ARDIZZONI Corrado
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Renazzo (FE) 23.02.1916 / Cento (FE) 14.03.1980
1936. Ciclismo. 4° Prova a Squadre, 16° p.m. Prova Individuale
Comincia a pedalare giovanissimo nell’UC Centese sotto la presidenza del grande uomo di sport che risponde al nome di Galeazzo Falzoni Gallerani. Già a 18 anni coglie le prime vittorie a livello locale, a Galliera, Crevalcore, Stuffione, Buonacompra, pure una cronometro a Ferrara. Aitante e possente, sembra possedere qualche potenzialità. Le cronache sportive parlano di lui con continuità nel 1935. Il 31 marzo vince la “Coppa VS Ferrara”, 14 giorni dopo si aggiudica il “Medaglione Vaccari” a Cento. Il 30 giugno a Forlì chiude al quinto posto il tricolore Allievi vinto da Senni. Selezionato per la prova indicativa in vista dei Mondiali, disputata il 4 agosto ai Giardini Margherita di Bologna, vi chiude 12° a pari merito, ancora inesperto al cospetto di tanti campioni: la prova difatti è promiscua e viene vinta dal grande Olmo, già oro olimpico a squadre nel 1932 nonchè tricolore e recordman dell’ora. Tra i suoi successi gare a Renazzo, Padova, Forlì, Castel S. Pietro, Alberone, Ravenna. A livello locale non teme confronti, più complicato emergere su scala nazionale. L’8 settembre a Genova finisce quarto nella volata che chiude il tricolore dei Giovani Fascisti vinto dal romano Spadolini[1] sul triestino Cottur[2]. Ardizzoni termina l’annata il 4 novembre a Trieste col 5° posto nel “Trofeo della Vittoria”, risultando il migliore tra gli Allievi (vince Bizzarro). Sembra avere buone qualità, appare come un possente passista, a disagio in salita.
Si rivede il 22 marzo 1936 quando è battuto in volata dall’altro futuro olimpionico Bianchi nel “Medaglione Vassura” a Forlì. Il 12 aprile a Roma chiude al sesto posto il “GP Pasqua”, vinto a sorpresa dall’abruzzese Giandonato. I tecnici lo apprezzano e gli chiedono di provare la pista in vista dei Giochi, ma nelle preolimpiche del “Vigorelli” Ardizzoni non trova la specialità adatta. Il 24 maggio vince comunque un’americana (prova non olimpica) assieme a Loatti. Torna alla strada e fa bene: l’11 giugno guadagna il campionato emiliano a Bologna. Non sembra certo un fulmine di guerra, sono in tanti ad essere come lui se non meglio. Però ha un guizzo imperioso che mischia le carte in tavola: il 28 giugno vince la “Targa Legnano”, importante preolimpica disegnata appositamente su strade pianeggianti come il percorso berlinese. Vince allo sprint su un gruppo numeroso. Ai Giochi, dato il tracciato, servono corridori resistenti e veloci, che sappiano dominare volate di gruppo: la prova fornita da Ardizzoni è lampante e, per quanto inaspettata, arriva al momento giusto. Si conferma in parte ai tricolori del 4 luglio, disputati a Parma su un altro percorso piuttosto dolce: chiude sesto la volata finale, appannaggio dell’outsider Mutti[3] dopo essere stato buon protagonista in prima fila per tutta la corsa. I tecnici, in primis il responsabile del settore strada Dario Beni[4] (coadiuvato dal giornalista Fabio Orlandini), comunque sono convinti ed inseriscono il suo nome nella lista per Berlino. Ardizzoni così partecipa al ritiro collegiale di Castel Gandolfo ed il 22 luglio parte, in treno, da Milano per la Germania. Per la prima volta la gara individuale di ciclismo si disputa in linea e non a cronometro. Partenza ed arrivo al circuito motoristico dell’AVUS: percorso di 100km sostanzialmente pianeggiante. Al via 99 corridori di 28 nazioni. Il tracciato non consente grande selezione e le uniche problematiche sono collegate all’inesperienza di alcuni ciclisti, segnatamente i peruviani, che provocano alcune cadute. Al comando comunque rimangono in una quarantina ed è sprint a ranghi compatti, funestato da un’altra caduta. Hanno la meglio i francesi: oro a Charpentier e bronzo a Lapebie, già primi nell’Inseguimento a Squadre due giorni prima. Bronzo per lo svizzero Nievergelt. Ardizzoni lavora a fondo per Favalli, il più veloce dei nostri, che però viene lasciato troppo presto allo scoperto e non va oltre il 7° posto. Ardizzoni, rialzatosi, finisce a centro gruppo così come Servadei (15°) mentre il quarto azzurro in gara, Bavutti, non viene neppure classificato dalla disattenta giuria che ha problemi col fotofinish. La Francia domina la classifica a squadre davanti a Svizzera e Belgio mentre all’Italia rimane solo l’amara “medaglia di legno” del quarto posto. Per il nostro ciclismo una netta sconfitta, maturata in circostanze particolari, ma con poche attenuanti: i tecnici probabilmente hanno puntato su qualche uomo sbagliato. Ardizzoni, forse, è uno di questi. Anche perché nel prosieguo della carriera non emerge particolarmente. Termina il 1936 con due successi di secondo piano, nel “GP Raggi” e nel “GP Malaguti” (davanti al compagno azzurro Bavutti), entrambi a Bologna, ma nel 1937 non brilla, aggiudicandosi solo il “Trofeo Tugnoli”.
Si rivede a buoni livelli, acora dilettante, nel 1938 quando vince il “Giro dell’Emilia”, la “Coppa Ministero della Guerra” e la “Coppa Collecchio”. Inoltre chiude secondo nel tricolore dei “Giovani Fascisti” e viene selezionato per i Mondiali dove però si ritira, complici foratura e caduta, quando si trova al comando nella fuga decisiva. Ha comunque discrete credenziali ed a 23 anni riesce a passare “professionista”. Non emerge nel 1939: buon 4° nella “Milano-Modena”, si ritira al “Giro d’Italia”. L’anno seguente finisce decimo nella stessa “Milano-Modena” ma non ottiene altri risultati. La Seconda Guerra Mondiale sembra spezzare in modo irreparabile la sua carriera: è così ma solo ad alti livelli. Difatti nel 1946, con abnegazione, riprende a gareggiare tra i dilettanti, dapprima con l’UC Modenese poi con la fida Centese, ottenendo anche qualche discreto lampo (“Trofeo Minardi” 1946 e “Giro Medio Polesine” 1947). A 30 anni suonati non gli si può chiedere di può e dopo due stagioni termina definitivamente l’attività, lasciando qualche rimpianto: probabilmente difatti, anche per cause indipendenti dalla sua volontà, non è riuscito ad esprimere tutte le sue potenzialità.
[1] Marcello Spadolini, nato a Roma il 27.09.1915. Ottimo dilettante, con due tricolori dei “Giovani Fascisti” (1935 e 1936), non emerge particolarmente nelle categorie maggiori dove ottiene una ventina di vittorie in corse regionali di secondo piano. A livello nazionale si segnala soprattutto nei primi anni’40: 6° nel “Lombardia” 1942 dopo aver chiuso al 38° posto il “Giro d’Italia” 1940
[2] Giordano Cottur, nato a Trieste il 23.05.1914. Il miglior corridore giuliano di tutti i tempi. 12 stagioni tra i “pro”, valido su tutti i percorsi, è stato spesso protagonista al “Giro d’Italia” dove ha vinto 5 frazioni ed indossato 14 maglie rosa, arrivando tre volte al terzo posto (1940-1948-1949), duellando con Coppi e Bartali
[3] Luigi Mutti, nato ad Asola (MN) il 17.02.1911. Disputa ben 15 stagioni tra i “pro”, dedicandosi soprattutto al Mezzofondo dove ottiene 10 podi tricolori ma senza vincere. Nel 1953, a 42 anni, disputa il Mondiale di specialità, venendo subito eliminato. Su strada ha ottenuto una sola vittoria, il “GP S. Geo” nel 1944, annata in cui s’è corso quasi esclusivamente nella Repubblica di Salò
[4] Uno dei corridori più forti del periodo “eroico”, il primo espresso dal centro-sud. Nato a Roma il 01.01.1889. 28 vittorie al suo attivo tra cui due tricolori professionisti su strada (1909 e 1911), tre tappe al “Giro d’Italia” e tre edizioni della massacrante Roma-Napoli-Roma (1911-1912-1914) oltre al “Romagna” 1912