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ALLOCCHIO Antonio

Paitone (BS) 20.09.1888 / Serle (BS) 18.07.1956

1920. Scherma. MEDAGLIA D’ORO Spada a Squadre

Trasferitosi a Milano, dove studia Ingegneria al Politecnico, è tesserato per la famosa “Società del Giardino”, da sempre fucina di talenti schermistici. Inizia a segnalarsi nel 1910, a 21 anni, quando è 5° nel girone iniziale di fioretto al torneo organizzato dal Club d’Armi milanese. L’anno seguente coglie il suo primo significativo successo, nel torneo di spada per la “Coppa Challenge” organizzato dalla sua “Società del Giardino”. Si cimenta con le tre armi, ma è nel fioretto che comunque nel 1912 coglie i migliori risultati: il 30 settembre a Varese vince il Campionato Lombardo mentre è 2° nella “Gara Statuto” del torneo organizzato dal Club d’Armi milanese per beneficenza a favore della flotta aerea che sta combattendo in Libia nella guerra italo-turca[1]. Sempre a Varese guadagna il terzo posto nel torneo internazionale di fioretto ed il sesto nella spada. In quel 1912 manca comunque la convocazione olimpica, risultando probabilmente ancora troppo acerbo per certe ribalte. Difatti negli anni a seguire il suo nome compare raramente nelle cronache dei tornei e la guerra lo allontana ancor di più dalle pedane. Vi torna però nel 1920: il 31 maggio nei Campionati Lombardi, disputati nei locali della “Società del Giardino”, giunge 2° nel fioretto (battuto dal sempre grande Olivier) e terzo nella spada. Il risultato lo candida ad un possibile inserimento nella lista per i Giochi di Anversa. 

Il capitano della nostra Nazionale è il grande Nedo Nadi che, in realtà, è pure una sorta di selezionatore occulto: in squadra non entra nessuno senza il suo autorevole consenso. Olivier, che Nedo stima molto, parla bene di Allocchio il quale alla fine entra nella lista per i Giochi anche se è evidente come il suo ruolo sia quello della riserva, schierata in pedana solo per far risparmiare fatiche ai titolari. Proprio per questo scopo, Allocchio esordisce il 20 agosto nel torneo di spada a squadre che si svolge al Floralien, il padiglione dei fiori, nel Middelheim Park, nella parte meridionale di Anversa, al confine con il sobborgo di Wilrijk. Partecipano 11 nazioni. Non siamo favoriti: la Francia è fortissima, Portogallo e Belgio temibili. Commettiamo probabilmente un’imprudenza, certamente dettata dal cercare il risparmio di energie e dovuta anche alle imperfette condizioni di Nedo Nadi che ha qualche linea di febbre. Fatto sta che affrontiamo la poule eliminatoria schierando molte seconde linee tra cui anche Allocchio che gareggia senza infamia e senza lode. Non a caso fatichiamo parecchio a centrare la qualificazione. Perdiamo 7-8 con il Portogallo, strappiamo un faticoso 6-6 alla Svezia, domiamo a fatica i Paesi Bassi 7-6, evento che, alla fine, si rivelerà il passo decisivo. Unico spunto importante, il successo 8-4 col Belgio. Lo score 3-1 ci consente comunque di approdare in finale. E qui le cose cambiano perché entrano i tre “titolari fissi”, i fratelli Nadi ed Olivier. Allocchio rimane in panchina, come è giusto che sia. Ha fatto il suo dovere ed assiste moralmente i compagni negli scontri conclusivi. I nostri danno spettacolo: la Svizzera (con Urbani quarto uomo) è domata 8-7, il Portogallo (con Thaon di Revel) è schiantato 12-3, la Francia 9-7 ed il Belgio 10-6. Negli ultimi due match il quarto uomo è l’ottimo Costantino. E’ matematicamente fatta, manca solo l’incontro con gli USA che finisce in un abbraccio collettivo dopo che Nedo ha infilzato Lyon, garantendo in pratica ai nostri il numero di stoccate che li pone matematicamente al riparo da ogni sorpresa. Prima l’Italia, secondo il Belgio con il famoso Boin[2], solo terza la Francia. Un altro oro e nella specialità storicamente meno amata dai nostri! Grandissima prova di squadra anche se poteva certamente essere gestito meglio l’inizio. L’aver fatto risparmiare energie ai “capitani” nel turno eliminatorio, può comunque aver positivamente influito sul loro rendimento in finale, ma ci siamo esposti a troppi rischi. Allocchio si è comunque comportato onorevolmente anche se, in definitiva, è stato impiegato solo nelle eliminatorie, contribuendo ad un successo storico per l’intero nostro movimento, importante anche sotto l’aspetto tecnico e psicologico. 

Allocchio continua poi a gareggiare su buoni livelli. Nel novembre 1921 giunge secondo nel fioretto e terzo nella spada ai Campionati Lombardi. L’anno seguente è 5° ai tricolori di fioretto a Cremona e si distingue al torneo di Bellagio: secondo nel fioretto e nella sciabola, battuto dal rientrante Bertinetti, terzo nella spada vinta da Canova. Il 3 dicembre vince il torneo della “Società del Giardino” in spada e fioretto. Nel 1923 sparisce dai podi ma non dalle pedane dove però non si segnala particolarmente. Nel 1924, a 35 anni, cerca i Giochi e disputa le varie selezioni: nella spada riesce ad entrare nella lista dei trenta azzurrabili, ma perde nettamente le sfide decisive. La sua carriera in pratica finisce qui, ma rimane a lungo nel mondo della scherma, anche e soprattutto come giudice. Intanto nel 1920, con Cesare Bacchini, ha fondato la “Allocchio Bacchini&C”, con sede a Milano, attiva nella produzione di strumenti di misura elettrici ed apparecchi per la telegrafia, radiotelefonia e radiotelegrafia. La sua ditta diviene una delle maggiori industrie elettroniche nazionali, in particolare per la produzione di apparecchi radiofonici.

allocchio grande


[1] Proprio gli italiani utilizzano per la prima volta in questa guerra, a livello mondiale, gli aerei a scopo bellico

[2] Victor Boin, nato a Bruxelles il 28.02.1886. Tra gli atleti più polivalenti ed eclettici di sempre. Inizia con l’hockey su ghiaccio, poi è campione nazionale dei 100 m di corsa e dei 200 m sl di nuoto. Grande giocatore di pallanuoto: argento olimpico nel 1908 e bronzo nel 1912. Ottimo schermidore ma anche cintura nera di judo. Poi valente giornalista sportivo e perfino pilota di aerei