Inizia l’Olimpiade che affascinò il mondo. Il miracolo della Germania unita
Sono passati sessant’anni da quell’indimenticabile pomeriggio del 25 agosto del 1960, entrato nella storia non solo dello sport italiano, ma di tutto il Paese. Alle 17.46 venivano ufficialmente aperti i Giochi della XVII Olimpiade di Roma, tra i più affascinanti e coinvolgenti del XX secolo. L’Italia, reduce dall’organizzazione nel 1956 dei VII Giochi invernali di Cortina d’Ampezzo, a distanza di quattro anni, si ritrovava ancora una volta con i riflettori del mondo puntati per un evento unico ed irripetibile.
Una sorta di riscatto, dopo la tragedia della Seconda Guerra Mondiale, una lenta e difficoltosa ricostruzione e quella diffidenza internazionale nei confronti di un Paese fino a quindici anni prima schiavo di una dittatura. Lo sport ebbe un ruolo fondamentale per riconquistare la fiducia degli ambienti internazionali. Un ruolo decisivo ebbero le politiche del Presidente del Consiglio, Alcide De Gasperi e del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Giulio Andreotti, che, contrariamente alle prime intenzioni, evitarono la liquidazione del CONI, dotando di nuovi mezzi Giulio Onesti, nominato prima commissario e successivamente eletto presidente.
Una scelta che non solo garantì l’autonomia all’Ente, ma permise ad Onesti di imporsi come figura di primo piano a livello internazionale, sviluppando una politica di amicizia con i paesi emergenti dell’area mediterranea. Roma, quindi, dopo la sconfitta della candidatura del 1904, il ritiro dopo l’aggiudicazione del 1908 - a seguito dell’eruzione del Vesuvio nel 1906 - e la mancata organizzazione del 1944 a causa del conflitto bellico, si candidò per l’edizione del 1960.
La Città Eterna aveva Losanna, Detroit, Budapest, Bruxelles, Città del Messico, Tokyo e Toronto come avversarie. Il 15 giugno del 1955 a Parigi, nel corso della 50° sessione del CIO, fu così scelta Roma, che s’impose al terzo giro per 35 voti contro i 24 di Losanna. Una nuova grande occasione per l’Italia in pieno boom economico.
La città fu dotata di infrastrutture ed impianti che ne disegnarono per anni il tessuto urbanistico, ancor oggi riconoscibile, grazie all’opera del genio architettonico ed ingegneristico di figure di primo piano come Enrico Del Debbio, Annibale Vitellozzi, Pier Luigi e Antonio Nervi, Vittorio Cafiero, Amedeo Luccichenti, Vincenzo Monaco e Luigi Moretti, solo per citarne alcuni. All’Olimpiade romana presero parte 5.338 atleti, di cui 611 donne, in rappresentanza di 83 nazioni, che sarebbero state 84, se Luim Esajas, unico atleta del Suriname, fosse riuscito a raggiungere Roma. Per la prima volta parteciparono Marocco, San Marino, Sudan e Tunisia, mentre le Barbados, la Giamaica e il Trinidad e Tobago, scelsero come unica rappresentanza quella delle Antille. La Rhodesia, poi, unì sotto un’unica bandiera, gli Stati del Nord e del Sud.
La rappresentativa con il maggior numero di atleti fu la Germania con 293, seguita dagli Stati Uniti (292), dall’URSS (283) e dall’Italia (280). Diciassette gli sport presenti: acquatici (tuffi, nuoto e pallanuoto), atletica, basket, pugilato, canoa, ciclismo (su strada e pista), equestri (dressage, completo, salto ostacoli), scherma, hockey su prato, calcio, ginnastica, pentathlon moderno, canottaggio, vela, tiro (a segno e a volo), sollevamento pesi e la lotta (libera e greco-romana).
Quel giorno la città era in fervida attesa, mentre l’adrenalina degli organizzatori saliva a poco a poco. C’erano gli ultimi dettagli da sistemare, ma soprattutto c’era l’emozione di una città che, in rappresentanza di un intero Paese, aveva investito tutta se stessa nell’Olimpiade. Un’ora dopo l’apertura dei cancelli dello Stadio Olimpico, il serpentone degli atleti provenienti dal Villaggio, iniziò a muoversi a piedi verso il Foro Italico, attraversando il Tevere a Ponte Milvio, per poi posizionarsi allo Stadio dei Marmi in attesa della sfilata delle squadre.
Come da tradizione la Grecia aprì il corteo, seguita in ordine alfabetico italiano dal resto delle squadre. Ad un certo punto, comparve la rappresentativa della Repubblica di Cina, ma il cartello che la precedeva recava la scritta Formosa, dato che era stato proibito alla delegazione proveniente da Taiwan di sfilare con il cartello della Repubblica cinese. Quando la delegazione fu nei pressi della Tribuna Autorità, un funzionario mostrò un grande foglio bianco con scritto a mano “Under protest”.
Ma il grande colpo ad effetto fu quello di vedere sfilare le due Germanie unite (dopo i mugugni dell’Est), tant’è che il Presidente della Repubblica, Giovanni Gronchi, esclamò: “Ma questo è un miracolo!” e di contro, il presidente del CIO, Avery Brundage, commentò: “Talvolta nello sport, ci riesce di fare cose del genere”. Quasi tutte le delegazioni si erano ormai posizionate al centro dello stadio, mentre mancava poco all’ingresso della squadra azzurra.
Tra il tripudio dei 65000 spettatori presenti, l’Italia, guidata dal campionissimo della scherma, Edoardo Mangiarotti - vincitore di ben 11 medaglie olimpiche - fece il suo ingresso accompagnata da scroscianti applausi che salutavano gli atleti con giacca azzurra e pantaloni bianchi, Come da cerimoniale, venne l’ora dei saluti, affidati a Giulio Andreotti e Avery Brundage, cui seguì la dichiarazione del Presidente Gronchi che proclamò l’apertura dei Giochi.
Venne issato il vessillo olimpico e il 43enne discobolo Adolfo Consolini - oro a Londra nel 1948 ed argento ad Helsinki nel 1952 - pronunciò il giuramento degli atleti, con il contemporaneo volo di 5000 colombe bianche e con gli altoparlanti che diffusero il suono di tutte le campane di Roma. Infine, il momento più emozionante della cerimonia, fu l’arrivo della fiamma olimpica, che nel suo viaggio tra l’Egeo e la Magna Grecia, richiamò alla memoria i campioni dell’antichità. L’ultimo tedoforo non fu un campione affermato, ma Giancarlo Peris, un ragazzo di Civitavecchia che aveva vinto i campionati provinciali di corsa campestre sui 1000 mt., come era stato precedentemente stabilito.
Un’immagine che rappresentò come la ricostruzione dello sport italiano fosse partita dal basso. Qualche anno dopo (1966) con l'istituzione dei Giochi della Gioventù, si sarebbe dato il via a quell’innovazione fortemente voluta dal segretario generale del CONI, Bruno Zauli. Quella sorta di staffetta tra il veterano Consolini e il giovane Peris, raffigurò simbolicamente storia e futuro dello sport per celebrare il presente. Quello di un’Olimpiade indimenticabile.
Le medaglie azzurre di Roma 1960
Romano Sgheiz, Ivo Stefanoni, Franco Trincavelli, Fulvio Balatti, Giovanni Zucchi Bronzo – Canottaggio: 4 con
Tullio Baraglia, Renato Bosatta, Giancarlo Crosta, Giuseppe Galante Argento – Canottaggio: 4 senza
Valentino Gasparella Bronzo – Ciclismo::velocità
Giuseppe Beghetto, Sergio Bianchetto Oro – Ciclismo: tandem
Sante Gaiardoni Oro – Ciclismo: cronometro 1.000 m da fermo
Sante Gaiardoni Oro – Ciclismo: velocità
Luigi Arienti, Franco Testa, Mario Vallotto, Marino Vigna Oro – Ciclismo: inseguimento a squadre 4.000 m
Antonio Bailetti, Ottavio Cogliati, Giacomo Fornoni, Livio Trapè – Oro – Ciclismo: cronometro 100 km a squadre
Livio Trapè Argento – Ciclismo: corsa su strada individuale
Franco Menichelli, Giovanni Carminucci, Pasquale Carminucci, Gianfranco Marzolla, Orlando Polmonari, Angelo Vicardi Bronzo - Ginnastica concorso generale a squadre
Franco Menichelli Bronzo – Ginnastica: corpo libero
Giovanni Carminucci Argento – Ginnastica: parallele
Amedeo Ambron, Danio Bardi, Giuseppe D'Altrui, Salvatore Gionta, Giancarlo Guerrini , Franco Lavoratori, Gianni Lonzi, Luigi Mannelli, Rosario Parmegiani, Eraldo Pizzo, Dante Rossi, Brunello Spinelli Oro - Pallanuoto
Giuseppina Leone Bronzo – Atletica: 100 m
Francesco Musso Oro – Pugilato: cat. Piuma
Nino Benvenuti Oro – Pugilato: cat. Welters
Franco De Piccoli Oro - Pugilato: cat. Massimi
Primo Zamparini Argento - Pugilato: cat. Gallo
Sandro Lopopolo Argento – Pugilato: cat. Leggeri
Carmelo Bossi Argento - Pugilato: cat. Welter pesanti
Giulio Saraudi Bronzo – Pugilato: cat. Medio massimi
Livio Berruti Oro – Atletica: 200 m
Edoardo Mangiarotti, Giuseppe Delfino, Carlo Pavesi, Alberto Pellegrino, Fiorenzo Marini, Gianluigi Saccaro Oro – Scherma: spada a squadre
Edoardo Mangiarotti, Luigi Carpaneda, Alberto Pellegrino, Aldo Aureggi, Mario Curletto Argento – Scherma: fioretto a squadre
Giuseppe Delfino Oro – Scherma: spada
Irene Camber, Antonella Ragno - Lonzi, Velleda Cesari, Bruna Colombetti, Claudia Pasini Bronzo – Scherma: fioretto a squadre
Roberto Ferrari, Giampaolo Calanchini, Wladimiro Calarese, Pierluigi Chicca, Mario Ravagnan Bronzo – Scherma: sciabola a squadre
Abdon Pamich Bronzo - Atletica: marcia 50 Km
Wladimiro Calarese Bronzo – Scherma: sciabola individuale
Raimondo D'Inzeo, Piero D'Inzeo, Antonio Oppes Bronzo - Sport Equestri: salto ostacoli a squadre
Raimondo D'Inzeo Oro - Sport Equestri: Gran Premio delle Nazioni
Piero D'Inzeo Argento - Sport Equestri: Gran Premio delle Nazioni
Galliano Rossini Argento - Tiro a Volo: piattello
Antonio Ciciliano, Antonio Cosentino, Giulio De Stefano Bronzo – Vela: classe Dragoni
Sebastiano Mannironi Bronzo - Sollevamento pesi: cat. Piuma
Aldo Dezi, Francesco La Macchia Argento - Canoa C2: 1.000 m