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AIROLDI Carlo

Origgio (VA) 21.09.1869 / Milano 18.06.1929

1896. Atletica Leggera.

Nato nella cascina Broggio, nei pressi di Origgio, non lontano da Saronno. Figlio di contadini, inizia a correre intorno ai 15 anni di età, spesso nelle sagre paesane, in sfide improvvisate ed estemporanee con i “campioni” del paese mentre la gente scommette sull’esito finale della contesa. Altrettanto accade con matches di lotta e gare di sollevamento pesi, dove pure Airoldi si cimenta, tra l’entusiasmo generale. Poi, vedendo che spesso vince, inizia a gareggiare più seriamente nelle numerose corse podistiche padane e raccoglie frutti significativi: nel 1894 si aggiudica la Lecco-Milano di 50 km, quindi la Milano-Torino. In Svizzera supera tutti nella Zurigo-Baden. Nel 1895 si aggiudica la Torino-Barcellona a tappe, un migliaio di km, con un episodio finale leggendario: nell’ultima tappa stacca il suo diretto avversario, il francese Ortegue ma quando, voltandosi, vede il rivale stremato a terra, torna indietro, lo carica sulle spalle e taglia con lui il traguardo. Gli viene attribuito il successo e guadagna, oltre alle coppe, un premio in denaro. Operaio in una fabbrica di cioccolato, continua a praticare lotta e sollevamento pesi che lo irrobustiscono notevolmente fino ad avere 120 cm di torace e 45 cm di bicipiti. All’inizio del 1896 vuole partecipare ai ritrovati Giochi Olimpici, alla maratona. Senza soldi, cerca uno sponsor in grado di finanziare l’impresa. Lo trova nel giornale “La Bicicletta” per cui avrebbe descritto il suo viaggio, da svolgersi a piedi attraverso l’Impero Austro-ungarico, la Dalmazia e l’Albania. Una follia, ma anche forse un ottimo allenamento. Parte il 28 febbraio alle 16, zero bagagli e, a suo dire, il suo coltello come unico amico. Passa da Trieste, Fiume, Spalato e Dubrovnik dove si imbarca per Patrasso, risparmiandosi un bel tratto. Da qui prosegue per Atene, seguendo esclusivamente i binari della ferrovia. Dopo un mese non certo agevole (diverse notti ha dormito all’addiaccio patendo freddo e fame), arriva alla meta agognata il 1 aprile, ma una brutta sorpresa è in agguato. Il Comitato Olimpico, presieduto dal Principe Costantino che lo riceve di persona, rifiuta la sua iscrizione, adducendo come scusa il premio ricevuto a Barcellona e giudicandolo dunque un professionista. Inutili le sue proteste come il notevole sostegno che gli giunge dall’Italia sotto forma di telegrammi e sottoscrizioni. Qualcuno sospetta che dietro l’attegiamento degli organizzatori vi sia la paura che Airoldi possa guastare la festa greca e forse non va molto lontano dalla verità. Airoldi non si rassegna. Protesta, cerca pure di correre ugualmente, dichiara di voler seguire i concorrenti ufficiali (e di batterli sonoramente) ma alla fine, per non incorrere in altre sanzioni, rinuncia. Però lancia la sfida al greco Louis[1], il mitico vincitore della prima maratona olimpica, che ovviamente non la raccoglie. Dichiara allora di voler battere il suo record, ma pure questo evento non ha luogo. Rientra in patria da sconfitto e continua a correre tra alti e bassi. Sui 5 km segna 17’17”, un tempo di rilevanza nazionale. Nel 1897 giunge secondo nella prima edizione del Campionato Italiano Pedestre, dietro Ferrari[2] e disputato sul percorso Torino-None-Torino, di 35 km. Airoldi arriva al traguardo con una scarpa rotta, a 3’30” dal vincitore. Poi si trasferisce in Svizzera per lavoro, trova un buon impiego presso una fabbrica di velocipedi a Berna, ma nel tempo libero si allena e nel 1900 vince la Friburgo-Berna. Quindi va in Sud America, cercando inutilmente fortuna, tra avventure picaresche, al limite della leggenda: a Porto Alegre, in Brasile, sfida a corsa un cavallo e perde, rischiando il linciaggio da tutti gli scommettitori che avevano puntato su un suo successo. Infine torna in Italia dove, ormai prossimo ai 40 anni, abbandona l’agonismo ma non lo sport: dal portamento erculeo, riesce a sollevare 110 kg con due braccia e ben 80 kg col solo braccio destro. Diventa allenatore, in particolare della “Voluntas” milanese e soprattutto un massaggiatore provetto, uno dei primi in Italia ad applicarsi allo sport: il famoso ciclista Luigi Ganna[3], di cui è anche manager, diventa il suo pupillo più affermato. Nel dopoguerra Airoldi è ingaggiato come masseur dalla “Legnano” ed il suo protetto più importante diventa proprio il rivale di Ganna, Carlo Galetti. Infine Airoldi si cala anche nel ruolo di organizzatore e dirigente di società sportive fino alla morte.


[1] Spyridon Louis, nato a Maroussi il 12 gennaio 1873. Povero, trasporta acqua nei paesi circostanti il suo luogo natale grazie ad un mulo di cui accompagna il cammino. Abituato dunque a percorrere grandi distanze, tenta l’avventura nella prima Maratona olimpica dell’era moderna, lunga 40 km. Nessuno lo conosce come atleta. Dopo un inizio guardingo, rimonta metro su metro all’avventato australiano Flack che viene superato al km 35. Louis vince in 2h58’50” e diventa per i greci una sorta di dio vivente, famosissimo in tutto il mondo. Non gareggia più e torna tranquillo al suo paese dove muore il 26 marzo 1940

[2] Cesare Ferrari, nato a Genova il 18 maggio 1875, tesserato per lo “Sport Pedestre”, inizia a primeggiare già a 16 anni nelle gare liguri su varie distanze, specialmente su strada. Nel 1896 si impone in una prova a Genova sui 48 km e l’anno seguente domina “Coppa Colombo” (30 km) e Savona-Bergeggi

[3] Nato a Induno Olona il 01.12.1883. Grande protagonista del ciclismo eroico, ha la sua grande stagione nel 1909 quando vince la Milano-Sanremo e la prima mitica edizione del Giro d’Italia. Nel 1912 fa sua la Gran Fondo. Diventa poi noto costruttore di biciclette e grande imprenditore


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