Seleziona la tua lingua

Image
images/atleti/olympiabolario/armelloni_piccola.jpg

ARMELLONI Egidio

Soresina (CR) 22.07.1909 / Soresina (CR) 05.05.1997

1936. Ginnastica Artistica. 11° p.m. Cavallo con maniglie, 36° Concorso Individuale, 41° Volteggio, 43° Sbarra, 50° Corpo Libero, 53° Parallele, 33° p.m. Anelli

Detto bonariamente “Fofò”, da bambino rimane attratto dal circo e dalle acrobazie che prova e riprova, buttandosi pure giù dagli alberi. Entra in contatto con la ginnastica al suo Paese natale dove riceve i primi dettami dal maestro Giuseppe Mazzolari. Rimane folgorato quando vede un’esibizione della Nazionale di ginnastica che ha vinto l’oro ad Anversa. Ma la dura vita quotidiana lo chiama altrove: nato in una povera famiglia di operai, con il padre fervente comunista, deve adattarsi a mille lavori sin da ragazzino. Arriva a Biella, garzone di un droghiere amico del padre. Vessato come uno schiavo, fugge a gambe levate ed approda a Milano, trovando un impiego come meccanico per le macchine da caffè. Si imbatte per caso in alcuni giovani ginnasti e li segue nella sede della “Pro Patria” dove trova il grande istruttore Corrias[1], CT della Nazionale ai Giochi di Parigi, grazie al quale la sua tecnica cresce di molto sotto tutti gli aspetti. Corrias ne fa il suo pupillo, riuscendo a plasmarlo alla perfezione: tra i due nasce un’amicizia totale, piena di stima e rispetto reciproco anche perché le loro idee politiche, senza dirlo troppo in giro, collimano, non amando troppo il regime fascista. Corrias è più scaltro in questo senso, Armelloni no e coltiva amicizie “pericolose”, al limite del sovversivo. Pensa però anche e soprattutto alla ginnastica. I primi risultati di buon livello sono del 1927: il 17 agosto chiude al terzo posto la gara artistica dei tricolori juniores, alle spalle di Pollastri e Ghidotti. Il 18 dicembre si aggiudica il campionato lombardo. Nel 1928 insiste. Il 26 agosto è secondo nella gara artistica dei campionati lombardi a Seregno, battuto nuovamente da Pollastri. Il 23 settembre chiude al quinto posto la gara artistica del grande “Concorso della Vittoria”, disputato nella rinnovata Arena di Milano. Vince Lucchetti su Lertora, ma Armelloni si distingue come un giovane di grandi potenzialità. Il 19 novembre è a Bologna, nella palestra della “Virtus”, per il “GP Brunetti”: con la “Pro Patria” vince la gara a squadre mentre nella prova individuale chiude nono (si impone Neri). Identico risultato ai tricolori di Brescia del 1929, disputati il 7 e 8 settembre nella palestra della “Forza e Costanza” (rivince Neri). Poi la sua vita prende una brutta piega. Con le amicizie “sovversive” si è spinto troppo in là, ha partecipato a riunioni clandestine e diffusione di materiale propagandistico come ciclostilati e manifestini, s’è esposto a troppi rischi per le sue idee in un momento in cui anche il solo pensare certe cose è reato. Il tutto viene aggravato dal servizio militare che inizia proprio dopo i tricolori del 1929, a Milano nel 27° Reggimento artiglieria da campagna. Lì non esita a propagandare le sue idee, ma parla troppo e qualche commilitone fa la spia. Così il 1 gennaio 1930 l’OVRA lo arresta in caserma e viene trasferito in galera. Accusa: aver fomentato la rivolta e la sovversione, appartenendo al Partito Comunista clandestino. Viene addirittura processato dal Tribunale Speciale che nel novembre 1931 lo condanna a due anni di reclusione per “intensissima attività di propaganda negli stabilimenti industriali, proselitismo tra i militari, diffusione del foglio clandestino Il Risveglio”.

Rimane in carcere a Gaeta sino al 28 ottobre 1932 quando esce per l’amnistia legata al decennale per la Marcia su Roma. Conoscendo la sua attività ginnica, le autorità avevano comunque cercato un compromesso, sottoponendogli una lettera di grazia in cui doveva ammettere le sue colpe. La sua risposta è lapidaria quanto encomiabile: "Sono italiano e per questo non sono fascista”. Uscito finalmente dal carcere, si rimette subito al lavoro in palestra e non sembra aver perso smalto: l’11 dicembre 1932 a Bologna chiude sesto il “GP Brunetti” vinto dal grande Neri che intanto a Los Angeles ha guadagnato l’oro olimpico. Mentre Armelloni trova lavoro nella grande fabbrica “Siemens”, mantenendo comunque un certo atteggiamento antifascista, la Nazionale si accorge di lui, grazie anche ai buoni uffici di Corrias con l’amico Braglia, l’oro di  Londra e Stoccolma, che nel frattempo è divenuto CT degli azzurri. Il sesto posto di Bologna d’altra parte, al cospetto dei più forti ginnasti italiani, lo ha mostrato in piena forma e dunque Armelloni entra nel giro azzurro mentre, senza grandi risultati, si diletta pure col giavellotto. Inizia il suo periodo più fulgido sotto l’aspetto tecnico. Il 18 giugno 1933 a Seregno è secondo nella prova del campionato lombardo: lo supera solo l’olimpionico Tognini. Si rivede ai tricolori di Milano, disputati il 4 e 5 novembre nei locali della sua “Pro Patria”: chiude settimo, abbastanza lontanto dal vincitore, il “solito” Neri. Si guadagna comunque l’inserimento nella lista dei 24 “azzurrabili”, compilata dal CT Braglia in vista degli Europei di Budapest, ma si pensa già pure ai Giochi di Berlino. Intanto il 22 aprile 1934 Armelloni si conferma, chiudendo secondo la “Coppa Nardi” a Prato, alle spalle di Guglielmetti. A Budapest però andiamo male: Armelloni, molto falloso, finisce lontano dai primi e gli azzurri, in verità deludenti, chiudono solo quarti, ad otto punti dal bronzo della Germania, superata da Cecoslovacchia e Svizzera (oro). Armelloni si rivede il 9 settembre quando vince il campionato zonale a Milano. Il 7 ottobre ai tricolori di Genova chiude buon terzo, sopravanzato dal sorprendente piemontese Amedeo (che poi andrà a combattere volontario in Etiopia) e Capuzzo. E terzo termina anche nella prima gara del 1935, il “GP Rastelli” disputato a Bergamo il 17 febbraio: lo superano Guglielmetti e Capuzzo. Pare in crescendo tecnico: difatti il 25 maggio nella preolimpica di Asti impensierisce niente meno che il grande Neri, arrivandogli a ridosso nella classifica finale, cogliendo uno splendido secondo posto che lo lancia verso i Giochi. Ormai è entrato nell’elite dei nostri ginnasti al punto che il 9 giugno viene appositamente chiamato all’Arena di Milano per intrattenere il pubblico in attesa dell’arrivo del “Giro d’Italia”. Di fronte allo sport, che tanto lustro dà alla propaganda fascista, il regime dimentica, o pare dimenticare, anche certi “peccati giovanili” di Armelloni che sette giorni dopo brilla nel campionato sociale della Pro Patria: grande agli attrezzi, cede punti preziosi nelle gare atletiche e termina quarto, lontano dal vincitore Guglielmetti che a settembre si impone anche nel campionato zonale lombardo dove Armelloni è ottimo secondo. Stesso risultato ai tricolori di Torino, disputati il 5 e 6 ottobre. Armelloni entra ovviamente tra i “probabili olimpici” e segue l’apposita preparazione. Molto considerato dai tecnici, il 6 maggio disputa Italia-Germania, al Teatro Lirico di Milano: i nostri, male alla sbarra, sono battuti 340,5-336,325, ma Armelloni è comunque il migliore di tutti alle parallele. Rimane ovviamente in Nazionale e viene convocato per il ritiro collegiale preolimpico, tenutosi a Como, con sede nella palestra Negretti.

Si parte per Berlino il 27 luglio, in treno da Verona. Le prove di ginnastica si tengono il 10 e 11 agosto, in una sorta di teatro all’aperto, il Dietrich Eckart Freilichtbuhne, a poche centinaia di metri dall’Olympiastadion. Armelloni gareggia nell’individuale la cui classifica si basa sui punteggi ottenuti nei sei esercizi previsti, obbligatori e liberi. Partecipano 111 ginnasti di 14 nazioni. Ogni nazione può schierare un massimo di otto atleti e la classifica a squadre sarà realizzata per semplice somma dei punteggi ottenuti dai migliori sei. L’oro va al tedesco Schwarzmann, argento per lo svizzero Mack e bronzo all’altro tedesco Frey. Armelloni non va benissimo e finisce 36°, lontano dieci punti dal terzo posto. Nella prova a squadre gli azzurri terminano quinti, con un totale di 615,133 punti: sono preceduti nell’ordine da Germania, Svizzera, Finlandia e Cecoslovacchia, col bronzo distante oltre 23 punti. Non certo una grande prova di squadra, discreta e sufficiente ma poco brillante rispetto al passato. Sono validi ad anelli e cavallo con maniglie, deludono alla sbarra. Si assegnano anche le medaglie per ogni attrezzo, tramite la somma dei punti ottenuti nell’esercizio obbligatorio e nel libero. Armelloni sviluppa la prova migliore al cavallo con maniglie, in genere ostico agli azzurri, dove è il migliore dei nostri, chiudendo 11° p.m. a mezzo punto dal podio. L’oro va al tedesco Frey, argento e bronzo per gli svizzeri Mack e Bachmann. Negli altri attrezzi è un mezzo disastro: 41° al volteggio, 43° alla sbarra, 50° al corpo libero, 53° alle parallele e 55° p.m. agli anelli[2]. Per Armelloni, in sostanza “salvatosi” solo al cavallo, non si tratta certo di una prestazione memorabile, ma è tutta la ginnastica italiana che, dopo i fasti del passato, esce piuttosto ridimensionata da Berlino. Negli anni seguenti Armelloni è sempre tra i nostri migliori ginnasti anche se non riesce mai a vincere quel titolo italiano che probabilmente la sua classe avrebbe meritato. Nel 1938 chiude secondo ai tricolori, battuto solo da Guglielmetti. Punto di forza della Nazionale che vince ripetutamente contro l’Ungheria, nel 1939 Armelloni si impone a Torino mentre a Pavia è superato da Guglielmetti. Nel 1941 termina quinto i tricolori ed è il migliore dei nostri contro i magiari, battuti nel confronto diretto. Poi la guerra entra nella fase più cruenta e finalmente offre ad Armelloni la possibilità di osteggiare apertamente il regime fascista: entra nel movimento partigiano e dà il suo contributo alla Resistenza. Terminato il conflitto, abbandona la “Pro Patria” i cui dirigenti fascisti non lo hanno rispettato[3], ed entra alla “Mediolanum” dove continua l’attività alla grande. Nel 1946 è terzo ai tricolori dietro Fioravanti e Guglielmetti, nel 1947 è ancora in Nazionale e nel 1948 viene selezionato per i Giochi di Londra, i primi del gopoguerra: se come squadra ottiene un buon piazzamento (quinto), a livello individuale non va lontano (38° nel cavallo con maniglie il risultato migliore, 72° nel concorso individuale). Alla soglia dei 40 anni, è tempo di abbandonare l’attività, ma non certamente la ginnastica: per 25 anni allenerà ancora nella “Mediolanum”.

 

armelloni grande bis


[1] Mario Corrias, nato a Cagliari nel 1890. Tesserato per l’Amsicora giovanissimo come ginnasta, nel 1909 vince la gara artistica al concorso di Palermo. Poi si trasferisce a Milano dove gareggia per “Miani” e “Ardita”, cogliendo diversi successi di squadra anche internazionali, emergendo tra i nostri migliori atleti. Dopo la guerra, arriva alla “Pro Patria” dove si dedica all’attività di istruttore, con ottimi risultati. Sarà DT della Nazionale anche a Los Angeles nel 1932, poi potente segretario della FGNI dal 1933 al 1945. Tornerà ad allenare gli azzurri nel 1954

[2] In questi attrezzi le medaglie vengono così assegnate, nell’ordine: volteggio Schwarzmann (D), Mack (CH) e Volz (D); sbarra Saarvala (SF), Frey (D), Schwarzmann (D); corpo libero Miez (CH), Walter (CH), Frey (D) e Mack (CH); parallele Frey (D), Reusch (CH) e Schwarzmann (D);anelli Hudec (CS), Stukelj (YU), Volz (D)

[3] Nel 1944 gli hanno addirittura imposto di restituire la divisa sociale in quanto “indegno di indossarla”