Fantastico Settebello chiude il torneo imbattuto e festeggia tutta la notte
Giornata memorabile per lo sport italiano. Livio Berruti vinse la medaglia d’oro nei 200 metri, mentre, a tarda sera, il Settebello azzurro si aggiudicò il titolo olimpico nella pallanuoto. Due successi pesantissimi, che portarono a sette il computo delle medaglie d’oro. La pallanuoto azzurra, reduce dalla medaglia di legno dei Giochi di Melbourne del 1956, non partiva con i favori del pronostico, che erano tutti per l’Ungheria, già campione nel 1952 e nel 1956.
Jugoslavia ed Unione Sovietica, poi, sembravano più attrezzate, rispetto alla squadra italiana, che dovette fare i conti con alcune defezioni, in un’epoca in cui gli atleti si dividevano tra nuoto e pallanuoto. Fritz Dennerlein e Paolo Pucci optarono per le discipline natatorie, mentre, Enzo Cavazzoni e Maurizio D’Achille, si trasferirono all’estero per lavoro. Gianni Lonzi, invece, rischiò di non partecipare a causa dei postumi di un incidente stradale. Il Commissario Tecnico, l’ungherese Andrés “Bandy” Zolyomy, decise di affidarsi ad una squadra la cui età media era di poco superiore ai vent’anni, ma che sembrava non essere all’altezza dei colossi dell’Est Europa. Convocò i campani Amedeo Ambron, Giuseppe D’Altrui, Luigi Mannelli e Rosario Parmegiani; i fiorentini Danilo Bardi, Gianni Lonzi e Brunello Spinelli; i laziali Salvatore Gionta e Giancarlo Guerrini; i liguri Franco Lavoratori ed Eraldo Pizzo ed il bolognese Dante Rossi.
Il tredicesimo torneo olimpico di pallanuoto si disputò dal 25 agosto al 3 settembre del 1960, quasi interamente allo Stadio del Nuoto del Foro Italico, ad eccezione di alcune partite della prima fase che ebbero luogo alla Piscina delle Rose. Sedici i paesi iscritti, per un totale di 151 atleti convocati: Stati Uniti e Belgio erano alla loro decima partecipazione, contrariamente al Sud Africa, che scendeva nella vasca olimpica per la seconda volta. La prima fase prevedeva quattro gironi da quattro squadre, con le prime due di ognuno che si qualificavano per la fase successiva.
L’Italia fu inserita nel primo girone con Giappone, Repubblica Araba Unita e Romania. Gli azzurri fecero il loro esordio con la Romania, qualche ora dopo la cerimonia di inaugurazione dei Giochi della XVII Olimpiade. Vinsero di misura per 4-3, con i goal nel primo tempo di Parmegiani e Pizzo, cui seguirono quelli di Lavoratori e Bardi, quest’ultimo decisivo per il successo finale, dopo che i rumeni avevano pareggiato (3-3) con il secondo goal personale di Zahan.
Il giorno successivo s’imposero nettamente sul Giappone, con un perentorio 8-1, grazie alla tripletta di Mannelli, le doppiette di Guerrini e Parmegiani e la rete di Ambron. Nell’ultima giornata della prima fase, l’Italia superò per 9-4 la Repubblica Araba Unita, con la tripletta di Pizzo, le doppiette di Lavoratori e Gionta e le reti di Mannelli e Guerrini. L’Italia vinse così il suo girone con sei punti, davanti alla Romania con quattro.
Nella seconda fase, che iniziò il 30 agosto, le otto squadre promosse vennero divise in due gironi da quattro squadre, con la sola eccezione che i team che si erano incontrati nella prima fase non potevano sfidarsi nella seconda, ma faceva fede il risultato già acquisito. Si qualificavano le prime due per girone. Il primo gruppo era formato da Italia e Romania, provenienti dal primo gruppo e dalla Squadra Unificata Tedesca e dall’Unione Sovietica, provenienti dal secondo gruppo. Italia ed Unione Sovietica, già vincitrici rispettivamente su Romania e Squadra Unificata Tedesca, partirono conseguentemente con due punti in classifica.
Nella prima sfida gli azzurri superarono i tedeschi con un secco 3-0 (marcatori Parmegiani e due volte Pizzo), raggiungendo in vetta alla classifica l’Unione Sovietica che aveva sconfitto per 3-2 la Romania. Il giorno successivo, il Settebello superò con un goal per tempo (Pizzo e D’Altrui) l’Unione Sovietica, che insieme agli azzurri si qualificò al girone decisivo per l’assegnazione delle medaglie. Nell’altro girone, invece, si qualificarono Jugoslavia ed Ungheria. Come nella fase precedente valevano i punti acquisiti negli incontri già disputati, per cui Italia e Jugoslavia partirono con due punti in classifica.
Il 2 settembre l’Italia affrontò la Jugoslavia. Gli azzurri passarono subito in vantaggio al 1’ con Parmegiani, mentre all’8’ del secondo tempo gli slavi pareggiarono su rigore con Žužej. Un minuto dopo, però, fu ancora una volta Parmegiani a regalare la vittoria agli azzurri che conservarono la testa della classifica. In precedenza, invece, Ungheria ed Unione Sovietica avevano pareggiato per 3-3. Il giorno dopo, nell’ultima sfida dei Giochi di Roma, alle 22.50 scesero in vasca Italia ed Ungheria. Al 2’ l’Ungheria si portò in vantaggio con Feikai e due minuti dopo raddoppiò con Dömötör, tra lo sconcerto del pubblico che gremiva l’impianto. L’Italia reagì e al 6’ accorciò le distanze con Bardi, mentre un minuto dopo trovò il pareggio con Lavoratori, che insaccò alla sinistra del portiere ungherese. Alla fine del primo tempo fu ancora Dömötör a portare avanti l’Ungheria.
Nel secondo tempo arrivò il pareggio azzurro, ma il goal venne annullato dall’arbitro austriaco Dirnweber, che, poco dopo, assegnò un rigore all’Italia. A trasformarlo ci pensò Parmegiani e il pareggio era d’oro: 3-3! Il Settebello era campione olimpico, dodici anni dopo il successo di Londra. L’Italia dominò la classifica finale con 13 punti - sei vittorie, nessuna sconfitta e miglior difesa in coabitazione con il Sud Africa - davanti all’Unione Sovietica e all’Ungheria, che per differenza reti vinse il bronzo sulla Jugoslavia. Lo Stadio del Nuoto festeggiò sino a notte fonda quell’indimenticabile ed inaspettata impresa, che ancor oggi è impressa nella memoria di tutti gli appassionati.