La squadra di fioretto supera il team francese inizia il dominio azzurro
Quel movimento sinuoso e leggiadro, fatto di parate e risposte, il cui gesto tecnico rendeva spettacolare ogni sfida, faceva della scherma uno degli sport più popolari degli Anni Venti. Prima dello scoppio della Grande Guerra, la scuola italiana aveva incantato il mondo nella finale del fioretto individuale ai Giochi Olimpici di Stoccolma del 1912. Nedo Nadi si aggiudicò il titolo superando il compagno di squadra Pietro Speciale, in una giornata memorabile per lo sport italiano. A distanza di otto anni, quindi, l’olimpionico livornese, ottenne dalla federazione il permesso a selezionare personalmente la squadra che avrebbe partecipato ai Giochi della VII Olimpiade di Anversa.
Una scelta che si rivelò azzeccata. Nel primo appuntamento del programma di scherma, nel giardino di Palazzo di Egmont, si disputò la prova a squadre di fioretto. Ogni rappresentativa era composta da un massimo di otto schermidori, con la possibilità di sceglierne quattro per ogni sfida, con tre “tocchi” per attacco. La squadra italiana era composta dai livornesi Nedo e Aldo Nadi, Baldo Baldi ed Oreste Puliti, cresciuti sotto la guida del maestro Giuseppe Nadi al mitico Circolo Fides; dal fiorentino Rodolfo Terlizzi, allievo e nipote del maestro Roberto Raggetti al Circolo Dilettanti di Scherma; da Tommaso Costantino, originario di Tunisi; da Abelardo Olivier, argento a squadre nella sciabola ai Giochi di Londra del 1908, nativo di Portogruaro e dal palermitano Pietro Speciale.
Il 15 agosto, nel girone di qualificazione alla finale, l’Italia riportò quattro successi su altrettanti incontri, superando Danimarca, Gran Bretagna, Belgio e Cecoslovacchia. Nell’altro girone, invece, Francia e Stati Uniti conquistarono la qualificazione. Due giorni dopo fu la volta del girone finale che assegnò le medaglie olimpiche. Cinque le squadre in pedana: Italia, Francia, Stati Uniti, Danimarca e Gran Bretagna.
Gli azzurri dominarono nettamente le sfide con Stati Uniti (13-3), Danimarca (12-4) e Gran Bretagna (16-0); mentre, il match con i transalpini, fu un testa a testa epico che restò scolpito nella memoria degli spettatori di allora. L’anno prima, ai Giochi Interalleati di Joinville-Sur-Pont - una sorta di Olimpiade riservata agli atleti militari degli Stati usciti vincitori dal primo conflitto mondiale - l’Italia si era arresa alla Francia per due sole stoccate. Una sconfitta amarissima, che Nedo Nadi e compagni non potevano subire per la seconda volta. E così fu.
Con una prova magistrale diedero vita ad un finale da mozzare il fiato. Aldo Nadi sconfisse Lucien Gaudin, un mancino dalla tecnica sopraffina, uno dei maggiori talenti del periodo pre-bellico. Lo stesso Gaudin, però, si rifece e portò gli scontri sull’8 pari, piegando il fratello Nedo. Ci pensò, infine, Oreste Puliti a chiudere la contesa con Roger Ducret, mettendo a segno una stoccata tutta d’oro, che non solo sapeva di rivincita, ma valeva il titolo olimpico. Un trionfo che vide l’Italia chiudere la prova senza sconfitte, con ben otto successi. La Francia, di contro, dovette accontentarsi della piazza d’onore, mentre, gli Stati Uniti, si aggiudicarono la medaglia di bronzo.
Quel 17 agosto del 1920 fu l’inizio di una straordinaria avventura per la scherma azzurra, che di lì a poco diventò ineguagliabile.