Zoeggeler, orgoglio tricolore a Sochi. Enrico Letta saluta la sfilata degli azzurri
Giochi di luci, suggestioni di colori, i cinque cerchi a dominare la scena. E quando un problema elettrico non trasforma l’ultimo fiocco di neve nel quinto anello, la festa va avanti comunque. Perché quei cerchi, per quel che simboleggiano, appaiono comunque maestosi, emblema di un evento planetario che annulla ogni distanza e supera ogni diversità. Suggello di una cerimonia che, nelle intenzioni russe, è stata pensata per stupire il mondo. Si aprono così i XXII Giochi Olimpici Invernali al Fisht Stadium. Quarantamila persone sugli spalti, il conto alla rovescia scandito dall’immagine della giovane Ljubov, personaggio immaginario, ma decisivo per il messaggio veicolato: il suo nome, in russo, vuol dire Amore. Il sentimento migliore per promuovere i valori olimpici attraversando la storia del Paese ospitante. Che passa in rassegna con un’autocelebrazione piena di enfasi divisa in 13 parti, grazie alla rivisitazione ideale delle vicende che l’hanno caratterizzata e ai personaggi che l’hanno scritta. Sochi centro del mondo, 7 febbraio 2014, 20.14. Si parte, si fa sul serio.
In tribuna il Presidente russo, Vladimir Putin, fa gli onori di casa: accanto a lui, oltre al Presidente del CIO, Thomas Bach, capi di stato e di governo, tra cui il Presidente del Consiglio, Enrico Letta, che non è voluto mancare, per testimoniare la propria vicinanza alla missione azzurra. La Grecia apre la sfilata, l’ingresso degli atleti – novità – è stato spostato, flash e sorrisi accompagnano le delegazioni degli 88 Paesi nel giro di pista, il più bello per chi fa sport. L’Italia entra in campo per 32esima e ha il volto di Armin Zoeggeler, 5 medaglie consecutive in 5 edizioni dei Giochi Olimpici: lo chiamano il Cannibale, di certo è un mito vivente che sventola orgogliosamente il tricolore, portabandiera di un gruppo elegantissimo, avvolto nel completo da neve blu notte griffato EA7. Sfilano circa 80 azzurri, sono loro i protagonisti indiscussi, guidati dal Capo Missione ed ex argento olimpico, Carlo Mornati.
C’è chi si è tatuato il tricolore a pelle e chi sventola la bandiera, senza eccessi, in una sobria ma festosa passeggiata verso la storia. Dalla tribuna, con il giaccone d’ordinanza, Enrico Letta si alza d’istinto, li saluta quasi accompagnandoli uno a uno con lo sguardo. Le vibrazioni olimpiche scuotono anche l’imperturbabile Zoeggeler, che ha vinto tutto ma non aveva mai fatto l’alfiere, come sottolinea ricordando che “è stata un'emozione molto particolare, diversa ed unica. Sono contento, è stato bello essere davanti ai miei compagni sotto gli occhi di tutto il mondo". Lo sguardo rimane incollato sul campo fino all’entrata trionfale dei padroni di casa, 88esimi da protocollo, ma con l’intento di rovesciare le gerarchie in pista. La festa prosegue, tra fuochi di artificio e giochi pirotecnici, fino al momento che fa da preludio all’inizio dei 17 giorni di gara: l’accensione del tripode. La pattinatrice Irina Rodnina e l'hockeista Vladislav Tretyak raccolgono la torcia dalla ginnasta Alina Kabaeva: il braciere si illumina, la festa continua. Sochi 2014 da domani scriverà la storia dei Giochi Olimpici.
L'ordine di sfilata e i portabandiera