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ALAIMO Edoardo

Palermo 08.01.1893 / Città del Messico (Messico) 13.03.1962

1912. Scherma. 5° fioretto individuale, Eliminato Quarti di Finale sciabola individuale, 5° p.m. sciabola a squadre (con Belloni, Benfratello, Cavallini, Di Nola, Nadi)

Figlio del noto maestro Cesare[1] che lo segue fin dalla tenera età. Talento molto precoce, ben guidato dal padre, già nel 1907, a soli 14 anni, giunge terzo nel torneo di Fioretto a Catania, alle spalle di Aurelio Greco e Tagliaferri. Tre anni dopo, completata la sua maturazione tecnica, conquista il titolo italiano di fioretto, disputato ai primi di giugno al Teatro Argentina di Roma. Nel 1911 si conferma a sprazzi: nella prestigiosa “Coppa Ravaschieri” di spada a Roma chiude terzo, ma poi rivince il campionato italiano di fioretto (manca però il grande Nadi). In ogni caso sembra ben comportarsi con tutte le armi, sciabola compresa anche se, rispetto ad altri dilettanti, non gareggia molto. Nel 1912 è chiamato in Nazionale nella tradizionale “Coppa Gautier” di spada a Montecarlo, accanto a Cagiati, Nadi e Negro. La spada non è l’arma preferita dai nostri, e si vede: terzi su tre, dietro l’imbattibile Francia ed il sorprendente Belgio. Nadi stavolta non fa il fenomeno e ci si aspettava di più. Alaimo gareggia senza infamia e senza lode. Lo stesso accade pochi giorni dopo a Nizza, ancora con la spada, dove è eliminato in semifinale, ma almeno fa meglio di Nadi che esce clamorosamente al primo turno. Alaimo dimostra comunque che, a 19 anni, può competere con i migliori del mondo. Grazie a questi risultati, viene selezionato per i Giochi di Stoccolma. Le prove di scherma si svolgono all’Ostermalms Idrottpslats, nel centro della capitale svedese, in pedane allestite su campi da tennis. Al torneo di fioretto partecipano 94 atleti di 15 nazioni. Assenti i francesi, tra mille polemiche, in quanto contrari al regolamento che non considera bersagli validi le braccia. Alaimo parte benissimo: il 6 luglio vince tutti i 5 incontri della sua poule eliminatoria. Il giorno seguente nei quarti si ripete e passa agevolmente in semifinale dove, la mattina del giorno 8, perde un solo match ed entra tra i favoriti nella finale ad otto che si disputa quello stesso pomeriggio. Gli italiani, che hanno sfruttato l’assenza dei francesi, sognano di occupare interamente il podio visto che hanno inserito tre atleti (gli altri sono Nadi e Speciale) nel girone conclusivo. In effetti Nadi e Speciale colgono oro ed argento, ma Alaimo delude un po’, perdendo tre incontri (con Nadi, l’ungherese Berti e l’austriaco Verdeber, poi bronzo) e vincendone quattro (tra cui quello con l’argento Speciale). Termina dunque quinto. Il 14 luglio Alaimo viene poi inserito nella squadra che gareggia nel torneo di Sciabola cui sono presenti 11 nazioni. Esentato dal primo turno, dove i nostri superano la Russia 10-6, si presenta nel girone di semifinale, ma i risultati non sono ottimali. Gli azzurri vengono superati dall’Austria (11-5) e dalla fortissima Ungheria (9-5) che vincerà agevolmente l’oro, forte di una scuola schermistica di livello assoluto, guidata dall’italiano Santelli. I nostri vincono solo con la Germania, 9-4, chiudendo così al 5° posto a pari merito, facendo un bel passo indietro rispetto all’argento di quattro anni prima a Londra. Alaimo cerca il difficile riscatto nel torneo individuale di sciabola al quale prendono parte 64 atleti di 12 nazioni. Il 16 luglio parte di nuovo alla grande, aggiudicandosi i 4 incontri della poule, ma poi diserta per infortunio i quarti di finale[2], chiudendo mestamente la sua avventura olimpica. Il torneo di sciabola è dominato dagli ungheresi che guadagnano i primi 4 posti e ne piazzano 7 su 8 in finale (unico intruso Nadi). Dopo i Giochi, Alaimo prosegue la sua attività schermistica. Nel 1913 è secondo nel torneo di spada a Vercelli, superato solo dal maestro Mangiarotti, ma domina a Rapallo dove è il migliore sia nel fioretto che nella spada. Poi dal 1914 la sua attività si dirada e, complice la guerra, non ottiene più risultati significativi. Si trasferisce all’estero, partecipando ad accademie ed insegnando, anche in Scandinavia e Messico. Rientrato in Italia si stabilisce a Pola dove ottiene anche alcuni incarichi dirigenziali tra i fascisti. Divenuto ufficialmente maestro di scherma, nel 1930 giunge 2° nel mondiale di spada per professionisti, battuto solo dall’immaginifico Nedo Nadi. Continua a dedicarsi all’insegnamento ed ogni tanto figura nelle esibizioni, poi emigra definitivamente in Messico dove muore a 69 anni di età.


[1] Palermitano, classe 1867, tra i più forti schermidori italiani a cavallo del 1900. Primo diplomato in assoluto dell’Accademia Nazionale di Scherma, nel 1901 vince il torneo di Bologna con la sciabola, superando tra gli altri il grande Santelli. Fortissimo anche con la spada, arma con cui vince numerosi tornei tra cui quello per maestri a Torino nel 1902. Pur avendone certamente le possibilità tecniche, viene ni un certo senso osteggiato e non partecipa a grandi prove internazionali

[2] Alcune fonti asseriscono che il suo ritiro sia invece dovuto ad una sorta di protesta contro le giurie troppo favorevoli agli ungheresi