Lo sport italiano piange la scomparsa di Donato Sabia, ex olimpico dell'atletica
Lo sport italiano piange Donato Sabia. Tra i numerosi lutti che l’Italia sta drammaticamente contando a causa del coronavirus, purtroppo, c’è anche l’ex mezzofondista azzurro, scomparso stamani a Potenza all’età di 56 anni.
Sabia, due volte finalista olimpico degli 800 metri piani ai Giochi di Los Angeles 1984 e Seul 1988 (dove finì rispettivamente quinto e settimo), era ricoverato nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale “San Carlo” da alcuni giorni. Un lutto che colpisce il mondo a cinque cerchi: la morte di Sabia, infatti, purtroppo segna la scomparsa per COVID19 del primo finalista olimpico al mondo. L'ex mezzofondista, grazie all'accesso in finale in due edizioni dei Giochi, aveva ricevuto anche due diplomi del CIO.
Nel palmares dell’azzurro (foto ANSA) spicca l’oro vinto nella sua specialità agli Europei indoor di Göteborg 1984, anno in cui stabilì anche la miglior prestazione mondiale dei 500 metri e il suo primato personale sugli 800 metri (1:43.88, ancora oggi la terza prestazione italiana di sempre).
Lo sport italiano e olimpico perde così prematuramente un grande atleta che, abbandonata la pista, stava ora offrendo il proprio contributo all’atletica presiedendo il comitato regionale FIDAL della Basilicata.
In tale veste, oltre che a quella di grande sportivo, aveva partecipato alla storica Giunta Nazionale del CONI che si era svolta il 26 marzo 2019 a Matera per rendere omaggio alla Capitale Europea della Cultura 2019 (foto Mezzelani GMT Sport).
ll Presidente del CONI Giovanni Malagò, profondamente addolorato, esprime il cordoglio personale e dell'intero Comitato Olimpico Nazionale Italiano ai familiari di Donato e a tutto il mondo dell’atletica.
“Siamo in lutto per la scomparsa di un grande campione, che ha scritto pagine importanti dell’atletica italiana. Negli ultimi giorni ero purtroppo venuto a conoscenza delle sue condizioni di salute: aveva perso da poco il papà e si è dovuto arrendere anche lui, giovanissimo, alla violenza del virus. È stato un fenomeno, non solo per le due finali olimpiche negli 800 metri che rendono il senso delle sue memorabili imprese, ma anche per i tanti successi conquistati, tra cui il titolo europeo indoor a Göteborg nel 1984, anno in cui ottenne anche il primato mondiale dei 500 metri. L’anno scorso l’avevamo invitato ai lavori della Giunta Nazionale del CONI a Matera, un doveroso riconoscimento per la sua straordinaria carriera”.