica finale per il titolo assoluto come accade nel 1912. Poi, irrobustitosi anche muscolarmente grazie ai pesi, il 22 e 23 giugno si presenta alle selezioni per i Giochi che si tengono a Roma: perde con il forte Gardini, ma vince col pistoiese Bianchi ed ottiene il pass olimpico. Il viaggio della comotiva azzurra per la Svezia è alquanto disagevole e dura tre giorni, in treni talmente affollati che gli atleti dormono poco e male, qualcuno perfino sul pavimento. Ma il “sogno olimpico” è più forte di qualsiasi disagio anche se, come vedremo, per i nostri lottatori si preparano brutte sorprese. Le prove di lotta dei Giochi si svolgono all’interno dell’Olympiastadion, in apposite piazzole. Il torneo ha una regola alquanto particolare, la cosiddetta “doppia eliminazione”: chi perde due incontri viene escluso ed alla fine i rimanenti (massimo tre) disputano il turno conclusivo. Alla gara dei “massimi-leggeri”, di peso limite pari a 82,5 kg, prendono parte 29 lottatori di 12 nazioni. Il torneo di Arpè si traduce in una sfida contro...la Finlandia[1], Paese peraltro di grande tradizione in questo sport. Incontra difatti solo avversari finnici, con risultati altalenanti. Il 7 luglio batte Kumpu, atterrandolo dopo 10’. Il giorno seguente, 8, disputa due match: vince con Lind, schienato dopo 3’, ma perde con Rajala in un incontro durato 10’. Ma Arpè non sta bene: i finlandesi sono tosti, usano colpi al limite del regolamento, se non oltre, spalleggiati dalle giurie dove sono presenti molti svedesi che, per un senso di “fratellanza nordica”, non aiutano certo gli italiani. Arpè ha una spalla slogata, tenta coraggiosamente di proseguire ma è costretto al ritiro contro Bohling, poi argento[2]. Le polemiche sulle giurie prezzolate sono talmente forti che al rientro dei nostri in Italia, il 28 luglio, viene organizzata una serata benefica al Teatro Garisenda di Bologna dove Arpè e Gardini, tra i più penalizzati a Stoccolma, si esibiscono in assalti accademici, mostrando i colpi “proibiti” che la giuria ha consentito ai loro avversari nordici. Applausi a scena aperta e grande rammarico.
Arpè si rivede ai tricolori di Acqui, a dicembre: vince la categoria dei “medi”, superando in finale Cimballi, ed è battuto nel match decisivo per l’aggiudicazione del titolo assoluto solo dal “massimo” Bianchi. Arpè inizia bene il 1913, vincendo ad aprile il Campionato Ligure della sua categoria anche se nella finale per il titolo assoluto viene sconfitto da Pinco che però è un “massimo” e pesa diversi chili in più. Poi una brutta malattia lo tiene lontanto per mesi dall’agonismo. Rientra nel marzo 1914 e, passato alla “Colombo”, vince il Campionato Genovese, superando in finale per abbandono quello stesso Pinco che lo aveva battuto l’anno precedente. I due, con Gargano, sono grandi protagonisti anche della “Coppa Radaelli” a Milano, gara a squadre, dove però Arpè vince solo con Geri e la “Colombo” viene battuta dallo “SC Italia”. Aumentato ulteriormente di peso, passa nella categoria dei “massimi” in cui trova però ossi duri: nella “Targa Pampuri” non riesce a qualificarsi per il girone finale, nonostante riesca a superare Bianchi che poi si aggiudicherà la vittoria assoluta, non perdendo più un incontro. A metà giugno Arpè si aggiudica il Campionato Ligure dei “massimi” ma, a sorpresa, viene battuto nella finale per il titolo assoluto dal più leggero Gargano. Lo scoppio della Prima Guerra Mondiale rallenta l’attività sportiva in piena estate, ma pochi giorni prima di Natale i lottatori si ritrovano al teatro Alhambra di Milano per i tricolori: nel torneo dei “massimi” Arpè è battuto solo da Testoni e chiude al secondo posto mentre nel girone finale che assegna il titolo assoluto subisce tre sconfitte ed è relegato al quarto posto (si riconferma campione il forte Bianchi). Il conflitto bellico però interrompe bruscamente la sua carriera. Al termine del conflitto azzarda un timido rientro e, poichè si trova ancora sotto le armi, è selezionato per i “Giochi Interalleati” di Parigi, prima grande manifestazione polisportiva internazionale dopo sette anni e riservata ai soldati degli eserciti vincitori la guerra. Le autorità militari fanno le cose per bene, organizzando al meglio la spedizione, supervisionata da Cesare Tifi, vecchio marpione dello sport italiano e portando in Francia ben 120 atleti. Arpé è tra questi ma nel torneo dei “massimi” perde diversi incontri e viene subito eliminato. Si riscatta ai tricolori di dicembre: vince anche se il match con Cardinale, il suo diretto avversario, è risolto solo dal sorteggio dopo trenta minuti di lotta molto equilibrata. Alla soglia dei trent’anni, la sua carriera non ha ulteriori sussulti: nel 1920 non si qualifica per i Giochi di Anversa e praticamente non sale più in pedana, almeno ad alti livelli.
[1] In quel periodo la Finlandia è politicamente un Granducato appartenente alla Russia, ma partecipa ai Giochi come nazione indipendente pur se sotto bandiera russa
[2] La finale di questo torneo, tra lo stesso Bohling e lo svedese Ahlgren, è molto particolare: i due combattono per nove ore di fila, nell’incertezza più totale e senza slanci particolari. I giudici alla fine decidono di assegnare ad entrambi la sconfitta “per passività” e l’argento a pari merito. La medaglia d’oro dunque non viene attribuita, caso piuttosto raro in tutta la storia dei Giochi