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ALTIMANI Fernando

Milano 08.12.1893 / Milano 01.01.1963

1912. Atletica Leggera. MEDAGLIA DI BRONZO 10 km marcia

Si tessera presto per la Pro Patria di Milano ed inizia a marciare da adolescente, segnalandosi subito con buoni risultati nella categoria “giovanetti”. Alto 1,77m per 70kg e 90 cm di torace, pur non essendo un gigante, per l’epoca possiede un bel fisico tant’è vero che da militare sarà arruolato nei Granatieri. Il primo risultato significativo noto è l’8° posto nel “Doppio Giro di Busto”, ottenuto il 27 giugno 1909, ad appena 15 anni e mezzo di età, contro uno stuolo di forti marciatori (vince Pavesi). Il 19 settembre all’Arena di Milano Altimani vince la 5 km per “giovanetti”, in un meeting organizzato in attesa dell’arrivo della maratona tricolore. Nel 1910 si rende protagonista di una stagione in forte crescendo. All’inizio difatti coglie diversi piazzamenti: 3° nei 10 km organizzati dalla società “Agamennone” a Milano e 5° ad Affori, a luglio giunge di nuovo 3° nella Milano-Molinasso-Milano di 14 km vinta da Pavesi su Bertola. L’11 settembre vince a Busto Arsizio una prova sui 1500 m, ma è squalificato per andatura irregolare ed il successo arride al più noto Pavesi. Si prende la sontuosa rivincita ai tricolori di Milano del 9 ottobre: nei 1500 domina Fontana che però, per una sua personale quanto clamorosa protesta contro i dirigenti della sua squadra, si ritira a 10 metri dal traguardo (!), lasciando il successo proprio ad Altimani che poi bissa, stavolta senza “regali”, nei 10 km. Una settimana dopo si cambia scenario, Velodromo Milanese, ma non risultato. Sui 6 km ad handicap Fontana concede 150 m a Pavesi, 200 ad Altimani e 250 a Vitali. Fontana riprende tutti ma non Altimani che vince alla grande, confermandosi ormai, a 17 anni ancora da compiere, un asso della marcia italiana, capace di chiudere la stagione aggiudicandosi il campionato sociale della Pro Patria sui 5 km. Sui giornali dell’epoca viene così descritto: “Alto di statura, dagli arti inferiori lunghi e aperti, può compiere con grande facilità quei movimenti ambulativi larghi e veloci che si riecheggiano per avere degli ottimi tempi”. Inizia il 1911 con una vittoria, anzi no: è nettamente in testa nei 1500 il 12 marzo sul campo dell’US Milanese[1], ma viene squalificato per marcia irregolare. Si riscatta subito, con il record italiano sul miglio, migliorando di 7” il precedente primato di Fontana, con 7’05”4/5. Sulle distanze più lunghe non sembra molto a suo agio e poi vi trova in Pavesi un avversario imbattibile: a Firenze sui 10 km Altimani è solo terzo. In effetti la sua specialità sembrano i 1500 dove diventa prima Campione Lombardo e poi Campione Italiano a Roma, bissando il titolo con quello dei 10 km. Poi il suo palcoscenico preferito diventa la pista dell’US Milanese: prima vi vince una gara di 1500 e poi, il 15 novembre, vi realizza la miglior prestazione mondiale sulle 440y in 1’19”4/5, ma il primato non viene omologato ufficialmente[2]. Il 17 dicembre chiude l’annata confermandosi campione sociale della Pro Patria nei 20 km. Contende ormai a Pavesi la palma di miglior marciatore nazionale. Inizia bene l’annata olimpica: il 24 marzo 1912 vince difatti una prova sul miglio sulla pista dell’US Milanese che tra l’altro è la sua nuova squadra. Nello stesso stadio si aggiudica il 14 aprile il miglio, contribuendo al successo dell’USM nella “Coppa Pentathlon”, caratterizzata appunto da 5 gare podistiche. Il 5 maggio vince sui 1500 a Busto Arsizio i Campionati Lombardi e si presenta da favorito agli assoluti nazionali di Verona il 16-17 maggio che valgono anche come selezione per i Giochi di Stoccolma. Qui fa doppietta 1500-10mila, nel secondo caso con il record nazionale, sbaragliando la concorrenza tra cui i forti Pavesi e Vitali: il miglior marciatore d’Italia è lui anche se molti osservatori storcono il naso di fronte alla sua tecnica, definita “sgraziata e non di livello internazionale”. Sarà anche sgraziata, però gli consente ottime performance: il 2 giugno, ancora sul campo dell’US Milanese, Altimani stabilisce due nuovi primati italiani, percorrendo nella mezz’ora 6,247km e coprendo i 10mila in 47’58”2/5. Poi insiste, trovando un livello di forma notevole: il 9 giugno fa sua la “Coppa Nazionale” a Milano, di 12,4 km sui suoi eterni rivali Vitali e Pavesi. Altimani rifinisce la preparazione per i Giochi gareggiando poco: il 30 giugno vince comunque una 5 km a Milano. Sembra pronto per la trasferta svedese. Trasferta però organizzata non benissimo: gli atleti infatti giungono in Svezia a ridosso delle gare e dopo un disagevole viaggio in treno durato tre giorni e tre notti nelle quali in pochi hanno dormito dato il caos e l’affollamento dei convogli. Altimani esordisce ai Giochi, nel nuovissimo Olympiastadion[3], il 7 luglio nella batteria, in pratica una semifinale, dei 10 km in pista. Alla gara sono iscritti 23 atleti di 11 nazioni. Altimani gareggia con altri 9 avversari ed i primi cinque passano il turno. Trova concorrenti temibili ed in più ha dolori di stomaco, provocati forse dall’emozione. Non rende al meglio, ma riesce a chiudere quarto, a 1’40” dal vincitore, il forte canadese Goulding che si impone sull’inglese Webb (uno dei favoriti) ed il danese Rasmussen. La sua prestazione non lascia molte speranze, ma l’11 luglio, in finale, è un’altra storia. Goulding e Webb partono subito forte, gli altri temporeggiano. Altimani marcia bene, con energia ed uno stile “nuovo”, diverso dal solito, che sorprende positivamente pure l’attento Balestrieri, inviato della “Gazzetta”, grande esperto di marcia e non solo[4]. Al contrario Webb è sgraziato e viene più volte ammonito dai giudici mentre Goulding fila meritatamente verso l’oro, con stile “elegante, elastico, corretto”. Nella seconda metà di gara Altimani esce allo scoperto, recupera metro dopo metro e si installa in terza posizione. Per un attimo sogna l’argento, ma, per evitare squalifiche, preferisce marciare di conserva, mantenendo una brillante terza piazza che vale all’Italia la prima medaglia nella marcia (e l’unica di quell’edizione nell’atletica). Il tempo di Altimani, 47’37”6, sarebbe primato nazionale ma per motivi incomprensibili non sarà omologato dalla FISA[5]. Altimani comunque viene degnamente e giustamente osannato dalla stampa e festeggiato al rientro in patria.

Ancora stordito dai festeggiamenti, si ritira il 31 luglio nella prima gara dopo i Giochi, disputata al Velodromo Milanese sui 6 km (vince Bertola). Si riscatta quattro giorni dopo, vincendo agevolmente una 5 km disputata nella popolare zona meneghina attorno a Via Mac Mahon tra l’entusiasmo generale. Altra grande performance il 6 ottobre, sulla pista dell’US Milanese, tra l’altro in non perfette condizioni per le recenti piogge: sulle 880y ottiene 2’45”3/5. E’ la miglior prestazione mai ottenuta sulla distanza a livello mondiale, ma i soliti problemi di omologazione non consentono di ufficializzare il primato. Chiude la grande annata con il successo in una prova sui 1500 a Milano, di nuovo nella zona di Via Mac Mahon. Nel 1913 Altimani è attesissimo alla conferma delle proprie qualità. Intanto lavora come tipografo, preparando cliché per il giornale “Il Secolo” e la stessa “Gazzetta dello Sport”, nella tipografia di Corso Porta Nuova dove ha iniziato a operare da qualche tempo. Nel 1913 fa le cose con calma ed esordisce solo il 6 aprile, sulla pista della “sua” US Milanese, dominando il miglio e contribuendo al successo finale della sua squadra nella “Coppa Pentathlon”, manifestazione podistica a punti basata su 5 prove. Venti giorni dopo, trionfa in una 10 km a Busto Arsizio, doppiando addirittura Pavesi che si ritira e che viene battuto nettamente anche il 4 maggio sulla pista dell’US Milanese in una 5 km. Altimani è in forma e lo dimostra l’11 maggio all’Arena di Milano, in una 10 km che vince nettamente. Altrettanto “facile” è il successo che ottiene il 1 giugno a Lugano sui mille metri. A metà mese invece domina una prova sulle 5 miglia a Mantova ed il 22 giugno a Forlì si aggiudica una 5 km, ripetendosi facilmente il 13 luglio a Bologna. Poi il colpo di scena: il 19 luglio, alla chetichella e senza pubblico, fomentato dalla “Gazzetta dello Sport” che ha ottenuto una sorta di esclusiva ed impedito la relativa pubblicità[6], Altimani tenta di realizzare il primato italiano dell’ora di marcia sulla pista amica dell’US Milanese. Vi riesce alla grande, percorrendo 13,284km e stabilendo addirittura il record del mondo[7]. La “Gazzetta” esalta felice l’impresa, unico giornale ad essere presente al fatto, con uno scoop non di poco conto. Ma la concorrenza è spietata e presto emergono le magagne, portate alla luce da altri giornali, compreso il “Corriere della Sera”: il Presidente di Giuria assentatosi, un solo cronometrista presente invece dei tre regolamentari, la rimisurazione della pista, ecc. Il record non è omologato cosicchè Altimani decide di riprovarci, stavolta annunanciandolo ai quattro venti. Il 29 luglio torna sul luogo del “delitto”, assieme a 500 spettatori, e fa ancora meglio, percorrendo 13,403 km e ricevendo lodi generali. Ma, ironia della sorte, la IAAF non omologherà nemmeno questo primato, per alcuni cavilli burocratici[8]. Altimani si gode comunque il successo e torna in gara solo il 31 agosto a Brescia, vincendo il Miglio. La settimana seguente si laurea facilmente campione lombardo sui 1500 e quindici giorni dopo stravince i tricolori sia dei 1500 (con il record italiano di 3’51”3/5) che sui 10mila. Chiude l’annata il 28 settembre, vincendo un’altra 10 km sul campo della “Pro Morivione” a Milano. Poi...parte militare, inviato a Roma con il 1° Reggimento Granatieri. Nella capitale si tessera per la “Ginnastica Roma” e cerca di proseguire l’attività, entrando ed uscendo dalla caserma a più riprese.

Già il 1 gennaio vince il “Premio Roma”, poi il 19 aprile è primo in una gara sul miglio a Piazza di Siena. Una settimana dopo, tornato nella sua Milano, sulla stessa distanza guadagna la “Coppa Pentathlon”. Gli obblighi militari non gli consentono un’attività continuativa per tutta l’estate. Non può però mancare all’appuntamento dei tricolori di Milano: il 26 settembre batte Pavesi sui 1500 e conquista il titolo italiano. Trascorre l’inverno a Roma dove nel 1914 esordisce il 19 aprile, aggiudicandosi una prova sul miglio, risultato conseguito anche una settimana dopo a Milano, costringendo alla resa Pavesi. In primavera fa la spola tra la capitale ed il capoluogo meneghino dove si ripresenta il 28 giugno, giorno che cambierà le sorti del mondo intero[9], per vincere agevolmente la “Coppa Nazionale” anche se, a detta dei critici, non si mostra in formissima. Si ripresenta alle gare solo tre mesi dopo, il 26 settembre, per i tricolori sulla “sua” pista dell’US Milanese e non fallisce: vince i 1500 con 7” di vantaggio su Pavesi. Probabilmente, almeno sulle brevi distanze, è ancora il più forte marciatore italiano. Non può confermarlo però nel 1915 perchè l’entrata in guerra dell’Italia, il fatidico 24 maggio, blocca l’intera attività e chiama al fronte numerosi atleti. Altimani è tra questi, caporale nei Granatieri di Sardegna. Combatte in prima linea, in Friuli, al confine orientale, tra Sagrado, Monte Fortin, Sabotino. Già il 28 giugno è ferito, non gravemente, da una baionetta. Rientrato al fronte, intorno al 20 novembre si trova nel mezzo della cosiddetta “quarta battaglia dell’Isonzo”, negli aspri scontri intorno ad Oslavia, in particolare nella zona detta “quota 188” dove i nostri si disperdono in spinte isolate contro la forte linea difensiva austriaca che regge a più riprese. Per gli italiani è un’ecatombe, muoiono migliaia di soldati, spesso falcidiati dalle mitragliatrici nemiche. Altimani è colpito, stavolta più seriamente, dalle schegge di un micidiale shrapnel alle gambe. Un frammento è indirizzato al petto, quasi all’altezza del cuore, ma è deviato da uno specchietto di ottone che Altimani tiene, quasi come portafortuna, nella tasca della divisa. Desta particolare preoccupazione la ferita alla gamba destra. Dopo le prime sommarie cure in un ospedaletto da campo, viene trasferito prima a Cremona e poi all’ospedale di Via Kramer a Milano. Rimane alcuni mesi nel nosocomio, la ferita stenta a guarire e nell’ottobre 1916 è riformato. Stenta a camminare come prima e si nutrono diversi dubbi su un suo pieno rientro all’attività agonistica. Passano due anni, la guerra finalmente finisce ed Altimani riprova a marciare anche se il fisico e, soprattutto, l’andatura non sono più quelli di prima. All’inizio del 1919 si allena quotidianamente al Parco Sempione sotto l’attenta guida del trainerTagliabue[10]: i primi passi sono incoraggianti, la ferita non duole anche se il movimento tacco-punta non appare proprio perfetto ed i proiettili sembrano averne minato la fluidità. Altimani comunque si applica con grande sforzo ed impegno, tornando alle gare. In realtà, tesserato per l’US Milanese, torna subito anche alla vittoria: il 6 aprile vince difatti una 5 km davanti al vecchio rivale Volpati ed al giovane emergente Frigerio, dimostrando di aver ritrovato il passo vincente anche se qualcuno storce il naso nel vedere la sua andatura non proprio cristallina e certamente diversa, causa i retaggi delle pallottole, rispetto al passato. Comunque Altimani insiste e con la squadra dell’US Milanese, assieme tra gli altri a Pavesi e Frigerio[11], vince la gara “Al monte, al piano”, svoltasi a Bergamo il 4 maggio, precedendo nettamente la compagine dell’US Lombarda. Poi però Altimani rimane assente dalle gare sino alla fine della stagione, disertando anche i tricolori. Il suo fisico, tormentato dalle ferite di guerra, non sembra mettere giudizio. Si riprova nel 1920, col sogno olimpico nel cuore. La prima uscita di Altimani, dopo un intenso allenamento, sembra promettere bene: sotto un intenso nubifragio che non lo scompone minimamente, vince difatti il miglio a Brescia, nel meeting definito pre-olimpico, superando nell’ordine Bossi, Pavesi e Frigerio. Altimani sembra dunque ritrovato a tutti gli effetti ed i tecnici gli pronosticano altri successi. In effetti continua ad allenarsi intensamente ed il 4 luglio si ripresenta in pista, sul campo dello SC Italia a Milano, zona Baggina, nella decisiva prova per le selezioni olimpiche. Gareggia sui 3 km e va subito in testa, con qualche lunghezza di vantaggio. La sua andatura non è certo quella di un tempo, sgraziata ed al limite del regolamento, ma i giudici non intervengono. Interviene invece, clamorosamente, il pubblico che fischia a più riprese Altimani, offendendolo e criticandolo duramente per il suo incedere. In particolare un uomo, armato di megafono e probabilmente prezzolato, urla a squarciagola il suo “tifo contro”, trovando oltre tutto anche diversi proseliti. Sembra tutto preparato e gli scalmanati ottengono il loro effetto: Altimani si spazientisce, li manda visibilmente al diavolo e loro insistono. Alla fine, in un clima surriscaldato, coi giudici ancora inermi e gli avversari che nel frattempo si sono avvicinati, Altimani si arrende e polemicamente si ritira. Mai vista una cosa simile. Pavesi vince la gara, ma gli strascichi sono clamorosi. Altimani, ancora attonito e costernato, diserta i 10 km (primo Frigerio) e la “Gazzetta” stigmatizza l’inconcepibile accaduto. Pavesi e Frigerio, col biglietto per Anversa in tasca, gongolano ma l’ingiustizia è palese. Si cerca un difficile compromesso. Altimani, ancora scioccato per il clima ostile che avverte nell’ambiente meneghino, chiamato ad un difficile scontro tecnico con Pavesi e Frigerio, non si arrende anche se capisce di non essere più lo stesso di otto anni prima. Il CT Adams, probabilmente sollecitato in proposito da alcuni maneggioni, non fa niente per andare incontro ad Altimani e non gli garantisce la selezione. Altimani non ha scelta e gioca l’ultima carta. Il 25 luglio, sul campo dello SC Italia a Milano, zona Baggina, si disputa una 5 km ed i tre contendenti sono alla partenza. Non è una sfida all’OK Corral, ma poco ci manca. Frigerio è una furia e scatta subito, tallonato da Pavesi. Altimani perde qualche metro, cerca il recupero ma gli altri filano via e, sfiduciato, si ritira. Il suo sogno olimpico svanisce definitivamente. Di più: la sua carriera finisce praticamente qui. Frigerio vince la prova e Pavesi, ritiratosi dopo Altimani, può comunque esultare. I due andranno ad Anversa, anche se con esiti diametralmente opposti[12]. Con questa beffa, che certamente non meritava, Altimani chiude con l’atletica, dedicandosi alla sua attività imprenditoriale nel settore della zincografia e fotoincisione, tra l’altro con grande successo. Rimane però sempre legato al mondo dello sport, anche con incarichi dirigenziali nell’US Milanese e nell’Associazione Nazionale Veterani Sportivi.


 

[1] La pista dell’US Milanese era situata in Via Stelvio, costituita in pirite e lunga 375 m. Situata all’interno di una struttura inaugurata il 20 novembre 1910 e polifuzionale, contenendo due campi da calcio, bocciodromo, palestra. Circa duemila spettatori potevano assistere alle gare dalle tribune

[2] In quel tempo l’omologazione dei primati a livello mondiale è alquanto controversa, non esistendo ancora la IAAF. Inoltre la Federazione Italiana si ostina a mantenere due cronometristi ufficiali durante i tentativi di primato invece dei tre richiesti a livello internazionale. Per questo molti risultati italiani, che pure avrebbero potuto essere record mondiali, non saranno mai omologati ufficialmente

[3] Lo stadio è stato costruito appositamente per i Giochi grazie ad un finanziamento del Governo svedese, ottenuto anche tramite una lotteria nazionale. Il progetto è dell’architetto Torben Grut mentre la pista di atletica, in carbone, è lunga 383 metri ed è stata progettata da Charles Perry che già aveva realizzato quella di White City a Londra nel 1908. Curiosità: il custode dello stadio è un italiano, da anni emigrato a Stoccolma, il cremonese Pompilio Bozzi che tanto si adopererà per favorire il soggiorno degli atleti azzurri in terra svedese

[4] Arturo Balestrieri, nato a Roma l’01.03.1874, grandissimo sportsman. Tra i fondatori della SS Lazio. Calciatore dei primordi, pratica molti sport tra cui nuoto, podismo, canottaggio, lotta, scherma, pallanuoto, tiro, equitazione. Ma soprattutto è un ottimo marciatore in grado di vincere un titolo italiano dei 10 km (1907) e stabilire il record nazionale dei 1500 m oltre a guadagnare tre edizioni del Giro di Roma. Laureato in Giurisprudenza, per anni segretario della FIP/FISA, arbitro di boxe, a lungo giornalista della “Gazzetta”, autore di diversi libri a carattere sportivo tra cui il fondamentale “Natatoria” e l’ottimo “Del podismo”

[5] Altrettanto accadrà alle prestazioni di Lunghi sui 400 m e di Colbachini sui 110 hs

[6] La “Gazzetta”, la cui proprietà è appena passata al gruppo editoriale di “Il Secolo”, naviga in brutte acque e per risollevarsi ha bisogno di scoopche ne attestino la leadership del movimento sportivo italiano, a scapito di altre testate emergenti come il torinese “Sport del Popolo” che la sta imitando in tutto e per tutto, carta rosa compresa

[7] I primati precedenti appartenevano rispettivamente a Pavesi con 12,406 km ed a George Larner che nel 1905 a Brighton aveva percorso 13,275 km

[8] Tra questi il fatto che il verbale relativo viene firmato da due soli cronometristi (invece dei 3 previsti), la mancanza di uno starter ufficialmente riconosciuto dalla Federazione, l’autorizzazione pubblica dell’evento, ecc.

[9] A Sarajevo difatti viene assassinato l’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono imperiale asburgico. Questo evento, un mese dopo, provocherà in sostanza lo scoppio della Prima Guerra Mondiale 

[10] Cesare Tagliabue, milanese, non ha un ruolo ben definito. In quel tempo il termine trainer non corrisponde all’odierno allenatore. Piuttosto si tratta di un factotum, amico, confidente, consigliere, accompagnatore

[11] Gli altri componenti della formazione vincente sono Battaini, Pozzi e Faverio

[12] Frigerio vincerà due ori e Pavesi sarà squalificato in entrambe le prove disputate


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